S.Agostino e Ostia Antica



Brevi cenni sulla vita di S.Agostino

Infanzia e adolescenza

-Nasce in Africa (allora sotto la dominazione dell'Impero Romano) a Tagaste nel 354; la madre si chiama Monica

-“E' la debolezza fisica di un bambino che lo fa sembrare innocente, non la natura della sua vita interiore. Io stesso ho visto un bambino geloso: era troppo piccolo per parlare, ma era livido d'ira vedendo un altro bambino succhiare”.
Scoperta di ciò che supera il bisogno

-Alla morte di un amico (376), che era stato suo compagno di giochi, non dice nemmeno il nome, ma la reazione del suo cuore. Le Confessioni: vera materia di un autobiografia è l'evoluzione del “cuore”
“Quei luoghi non mi sussurravano più: Ecco che viene”

-Viene educato nell'amore del dialogo
“le parole, preziosi vasi del significato”

vincerà un premio a scuola per aver rivissuto in una orazione l'ira e il dolore di Giunone alla partenza di Enea. Dirà a 43 anni di questo: “Tutto ciò non è che fumo e vento”

-“Non amavo ancora, ma amavo l'amore e in questo intimo bisogno odiavo me stesso per non sentirne il bisogno più acutamente... Ciò di cui abbisognavo maggiormente era di amare e di essere riamato”
amore che lo avviluppava di penose catene, di gelosia, sospetti, timori, scoppi d'ira e liti

Giovinezza

“Si arena sul lido del matrimonio” con una donna innominata (la chiama “illa”), da cui avrà un figlio, Adeodato, che sarà battezzato insieme ad Agostino, molto più tardi, e che morirà adolescente

-Ama la sua donna e suo figlio (usanza dell'epoca di non sposarsi subito, ma di verificare prima se potevi avere figli con lei); la madre prega perché arrivi al matrimonio, perché si converta

Grossi dibattiti odierni sulla concezione della sessualità in Agostino; in realtà una persona che l'ha vissuta e che ha scoperto che in essa è più facile perdersi che trovarsi
“Illa” non bastava

Il contesto pagano mitizzava la sessualità. In Agostino (e in Paolo) è demitizzata. Paolo sa che l'uomo, al 90% dei casi, perde la testa. Sembra perfino cinico san Paolo, in 1 Cor. Anche Paolo non sessuofobo, ma realista

-Grande amore per il teatro. Teatro, allora uguale ai giochi dei gladiatori, uno contro l'altro. La Passio di Perpetua e Felicita, uno dei testi resoconto del martirio dei cristiani nei circhi descrive la grande sensualità e il grande spettacolo suscitato nel pubblico nel veder morire queste due donne. (Perché la gente ama più il pallone che il vangelo?)

-Affamato non di carriera, ma di sapienza
“All'improvviso ogni vana speranza di carriera perse il suo fascino e rimasi con un'incredibile fuoco nel mio petto, bramando le immortali doti della Sapienza, e cominciai ad elevarmi e a ritornare a Te. Ardevo, mio Dio, ardevo dal desiderio di volar via dalle cose terrene fino a Te”
Prima era arrivato ad andare in chiesa per cercarsi una ragazza

-Non ci sono crocifissi nelle chiese del IV secolo, Cristo era il “grande Verbo di Dio”
“Nutrirsi in sogno è esattamente come nutrirsi per davvero, però non ci si sostiene, perché stiamo solo sognando”

-Per i genitori doveva essere giurista, invece maestro dedito all'insegnamento. Viene a Roma (383), dove incontra il Manicheismo (dualismo)
“Ho appreso che la mia anima e il mio corpo che sopra di essa giace sono stati nemici, fin dalla creazione del mondo”
Dirà nelle Confessioni “Preferivo scusare me stesso ed accusare qualche altra cosa che era in me, ma che non ero io. Ma, in verità, io ero un tutto unico: era la mia empietà che mi divideva contro me stesso”
Legami con la gnosi: l'universo una farmacia in cui il “regno della luce” sarebbe stato distillato
“Non potevo progredire in esso”

-Grande importanza dell'amicizia
“Ogni cosa in loro compagnia rallegrava la mia anima”
Conversare, leggere, ridere, scambiarsi gentilezze, motteggiare, etc.

-Posizione sociale, culmine delle sue ambizioni
“Una proprietà di campagna, una villa, una vecchiaia tranquilla, sfogliando le opere dotte degli antichi maestri” . Delusione a Roma, dove, quando mancavano i soldi, presso i dotti, si era pronti ad espellere “tutti gli insegnanti di arti liberali, trattenendo 3000 danzatrici”

-I manichei lo aiutano ad andare a Milano, nel 384, dove viene nominato professore di retorica. Celebre orazione per l'imperatore . Lì è vescovo Ambrogio. Ambrogio contro Simmaco che dice “Non per una sola strada si può pervenire ad un mistero così grande”

-Agostino è ormai uno scettico; la più grande virtù del saggio è sospendere tutti i giudizi, il pericolo è aderire incautamente ad una opinione
“A quel tempo nessuno era più disposto di me ad imparare”

La conversione

-386 Ambrogio contro Giustina, madre dell'imperatore che voleva una chiesa per gli ariani
“Ed io cominciai ad amarlo subito...come persona che mi mostrava della gentilezza”

-Comincia a pensare Dio come presente in lui e insieme da lui distinto (diverso dal manicheismo che concepiva Dio come integralmente fuso con l'anima buona)
Non si identificava più con il suo Dio: Dio era ora assolutamente trascendente
“Capii di essere lontano da Te in una regione dove tutto è diverso da Te, e dove udii la Tua voce chiamarmi: Sono il nutrimento degli adulti. Cresci e ti nutrirai di Me. Ma non sarò Io a trasformarmi in te... Sarai invece tu a trasformarti in Me”

Era allora dominante il neoplatonismo. Plotino aveva scritto “Né questo Divino che è in me attende la liberazione, attende soltanto la rivelazione, non c'è dramma di redenzione”
Il neoplatonismo proponeva una ascesa razionale e autonoma, non mediata, della mente al regno delle idee

-386, Agostino avvicina il prete Simpliciano e si converte
“Avevo spezzato le più odiose catene...: la disperazione di non trovare la Verità, quella verità che è l'alimento che nutre l'anima”
“Iddio mi ha dato una mente che pone la scoperta della Verità al di sopra di ogni cosa, che non desidera altro, che non pensa ad altro, che non ama altro”

-Agostino vuole rimanere un uomo colto (difficoltà iniziale con le Scritture che gli appaiono troppo popolari)
“Io sono infatti proprio il tipo di individuo che è impaziente nella sua brama non soltanto di credere alla verità della fede, ma di arrivare a capirla”

-settembre 386, si reca a Cassiciaco
24 aprile 387, riceve il battesimo con Alipio e Adeodato

-387 decide di tornare in Africa, e in attesa di prendere la nave da Porto, abita ad Ostia

La morte di S.Monica ad Ostia antica (e cenni sulla sua vita di Monica)

-qui muore santa Monica

-nel De beata vita “C'era con noi mia madre, ai cui meriti spetta, come credo, omne quod vivo, tutto ciò che ho, tutto ciò che sto vivendo”

-alla fine della vita di Agostino (nel De dono perseverantiae) “Ciò che narrai della mia conversione nei libri delle Confessioni, non ricordate che lo narrai in modo da dimostrare che la mia salvezza fu concessa alle lacrime sincere che tutti i giorni mia madre versava?”

-nasce da una famiglia cristiana a Tagaste (l'odierna Souk Ahràs in Algeria); vivranno almeno 4 santi a Tagaste in quel periodo (Monica, Agostino, Alipio, Melania la giovane, che vi fonderà due monasteri, uno maschile con 80 membri ed uno femminile con 130 sorelle)

-da giovane si avvicina al bere esageratamente (era stata incaricata di attingere in casa il vino dalla cantina), ma la serva, accusandola con l'insulto di “beona” la fa ritornare in sé

-sposa con tre figli, il fratello Navigio di Agostino ed una sorella; la sorella divenne superiora del monastero fondato da Agostino, una volta rimasta vedova

-Navigio si sposò (era presente anche lui a Ostia alla morte della madre), ebbe figlie che si consacrarono al Signore

-il matrimonio di Monica, benedetto nei figli, fu molto difficile; Patrizio, il marito, era irascibile e infedele; Monica lo attese sempre; Patrizio si iscrisse fra i catecumeni l'anno della morte e fu battezzato prima di morire; riuscì, nel tempo, ad avere anche un buon rapporto con la suocera (che era stata montata contro di lei dalle serve) e alla fine vissero in “dolce amorevolezza”; Monica mai fu maldicente e mormoratrice

-Patrizio ebbe almeno un merito, quello di preoccuparsi veramente dei suoi figli “Chi non faceva allora alti elogi di un uomo, mio padre, il quale per mantenete agli studi suo figlio in una città lontana, spendeva più di quanto permettesse il patrimonio familiare? Molti cittadini assai più ricchi di lui non affrontavano per i loro figli un sacrificio simile”

-Monica educò cristianamente il figlio, lo iscrisse fra i catecumeni, ma non lo battezzò; ma Agostino fu conquistato dal suo esempio e dalle sue parole; tornai poi a quella fede che “mi era stata inculcata fin dalla mia fanciullezza e che mi era penetrata fin nelle midolla”; mia madre era “casta e sobria, assidua nell'elemosina, devota e sottomessa ai tuoi santi; non lasciava passare giornata senza recare l'offerta al tuo altare, due volte al giorno, senza dubbio,, mattina e sera, visitava la tua chiesa, e non per confabulare vanamente e chiacchierare con le altre vecchie, ma per udire le tue parole e farti udire le sue orazioni”

-a 19 anni Agostino divenne un fervente anticattolico, frequentando i manichei.
Monica visse tre aspetti allora nel rapporto con lui: a/ pregare per lui, con molte lacrime b/ essergli vicino, sebbene all'inizio, lo cacciasse di casa, presto comprese di dovergli stare vicino, e, lasciata in Africa, prese lo stesso a seguire il figlio fino a Milano c/chiedere l'intervento di persone competenti (si rivolse ai vescovi che il figlio poteva frequentare); Monica si avvicinò ad Ambrogio a Milano

-Monica, non madre possessiva; lui continua nella sua giovinezza a fare quello che vuole; lei condivide nell'amore la vita con il figlio, ma come donna forte che prega e indica la strada

-a Milano Agostino era con “illa” ormai da 14 anni; Monica voleva per Agostino un matrimonio con una milanese e spinse perché rimandasse in Africa la cartaginese: “Mi fu strappata dal mio fianco come impedimento al matrimonio e il mio cuore, al lei affezionato, ne fu lacerato profondamente e sanguinò a lungo

-Adeodato, loro figlio, nacque non desiderato, ma accolto poi con amore; seguì i genitori nel loro peregrinare a Tagaste, a Cartagine, a Roma, a Milano, a Cassiciaco in Brianza, a Ostia, a Tagaste dove morì fra i 17 ed i 19 anni; così scrive dl figlio: “Prendemmo con noi anche il fanciullo Adeodato, mio figlio carnale, frutto del mio peccato… Tu lo avevi fatto bene… Ti riconosco i tuoi doni, Signore Dio mio, creatore di tutto, abbastanza potente per dar forma alle nostre deformità; poiché di mio in quel fanciullo non avevo che il peccato, e se veniva da noi allevato nella tua disciplina, fu per tua ispirazione, non di altri. Ti riconosco i tuoi doni… La sua intelligenza mi ispirava terrore. Ma chi, al di fuori di te, poteva essere l'artefice di tante meraviglie?”

-Monica voleva il matrimonio con la milanese, ma essa non aveva l'età giusta ancora (le mancavano due anni); Monica percepiva bene la differenza fra “le rivelazioni divine e i sogni della sua anima” (non riceveva rivelazioni su questo matrimonio, ma solo sogni!)

-nell'attesa giunse la conversione, a 32 anni; tornò a sorgere in Agostino il desiderio di una consacrazione piena a Dio; tre cose si opponevano: il suo amore al denaro, agli onori, alla donna

-sotto un fico, ascolta il canto Tolle et lege, prendi e leggi e trovò il passo: “Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze”; sopraggiunse Alipio che continuò la lettura “E accogliete chi è debole nella fede” e decise di unirsi ad Agostino

-si ritirano a Cassiciaco, in Brianza, a preparare il battesimo, con Monica che è cuoca e “maestra” di sapienza del gruppo

-“Figlio mio, per quanto mi riguarda, questa vita non ha più nessuna attrattiva per me. Cosa faccio ancora qui e perché sono qui, lo ignoro. Le mie speranze sulla terra sono ormai esaurite. Una cosa sola c'era, che mi faceva desiderare di rimanere quaggiù ancora per un poco: il vederti cristiano cattolico prima di morire. Il mio Dio mi ha soddisfatto ampiamente, poiché ti vedo addirittura disprezzare la felicità terrena per servire lui. Cosa faccio qui?”

“Ora posso morire, t'ho visto cristiano”

-l'estasi di Ostia
“All'avvicinarsi del giorno in cui doveva uscire di questa vita, giorno a te noto, ignoto a noi, accadde, per opera tua, io credo, secondo i tuoi misteriosi ordinamenti, che ci trovassimo lei ed io soli, appoggiati a una finestra prospiciente il giardino della casa che ci ospitava, là, presso Ostia Tiberina, lontani dai rumori della folla, intenti a ristorarci dalla fatica di un lungo viaggio in vista della traversata del mare.
Conversavamo, dunque, soli con grande dolcezza. Dimentichi delle cose passate e protesi verso quelle che stanno innanzi, cercavamo fra noi alla presenza della verità, che sei tu, quale sarebbe stata la vita eterna dei santi, che occhio non vide, orecchio non udì, né sorse in cuore d'uomo. Aprivamo avidamente la bocca del cuore al getto superno della tua fonte, la fonte della vita, che è presso di te (Sal. 35,10), per esserne irrorati secondo il nostro potere e quindi concepire in qualche modo una realtà così alta.
Condotto il discorso a questa conclusione: che di fronte alla giocondità di quella vita il piacere dei sensi fisici, per quanto grande e nella più grande luce corporea, non ne sostiene il paragone, anzi neppure la menzione; elevandoci con più ardente impeto d'amore verso l'Essere stesso (Sal. 4,9), percorremmo su su tutte le cose corporee e il cielo medesimo, onde il sole, la luna e le stelle brillano sulla terra. E ancora ascendendo in noi stessi con la considerazione, l'esaltazione, l'ammirazione delle tue opere, giungemmo alle nostre anime e anche esse superammo per attingere la plaga dell'abbondanza inesauribile, ove pasci Israele (Sal. 72, 2) in eterno col pascolo della verità, ove la vita è la Sapienza, per cui si fanno tutte le cose presenti e che furono e che saranno, mentre essa non si fa, ma tale è oggi quale fu e quale sempre sarà; o meglio, l'essere stato e l'essere futuro non sono in lei, ma solo l'essere, in quanto eterna, poiché l'essere stato e l'essere futuro non è l'eterno. E mentre ne parlavamo e anelavamo verso di lei, la cogliemmo un poco con lo slancio totale della mente, e sospirando vi lasciammo avvinte le primizie dello spirito (Rom. 8, 23), per ridiscendere al suono vuoto delle nostre bocche, ove la parola ha principio e fine. E cos'è simile alla tua Parola, il nostro Signore, stabile in se stesso senza vecchiaia e rinnovatore di ogni cosa?”

-Monica si era preparata una tomba in Africa, ma nell'approssimarsi della morte giudicò diversamente: “Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. D'una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore”; “Nulla è lontano da Dio, e non c'è da temere che alla fine del mondo egli non riconosca il luogo da cui resuscitarmi”

-Agostino la seppellì, parteciparono insieme con gli altri all'eucarestia in suo suffragio vicino alla tomba

-“Alla sepoltura del suo corpo andai e tornai senza piangere… Per tutta la giornata sentii una profonda mestizia nel segreto del mio cuore e ti pregai come potevo, con la mente sconvolta, di guarire il mio dolore… Pensai anche di andare a prendere un bagno (alle terme), avendo sentito che i bagni furono chiamati così perché i greci dicono balanion, in quanto espelle l'affanno dall'anima. Ma ecco, confesso anche questo alla tua misericordia, Padre degli orfani, che dopo il bagno stavo come prima del bagno, poiché non avevo trasudato dal cuore l'amarezza dell'afflizione. In seguito dormii. AL risveglio notai che il mio dolore si era non poco mitigato. Solo, nel mio letto, mi vennero alla mente i versi così veri del tuo Ambrogio: Tu sei proprio Dio creatore di tutto, reggitore del cielo, che il giorno di luce e la notte di grato sopore adorni, cosicché le membra disciolte il sonno rende pronte, ricrei le menti stanche e disperdi ansie e dolori... Privato di lei così, all'improvviso, mi prese il desiderio di piangere davanti ai tuoi occhi su di lei e per lei; lasciai libere le lacrime che trattenevo, di scorrere a loro piacimento, stendendole sotto il mio cuore come un giaciglio su cui trovò riposo. Perché ad ascoltarle c'eri tu, non un uomo qualsiasi, che avrebbe interpretato sdegnosamente il mio compianto”.

-un anno dopo partì per l'Africa e non rivide più la tomba della madre

-il corpo fu traslato nel 1430, sotto Martino V, nella chiesa di S.Trifone, che mutò poi il nome in chiesa di S.Agostino, vicino piazza Navona

Il sacerdozio, l'episcopato e la vita comune

-è nel 388 che avviene questo, poi torna a Tagaste
Va con altri che hanno fatto il “propositum”, mai stato da solo
Non si può godere nulla, senza un amico con cui condividerlo
Amicizia, la forma più alta della comunione e la più trascurata
Scrive una Regola monastica, la cui parte più bella è quella della comunione
390 muoiono Adeodato e Nebridio o Navigio (suo fratello)

-391 giunge ad Ippona per fondare un monastero ed è ordinato sacerdote
Piange quando lo costringono
Pone una condizione, vivere con i suoi monaci (ca. 20 della sua comunità saranno poi vescovi)
Quasi dicesse: toglietemi tutto, ma non questo

Amicizia, cosa rara

-395 consacrato vescovo, successore di Valerio ad Ippona

“Chiunque creda di poter rosicchiare la vita (la fama) degli amici assenti, deve sapere che è indegno di questa mensa”

L 'attrazione della fede

-Psicologia del piacere, null'altro può muovere la volontà, non “piccole scintillanti catene di ragionamento”
“Desiderium sinus cordis” E' il desiderio che rende il cuore profondo (Tract in Joh 40.10)
“Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre” (Gv 6,44). Non pensare di essere attirato contro la tua volontà: l'anima è attirata anche dall'amore. Né dobbiamo temere di essere criticati per queste parole evangeliche della Sacra Scrittura da quanti stanno a pesare le parole, ma sono del tutto incapaci di comprendere le cose divine. Costoro potrebbero obiettarci: Come posso ammettere che la mia fede sia un atto libero, se vengo trascinato? Rispondo: Nessuna meraviglia che sentiamo una forza di attrazione sulla volontà. Anche il piacere ha una forza di attrazione.
Che significa essere attratti dal piacere? “Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore” (Sal 36,4). Esiste dunque una certa delizia del cuore, per cui esso gode di quel pane celeste. Il poeta Virgilio poté affermare: Ciascuno è attratto dal proprio piacere. Non dunque dalla necessità, ma dal piacere, non dalla costrizione, ma dal diletto. Tanto più noi possiamo dire che viene attirato a Cristo l'uomo che trova la sua delizia nella verità, nella beatitudine, nella giustizia, nella vita eterna, dal momento che proprio Cristo è tutto questo. Forse che i sensi del corpo hanno i loro piaceri e l'anima non dovrebbe averli?...
Dammi uno che ami, e capirà quello che sto dicendo. Dammi uno che arda di desiderio, uno che abbia fame, che si senta pellegrino e assetato in questo deserto, uno che sospiri alla fonte della patria eterna, dammi uno che sperimenti dentro di sé tutto questo ed egli capirà la mia affermazione. Se, invece, parlo ad un cuore freddo e insensibile, non potrà capire ciò che dico.
Tu mostri ad una pecora un ramoscello verde e tela tiri dietro. Mostri ad un fanciullo delle noci, ed egli viene attratto e là corre dove si sente attratto: è attirato dall'amore, è attirato senza subire costrizione fisica; è attirato dal vincolo che lega il cuore. Se, dunque, queste delizie e piaceri terreni, presentati ai loro amatori, esercitano su di loro una forte attrattiva - perché rimane sempre vero che ciascuno è attratto dal proprio piacere - come non sarà capace di attrarci Cristo, che ci viene rivelato dal Padre Che altro desidera più ardentemente l'anima, se non la verità? Di che cosa dovrà essere avido l'uomo, a qual fine dovrà desiderare che il suo interno palato sia sano nel giudicare il vero, se non per saziarsi della sapienza, della giustizia, della verità, della vita immortale?” (Trattati su Giovanni 26,4-6)

Il problema del male

-Retractationes, Agostino che corregge se stesso, libro unico nel suo genere (la chiesa chiede scusa per gli errori dei predecessori e per quelli di oggi)
Unde malum? Qual'è l'origine del male? (tormento di Agostino, nel suo pensiero Adamo ed Eva sono sempre presenti) Chi non lo ha letto ne da una spiegazione sistematica (il male è assenza di bene). In Agostino mai un sistema filosofico, il male è nella sua complessità sia deficienza, sia demonio, sia seduzione, sia cadere in tentazione
E' sempre e soprattutto voltare le spalle a Dio; Lui t'ha toccato e tu gli volti le spalle

La crisi donatista e la cattolicità della Chiesa

I donatisti affermavano: “Colui che entra (in chiesa) è soggetto a vedere ubriachi, avari, marioli, giocatori, adulteri, fornicatori, gente che porta amuleti, assidui clienti di stregoni e astrologi... Egli deve essere avvertito che le stesse folle che si pigiano nelle chiese in occasione delle festività pagane riempiono i teatri nelle feste pagane”
Soprattutto i Donatisti (vescovo Donato), erano non solo dei Puritani, ma soprattutto dei puri da un unico peccato: la traditio della legge cristiana durante le persecuzioni
Per Agostino erano come l'arca di Noè, impermeabili, statici, si limitavano a conservare l'acqua del battesimo
“Le nuvole tuonano che la casa del Signore sarà edificata su tutta la terra e queste rane se ne stanno sedute ai bordi dei loro stagni e gracidano: Noi siamo i soli cristiani”
Agostino additava un triplice compito al cristiano:

Aveva una acuta consapevolezza della necessità di ristabilire un'unità

La crisi pelagiana e il primato della grazia

E' la grande crisi nella lotta contro il monaco Pelagio, che trascorse parte della sua vita sull'Aventino, a Roma, il quale affermava la capacità dell'uomo di divenire santo attraverso il puro sforzo di impegno personale; Pelagio ed il suo discepolo Celestio furono attaccati una prima volta nella basilica di S.Clemente in Roma (appena consacrata), ma all'inizio uscirono non anatematizzati; dopo di loro fu Giuliano di Eclano (oggi Mirabella Eclano, vicino Avellino) il principale sostenitore delle loro teorie
Agostino afferma la precedenza e la priorità della grazia divina. Nulla può l'uomo senza la presenza della grazia di Dio. Si apre la strada alla importantissima distinzione cristiana tra libertà e libero arbitrio
“Nessun argomento mi procura maggior piacere. Che cosa, infatti, può essere più attraente per noi uomini malati che la grazia, la grazia dalla quale siamo guariti; per noi uomini pigri che la grazia, la grazia dalla quale siamo stimolati; per noi uomini bramosi d'azione che la grazia, la grazia dalla quale siamo aiutati?”

-prima di allora erano “eresia” solo gli errori sulla divinità, non i problemi sulla grazia e il libero arbitrio!

-il peccato originale; omelia dopo la disputa: “Nessuno in questa carne, nessuno in questo corruttibile corpo, nessuno sulla faccia di tutta la terra, in questa esistenza malevola, in questa vita piena di tentazioni, nessuno può vivere senza peccato” “Che essi (pelagiani e celestiani) e la loro purezza restino fuori”

-ancora nel conflitto con Giuliano: “L'antico peccato: nulla fa parte in maniera più ovvia della nostra predicazione del cristianesimo. Tuttavia nulla è più impenetrabile al nostro intelletto”; la morte è stata veramente introdotta dal peccato (Giuliano lo negava); Alzseghy afferma che questo non vuol dire che prima la vita terrestre sarebbe stata interminabile

-paradossalmente Pelagio si indignava che gli uomini continuassero a venir meno ai comandamenti di Dio così ragionevole e bene intenzionato (il suo era un movimento ben radicato nei vecchi ideali etici del paganesimo, in particolare dello stoicismo) ed era lui a parlare costantemente dei terrori del giudizio finale

-Agostino diceva nel Dello Spirito e della lettera: “Voi enumerate molte vie attraverso le quali Dio ci soccorre: i comandamenti delle scritture, le benedizioni, le guarigioni, le mortificazioni, gli incitamenti e le ispirazioni; ma che egli ci dà l'amore e che in tal modo ci aiuta, questo non lo dite”

-la libertà deve essere conquistata; Agostino parlerà sempre di “Libertà più grande”, “libertà più piena”, “libertà perfetta”; la libertà può essere solo l'epilogo di un lungo processo

-“l'intelligenza ci precede rapida ed ecco che segue – oh! così lentamente, e talvolta non segue affatto – la nostra indebolita capacità umana di sentire

Riflessioni sulla fine dell'impero romano

-410 Alarico entra a Roma, sacco di Roma

-413 La città di Dio

-manda una copia delle Confessioni: “In queste osservami, affinché tu non abbia a lodarmi oltre quello che merito; in questo credi ciò che si dice di me, e non da altri, ma da me stesso; con queste medita su di me e guarda ciò che sono stato, in me stesso da me stesso… Giacché Egli ci ha fatto e non noi stessi; anzi, noi ci eravamo distrutti, ma Lui che ci fece, ci ha rifatto”

-“Quando sari vecchio, tenderai la mano e un altro ti cingerà e ti porterà dove non vuoi (Gv 21, 18)… I martiri amavano veramente questa vita; tuttavia non si lasciavano sopraffare da questo amore. Pensavano a quanto avrebbero amato le cose eterne, se erano capaci di tanto amore per quelle mortali… So che volete continuare a vivere. Non volete morire. E volete passare da questa vita a un'altra in modo da risorgere non già come morti, ma pienamente vivi e trasformati. Questo è quello che desiderate. Questo è il più profondo degli umani sentimenti: misteriosamente l'anima stessa se lo augura ed istintivamente lo desidera”

-si fece trascrivere i 4 salmi penitenziali per morire pregando

-28 agosto 430 morte e sepoltura di Agostino (il suo corpo fu poi portato a Pavia; oggi è nella Chiesa di S.Pietro in Ciel d'Oro)

-poco dopo la sua morte, della sua opera terrena, molto è già distrutto (vescovi uccisi dai barbari, chiese devastate, ecc.); rimase la sua biblioteca (nel Testamento disposizione di non disperdere i libri, ma di lasciarli insieme)


Le testimonianze cristiane negli scavi di Ostia Antica

Gli scavi di Ostia Antica offrono al visitatore interessanti testimonianze sulla vita del Cristianesimo dei primi secoli. Gli edifici da considerare si trovano nella parte opposta all'ingresso degli scavi.

Pertanto bisogna, una volta entrati, percorrere la strada principale che tagliava l'intera città, il Decumanus Maximus, superare lo splendido teatro costruito da Agrippa, genero di Augusto (e rifatto in mattoni da Commodo), il foro e il Capitolium, prima di arrivare alla basilica cristiana, edificio d'angolo tra il Decumanus Maximus, che poi svolta a sinistra, e via della Foce.

La basilica fu costruita nell'ultima fase dell'età imperiale (fine IV secolo) al posto di una strada che collegava il Decumanus stesso con via della Foce. La costrizione dello spazio è evidente nella singolare pianta dell'edificio con una sorta di antivestibolo costruito da due antinavate parallele divise da un colonnato, fiancheggiate da tre ambienti definiti cappelle. Seguono le navate vere e proprie, fra le quali corre una analoga serie di colonne, terminanti in due absidi.

Il mitreo, dalle pareti dipinte, attiguo alle terme, è testimonianza delle variegate correnti religiose che caratterizzano questa zona della città, nell'avanzata età imperiale.

Proseguendo sul Decumanus Maximus e attraversata Porta Marina troviamo sulla sinistra l'edificio detto dell'Opus Sextile identificato con la sede di un'associazione professionale, realizzato sotto Adriano e rimaneggiato nel IV secolo dal prefetto Celso, cristiano. Il rifacimento però non fu terminato forse proprio per la confessione religiosa del prefetto, testimoniata dalla presenza della figura di Cristo in uno degli affreschi, ora conservato nel Museo Ostiense.

Dopo aver svoltato a sinistra, si giunge alle terme di Porta Marina, con ogni probabilità il più antico dei tre complessi termali pubblici di Ostia. E' a questo stabilimento termale che probabilmente si riferisce lo scrittore cristiano Minucio Felice nel suo dialogo Octavius. Lo scrittore ricorda esplicitamente un frangiflutti di pietra costruito per proteggere le terme, identificabile con una massicciata riconoscibile all'angolo di sud-ovest.

Sul tratto residuo della strada che esce da Porta marina, sorge la Sinagoga ulteriore testimonianza del mosaico delle religioni più praticate in Ostia in età romana. L'edificio presenta interventi tra il I e il IV secolo. Non esistono notizie sulla comunità ebraica di Ostia Antica tranne un'iscrizione funebre ritrovata a Castel Porziano che fornisce dati fondamentali sull'organizzazione della comunità stessa, estremamente prospera.

Lungo la necropoli, sulla via che conduce a Roma, sotto la chiesa di S,Aurea è da porsi la prima tomba di S.Monica.



Per altri articoli e studi su Roma presenti su questo sito, vedi la pagina Roma (itinerari artistici, archeologici, di storia della chiesa e di pellegrinaggio) nella sezione Percorsi tematici


Canti su parole di S.Agostino

IL DESIDERIO DI TE

Re-  La-  Sib  La7

Re-          La-   Sib              Do           Re-         Fa         Sib           Do

Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così la mia anima anela a Te o Dio;

Re-        La-       Sib                    Do      Re-            Fa            Sib    Do

l’anima mia ha sete del Dio vivente, quando verrò e vedrò il suo vo – lto.

    Fa                                            Do              

Il desiderio di Te Signore è il cuore di ogni cuore,

Re-                                                Sib                 Do

l’acqua che non può mancare, l’aria che respiro;

   Fa                                         Do               Re- 

il desiderio di Te Signore è fonte della vita,

Sib                         Fa          Sol-                      Re-       Sib                   Fa       Do              Re-

dammi Tu di quest’acqua fa’ che io possa berne  acqua di vita eterna,  sete non avrò.

 

Re-           La-      Sib                 Do     Re-         Fa           Sib           Do

O voi assetati venite tutti all’acqua senza denaro prendete e bevete;

Re-    La-       Sib             Do    Re-          Fa                Sib                  Do

stabilirò con voi un’alleanza; l’empio lasci la sua via e venga a me.

Re-             La-     Sib                   Do     Re-                     Fa                 Sib          Do

Non sia turbato amici il vostro cuore Dio mi ha mandato a voi, fidatevi di Lui;

Re-           La-       Sib             Do      Re-   Fa                    Sib                 Do

nella mia casa ci sono molti posti, tornerò e vi prenderò insieme a me.

          Sib                    Fa       Do                Fa

…….. acqua di vita eterna   sete non avrò.

Re-           La-      Sib                 Do     Re-         Fa           Sib           Do

O voi assetati venite tutti all’acqua senza denaro prendete e bevete;

Re-    La-       Sib             Do    Re-          Fa                Sib                  Do

stabilirò con voi un’alleanza; l’empio lasci la sua via e venga a me.

Re-             La-     Sib                   Do     Re-                     Fa                 Sib          Do

Non sia turbato amici il vostro cuore Dio mi ha mandato a voi, fidatevi di Lui;

Re-           La-       Sib             Do      Re-   Fa                    Sib                 Do

nella mia casa ci sono molti posti, tornerò e vi prenderò insieme a me.

          Sib                    Fa       Do                Fa

…….. acqua di vita eterna   sete non avrò.


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