Domenica (“Senza la domenica non possiamo vivere”)

da E.Bianchi, Giorno del Signore, giorno dell’uomo, Piemme, Casale Monferrato, 1994, pagg.171-173


Talmente vitale era sentita l’importanza dell’eucarestia domenicale che non si esitava ad affrontare il rischio del martirio in tempo di persecuzione pur di partecipare alla cena del Signore. E così l’eucarestia domenicale manifesta tutta la sua efficacia nella vita di uomini e donne che offrono il loro corpo e versano il loro sangue conformando pienamente le loro esigenze al mistero pasquale la cui celebrazione ebdomadaria è per loro assolutamente irrinunciabile!

Negli Acta Martyrum noi abbiamo un’impressionante narrazione dell’interrogatorio subito da Saturnino, Dativo e altri nella colonia di Abitina in Africa durante la persecuzione di Diocleziano (304) che li condusse al martirio. Arrestati perché celebravano il “dominicum”, cioè l’eucaristia domenicale, sotto la guida del presbitero Saturnino, essi sono condotti davanti al proconsole Anulino. Questi così si rivolge a Saturnino nell’interrogatorio :

“Hai agito contro le prescrizioni degli imperatori e dei Cesari radunando tutti costoro”. E il presbitero Saturnino, ispirato dallo Spirito del Signore rispose: “Abbiamo celebrato l’eucarestia domenicale (dominicum) senza preoccuparci di esse”. Il proconsole domandò: “Perché?”. Rispose: “Perché l’eucarestia domenicale non può essere tralasciata ( non potest intermitti dominicum)” (Acta Saturnini, Dativi, et aliorum plurimorum martyrum in Africa IX).

E’ talmente forte e inscindibile il legame tra eucaristia e giorno domenicale che, per indicare e l’una e l’altro, si usa in questi Atti lo stesso termine “dominicum” che qui va inteso in riferimento alla sinassi eucaristica domenicale. Vi è dunque una legge imprescindibile che va seguita a costo della vita: radunarsi la domenica per celebrare l’eucarestia e leggere le Scritture. In questo raduno è essenziale la presenza di tutti perché proprio l’eucarestia domenicale manifesta in modo pieno l’unità e la fraternità dei cristiani fra loro. Il proconsole interroga poi Emerito:

“Nella tua casa sono state tenute riunioni contro il decreto degli imperatori?”. Emerito, ripieno di Spirito santo, disse: “In casa mia abbiamo celebrato l’eucarestia domenicale”. E quello: “Perché permettevi loro di entrare?”. Replicò: “Perché sono miei fratelli e non avrei potuto loro impedirlo”. “Eppure - riprese il proconsole – tu avevi il dovere di impedirglielo”. E lui: “Non avrei potuto perché noi cristiani non possiamo stare senza l’eucarestia domenicale (sine dominico non possumus)” (Ibid. XI).

E’ la qualità cristiana, l’identità cristiana stessa che è implicata: non si è cristiani senza la partecipazione al dominicum. Dirà il martire Felice (sempre negli stessi Atti): “Quasi che si possa essere cristiani senza il dominicum! O celebrare il dominicum senza il cristiano!” (Ibid. XVI).


 

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