Ritorna all'homepage del sito

Piazza Navona edificata sullo stadio di Domiziano, l'imperatore di cui parla l'Apocalisse (clicca per il testo)

Foto di Riccardo Aperti.

Piazza Navona edificata sullo stadio di Domiziano, l’imperatore di cui parla l'Apocalisse

«Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E tal cifra è seicentosessantasei».

(dal libro dell’Apocalisse 13,18)

«L'angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste...
Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: “Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra”. E vidi che quella donna era ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù... Qui ci vuole una mente che abbia saggezza. Le sette teste sono i sette colli sui quali è seduta la donna; e sono anche sette re».

(dal libro dell’Apocalisse 17,3.5-6.9)


L’Apocalisse fu scritta durante il regno di Domiziano, l’imperatore che fece erigere lo Stadio che portava il suo nome, la cui conformazione è ancora oggi ricalcata dall’andamento di piazza Navona che sorge sulle sue rovine.
L’autore dell’Apocalisse scrisse il suo libro nell’isola di Patmos, nelle Sporadi, ad un giorno di navigazione da Efeso e Mileto, dove era stato allontanato, forse esiliato, “a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù” (Ap 1,9). L’azione contro Giovanni si situa in un contesto più ampio di persecuzioni contro i cristiani messe in atto dal potere politico.
Gli studiosi sostengono a ragione che l’Apocalisse ben si situi negli anni dell’imperatore Domiziano (81-96) che ad Efeso volle fosse eretto un tempio agli imperatori divinizzati della famiglia Flavia cui apparteneva. Questo ben combacia con i versetti dell’Apocalisse che parlano di un drago, personificazione del maligno, che cede il suo potere a due bestie, la seconda delle quali erige una statua perché la prima sia adorata. Dinanzi a questa manifestazione di apparente potenza, Giovanni insiste che colui che si fa adorare è solamente “un uomo”. Proprio il numero 666 – la metà di 12, il numero di Israele e della Chiesa, il numero dei benedetti da Dio e dei salvati – indica che quel potere è fallimentare e finirà miseramente per scomparire.
Gli ultimi capitoli dell’Apocalisse profetizzano questa vittoria di Dio e della sua Chiesa, quando annunziano che Babilonia, personificazione del potere idolatrico romano che si erige a Dio, “colei che siede sui sette colli”, cadrà miseramente e scomparirà per lasciare il posto alla Gerusalemme che scende dal cielo, alla città di Dio.

Questa foto appartiene ad una Gallery del sito <a href="http://www.gliscritti.it">www.gliscritti.it</a>.
La mostra è stata esposta presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore, a cura dell'Ufficio Catechistico della diocesi di Roma <a href="http://www.ucroma.it">www.ucroma.it</a>. Tutti i testi della mostra sono on-line al link <a href="http://www.gliscritti.it/approf/mbibbia/mbibbia2008.htm">Storia e teologia della Bibbia</a>.
Per ulteriori approfondimenti, vedi su questo stesso sito la sezione <a href="http://www.gliscritti.it/tematiche/argomento/s_scrittura.htm">Sacra Scrittura</a>.

Lingua preferita