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Il "Muro del pianto" ed i resti dell'arco di Robinson

Oltre l'angolo sud-ovest, in direzione del Muro del Pianto, appare ciò che resta dell'Arco detto di Robinson che dal Portico Reale dava accesso a una scala monumentale che scendeva in direzione ovest, tornando subito verso sud; si notano ancora in basso le sottostrutture su cui poggiava il pilone del ponte. Nei resti di questo basamento si notano quattro aperture che sono state identificate con le botteghe dei cambiavalute. Nel Tempio potevano essere offerte solo monete nazionali; si imponeva perciò la necessità del cambio prima di salire a fare offerte.

Dal Tempio, tramite questo arco, si scendeva nella città bassa, verso la Piscina di Siloe e la sorgente di Ghihon. Su questa strada si svolgeva, al tempo di Gesù, la solenne processione quando, nella festa dei Tabernacoli, il popolo e i sacerdoti scendevano a Siloe a prendere l'acqua sorgiva («l'acqua viva») che veniva versata sull'altare, come rito di propiziazione all'inizio delle piogge autunnali. Fu in occasione di una di queste feste che Gesù proclamò: «Se qualcuno ha sete venga a me e beva!» (Gv 7,37).
Nel secondo Tempio, ricostruito sulle fondamenta del primo dopo l'esilio in Babilonia, non esisteva più l'Arca, ma rimaneva la santità del luogo (il Santo dei Santi) e del suo muro.
Nel nuovo Tempio il posto dell'Arca era segnato da una pietra, detta Even ha-Shetiyà: Pietra della Fondazione, ritenuta in seguito come la prima pietra della creazione del mondo e il centro del creato.
Distrutto il secondo Tempio da Tito nel 70 d.C., una tradizione attestata dal midrash delle Lamentazioni (Oina Rabba 1,30) riteneva che il muro occidentale del Santuario fosse rimasto in piedi. In esso si concentrò tutto il valore religioso della 'aqedà, dell'Arca e della Pietra di Fondazione. Quando si dovette constatare che anche quel muro non esisteva più, il suo valore simbolico e religioso si trasportò sul muro occidentale sottostante, cioè l'attuale muro occidentale di sostegno.

La consuetudine degli Ebrei di recarsi a pregare in questo luogo è attestata fin dal sec. XV.
Sia per il lutto effettivo del 9 del mese di Av (luglio-agosto), anniversario della distruzione, sia per l'atteggiamento della preghiera rivolta verso il muro; i cristiani interpretarono quelle preghiere come un pianto, da cui la definizione erronea di «Muro del Pianto».

Dopo la Guerra dei Sei Giorni (1967) il muro, venuto in potere d'Israele, fu liberato dalle vecchie case costruite a ridosso. Fu messo in luce, sterrando, il suo livello più basso, e lo spazio davanti al muro fu trasformato in una grande sinagoga all'aperto. Vi si nota la prescritta divisione della parte riservata alle donne (a destra) da quella riservata agli uomini ed una balaustra che distingue l'area della preghiera dal resto del grande piazzale.

Sul lato nord, a fianco del Muro del Pianto, si apre un andito ora trasformato in sinagoga, che dà accesso all'Arco di Wilson (così detto dal nome del suo scopritore). Questo è uno degli archi superstiti del viadotto che dalla spianata del Tempio conduceva alla città e ai suoi palazzi.

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