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Rovine delle antiche costruzioni sul monte Tabor

Sulla sinistra, nella proprietà dei greci-ortodossi, si può visitare la chiesa dedicata a S. Elia che sorge sul luogo di quella distrutta dalle truppe di Saladino, dopo la battaglia di Hattin e ricostruita nel 1862. In quell'occasione i musulmani invasero anche il Tabor e non riuscendo ad espugnare il luogo dove si erano asserragliati i benedettini, si scatenarono contro il convento dei greci, massacrandone tutti i monaci.

A fianco della chiesa si trova la grotta detta di Melchisedek.
Racconta il libro della Genesi (Gen 14) che ai tempi di Abramo alcuni re dell'oriente invasero la regione di Sodoma e Gomorra facendo prigioniero Lot nipote di Abramo con tutta la sua famiglia.
Abramo li inseguì, li sconfisse e liberò tutti i prigionieri. Nel viaggio di ritorno passò presso Salem (che è comunemente identificata con Gerusalemme) e «Melchisedek, re di Salem offrì (come sacrificio di ringraziamento) pane e vino, essendo egli sacerdote del Dio Altissimo» (Gen 14,18).
La tradizione giudaica localizzava tale incontro in luoghi diversi: la piscina di Siloe, sul posto dell'attuale spianata del Tempio o presso l'abitato di Ain Karem; i giudeo-cristiani veneravano tale incontro nella grotta sotto il Calvario, detta appunto la Grotta di Melchisedek. La setta dei Melchisedechiani venerava come luogo dell'incontro il monte Tabor. Si tratta di una setta eretica del III-IV sec. che negava la divinità di Cristo affermandolo inferiore a Melchisedek, considerato sacerdote perfetto e ideale. Costoro avevano sul monte Tabor uno dei loro centri dove attualmente è ancora venerata la cosiddetta Grotta di Melchisedek, di proprietà greco-ortodossa.
La misteriosa figura di Melchisedek è sempre stata oggetto di varie interpretazioni. Tutti i primi Padri della Chiesa hanno visto Melchisedek come il tipo del Messia, sacerdote e re, sulla traccia dell'autore della Lettera agli Ebrei, il quale scrive: «Melchisedek, re di giustizia e re di Salem, cioè re di pace, senza padre, senza madre, senza generazione, senza principio di giorni né fine di vita, che viene rassomigliato al Figlio di Dio, rimane sacerdote in eterno» (Ebr. 7,2-3).

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