Programma di vita  

Io mi devo comportare in questo modo

di Giovan Battista Montini (diverrà poi Paolo VI)

 


 

1930: “Io mi devo comportare in questo modo”

SPIRITUS VERITATIS

docebit vos omnem veritatem

(Giov. XVI, 13)  

 

QUID.

La direttiva morale.

 

Voglio che la mia vita sia una testimonianza alla verità per imitare così Gesù Cristo, come a me si conviene. (Giov., XVIII, 37).

Intendo per testimonianza la custodia, la ricerca, la professione della verità. Intendo per verità l’adesione ad ogni intelligibile realtà: Dio quindi somma e prima Verità, che in Sé sussiste Padre, Figlio, Spirito; ed ogni cosa che, in me e fuori di me, può essere oggetto di conoscenza e di espressione e, per ogni luce a me concessa dalla natura e dalla grazia, può essere posseduta, goduta e manifestata dal mio spirito.

Con questo proposito voglio dare uno specifico significato morale alla mia vita e voglio per questa via cercare la mia perfezione spirituale e la mia salute eterna, in conformità alla preghiera di Gesù per i suoi discepoli: “Santificali nella verità: la tua Parola è verità”. (Giov., XVIII, 17).

Questo proposito deve rimanere caro segreto della mia coscienza, e valido solo di fronte a Dio e ad essa. L’esercizio del pensiero acquista così per me una somma importanza morale. Devo amare il silenzio, l’attenzione, il metodo, l’orario per rendere proficuo e virtuoso lo studio. Non devo dissipare in vane letture il tempo e lo spirito; ma cercare di sceglierle bene; con criterio conveniente per una larga coltura, ma con ordine e con intento di profittare, per qualche verso, di tutte.

Un deciso, vigore applicherò per tener libera la mente da dubbi futili, da abbandoni pessimisti, da fantasmi impuri, da intenzioni astute, doppie, egoiste, da pigrizia di ricerca e di riflessione.

Invece procurerò di seguire le ispirazioni felici, di sviluppare i buoni pensieri, di conservare e far fruttificare le certezze sperimentate.

Con occhio pio e puro cercherò in ogni verità particolare riflessi della Verità prima e non lascerò definitivamente posare ed esaurirsi il desiderio di sapere nell’indagine terrestre; ma manterrò agile alla mente lo slancio per un abituale allargarsi ed innalzarsi in Dio, profittando ove mi siano concessi, dei doni dello Spirito Santo.

La disciplina morale che intendo seguire non aggiunge obblighi né impone vincoli particolari a quelli inerenti al mio stato.  

 

CUR.

La direttiva intellettuale

 

Intento della disciplina morale che mi prefiggo, oltre quello della mia personale perfezione, è di contribuire all’incremento della vera e buona cultura.

Per quanto sarà possibile all’indole del mio lavoro, cercherò di promuovere lo studio di cose religiose.

Convinto della provvidenziale missione confidata al magistero della Chiesa cattolica nelle cose divine e necessarie alla salvezza umana, coltiverò in me la passione della fedeltà alla Chiesa, come Maestra di Verità, e con umile ed intelligente comprensione cercherò di appropriarmi la sapienza vitale e degli imperituri insegnamenti di essa.

Qualunque sia dunque l’ordine dei miei studi, amerò la letteratura che raccoglie il pensiero tradizionale della Chiesa. S. Agostino e S. Tommaso avranno da me venerazione particolare. Mi farò precetto di conoscere con sufficiente esattezza ed ampiezza la dottrina cristiana.

Ma tutto ciò per illuminare e sorreggere, non per sostituire o inceppare lo studio che mi sono scelto come ramo della mia competenza; perché devo dare alla mia preparazione professionale le migliori fatiche intellettuali, vincendo l’indolenza dilettantista per precisare un campo di studio e di lavoro.

Questo proposito di serietà deve tradursi anche in una sincera probità scientifica ed in una misurata critica dell’opera mia, così che né fretta, né vanità mi tentino ad immature affermazioni e pubblicazioni; ma nello stesso tempo deve anche infondermi il coraggio e l’umiltà per tendere a qualche conclusivo risultato di mia ed altrui utilità e per far fruttare quanto meglio possibile i talenti intellettuali che Dio mi ha dato.  

 

QUOMODO

La direttiva spirituale.

 

Questo programma di vita esige ch’io abbia intensità ed unità spirituali intimamente cristiane, superiori alla comune maniera di chi semplicemente si dice credente e praticante.

Eppure nessuna regola, nessuna aggiunta straordinaria distingua la mia vita cristiana dalla sua forma normale ed essenziale.

Anzi una sola nota mi sia straordinaria, e cioè un particolare amore a ciò che è essenziale e comune nella vita spirituale cattolica. Così avrò la Chiesa Madre di Carità: la sua liturgia sarà la regola preferita per la mia spiritualità religiosa; la parrocchia il luogo preferito per la mia preghiera; la riverenza al Parroco, al Vescovo, al Papa, l’espressione concreta del mio omaggio alla carità e all’unità e della mia rinuncia all’egoismo e al particolarismo. Mi sia quindi caro che alla mia educazione spirituale presiedano la semplicità dei dogmi fondamentali della fede e l’armonia della costituzione unitaria della Chiesa, bastando e sovrabbondando alla mia pietà, per esser vivace e verace, la fortuna di appartenere semplicemente, ma direttamente al seguito di Cristo, e di partecipare, con l’adesione al suo Corpo mistico, ai suoi meriti, alla sua storia, alla sua gloria.

Nutrirò la mia anima della sapienza e del gaudio di qualche pia meditazione, almeno settimanale, ispirandola principalmente alle letture liturgiche del tempo, al Vangelo o ad altri scritti della Bibbia, o a quelli di qualche grande savio cristiano; e spingerò abitualmente così in alto i desideri della mia anima da rendermi connaturale bisogno l’esercizio della preghiera (...)  

 

PRO ET CUM QUIBUS

La direttiva sociale.

 

Docile all’invito della verità da conquistare, devo esserlo anche all’invito della verità da propagare. Non mi basti essere un fedele; mi sia doveroso essere un apostolo.

Perciò amerò. Amerò ancora innanzitutto la Verità confidatami da Dio, chiedendo a Lui la grazia di difenderla, senza esitazioni, restrizioni, compromessi e di professarla, scevra da esibizioni, con pura libertà e cordiale fortezza di spirito, e di mostrarmi sempre coerente, nel pensiero, nella parola, nell’azione.

Ma gli altri non si accorgano facilmente di questa interiore offerta alla Verità, e solo s’avvedano che i miei rapporti con essi sono sempre improntati ad una grande umiltà, ad una grande bontà.

 


 

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