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Antonello da Messina: la Madonna Annunziata, ca.1476, Museo Nazionale di Palermo

Per introdurci all'Avvento vogliamo suggerirvi di tornare ad ammirare la Madonna Annunziata di Antonello da Messina. In quest'opera, ancora una volta e forse in maniera somma, si esprime l'originalita' di Antonello che ha sempre cercato un rapporto fra colui che contempla il dipinto e l'immagine sacra, facendola quasi prorompere dalle dimensioni ristrette della tavola dipinta, quasi "bucando lo schermo" per usare un linguaggio contemporaneo - immagine del vangelo che sempre proclama la nostra contemporaneita' con il Cristo. Qui lo spettatore e' posto nel luogo spirituale dove si trova l'angelo che annunzia l'Incarnazione. Cosi' ne ha scritto G.Frangi:

Il cuore del quadro e' nella mano alzata, in un gesto impercettibile ma decisivo. E' un gesto pieno di apprensione. E' un'adesione a una "possibilita' delicatissima". Se dovessimo cercare di descriverlo per negazioni, diremmo che e' l'esatto opposto di un raptus. La pittura di Antonello infatti e' una pittura calma e che agisce sempre in piena coscienza. E' pittura alla luce del sole; e' pittura che scantona dalle ombre, nel senso che le ombre, come quelle che cadono sul volto di Maria, sono sempre funzionali a un soprassalto di certezza. Ma la delicatezza di Antonello in questo quadro... si spinge anche oltre. Ci dice che quello che sta accadendo non ha nulla di ineluttabile; che, al contrario, e' una cosa che accade in assoluta gratuita' e che quindi si rende palese con assoluta discrezione. Che non s'impone, ma arriva come un suggerimento. Che non ha nessun clamore. Che suscita stupore perche' non solo non era prevista, ma sopravanza ogni previsione e ogni possibilita' pensata. Perche' non era iscritta da nessuna parte e in nessun cromosoma della realta'. Per arrivare a questo punto di pudore e di equilibrio, Antonello lavora sulla dimensione tempo. I suoi quadri non si astraggono mai dal fluire del tempo, come accade al suo grande contemporaneo, Piero della Francesca, ma accettano di immergersi nel formicolio degli attimi che passano e che si consumano. Nei suoi quadri c'e' sempre un senso della vita che scorre in completa normalita', un senso del quotidiano mai banale: non sono parentesi aperte dentro il tempo, ma punti di tempo dentro lo scorrere del tempo. La dolcezza della sua pittura si origina tutta da qui, non da una concessione al sentimentalismo, per quanto sublime, che aveva caratterizzato l'arte di un altro grande, conosciuto durante la sua breve e travolgente parentesi veneziana, Giovanni Bellini. La sua dolcezza consiste in quella sua capacita' di sottrarsi al passato e di essere contemporaneo a noi. Di toccare ancora oggi il cuore, suggerendo la possibilita' di una felicita' piu' grande.

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