La vita di Melania nella testimonianza della Storia Lausiaca di Palladio, suo contemporaneo

Melania "liberò gli 8.000 schiavi che vollero la libertà: gli altri la rifiutarono e preferirono passare al servizio di suo fratello, a cui ella concesse di prenderli per tre monete ciascuno". Così il testo di Palladio, nella Storia Lausiaca, opera così chiamata perché dedicata a Lauso, ciambellano a Costantinopoli dell'imperatore Teodosio II, personaggio che troviamo anche nella Vita di Melania, scritta dal discepolo e cappellano della santa a Gerusalemme, il prete Geronzio.
La Storia Lausiaca è una raccolta di vite di asceti e monaci, uomini e donne del deserto egiziano e, in parte, anche di ambiente palestinese, scritta intorno al 419-420, quindi mentre Melania era ancora in vita. In effetti Palladio dichiara di aver conosciuto personalmente Melania e suo marito Piniano ed il suo racconto si arresta mentre Melania non è ancora partita per l'Africa, ma vive tra la Campania e la Sicilia. La Storia Lausiaca, conosciuta in tre diverse recensioni, ebbe molta fortuna nell'antichità, come testo di meditazione e spiritualità. Palladio era nato in Galazia verso il 363-364. Aveva poi vissuto presso i monaci di Palestina e presso i monaci egiziani del deserto di Nitria e delle Celle, dove aveva conosciuto Evagrio Pontico che aveva suscitato un grande influsso su di lui. Nel 400 era diventato vescovo di Elenopoli in Bitinia. Fu coinvolto nelle polemiche sorte intorno a Giovanni Crisostomo, che Palladio difese. Per questo Palladio fu esiliato in Egitto nel 406. Tornò dall'esilio e fu vescovo ad Aspuna in Galazia, dove probabilmente morì prima del 431.
Il testo di Palladio sottolinea la giovane età di Melania (sposa a tredici anni e continente dai venti), la sua libertà nel donare tutte le ricchezze enormi che possedeva. La rapidità di questo dono, fra l'altro, le permise di non farle cadere nelle mani di Alarico che, nel 410, mise a sacco Roma. "Tutte queste ricchezze, e il quadruplo di queste, ella riuscì a strapparle (si può dirlo davanti a Dio) “dalla bocca del leone” Alarico, grazie alla propria fede".
Ecco la testimonianza integrale di Palladio, nella traduzione dell'edizione della Storia Lausiaca della Fondazione Lorenzo Valla (testo critico e commento di G.J.M.Bartelink, 1990, Milano):

Poiché sopra ho promesso di parlare della discendente di Melania, pagherò il mio debito, come è doveroso: non sarebbe giusto guardare con disdegno l'estrema giovinezza che è nella sua carne, e per questo lasciar perire, senza farne menzione, la grande virtù del suo spirito, che veramente supera di molto quella di donne avanzate in età e in fervore. I genitori la costrinsero a sposare uno degli uomini più insigni di Roma; ma lei era continuamente stimolata da ciò che udiva narrare di sua nonna, e quel pungolo la penetrò al punto che non poteva più sentirsi asservita al matrimonio. Le erano nati due figli maschi, e tutti e due le morirono: allora s'inoltrò nell'odio contro il matrimonio così profondamente, da rivolgersi al proprio marito (e questi era Piniano, figlio di Severo che era stato prefetto di Roma) con simili parole: “Se tu scegli di unirti a me nell'ascesi, secondo la parola della saggezza, io ti riconosco padrone e signore della mia vita; ma se questo impegno ti appare pesante per la tua giovinezza, prenditi tutti i miei beni e rendi libera la mia persona, affinché io possa adempiere il mio desiderio che è rivolto a Dio, divenendo erede dell'amore divino di mia nonna, di cui appunto reco il nome. Perché, se Dio avesse voluto che noi procreassimo figli, non mi avrebbe preso anzitempo quelli che ho partorito”. Dopo che a lungo ebbero lottato sotto il giogo, infine Dio mosso a compassione per il giovane infuse anche in lui il desiderio di lasciare il mondo, in modo che su di essi trovò compimento ciò che è scritto: “Come puoi sapere, o donna, se salverai tuo marito?”. E dunque Melania, sposata a tredici anni e vissuta con il marito per sette anni, all'età di vent'anni lasciò il mondo. E in primo luogo donò agli altari le sue pellegrine di seta; e questo lo ha fatto anche la santa Olimpia. I rimanenti drappi di seta li tagliò, e ne fece diversi arredi per le chiese. Affidò l'oro e l'argento a un presbitero, Paolo, monaco della Dalmazia; mandò in oriente, per via di mare, in Egitto e in Tebaide diecimila denari, ad Antiochia e alle regioni dipendenti diecimila, in Palestina quindicimila, diecimila alle chiese delle isole e agli esiliati nelle loro sedi di relegazione; alle chiese d'occidente fornì direttamente una somma uguale. Tutte queste ricchezze, e il quadruplo di queste, ella riuscì a strapparle (si può dirlo davanti a Dio) “dalla bocca del leone” Alarico, grazie alla propria fede. Liberò gli ottomila schiavi che vollero la libertà: gli altri la rifiutarono e preferirono passare al servizio di suo fratello,a cui ella concesse di prenderli per tre monete ciascuno. Venduti i suoi possessi in Spagna, in Aquitania, nella regione di Tarracona e nelle Gallie, si riservò solo quelli di Sicilia, Campania e Africa, e li utilizzò per mantenere in vita i monasteri. Questa fu la saggezza che ella mostrò riguardo al fardello delle ricchezze. In quanto alla sua ascesi, questa ne era la forma: mangiava ogni due giorni – nei primi tempi anche ogni cinque giorni – e s'impose di condividere il servizio giornaliero delle sue serve, di cui aveva fatto delle compagne di vita ascetica.
Ha con sé anche la madre, Albina, che ugualmente si dedica all'ascesi e a sua volta distribuisce in beneficenza il proprio patrimonio personale. La loro vita si svolge nei poderi, ora di Sicilia ora di Campania, in compagnia di quindici eunuchi e di sessanta vergini, sia libere che schiave. Suo marito Piniano vive in modo simile, con trenta monaci, leggendo e dedicandosi al giardino e a incontri di nobile spiritualità. Non poco onore tributarono anche a noi, quando in numerosa compagnia venimmo a Roma nell'interesse del beato vescovo Giovanni, donandoci il conforto della loro ospitalità e di un viatico molto generoso: in grande letizia essi coltivano per sé il frutto della vita eterna, con opere che discendono da Dio e improntano di perfezione la forma della loro vita.



[Melania la Santa] - [Testimoni diretti]