L’itinerario spirituale di Paolo e della sua scuola


Indice


a. L’itinerario spirituale di Paolo

J. A. Fitzmyer ha usato l’espressione: «Spiritual journey of the Apostle Paul» per il titolo del capitolo introduttivo di According to Paul. Studies in the Theology of the Apostle (New York - Mahwah, NJ, 1993), 1. Con quell’espressione Fitzmyer intende parlare del viaggio spirituale che Paolo ha compiuto per passare dal farisaismo alla fede in Gesù e al servizio di lui come apostolo. Invece L. Cerfaux († 1968), richiesto di riassumere in forma divulgativa la sua trilogia paolina sul Cristo (Paris 1954, Roma 1969), sul cristiano (Paris 1962, Roma 1969), sulla Chiesa (Paris 1965, Roma 1968), ha dato a quel libro riassuntivo lo stesso titolo: «L’itinéraire spirituel de Saint Paul». Ma con la stessa espressione Cerfaux ha inteso dire una cosa diversa. Nell’introduzione, egli spiega quel titolo: «Itinerario perché ci sforziamo (…) di accompagnare Paolo lungo le vie romane o per le rotte marittime che dall’oriente portavano verso la capitale dell’impero di Augusto (…) in funzione delle esperienze apostoliche di Paolo in Macedonia, a Corinto, in Asia Minore e poi a Roma. Spirituale è preso nel senso più estensivo, che abbraccia cioè tutta l’attività umana fino al pensiero, teologia compresa, azione e pensiero vivificati da una profonda unione con Dio» (traduzione italiana, Torino 1976, p. 7). La vera spiegazione di “itinerario spirituale” però è data da Cerfaux quando precisa che, invece di riassumere davvero i suoi tre libri, ha preferito presentare “lo sviluppo del pensiero paolino” (p. 7). Il pensiero e la teologia di Paolo infatti sono stati in continua evoluzione perché, nella necessità di adattarsi ai suoi interlocutori, egli ha esplicitato conseguenze sempre nuove dal mistero del Cristo che gli è stato rivelato a Damasco.
Il senso dato da L. Cerfaux a “itinerario spirituale” è utile per mettere in successione le lettere di Paolo: non secondo l’ordine (= ordine di importanza e di lunghezza) che esse hanno nella lista canonica di Trento (Enchiridion Biblicum n. 59) e nelle nostre bibbie, ma secondo l’evoluzione teologico-pastorale di Paolo. Seguendo dunque lo sviluppo del pensiero di Paolo e della sua scuola -a scopo didattico e non senza approssimazioni -, si possono organizzare le lettere dell’epistolario paolino in sei blocchi, in base ai temi in esse dominanti.

b. Raggruppamento delle lettere paoline in sei gruppi tematici

Le lettere più antiche, quelle ai Tessalonicesi, sono dominate dal tema dell’escatologia (primo gruppo). La comunità di Corinto ha poi però costretto Paolo a fare i conti con il desiderio diffuso anche a livello popolare di quella sapienza che egli chiama “sapienza umana”, “sapienza di questo mondo”. Si trattava probabilmente di un platonismo popolare che portava ad accogliere entusiasticamente la resurrezione del Cristo, ma a respingere la sua croce: nelle lettere ai Corinzi, Paolo sviluppa allora il tema della “sapienza della croce” annunciando il Cristo crocefisso e parlando della debolezza dell’apostolo come condizione della sua vera forza (secondo gruppo). Dopo avere confrontato la morte e resurrezione del Cristo con la sapienza greca, Paolo ha poi dovuto confrontarla con la legge mosaica. Così nelle lettere ai Galati, ai Romani e ai Filippesi ha approfondito nel suo annuncio evangelico il tema della giustificazione e della salvezza che Dio dona gratuitamente non in base alle opere delle Legge ma in base alla fede nel Cristo e nella sua Pasqua (terzo gruppo). La lettera ai Colossesi (alla quale per altri motivi dev’essere unita anche quella a Filemone) e soprattutto la lettera agli Efesini sviluppano il tema della chiesa come corpo del Cristo suo capo (quarto gruppo). Della chiesa parlano anche le lettere chiamate “pastorali”, ma più dal punto di vista istituzionale che non da quello del mistero cristologico, essendo dettate dal bisogno di equipaggiare il cristianesimo e la chiesa in vista di un lungo cammino nella storia attraverso l’organizzazione ministeriale e la difesa del depositum fidei (quinto gruppo). Anche se non contiene il nome di Paolo e anche se è solo vagamente paolina, la lettera agli Ebrei è stata tradizionalmente collegata con l’epistolario paolino: il suo tema, che non ha sviluppi paralleli in nessuno degli altri documenti neotestamentari, è quello del sacerdozio e del sacrificio del Cristo (sesto gruppo).
Paolo ha dunque cominciato «sotto l’impronta dominante della tradizione arcaica della chiesa di Gerusalemme e della visione di Damasco, annunciando l’intervento escatologico di Dio anticipato nella resurrezione del Cristo» (CERFAUX, L’itinerario, 8). Alla fine del suo epistolario invece, nelle Pastorali, è come se a lasciare il segno ci sia il diritto romano: c’è «una teologia [che] si è semplificata ed ha preso un tono più pratico, adatto ai bisogni di una chiesa di cui è necessario consolidare l’organizzazione e prevedere la stabilità, rafforzandone la fedeltà alla tradizione» (CERFAUX, L’itinerario, 136). Creativo e capace di rispondere a ogni esigenza e provocazione, prima personalmente e poi attraverso la sua scuola di pensiero, Paolo ha spaziato dall’escatologia, alla soteriologia, all’ecclesiologia, alla chiesa nella storia, al sacerdozio di Cristo.


Per altri articoli e studi del prof.Giancarlo Biguzzi o sulle lettere di S.Paolo presenti su questo sito, vedi la pagina Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) nella sezione Percorsi tematici


[Introduzione all'epistolario paolino]