Una compagnia affidabile dopo la cresima: proporre ai cresimandi di continuare il cammino nel gruppo degli adolescenti
di don Andrea Lonardo

Presentiamo on-line l’articolo scritto da don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma, per il numero di marzo-aprile 2007 della rivista Catechisti nella città.

Il Centro culturale Gli scritti (9/5/2007)


Carissimi catechisti,
manca poco ormai alla celebrazione della cresima dei vostri ragazzi.

Vogliamo tornare, allora, a riflettere insieme sull’appello che ci ha rivolto il nostro vescovo, il papa Benedetto XVI, nel giugno scorso. Nel suo intervento al Convegno diocesano, ci diceva:

E’ indispensabile... che le nuove generazioni possano fare esperienza della Chiesa come di una compagnia di amici davvero affidabile, vicina in tutti i momenti e le circostanze della vita, siano esse liete e gratificanti oppure ardue e oscure.

In queste poche righe vogliamo condividere con tutti le riflessioni che ci hanno guidato nella preparazione della festa dei cresimandi di quest’anno, perchè questa compagnia della Chiesa possa accompagnare il cammino dei ragazzi dopo la celebrazione della cresima.

Chi seguirà i ragazzi dopo la cresima?

Se siete catechisti da più anni, sapete bene che un gruppo che continui il cammino di fede dopo la cresima non si improvvisa[1].
Se, probabilmente, nella vostra parrocchia è già deciso quale sacerdote seguirà i cresimati dopo la celebrazione, forse non è stato ancora stabilito quali saranno i nuovi catechisti di questo gruppo.
L’esperienza vi ha sicuramente insegnato che se questi nuovi catechisti non hanno una responsabilità diretta nel cammino della cresima, è bene che già ora comincino a partecipare ad alcune riunioni, per essere conosciuti dai ragazzi e per cominciare a prendere i primi contatti con loro.
Se, poi, i catechisti del nuovo gruppo saranno quelli che già seguono uno dei gruppi che giunge alla cresima, bisognerà creare occasioni nelle quali permettere loro di familiarizzare anche con i ragazzi degli altri gruppi che ora conoscono meno.
Se, invece, i ragazzi saranno invitati ad entrare in un gruppo che già esiste e che si è formato negli anni precedenti, sarà importante preparare i due gruppi a questa accoglienza, con momenti ben definiti.

Sei dimensioni essenziali per un gruppo di adolescenti

Che forma avrà il nuovo gruppo? Come sarà articolata la sua vita? Quali aspetti non dovranno essere trascurati? Come è possibile mostrare già nella preparazione alla cresima il cammino futuro?

Gli Atti degli Apostoli ci offrono alcune indicazioni sulle dimensioni essenziali della vita della Chiesa. Ci aiutano così a proporre il cammino dell’iniziazione cristiana in tutta la sua ampiezza e ricchezza, senza amputarlo di aspetti che sono invece costitutivi.

Luca, l’autore dell’omonimo vangelo e del libro degli Atti degli Apostoli, è certamente stato a Roma, come ci indicano le cosiddette sezioni-noi degli Atti stessi – quelle pericopi nelle quali i verbi sono alla prima persona plurale e che, iniziate in At 16,10, giungono fino all’arrivo di Paolo e dell’autore del libro a Roma.
Il libro degli Atti, durante tutto il tempo di Pasqua, prende liturgicamente il posto che, nel resto dell’anno, è occupato dall’Antico Testamento, proprio ad indicare che la storia della salvezza continua e si compie nella storia della Chiesa.

La tradizione cristiana ha esplicitato il valore dei tre “sommari” che troviamo negli Atti e che sintetizzano la vita della prima comunità cristiana (At2,42-48; 4,32-35; At5,12-16), scorgendovi gli aspetti costitutivi della vita della Chiesa di ogni tempo e, quindi, anche di un nuovo gruppo di ragazzi all’interno di essa.

Vogliamo soffermarci su 6 dimensioni essenziali[2], che si presentano al nostro sguardo, per individuare le dimensioni che debbono essere curate da un gruppo di ragazzi che crescono nel Signore:

  1. La formazione secondo l’insegnamento degli apostoli
  2. La comunione fraterna
  3. La liturgia, in particolare quella eucaristica
  4. La cura della vita interiore
  5. Il servizio
  6. La testimonianza di Cristo nel mondo

1. Gli Atti ci mostrano la fedeltà dei primi cristiani all’ascolto dell’ “insegnamento degli apostoli” (At2,42) – Luca chiama questo insegnamento didache, i Padri lo chiameranno anche didaskalia. Così un gruppo di ragazzi propone un itinerario di formazione e di riflessione, attraverso riunioni periodiche di solito settimanali, perché il cammino non sia solo emotivo, ma tocchi insieme il cuore e la mente. Questo affinché tutti i ragazzi siano nutriti per giungere ad avere una vera coscienza cristiana radicata in Dio, e diventino così capaci di orientarsi nelle grandi questioni della vita, sapendo che la fede porta in esse chiarezza e gioia.

2. La chiesa negli Atti vive una comunione in Cristo, una unione fraterna – il testo greco la chiama koinonia (At2,42) o anche en kardia kai psiche mia, un cuor solo ed un’anima sola (At4,32) – così come un gruppo di adolescenti si qualifica come un’appartenenza alla Chiesa, dove ognuno approfondisce il motivo di questa comunione e la vive nelle relazioni reciproche, con i catechisti ed il sacerdote, attraverso momenti seri e ludici, nell’esperienza dei campi estivi... in un continuo riferimento alla parrocchia ed alla diocesi.

3. Questa comunione è radicato nel Cristo, che nella celebrazione eucaristica – gli Atti utilizzano l’espressione klasis tou artou (At2,42), la frazione del pane, il cuore della leitourghia - convoca in unità i cristiani. Così la proposta in parrocchia di un gruppo di giovani non si radica nella simpatia che ognuno ha verso gli altri, ma, ben più radicalmente, nella partecipazione all’unica eucarestia che rende tutti i credenti vero corpo dell’unico capo, il Cristo.

4. Più volte gli Atti ci indicano un cammino di preghiera personale e comunitario – che viene espresso, ad esempio, con il termine ai proseuchai, le preghiere, in At2, 42 – talvolta vissuto nelle proprie case. Così il progetto di un gruppo di ragazzi comprenderà un itinerario di scoperta della preghiera personale che accompagna quella comunitaria e diventa la risposta di ognuno - e non solo di tutti insieme - al Signore. La valorizzazione della direzione spirituale e della confessione sono momenti decisivi di questa maturazione personale della fede.

5. La prima comunità mette in comune i doni, le ricchezze materiali e spirituali che ciascuno ha, affinché nessuno sia bisognoso o manchi di qualcosa – come ci indica, ad esempio, At2,44-46 – e questa dimensione riceverà presto il nome di diakonia, di “servizio”. Così un gruppo si proporrà di educare i ragazzi non solo a ricevere, ma anche a dare, a servire, facendo loro scoprire e proponendo sia il servizio intra-ecclesiale (l’animazione dell’oratorio, della liturgia, il servizio della catechesi, l’animazione della carità, ecc.) sia quello ad extra (la cura della testimonianza della fede nella realtà pubblica e civile, il dialogo con la cultura, con espressioni che saranno creativamente da costruire come un giornalino, un sito Internet, un centro culturale che esprima l’attenzione ai temi dibattuti nella società, l’animazione di un gruppo missionario...).

6. Gli Atti ci mostrano una Chiesa che porta il dono di Cristo a chi non lo conosce – uno dei vocaboli utilizzati dagli Atti è quello di martyria (At4,33), testimonianza, evidenziata oggi nella terminologia catechetica dalle riflessioni sul primo annuncio, la missionarietà, l’evangelizzazione. Se, da un lato, questa testimonianza veniva ostacolata dalla persecuzione, dall’altro generava la simpatia, la charis (At2,47), che tutto il popolo nutriva per i cristiani, ai quali il Signore ogni giorno aggiungeva quelli che erano salvati. Così l’orizzonte di un gruppo di ragazzi sarà sempre chiamato ad allargarsi perché essi donino la fede che è stata loro trasmessa. Se la prima Chiesa ha saputo colmare le distanze fisico-geografiche (per giungere fino a Roma!), ma anche quelle della mentalità e della cultura del tempo (vedi il famoso episodio dell’Areopago di Atene), perché la fede esprimesse tutta la sua forza di illuminare e salvare l’uomo ed i contesti della sua vita, allo stesso modo il progetto di un gruppo di adolescenti dovrà provocarli a maturare non solo uno stile di accoglienza, ma, ben di più, il desiderio di entrare nelle grandi questioni della vita per portarvi la luce del Cristo.

Problemi da affrontare nella proposta del gruppo degli adolescenti

La proposta di queste dimensioni vi porterà insieme - sacerdoti, catechisti e ragazzi - ad affrontare delle questioni su cui è importante da subito soffermarsi a riflettere.

- La formazione richiede una chiarezza di proposta, la bellezza di un itinerario, che sia profondamente radicato nella Tradizione della Chiesa ed, insieme, capace di mostrare come il vangelo, nella sua indissolubile unità di Logos e di Agape, sia la fonte della vera gioia.
E’ da subito che i ragazzi, fatta la cresima, debbono trovare la proposta di un cammino formativo serio ed organico e non una proposta confusa che li scoraggia.
Il cammino, inoltre, non si esaurirà in un anno, ma durerà fino alla maturità e oltre. Come ipotizzare un itinerario di alcuni anni per temi successivi? Nell’Ufficio catechistico e nel Servizio di Pastorale giovanile stiamo riflettendo su questo per offrire a tutti il nostro contributo.

- La vita comune di un gruppo di ragazzi si accresce con proposte che l’esperienza della chiesa italiana degli ultimi decenni ha ormai consolidato: i campi estivi, i ritiri di Avvento e Quaresima, momenti di uscita e di pellegrinaggi in Roma, incontri di festa e di musica in oratorio, ecc. Come metterli a calendario, facendoli iniziare già nella preparazione alla cresima e offrendoli come tappe del cammino che seguirà?

- L’eucarestia è nutrimento necessario della vita di un gruppo di ragazzi che hanno fatto la cresima: è ipotizzabile in parrocchia una messa domenicale animata da questi ragazzi, differente da quella proposta ai bambini delle comunioni?
Il problema è importante perché - come ben sapete - i ragazzi non vogliono più essere accomunati ai piccoli. Diventando grandi, amano che questo sia evidenziato. Se la parrocchia è già strutturata in questo senso, con una messa che presta attenzione alla fascia giovanile, come facilitare l’ingresso del nuovo gruppo? Se questo ancora non c’è, come favorirne la nascita?

- La vita interiore, con la capacità di ascolto del Signore che parla, la lode per la sua opera e l’intercessione per le necessità dei fratelli, matura progressivamente, anche attraverso la proposta della direzione spirituale, la disponibilità del sacerdote al dialogo personale ed, in particolare, alla confessione. Come proporre tutto questo? Con quali forme offrire una educazione alla preghiera?

- Infine il servizio e la testimonianza. Come far conoscere le esperienze di servizio che già ci sono in parrocchia? Come proporne di adatte e non impossibili per ragazzi molto giovani? Come far maturare il senso della carità e della passione per la vita dei piccoli? Come aprire l’orizzonte dell’impegno laicale cristiano, perché i ragazzi che si aprono alla vita siano incoraggiati ed accompagnati in questo confronto che si fa più adulto con la vita ed il mondo, abilitandoli ad essere testimoni nella realtà quotidiana della scuola secondaria superiore, della cultura, della cittadinanza e del tempo libero?

La festa dei cresimandi sarà una occasione per incontrarci e per condividere qualcosa della ricchezza delle proposte che si stanno elaborando nelle diverse parrocchie.


Note

[1] L’anno prossimo sarà proposta ai catechisti dell’iniziazione cristiana una specifica riflessione sul senso, la natura e l’evoluzione di un gruppo di adolescenti in parrocchia e nel suo rapporto con i coetanei al di fuori di essa. Su questo tema esiste una ricca bibliografia; vedi solo per un primo approccio le voci Gruppo e Gruppo ecclesiale, in AA VV, Dizionario di pastorale giovanile, Torino, 1992, i contributi della rivista Note di pastorale giovanile in materia (in particolare gli articoli di M.Pollo sull’evoluzione di un gruppo giovanile, di F.Garelli sulle diverse modalità dei cosiddetti gruppi di appartenenza e gruppi di riferimento), e, recentemente, A.Mastantuono, L’esperienza religiosa degli adolescenti, in F.Morlacchi (a cura di), Verso l’unità dei saperi. Il contributo dell’IRC, Roma, 2006.

[2] La questione del quadro di riferimento delle dimensioni dell’azione ecclesiale è in evoluzione nella riflessione ecclesiale e negli studi specialistici. Il recente Convegno di Verona ha introdotto una distinzione tra i munera e gli ambiti, conservando la tripartizione Parola-Liturgia-Carità ed affiancandole una attenzione agli ambiti della Affettività, del Lavoro nella sua relazione con la Festa, della Fragilità, della Tradizione e della Cittadinanza. Alcuni autori hanno proposto una suddivisione in 4 articolazioni, con l’aggiunta della koinonia alle tre tradizionalmente utilizzate. Altri autori sottolineano come siano da distinguere tre livelli diversi, quello “costitutivo” (nel quale situano la tripartizione Martyria, Leiturghia, Diakonia, ripresa autorevolmente dalla Deus caritas est), quello “antropologico” teso a valorizzare il riferimento all’uomo contemporaneo, e quello “morfologico” o “fenomenologico”, nel quale pongono le concrete azioni ecclesiali (ad esempio la catechesi).


[Catechesi e pastorale]