Scegliere la vita

dalle risposte di Papa Benedetto XVI alle domande dei sacerdoti, durante l’incontro con il clero della Diocesi di Roma del giovedì 2 marzo 2006


Il grande discorso di Mosè sulla soglia della Terra Santa, dopo i quarant'anni del pellegrinaggio nel deserto, è un riassunto di tutta la Torah, di tutta la Legge. Troviamo qui l'essenziale non solo per il popolo ebraico ma anche per noi. Questo essenziale è la parola di Dio: «Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita» (Dt30,19). Questa parola fondamentale della Quaresima è anche la parola fondamentale dell'eredità del nostro grande Papa Giovanni Paolo II: scegliere la vita. Questa è la nostra vocazione sacerdotale: scegliere noi stessi la vita e aiutare gli altri a scegliere la vita. Si tratta di rinnovare... la nostra, per così dire, «opzione fondamentale», l'opzione per la vita.

Ma, nasce subito la questione: come si sceglie la vita? come si fa? Riflettendo, mi è venuto in mente che la grande defezione dal Cristianesimo realizzatasi nell'Occidente negli ultimi cento anni, è stata attuata proprio in nome dell'opzione per la vita. È stato detto — penso a Nietzsche ma anche a tanti altri — che il Cristianesimo è una opzione contro la vita. Con la Croce, con tutti i Comandamenti, con tutti i «No» che ci propone, ci chiude la porta della vita. Ma noi, vogliamo avere la vita, e scegliamo, optiamo, finalmente, per la vita liberandoci dalla Croce, liberandoci da tutti questi Comandamenti e da tutti questi «No». Vogliamo avere la vita in abbondanza, nient'altro che la vita. Qui subito viene in mente la parola del Vangelo...: «Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà» (Lc9,24). Questo è il paradosso che dobbiamo innanzitutto tener presente nell'opzione per la vita. Non arrogandoci la vita per noi ma solo dando la vita, non avendola e prendendola, ma dandola, possiamo trovarla. Questo è il senso ultimo della Croce: non prendere per sé ma dare la vita.

Così, Nuovo e Vecchio Testamento vanno insieme. Nel... Deuteronomio la risposta di Dio è: «Io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva» (30,16). Questo, a prima vista non ci piace, ma è la strada: l'opzione per la vita e l'opzione per Dio sono identiche. Il Signore lo dice nel Vangelo di San Giovanni: «Questa è la vita eterna: che conoscano te» (Gv17,3). La vita umana è una relazione. Solo in relazione, non chiusi in noi stessi, possiamo avere la vita. E la relazione fondamentale è la relazione col Creatore, altrimenti le altre relazioni sono fragili. Scegliere Dio, quindi: questo è essenziale. Un mondo vuoto di Dio, un mondo che ha dimenticato Dio, perde la vita e cade in una cultura di morte. Scegliere la vita, fare l'opzione per la vita, quindi, è, innanzitutto, scegliere l’opzione-relazione con Dio. Ma, subito nasce la questione: con quale Dio? Qui, di nuovo, ci aiuta il Vangelo: con quel Dio che ci ha mostrato il suo volto in Cristo, con quel Dio che ha vinto l'odio sulla Croce, cioè nell'amore sino alla fine. Così, scegliendo questo Dio, scegliamo la vita.

Il Papa Giovanni Paolo II ci ha donato la grande Enciclica Evangelium vitae. In essa — è quasi un ritratto dei problemi della cultura odierna, delle speranze e dei pericoli — diviene visibile che una società che dimentica Dio, che esclude Dio e, proprio per avere la vita, cade in una cultura di morte. Proprio volendo avere la vita si dice «No» al bambino, perché mi toglie qualche parte della mia vita; si dice «No» al futuro, per avere tutto il presente; si dice «No» sia alla vita che nasce sia alla vita sofferente, che va verso la morte. Questa apparente cultura della vita diventa la anti-cultura della morte, dove Dio è assente, dove è assente quel Dio che non ordina l'odio ma vince l'odio. Qui facciamo la vera opzione per la vita. Tutto, allora, è connesso: la più profonda opzione per Cristo Crocifisso con la più completa opzione per la vita, dal primo momento fino all'ultimo momento.

Questo, mi sembra, in qualche modo, anche il nucleo della nostra pastorale: aiutare a fare una vera opzione per la vita, rinnovare la relazione con Dio come la relazione che ci dà vita e ci mostra la strada per la vita. E così amare di nuovo Cristo, che dall'Essere più ignoto, al quale non arrivavamo e che rimaneva enigmatico, si è reso un Dio noto, un Dio dal volto umano, un Dio che è amore. Teniamo presente proprio questo punto fondamentale per la vita e consideriamo che in questo programma è presente tutto il Vangelo, dall'Antico al Nuovo Testamento, che ha come centro Cristo. La Quaresima, per noi stessi, dovrebbe essere il tempo per rinnovare la nostra conoscenza di Dio, la nostra amicizia con Gesù, per essere così capaci di guidare gli altri in modo convincente alla opzione per la vita, che è innanzitutto opzione per Dio. A noi stessi deve risultare chiaro che scegliendo Cristo non abbiamo scelto la negazione della vita, ma abbiamo scelto realmente la vita in abbondanza.

L'opzione cristiana è, in fondo, molto semplice: è l'opzione del «Sì» alla vita. Ma questo «Sì», si realizza solo con un Dio non ignoto, con un Dio dal volto umano. Si realizza seguendo questo Dio nella comunione dell'amore. Quanto ho fin qui detto vuol essere un modo di rinnovare il nostro ricordo nei riguardi del grande Papa Giovanni Paolo II.


 

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