Riscoprire la centralità della pastorale del battesimo e la catechesi con le giovani famiglie: l’esperienza di due parrocchie romane (la parrocchia della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo e la parrocchia di Santa Maria della Salute a Primavalle)

I due testi che seguono sono entrambi, pur nella diversità delle esperienze proposte, segni di una rinnovata attenzione a quell’esperienza fondante della vita e della vita cristiana che è la nascita di una nuova creatura e la richiesta per lei del battesimo da parte dei genitori.
La Chiesa, in ogni epoca della sua storia, ha difeso lo straordinario valore del battesimo dei bambini, poiché esso è grazia. Ogni sacramento ci testimonia l’inadeguatezza della nostra vita ad accogliere la grazia perché essa sempre ci supera e sempre ci supererà, per grazia di Dio appunto.
I genitori che hanno appena chiamato a vivere una nuova creatura percepiscono talvolta più chiaramente questo. E’ per loro evidente che il dono della vita e del senso di essa con tutti i suoi valori viene prima della scelta cosciente del bambino stesso che potrà poi farli propri. Prima si nasce e poi si è liberi di amare la vita; non la si potrebbe amare se non la si avesse prima ricevuta senza averla domandata. Non è mai accaduto a nessuno di chiedere di nascere.
Così è del dono della fede. Prima la si riceve dalla testimonianza e dalla parola di una generazione che crede – e, primariamente, dai propri genitori – e poi la si accoglie consapevolmente più tardi. Nessuno può darsi la fede da solo, ma la riceve dalla madre Chiesa. Non si è liberi di credere se non dopo aver ricevuto la trasmissione della fede. Mai nessuno ha potuto essere cristiano prima della venuta del Cristo e della predicazione dei suoi apostoli.
Proprio questo fonda, allora, la bellezza e la necessità della catechesi. Se il primato è del dono, da questo nasce immediatamente la proposta del cammino che aiuti a conoscere l’inestimabile valore del dono stesso ed a scoprire la responsabilità per trasmetterlo a nostra volta.
Proprio chi è genitore, a volte, percepisce più di ogni altro che la vita è sacra, che non è puramente caso o necessità derivante dalla natura. La domanda ascoltata più volte di un genitore dinanzi al proprio neonato, “Come è possibile che lo abbia fatto io?”, indica la coscienza, anche se talvolta non completamente chiarificata, dell’opera di Dio nella vita nata. La catechesi del battesimo deve esplicitare alla luce di Cristo la verità di questa domanda.
Proprio chi è genitore si accorge immediatamente come il contesto pubblico sia decisivo per l’educazione delle nuove generazioni. I figli crescono “in pubblico”, sono educati da tutti, dai media come dalle relazioni personali, dalla scuola come dalle parrocchie. Non crescono in campane di vetro, ma in una continua osmosi con tutto ciò che esiste. La cultura, l’educazione, la fede, gli atteggiamenti, i valori, non appartengono al privato, ma informano parole, segni e gesti e solo per questo possono essere comunicati ed accolti e divenire patrimonio e dono per altri.
Ciò che è veramente prezioso non può che essere anche pubblico. Il personale ed il pubblico non solo non si oppongono, ma, anzi, sono in strettissima relazione.
Le due esperienze che vengono qui presentate nascono entrambe dalla consapevolezza che è tempo di investire energie nella pastorale dei battesimi. Condividono lo stesso punto di partenza: troppo poco si fa per accompagnare chi viene a chiedere il battesimo per il proprio figlio.
Condividendo profondamente questo punto di partenza, le vogliamo riproporre anche noi, perché siano di stimolo per ulteriori riflessioni.
I testi delle due esperienze, nella redazione che presentiamo, sono frutto di una sintesi da noi operata di diverse presentazioni ed opuscoli preparati dalle stesse due parrocchie. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (17.3.2007)


Indice


La centralità della pastorale battesimale e post-battesimale nella comunità cristiana: l’esperienza della parrocchia della Trasfigurazione in Roma

Presentazione della proposta e delle sue motivazioni

L’esperienza, avviata dieci anni fa (alla fine del 1996), nasce dalla presa di coscienza del vuoto di iniziative pastorali negli anni che vanno dal battesimo alle prime comunioni.

La constatazione che ha dato origine a questa esperienza è quella di una contraddizione che ancora oggi continua ad essere diffusa nella Chiesa italiana: malgrado la percentuale dei bambini battezzati sia molto alta (intorno al 90 per cento dei bambini nati), dopo la celebrazione del sacramento si perdono quasi del tutto i contatti con le famiglie.

I segni di questo prolungato distacco erano fin da allora evidenti (e si sono venuti ulteriormente accentuando): molti bambini a otto anni non sanno ancora fare il segno della croce e non conoscono preghiere basilari come il Padre Nostro e l’Ave Maria. Emerse allora quell’esigenza di “conversione pastorale” di cui parlano i vescovi italiani nel documento Comunicare il vangelo in un mondo che cambia (giugno 2001).

Un dato fotografava la situazione in parrocchia: c’era una sola catechista per preparare con le famiglie i battesimi (che erano tra i 60 e i 70 l’anno), mentre erano dieci i catechisti delle prime comunioni. Occorreva allora trovare un percorso che, partendo dalla catechesi battesimale e dalla celebrazione del sacramento, proseguisse poi negli anni successivi. Il fatto che tante famiglie giovani bussassero alla porta della parrocchia per chiedere il battesimo costituiva una ricchezza da non disperdere.

Si è avviata così un’esperienza che ha fatto perno principalmente sui punti che seguono:

Questa struttura di intervento si è rivelata capace di creare con le famiglie, fin dall’inizio, relazioni non anonime ma personali; di dar vita ad appuntamenti adatti a persone con bambini piccoli (legati alle grandi feste religiose dell’anno), facilitando così una buona continuità di rapporti; di rendere familiare ai bambini l’ambiente della chiesa con i suoi segni, i gesti, i canti, la figura del parroco e degli altri sacerdoti…

Uno sviluppo di particolare importanza ha avuto l’ultimo punto, quello dell’educazione religiosa nella prima infanzia. Ci si è presto resi conto che la maggioranza delle famiglie non trasmetteva più in maniera naturale, come avveniva in passato, i segni, i gesti e le parole della fede cristiana.

La secolarizzazione ha, infatti, in gran parte cancellato tradizioni familiari che pure nel nostro paese erano consolidate. Era dunque necessario fornire con continuità una serie di consigli, di suggerimenti, su come mettere in atto nella vita domestica, in maniera semplice ma incisiva, l’educazione religiosa dei figli, attuando l’impegno solenne preso il giorno del battesimo. E‘ nata così una serie di 14 schede inviate in forma di opuscolo alle famiglie man mano che il bambino, crescendo, acquisisce nuove capacità e consapevolezze.

C’è inoltre da ricordare che per sostenere il vissuto religioso familiare (così importante nella trasmissione della fede), in alcuni dei quattro incontri annuali vengono dati dei segni o simboli per piccole liturgie domestiche. Ad esempio, nell’incontro all’inizio dell’Avvento, ogni famiglia riceve la Corona dell’Avvento.

Nel tempo l’esperienza si è venuta progressivamente consolidando e articolando. Il suo frutto più interessante è rappresentato dal rapporto continuativo stabilitosi con oltre cento famiglie. Un rapporto che inizia con il battesimo e prosegue poi negli anni, fino ad arrivare alla prima comunione. A ciò si aggiunga che per tante altre famiglie il battesimo dei figli ha offerto l’occasione di scoprire il volto di una Chiesa accogliente e di stabilire con la comunità un rapporto non formale, trovando in essa un punto di riferimento a livello umano, religioso e di fede.

Una conferma in tal senso si riscontra nella cordialità che i genitori sempre manifestano, nel piacere di fermarsi a parlare quando li si incontra nelle strade del quartiere, nei negozi, nei mercati, quando la domenica o nelle feste si affacciano in parrocchia...

Lo stile di accoglienza di questa catechesi battesimale desidera venire incontro anche alle situazioni particolari che i genitori possono trovarsi a vivere (conviventi, separati, divorziati, ragazze madri) al momento della richiesta del battesimo, perché l’incontro con la comunità possa diventare l’inizio di un cammino per un reinserimento nella vita della Chiesa.

Fin dall’inizio questa esperienza è stata vissuta come una sperimentazione da portare avanti e da mettere costantemente a punto. Si tratta di un atteggiamento che prosegue tuttora e che si è rivelato importante perché consente di cogliere i limiti di ciò che si fa (ponendovi pian piano rimedio), ma anche di trovare nuove prospettive di lavoro.

Le prospettive oggi aperte sono due. La prima è di ampliare la percentuale di famiglie che mantiene nel tempo rapporti con la parrocchia (oggi siamo circa al 25 per cento). Per raggiungere l’obiettivo si sta cercando di individuare e di mettere in atto iniziative che facilitino i processi di aggregazione tra le famiglie e di integrazione con la comunità.

La seconda prospettiva è quella di raggiungere i genitori non solo in questa loro importantissima responsabilità educativa, ma anche come persone, come adulti, come coppie chiamate ad alimentare il proprio cammino di fede perché possano trovare nella parrocchia una risposta a queste esigenze.

La catechesi battesimale: il primo incontro e la consegna del segno di croce e delle prime schede

La prima parte dell’incontro è dedicata alla conoscenza reciproca tra catechisti e genitori. Si cerca subito di stabilire un clima di familiarità e di cordialità, che metta tutti a proprio agio. Per dar modo ai genitori di parlare in maniera sciolta e porre le basi di un buon rapporto umano si comincia col chiedere (e dare) alcune notizie generali su di sé: dove e quando ci si è sposati, da quanto si abita nel quartiere, il lavoro svolto, dove è nato il bambino… Lungo questo percorso si arriva a chiedere cosa è stato per loro l’arrivo del piccolo, quali emozioni, sentimenti hanno provato, e quali provano ora… Sia padri che madri hanno sempre piacere di raccontare, di descrivere, con un forte coinvolgimento emotivo, i momenti vissuti quando il bambino ha visto la luce; di mettere in evidenza come, a partire da quel momento, la loro vita è cambiata nel profondo e non sarà più la stessa di prima… Questo è un elemento saliente dell’incontro perché la nascita di un figlio mette in qualche modo i genitori a contatto con il Mistero, è un evento religioso come pochi altri… Spesso sono loro stessi a dire di avere sentito l’arrivo del figlio come un dono di Dio. E’ evidente che su queste basi la catechesi trova un elemento importante per il suo sviluppo.

Esaurita questa fase di prima conoscenza (rilevante anche in vista dei futuri rapporti), si giunge a parlare in maniera più specifica del battesimo, precisando che l’intento dei catechisti non è quello di fare una lezione, ma di approfondire insieme, in forma di dialogo, i significati del sacramento. Per sviluppare il discorso nella sua interezza occorrerebbero più incontri dei due a disposizione. Ecco allora una proposta: “Adesso parleremo degli aspetti fondamentali del sacramento. Però serve anche un vostro impegno più diretto: in soli due incontri non riusciremmo ad esaurire le tante cose che ci sono da dire. Così, al termine di questo primo incontro vi lasceremo dei testi semplici e - crediamo - interessanti da leggere su aspetti che non avremo il tempo di approfondire insieme. Sarà per voi anche l’occasione di una riflessione, di una meditazione personale per preparare bene un evento importante per vostro figlio e per la vostra famiglia”.

Fatta questa premessa, per coinvolgere fin dall’inizio i genitori, alcune volte si chiede: “Qualche tempo dopo la nascita del vostro bambino, avete cominciato a pensare al battesimo. Come è sorta quest’esigenza? Che cosa è per voi questo sacramento?”. In genere da domande di questo tipo scaturiscono risposte (“E’ come affidare il nostro bambino al Signore”; “E’ il suo ingresso nella comunità dei cristiani, nella Chiesa”; “Rappresenta l’atto che dà inizio al suo cammino di fede”; “E’ come una seconda nascita”) che offrono diversi spunti significativi per sviluppare il discorso.

Partendo da qui viene dato il messaggio di fondo (che sarà poi spiegato e sviluppato): con il battesimo si stabilisce un rapporto stretto, forte, decisivo, tra il battezzato e Gesù. Come dice San Paolo egli “si riveste di Cristo”… Per dare il senso dell’intensità e dell’importanza di questo rapporto, si sono rivelate particolarmente utili tre immagini bibliche riferibili al battesimo.

Partendo proprio dall’ultima immagine, si passa poi a proporre la lettura e la riflessione sul salmo 22/23, quello chiamato anche del Buon Pastore perché i cristiani vi hanno sempre visto un’anticipazione, una profezia di Gesù-Buon Pastore. Per questa via i genitori entrano in contatto con un testo poetico di grande bellezza e – soprattutto - con la Parola di Dio.

La figura del Buon Pastore è molto conosciuta anche dal punto di vista iconografico (è Gesù stesso, d’altra parte, a presentarsi cosi: “Io sono il Buon Pastore”, Gv 10, 14), e permette di cogliere con immediatezza quello che abbiamo visto essere l’aspetto centrale del battesimo: la profonda relazione che viene a stabilirsi tra il Buon Pastore e la sua pecorella. Con questo sacramento infatti si entra a far parte del suo gregge (la Chiesa), e al tempo stesso nasce un rapporto personale e profondo con lui. Il bambino inizia così il viaggio della vita (cui il salmo è chiaramente rivolto) avendo a fianco una Persona che lo farà sempre sentire amato, protetto e appagato nelle sue esigenze fondamentali. (“non manco di nulla”). Una Persona che conosce anche le sue fragilità ed è pronto ad incoraggiarlo (“mi rinfranca”) quando ce n’è bisogno. Il rapporto che si stabilisce tra loro è tale che anche nei momenti più difficili, di crisi, che la vita sempre presenta (“se dovessi camminare in una valle oscura”), la pecora sa che non cadrà nell’angoscia perché il suo Pastore continua a starle vicino e ad amarla (“non temerei alcun male, perché tu sei con me”).

Queste espressioni del salmo illuminano più di tante parole ciò che nel profondo significa per il bambino ricevere il sacramento. Il Salmo contiene inoltre riferimenti importanti alla liturgia battesimale (l’acqua, l’olio, il male che circonda l’uomo …), che - come vedremo – saranno esplicitati nel secondo incontro.

Il passaggio successivo riguarda l’educazione alla fede che i genitori debbono assicurare ai figli. Gesù Buon Pastore accompagnerà il bambino lungo tutto l’arco della sua esistenza. Ma nella vita quotidiana saranno anzitutto i suoi genitori a rappresentarlo. Il battesimo viene dato dalla Chiesa sulla loro fede (e su quella della comunità), e sul loro impegno ad educare cristianamente il bambino. Qui si apre un momento chiave della catechesi. In genere si ritiene che l’educazione religiosa sia un qualcosa di lontano nel tempo, legato alla trasmissione di idee e valori che richiedono capacità ancora lontane dal manifestarsi nel bambino. In realtà l’educazione religiosa inizia subito, entra a far parte di quella fitta rete di rapporti che fin dal primo giorno di vita si stabilisce tra madre, padre e bambino. E’ attraverso questa rete di affetti e di sentimenti che il piccolo struttura pian piano la sua personalità, impara a conoscere il mondo, entra con un proprio spazio nella realtà. In tale ambito trova posto l’orientamento religioso che aiuta il bambino a cogliere, fin da molto piccolo, la dimensione trascendente dell’esistenza. Egli è particolarmente ricettivo in questo campo. Vanno però trovate parole, segni, simboli, gesti capaci di trasmettergli - in maniera semplice e spontanea - la fede. Senza preoccuparsi per ora della loro piena comprensione. Questa verrà al momento opportuno e sarà tanto più ricca quanto più sarà stata preceduta da una comunicazione avvenuta nella dimensione degli affetti e dei sentimenti.

Il primo gesto che si insegna è allora quello del segno della croce sul neonato, quello più familiare alla vita cristiana, una sintesi del mistero di salvezza e della manifestazione dell’amore di Dio per noi. Il suggerimento è di tracciare ogni sera (ma anche in altri momenti che soprattutto le madri sanno individuare) questo segno sulla fronte del bambino, accompagnandolo con una piccola benedizione o invocazione (ad esempio: “Dormi tranquillo, piccolo, Gesù ti ama ed è sempre con te”). Ripetuto quotidianamente, il gesto diverrà familiare al bambino. Lo aspetterà ogni sera come segno d’amore dei suoi genitori e di un Padre celeste che è Padre loro e anche Padre suo. Che è Padre di tutti.

Questo è il primo segno, ma tanti altri potranno e dovranno essere trovati man mano che il bambino cresce e acquisisce nuove capacità. Quali potranno essere questi segni? E quando e come darli? Un tempo c’erano tradizioni (i genitori forse ne ricorderanno alcune, apprese in famiglia) che pian piano sono scomparse insieme a un mondo che non c’è più. Sarebbe interessante capire quali aspetti di quel mondo erano positivi e quali negativi per la formazione religiosa. Ma il discorso sarebbe lungo… Resta il fatto che oggi dall’ambiente esterno viene ben poco, e spesso madre e padre non sanno come comportarsi in questo campo. Hanno bisogno di consigli, indicazioni, suggerimenti per trovare parole e gesti adeguati a favorire la trasmissione della fede. Una cosa oggi appare chiara: solo la famiglia nel suo vissuto quotidiano può recuperare una componente fondamentale dell’educazione dei piccoli.

Ecco perché sono state predisposte le schede. Le prime due (raccolte in un unico opuscolo insieme a una premessa sull’educazione religiosa nella prima infanzia) riguardano i primi mesi di vita (“Il segno della croce” e “Come parlare di Dio nel primo anno di vita”), e vengono consegnate subito. Le altre - tre o quattro all’anno - saranno inviate per posta alla famiglia man mano che il bambino raggiungerà nuovi livelli di sviluppo, fino ai tre anni, tre anni e mezzo. Complessivamente si tratta di 14 schede, di cui tre legate ai tempi liturgici del Natale/Avvento e di Quaresima/Pasqua (l’elenco delle schede è riportato più oltre).

A conclusione dell’incontro si lasciano ai genitori alcuni testi su cui approfondire le cose dette. E’ un modo per conoscere meglio il sacramento, ma anche per evitare il rischio di vivere del battesimo solo l’aspetto esteriore, rituale (e poi di festa), senza penetrarne i contenuti più profondi. Ecco le proposte.

Oltre alle letture, i genitori vengono invitati a mettere in pratica la prima scheda: il segno della croce sulla fronte del bambino la sera, prima che si addormenti (ma anche in altri momenti).

La catechesi battesimale: il secondo incontro

Si comincia col riprendere alcuni temi dell’incontro precedente: il salmo del Buon Pastore (“quale versetto vi è piaciuto di più?”); l’opuscolo sull’educazione religiosa (“Come lo avete trovate? Qual è il vostro commento?” “Quale parte vi ha interessato maggiormente?...); il segno della croce fatto la sera sulla fronte del bambino (“Com’è andata? Siete riusciti a farlo tutte le sere? E in qualche altro momento? La sera avete partecipato entrambi?”). E che dite del suggerimento contenuto nella seconda scheda, quello di far risuonare il nome di Dio attraverso invocazioni o benedizioni rivolte al Signore? Si ricorda poi che, come preannunciato, man mano che il bambino cresce (e acquisisce nuove capacità) riceveranno altri opuscoli con diversi consigli sulla sua educazione religiosa.

Ma i rapporti con la comunità avranno un altro versante di rilievo: si propone di continuare a vederci con una certa regolarità nei mesi e negli anni che verranno. L’occasione sarà offerta da alcuni incontri durante l’anno per preparare insieme le grandi feste religiose (Natale, Pasqua, Pentecoste) e mantenere viva l’amicizia… Si presentano i quattro incontri annuali mostrando le foto che ne testimoniano la semplicità e la bellezza (bambini di tutte le età che partecipano alle brevi celebrazioni in chiesa, i segni, i canti, i gesti in cui vengono coinvolti…). Ecco la conclusione su questo punto: “Abbiamo cercato di individuare un cammino leggero ma ricco di cose belle e interessanti, attraverso il quale la nostra comunità conta – se voi lo desiderate – accompagnarvi fino alla prima comunione di vostro figlio (e anche oltre)”.

Si passa poi al tema centrale dell’incontro: la presentazione del rito del battesimo. Per alcuni anni questa parte dedicata alla liturgia è risultata la più ostica. Per quanto si cercasse di presentare ai genitori nella maniera più attraente la bellezza dei segni e dei gesti del sacramento (e i profondi significati sottesi), alla fine si riscontrava una certa stanchezza, e anche una certa confusione. Spesso accadeva che i genitori si perdessero nei tanti momenti in cui si articola la liturgia battesimale (dall’accoglienza sulla porta della chiesa, alla benedizione finale di madri e padri). La conseguenza in molti casi era di non raggiungere lo scopo prefissato: far sì che i genitori potessero vivere in maniera consapevole ciò che sarebbe avvenuto durante la celebrazione. Alla fine la soluzione è stata trovata con la realizzazione di un apposito libretto (Il rito del battesimo: una guida per genitori e padrini). Con l’uso di disegni, riportando da una parte i testi del rituale e dall’altra le spiegazioni relative, questo opuscolo consente ora una maggiore consapevolezza della liturgia battesimale. Come si è detto sopra, lo si lascia ai genitori al termine del primo incontro sottolineando che la sua lettura non solo renderà più spedite le cose da dire in proposito la volta successiva, ma farà comprendere meglio i profondi significati del sacramento. L’esperienza dice che la maggior parte dei genitori leggono volentieri il volumetto (così come l’opuscolo sull’educazione religiosa): lo confermano le osservazioni e le richieste di chiarimento che seguono. In tal modo nel secondo incontro si può dare spazio agli approfondimenti sulla liturgia richiesti o proposti dai catechisti. Ad esempio, a proposito del nome scelto per il bambino con cui iniziano i riti di accoglienza, si consegna ai genitori una breve nota, un appunto, sul significato di quel nome, il santo di riferimento e altre notizie raccolte in merito. E così per altre parti del rito che si ritiene utile penetrare maggiormente.

Si mettono inoltre in evidenza i riferimenti al salmo 22/23. Il segno della croce previsto nei riti di accoglienza è anche il sigillo impresso alla pecorella come segno della sua appartenenza al gregge del Buon Pastore; la presenza del male che circonda l’uomo, e che con l’orazione di esorcismo si chiede di tener lontano dal bambino, è in qualche modo la stessa di cui parla il salmo (la “valle oscura”, i “nemici” sotto i cui occhi l’Ospite misterioso prepara la mensa); l’acqua battesimale è anche quella “tranquilla” e feconda (dà origine ai “pascoli erbosi”) verso cui il Pastore conduce il suo gregge; l’olio crismale e prebattesimale ricorda quello usato abbondantemente dall’Ospite misterioso (“cospargi di olio il mio capo”). Infine la vita eterna in cui il bambino è introdotto con il battesimo è la medesima che il salmo fa intravedere nel versetto conclusivo (“felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni”).

La pastorale post-battesimale: gli incontri e le schede inviate a casa

La parte più impegnativa della sperimentazione portata avanti ha riguardato l’accompagnamento delle famiglie dopo il battesimo, in un percorso che, partendo dalla prima infanzia, si è andato progressivamente estendendo fino agli otto anni, quando inizia la catechesi per la prima comunione. Come si è intravisto da quanto detto in precedenza, le vie percorse sono principalmente due. La prima è quella di dare continuità al rapporto stabilito con le famiglie in occasione della catechesi e della celebrazione del sacramento, attraverso incontri trimestrali (più uno all’inizio dell’anno) specie in concomitanza con le grandi festività religiose. La seconda riguarda l’educazione religiosa dei bambini. Tali ambiti di intervento si sono venuti precisando e arricchendo nel corso degli anni fino a raggiungere la configurazione che segue.

Gli incontri durante l’anno
Il rapporto con le famiglie che hanno celebrato il battesimo dei figli in parrocchia prosegue nei mesi e negli anni successivi. Ci si incontra quattro volte l'anno, innanzitutto per preparare e vivere le più grandi feste religiose della tradizione cristiana: Natale, Pasqua e Pentecoste. Ci si incontra anche ad ottobre, dopo la pausa estiva, alla ripresa dell'anno pastorale.

Ogni incontro è un’occasione per ritrovarsi (genitori, bambini, catechisti, parroco), constatare i progressi dei piccoli, rinsaldare i legami di amicizia e farne nascere di nuovi. La prima parte è in chiesa dove si svolge una breve celebrazione (con la partecipazione dei bambini) che prevede un paio di canti, la lettura di un passo del Vangelo, la ripresa di un segno battesimale (segno della croce, o dell'acqua o della luce...) e un momento di preghiera. Il tutto aiuta i piccoli a familiarizzare con l'ambiente chiesa, con alcuni segni e gesti della fede, con la figura del parroco; ad ascoltare alcuni canti religiosi, alla recita comunitaria del Padre Nostro ...

Poi si scende nel salone della parrocchia dove si fa merenda (chi può porta qualcosa, da mangiare o da bere), si sta insieme in amicizia, ci si conosce meglio anche tra le famiglie, c'è la possibilità di vedere e anche di acquistare libri per bambini e per i genitori (sui problemi educativi legati allo sviluppo), di essere informati sulle iniziative della parrocchia. A Natale e a Pasqua ogni famiglia riceve due segni importanti per vivere a casa delle piccole liturgie familiari: la Corona dell'Avvento nel primo caso (una piccola struttura in legno, decorata e con quattro candeline, da mettere al centro della tavola: si accende una candelina ogni domenica che precede la Notte Santa e si recita insieme una preghiera), un ramoscello d'ulivo appositamente preparato (e che viene benedetto dal parroco durante la celebrazione), nel secondo, da utilizzare per la benedizione della tavola nel giorno di Pasqua. A Pentecoste davanti l’altare viene posto il candelabro a sette braccia. Ciascuna candela è riferita a uno dei doni dello Spirito Santo. Ogni famiglia riceve una piccola candela che va ad accendere scegliendo il dono di cui in quel momento sente maggiormente il bisogno.

Ci si incontra, infine, a gennaio, per la festa del Battesimo di Gesù. All'inizio dell'anno, la domenica in cui la Chiesa ricorda il battesimo di Gesù, nella messa delle 11,30 la comunità torna ad incontrare i bambini che ha accolto il giorno del loro battesimo. E' una celebrazione particolare, piena di gioia, alla quale partecipano tanti bambini: da quelli di pochi mesi fino a quelli di nove anni e oltre. Così la comunità può intravedere il suo futuro, si apre alla speranza… Al termine si pranza insieme: genitori, bambini, catechisti, il parroco e gli altri sacerdoti (ognuno porta qualcosa che poi viene messa in comune). Questo pranzo insieme (al termine del quale ci sono momenti di canto, di ballo...) costituisce un’occasione importante per rinsaldare i rapporti di amicizia, per far sentire i bambini a casa propria, per far scoprire a tutti la dimensione comunitaria in una cornice di festa.

Le schede per accompagnare l’educazione religiosa dei bambini
Un secondo filone in cui si attua la pastorale post-battesimale è quello dell’educazione religiosa. Durante la celebrazione del battesimo il celebrante chiede più volte ai genitori (e ai padrini) se s’impegnano all’educazione cristiana del bambino. E’ questo un versante su cui spesso i genitori oggi appaiono per tanti motivi poco preparati. Molti pensano che il discorso si porrà solo più avanti (in vista della prima comunione), altri riducono tutto a gesti formali, a preghiere da imparare a memoria, altri ancora ritengono che la formazione religiosa avverrà naturalmente, da sé (come forse era avvenuto per loro). In tante famiglie accade così che i bambini ricevano in famiglia un’infinità di stimoli senza che nessuno li introduca a una dimensione religiosa della vita. E’ nata da qui l’idea di fornire - attraverso una serie di opuscoli - consigli e suggerimenti su gesti, segni e parole con cui favorire la crescita religiosa dei piccoli negli anni, soprattutto in riferimento alla prima infanzia.

Man mano che il bambino cresce, gli opuscoli sono spediti alle famiglie. Contengono - come si è già detto - una serie di suggerimenti su segni, gesti, momenti di preghiera, consuetudini familiari da introdurre... Ognuno di essi tiene conto della fase di sviluppo raggiunta e delle nuove capacità acquisite dal piccolo. Basta uno sguardo ai titoli per avere un'idea del cammino di educazione religiosa proposto: "Il segno della croce", "Come parlare di Dio al bambino nel primo anno di vita", "L'immagine della Madonna col Bambino", "I gesti della preghiera", "La prima visita in chiesa", "La benedizione della tavola domestica"… (l’elenco completo è riportato in allegato). Gli ultimi due opuscoli che concludono la serie (inviati quando il bambino ha raggiunto i tre anni), chiamano i genitori a fare i catechisti del proprio figlio: prima presentandogli la figura di Gesù Buon Pastore, poi rivivendo con lui il sacramento del battesimo.

Le schede hanno l’obiettivo di favorire una progressiva crescita religiosa del bambino (partendo dai primi mesi di vita), mettendo le basi per la sua futura vita di fede. Per solito all’inizio di ogni scheda viene fatto il punto sulla fase di sviluppo raggiunta dal piccolo, mettendo in evidenza le capacità e abilità acquisite. E’ su questa base che subito dopo prendono corpo i suggerimenti proposti. In diversi casi l’obiettivo è di favorire piccole liturgie familiari. Si è parlato sopra di quella che prende spunto dalla Corona dell’Avvento, ma già il segno della croce sulla fronte del bambino, proposto con la prima scheda, si presenta come un’opportunità in questo campo: lo scambio che c’è tra padre, madre e bambino, pur brevissimo in termini di tempo, risulta intenso dal punto di vista affettivo e pieno di significati, tanto da costituire un’immagine della piccola Chiesa domestica. Un’altra esperienza suggerita in questo campo è la benedizione della tavola.

Quasi sempre il fascicolo si conclude con brevi racconti di “esperienze vissute” che forniscono alla proposta ulteriori elementi di concretezza.

Le schede hanno anche un obiettivo sotteso: favorire dinamiche di crescita personale nei genitori. E’ chiaro infatti che mettere in pratica i suggerimenti proposti significa, necessariamente, interiorizzarne i contenuti, riflettere e far propri i gesti e i segni da proporre poi ai bambini. Così, in qualche modo, anche la catechesi per i genitori continua.

Le 14 schede legate alle fasi di sviluppo del bambino

Queste prime due schede, raccolte in un unico opuscolo, sono consegnate ai genitori nel primo incontro della catechesi battesimale. Le successive vengono inviate per posta man mano che il bambino raggiunge le età indicate, fino a tre anni, tre anni e mezzo.

Schede legate ai tempi liturgici

(inviate prima dei tempi liturgici corrispondenti)

 

La parrocchia, casa e famiglia del nuovo battezzato: l’esperienza della parrocchia di Santa Maria della Salute a Primavalle, in Roma

L’esperienza della catechesi battesimale, come viene attualmente svolta, è iniziata nella nostra parrocchia da circa 4 anni. Portano avanti questo cammino 22 persone, di cui otto coppie, cinque persone singole ed il parroco.

La decisione di investire in questo ambito è nata dalla consapevolezza di dover condurre ogni persona (e non solo i genitori dei battezzandi) alla convinzione che la catechesi non è funzionale ai sacramenti ma è iniziazione alla vita cristiana.

In questo ambito della preparazione al battesimo è maturata una scelta di personalizzazione: siamo passati da incontri collettivi che si tenevano in giorni e ore proposti da noi ad incontri individuali concordati con i genitori.

Vengono a chiedere il battesimo sia coppie sposate con il sacramento del matrimonio, sia coppie sposate civilmente, sia coppie di fatto. In tutti i casi, comunque, si tratta assai spesso di persone comunque lontane dalla Chiesa e che sono alquanto digiune dei contenuti della fede e della morale cristiana.

L’obiettivo si vuole raggiungere con tutti è quello di aiutarli ad aprirsi alla realtà della parrocchia, mostrando loro come sia possibile iniziare un cammino insieme alle altre famiglie, dal momento che con il Battesimo i loro figli diverranno parte integrante della comunità che si impegna realmente a prendersi cura degli stessi.

Per quanto è possibile, si cerca di dare insieme il contenuto della fede, cercando quantomeno di suscitare in essi “una santa inquietudine”, come più volte ha avuto modo di chiedere papa Benedetto XVI.

Come realizziamo tutto ciò?
Il cammino per il battesimo si articola in quattro momenti.

Un primo incontro di accoglienza viene tenuto direttamente dal parroco che cerca timidamente una prima conoscenza della realtà familiare dei futuri battezzandi. Viene consegnato un modello di “richiesta” per il battesimo, nel quale sono riportate alcune domande utili a conoscere la situazione della famiglia e viene concordata la data di celebrazione, cercando di venire incontro alle richieste dei genitori, se sono motivate, e non imponendo così solo delle date prestabilite. Nel primo incontro il parroco indica ai genitori la coppia di catechisti a cui viene affidata la preparazione al battesimo.

Hanno inizio così gli incontri veri e propri, che sono generalmente tre; in casi eccezionali questi incontri avvengono in casa degli interessati, ma di massima si preferisce che avvengano in parrocchia per consentire la conoscenza della stessa (in uno degli incontri si fa un giro degli ambienti più significativi perché i genitori conoscano anche fisicamente la parrocchia) e, soprattutto, per incoraggiare l’incontro con le altre persone della comunità.

Per quel che attiene al contenuto dell’incontro si cerca di costruire un dialogo personale e di dare ai genitori il contenuto essenziale della fede, approfondendo in particolare il senso del sacramento del battesimo. Particolare attenzione è, infatti, data alla riflessione sui segni battesimali. Per quanto possibile si fa riferimento alla Parola.

L’idea portante è, comunque, che con il battesimo si dà al nuovo nato una casa ed una famiglia e intorno a questo si costruisce un discorso che ripropone gli elementi essenziali della vita cristiana.

Il giorno che precede la celebrazione è previsto il terzo incontro, questa volta nuovamente con il sacerdote che amministrerà il sacramento; questo appuntamento ha la finalità di preparare la liturgia.

Tutta la comunità è resa partecipe del battesimo. Essa viene informata attraverso l’affissione in bacheca dei nomi dei battezzandi e, durante le celebrazioni eucaristiche della domenica, con l’inserimento nella preghiera dei fedeli di una preghiera speciale per gli stessi.

La celebrazione del rito può avvenire durante o al di fuori della celebrazione eucaristica, a seconda delle esigenze della famiglia e di quella della parrocchia.

Durante il rito abbiamo scelto di coinvolgere i parenti incaricati delle riprese, affinché fotografino i vari “segni”. Queste foto saranno il primo “catechismo” per il bambino. Normalmente i catechisti che hanno accompagnato nel cammino sono presenti al battesimo quali rappresentati dell’intera comunità.

Al termine della liturgia rivolgiamo ai genitori la seguente domanda a nome del bambino: “Mi hai battezzato e adesso cosa fai per me?” A partire da questo interrogativo, e ricordando loro l’impegno preso, manteniamo con essi, durante tutto l’anno, un contatto, organizzando alcuni incontri, rispettivamente nei mesi di novembre, gennaio, marzo, giugno.

Questi momenti, che a rigore dovrebbero rappresentare una sorta di visita “pediatrica”per controllare se realmente si sta facendo crescere il bambino nella fede, vogliono anche costituire delle occasioni per stare insieme ed incontrare soprattutto quelle coppie che dopo il Battesimo non avranno una presenza stabile in parrocchia.

Questi incontri sono tenuti di domenica ed hanno inizio con la celebrazione eucaristica, nella quale viene dedicato un momento particolare alla benedizione dei piccoli battezzati.

Terminata la celebrazione viene condiviso, assieme all’intera comunità, il pranzo, al termine del quale si tiene una breve catechesi. Per l’anno 2006/2007 si è pensato di dedicare l’attenzione ai singoli segni battesimali.

Per concludere giova ricordare che coloro che prestano il servizio di accompagnamento delle famiglie al sacramento del battesimo devono necessariamente percorre un cammino di formazione attraverso la catechesi per gli adulti in parrocchia.


[Catechesi e pastorale]