Uno su due (di G.M.)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /03 /2007 - 22:10 pm | Permalink | Homepage
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Cosa avviene quando un uomo scopre di essere malato e non sa più quanto dureranno i suoi giorni? E’ antica domanda dell’uomo. E’ anche il tema dei due straordinari film del regista svedese I.Bergman – girati l’uno a distanza di un anno dall’altro, uno ambientato nel Medioevo e l’altro in tempi moderni, potremmo quasi dire lo stesso film in due epoche diverse – Il settimo sigillo ed Il posto delle fragole.

E’ anche la storia del recente film di Eugenio Cappuccio, Uno su due.

Lorenzo, avvocato rampante, non sa più quanto durerà la sua vita (non che l’uomo non lo sappia già sempre, ma può dimenticarlo).

Il film ci fa percorrere una via che ricollega la vita alla trasmissione di essa di generazione in generazione.

Lorenzo che non è padre, che non ha ancora qualcuno che verrà dopo di lui, va in cerca di Tresy, l’unica figlia di un suo compagno di ospedale, Giovanni, più grave di lui.

Durante un temporale si crea l’occasione perché Lorenzo le racconti l’evento decisivo della sua vita. Alla giovane ragazza racconta di aver odiato suo padre, un portinaio, per l’umile lavoro che lo spingeva ad inchinarsi a tutti gli abitanti del palazzo. Le confessa di avere odiato con lui tutti i condomini. Solo al momento del funerale, nella chiesa piena di tutti coloro a cui il padre aveva fatto del bene, aveva compreso qualcosa dell’identità e del valore di suo padre, che era stato amato da tanti, anche a motivo del suo umile lavoro.

Sembra riprendere così spessore il filo che lega la sua vita a quella di chi lo ha chiamato a vivere. Anche Tresy accetta di incontrare nuovamente il proprio padre.

E’ questo – sembra indicare il film – che permette il desiderio di chiamare allora altri a vivere, è questo che permette a Lorenzo di cominciare a scegliere la fecondità e non la dissipazione.

Sullo sfondo, come una memoria evocata ma mai dichiarata, i timidi segni di una presenza che i credenti indicano essere l’origine, il principio, del dono stesso dell’esistere: i piedi di un crocifisso, un volto sfuocato del Cristo in un quadro, un prete durante una festa dell’ancora rampante avvocato.

Essere figli per essere padri. Essere figli solo di un padre nella catena delle generazioni o intuire che ogni paternità ha un’origine che la garantisce?

Comunque, un film che raccomandiamo.