Rivelare il vuoto dell’uomo (da Divo Barsotti)

Rivelare il vuoto dell'uomo
da Gesù e la Samaritana,
di Divo Barsotti



«Venit mulier de Samaria haurire aquam». Ed ecco che s'in­contra con uno sconosciuto stanco e per di più assetato. Che gusto matto trova la donna nel tenerlo digiuno! Non è un giudeo?

«Da mihi bibere». E quell’altra che scherza: «Quomodo tu judeus cum sis, bibere a me poscis, quae sum mulier Samaritana?». Com'è che tu essendo giudeo chiedi l'acqua a me che sono samaritana? Tu hai bisogno di me - dice la don­na - nonostante che io sia samaritana e tu giudeo con tutte le tue albagie. Vedi, ora mi chiedi l'acqua, ora hai bisogno di bere! E non gliela dà. E una preparazione poco adatta alla Santa Comunione questa, questi dispetti... Eppure è un dispetto questo che gli fa la donna, no? Di fronte a uno che è assetato e stanco, risponde: «Bene, anche se tu sei giudeo hai bisogno di una samaritana e di un po' d'acqua». E Lui, che sembra non ricevere l'offesa, è lì seduto che non avverte la risposta beffarda della donna: «Se tu conoscessi il dono di Dio!». Qualche cosa ora già la donna avverte.«Chi è quest'uomo che mi dice queste cose?». «Si scires donum Dei!».

E povero, è stanco, è assetato, è un giudeo per di più, odiato dai Samaritani, ed ecco quest'uomo che è dileggiato nella sua povertà, che è oltraggiato nella sua fede, quest'uo­mo dice ora alla donna che ha un bene molto più grande di quello che Lui le ha chiesto. «Se tu sapessi il dono di Dio!». Egli aveva chiesto soltanto come condizione per potersi donare. L'obolo che tu gli dai è soltanto la condizione per ricevere infinitamente di più. «Se tu conoscessi il dono di Dio!». La prima cosa che mi sembra sia importante da nota­re è precisamente questa: che Nostro Signore è veramente un amante impossibile. Non si offende, non si vuole nemmeno considerare offeso da colui che ama. Una volta però che colui che Egli ama l'ha conosciuto, allora si offenderà, se rifiuta, ma non prima. «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede da bere, certo avresti chiesto tu da bere e ti avrebbe dato acqua viva». Ecco, queste parole sono molto grandi, molto grandi e difficili da commentare perché sono immense; molto grandi anche nella loro accezione più comu­ne. Intanto che cosa vogliono dire? Vogliono rivelare all'uo­mo quello che l'uomo ha sempre voluto nascondere a se stes­so. Queste mie parole non valgono per voi che già l'avete conosciuto il Signore, ma per tutti. Se voi parlate agli uomi­ni del mondo, agli uomini che non lo conoscono ancora, agli uomini che con Lui non si sono ancora incontrati, agli uomi­ni che non lo vogliono cercare, se voi domandate a tutti que­sti uomini, essi dicono di essere contenti della loro sorte. Vanno a prender l'acqua, ma non hanno bisogno di Dio; van­no a prender l'acqua, ma non credono di aver essi stessi sete di un'altra acqua. La presenza del Cristo rivela all'anima il suo vuoto. C'è una pagina nelle meditazioni di Carlo de Foucauld in cui egli parla della tristezza in cui lo lasciavano le passioni mondane, quando egli, ateo, credeva di soffocare nei bagordi questa sete di Dio che è propria dell'uomo. Non è certo per noi che qui parla il Vangelo, perché noi l'abbia­mo conosciuto il Signore, noi sappiamo chi Egli è, ed Egli ci ha già dato l’acqua viva, ma se noi pensiamo a tutta la moltitudine umana, a tutta questa immensa folla, come queste parole di Gesù colgono il segno! La follia dell’uomo, i suoi divertimenti, la sua dissipazione non vogliono essere altro che un pretesto per nascondere, per soffocare l’intima pena, una sete fonda dello spirito, un’angoscia senza nome. E’ quello che diceva Chesterton circa trent’anni fa: “Questa è la differenza fra il cristiano e il pagano, fra chi ha conosciuto Gesù e chi non l’ha conosciuto: che il pagano grida: ‘Gioia, gioia!’ e nel suo fondo è la disperazione, e il cristiano invece sembra essere triste e nel suo cuore, nell’intimo, non conosce che la pace e la sicurezza, perché ha Dio”


 

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