Per voi genitori. Vi ricordo così... (tpfs*)


Roma, 2 maggio 2003

Carissimi,
leggerete questa lettera?

Conosco la stanchezza che, a volte, vi prende, per la fatica di conciliare lavoro e famiglia, per le ore trascorse nel traffico a sera e al mattino, a volte per il senso di colpa perché avreste voluto stare di più con i figli, ma è stato impossibile. Conosco anche quanto è importante per voi l'essere padri e madri, quanta preoccupazione , ma anche quanta gioia questo vi dia. Come riempie il vostro pensiero ed il vostro tempo.

Ricordo la riflessione di un missionario che predicava a me e ad altri preti gli esercizi spirituali, nell'anno del Giubileo, dicendo: "So che voi amate veramente Dio e le vostre parrocchie. E' da una vita che, giorno per giorno, state vivendo questo e, se anche qualche mattina vi sembra di sentirlo meno, non per questo è meno vero , perché l'amore è la vostra scelta, la vostra fedeltà". Anch'io voglio così incoraggiarvi oggi, in questi giorni di festa per la comunione dei vostri figli.

"Vi invito ad avere fiducia nell'incidenza della vostra opera educativa : troppi genitori sono scoraggiati dall'impressione di una certa impermeabilità dei loro figli, che sono capaci di pretendere molto, ma risultano refrattari a ogni interferenza nelle loro amicizie, nei loro orari, nel loro mondo.
La vostra vocazione a educare è benedetta da Dio: perciò trasformate le vostre apprensioni in preghiera, meditazione, confronto pacato. Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto. Educare è una grazia che il Signore vi fa: accoglietela con gratitudine e senso di responsabilità. Talora richiederà pazienza e amabile condiscendenza, talora fermezza e determinazione, talora, in una famiglia, capita anche di litigare e di andare a letto senza salutarsi: ma non perdetevi d'animo, non c'è niente di irrimediabile per chi si lascia condurre dallo Spirito di Dio".


"Voi genitori sentite la responsabilità di provvedere alla felicità dei vostri figli: siete disposti a concedere molto, talora anche troppo, “purché lui sia contento”.
Questo diventa motivo di ansia, di sensi di colpa, di esasperazione quando non riuscite a ottenere dai figli che assumano, condividano le vostre indicazioni, quando risultano impraticabili le proposte che sembrano tanto ovvie ai preti, agli insegnanti, agli esperti che scrivono sui giornali.

A me sembra che sia più saggio considerare che i genitori non sono colpevoli di tutti gli errori e l'infelicità dei figli, di tutto lo squallore di certe giovinezze sciupate nell'inconcludenza o nella trasgressione. È eccessivo che un papà e una mamma si sentano colpevoli di tutto: è più prudente e rasserenante condividere la responsabilità dentro una comunità".

"Una famiglia che si isola , che difende la propria tranquillità sottraendosi agli appuntamenti comunitari risulta alla fine più fragile e apre la porta a quel nomadismo dei giovani che vanno qua e là assaggiando molte esperienze, anche contraddittorie, senza nutrirsi di nessun cibo solido.
Inserirsi in una comunità cristiana, in una parrocchia , può richiedere qualche fatica e non risparmia qualche umiliazione: penso alle famiglie che hanno cambiato casa e si sentono perdute nei quartieri nuovi, penso a quelle che hanno sofferto qualche incomprensione, penso a quelle appassionate dell'andare altrove per vedere gente, per praticare sport, per respirare un po' d'aria buona. Ecco: viene il tempo in cui scegliere le priorità. Il futuro dei vostri figli ha bisogno di scelte che dichiarino che cosa è più importante".

"Ritenere irrinunciabile la partecipazione alla Messa domenicale introduce a una mentalità di fede che ritiene che senza il Signore non si può fare niente di buono. Perciò la frequenza alla Messa domenicale nella vostra parrocchia, la partecipazione alle feste della comunità, l'assunzione di qualche responsabilità, la cura perché i figli frequentino l'oratorio, la catechesi, gli impegni e le iniziative dei giovani della parrocchia sono un modo per favorire questo senso di appartenenza che dà stabilità e conduce a un progressivo farsi carico della comunità che può maturare anche in una vocazione al suo servizio".

Curate il vostro rapporto matrimoniale, il mistero dell'amore fra l'uomo e la sua donna. Un figlio impara ad amare, non solo perché è amato, ma prima ancora perché vede i suoi che si amano, vede cosa una figura maschile pensa della figura femminile e viceversa. Impara cosa sia la stima, la fedeltà, il dialogo, la disponibilità a cambiare, spiando quasi come i "suoi" grandi si comportino!

"Non sempre gli impegni professionali, gli adempimenti di famiglia, le condizioni di salute, il contesto in cui vivete, aiutano a vedere con lucidità la bellezza e la grandezza della vostra vocazione. È necessario reagire all'inerzia indotta dalla vita quotidiana e volere tenacemente anche momenti di libertà, di serenità, di preghiera.
Vi invito pertanto a pregare insieme, già questa sera, e poi domani e poi sempre: una preghiera semplice per ringraziare il Signore, per chiedere la sua benedizione per voi, i vostri figli, i vostri amici, la vostra comunità: il Padre nostro, l'Ave Maria per tutte quelle attese e quelle pene che forse non si riescono neppure a dire tra di voi. Vi invito ad aver cura di qualche data, a distinguerla con un segno, come una visita a un santuario, una Messa anche in giorno feriale, una lettera per dire quelle parole che inceppano la voce: la data del vostro matrimonio, quella del battesimo dei vostri figli, quella di qualche lutto familiare, tanto per fare qualche esempio".

Vi ricordo, come dice sempre d.Francesco, che voi siete i "migliori genitori" dei vostri figli , anche se il vostro amore iniziale si è interrotto. I vostri ragazzi non avranno mai altri genitori che vo. Voi li avete chiamati alla vita e, se anche ci sono stati sbagli, fallimenti e peccati, restate i migliori genitori che i vostri figli possano avere. Se la vostra situazione di separati risposati o di conviventi vi impedisce di ricevere l'eucarestia - come il papa Giovanni Paolo II ha confermato nell'ultima sua bella enciclica sull'eucarestia - questo non vuol dire che non potete lo stesso dare una vera testimonianza di fede alle vostre creature. Ricordo di aver detto ad una mamma, che mi chiedeva di poter fare la comunione solo il giorno della prima comunione del figlio, per esser vicina a lui proprio quel giorno: "Signora, prometta a suo figlio che, da oggi, lo accompagnerà sempre a messa, anche se, come segno penitenziale, la Chiesa le chiede di non fare la comunione. Questo impegno farà capire molto di più a suo figlio quanto sia importante per lei l'eucarestia". E la sua consolazione a questa risposta era evidente. Ricordo anche l'espressione di una persona separata: "Io so di non poter fare la comunione, ma vivo questo come chi è lo stesso invitato a cena dal Signore, che può gioire e mangiare di tutte le portate della cena, insieme agli altri - l'ascolto della Parola, il canto, il dono delle offerte, la preghiera dei fedeli, lo scambio di pace, la preghiera eucaristica - ma non può poi accostarsi all'ultimo piatto, al "dolce", alla comunione. E' un rammarico per me, ma guai se non ricevo tutto il resto che la Chiesa e il Signore mi mettono a disposizione". Mi è sembrata una testimonianza non basata sull'emotività, ma su di una commovente (che muove, che fa cambiare) verità.

Infine , vivete la carità! Come ben sapete noi non vi chiediamo qualcosa per la nostra parrocchia, ma il vangelo ci impone di ricordarvi che, in questo giorno di festa e sempre nella vostra vita, dovete essere non solo generosi, ma molto generosi. La Chiesa non può vivere senza che i cristiani condividano i beni che hanno. Senza questo, non ci sarebbero le parrocchie, i missionari, i luoghi di servizio ai più poveri, i luoghi di educazione e sostegno dei ragazzi e così via. Non solo vivetela voi adulti, ma coinvolgete in essa i vostri figli: Parlate con loro di come sia importante che la vostra famiglia viva la corresponsabilità anche economica nella Chiesa. I figli si educano non solo con i "no", ma anche con i "sì", con il mostrare loro quanto bene sono e saranno in grado di fare man mano che cresceranno.

Buona comunione

d.Andrea


Note


[Catechesi e pastorale]