Il Codice da Vinci: un “vero apocrifo”: divertissement
di Andrea Lonardo


«Jacques Saunière era... l’unico guardiano di uno dei più terribili segreti mai esistiti». Così nelle prime pagine il Codice da Vinci descrive il “famoso curatore del Louvre”, ferito a morte dal suo assassino.

Alla metà del libro, invece, è Costantino ad essere accusato di voler custodire il segreto: «I vecchi vangeli vennero messi al bando, sequestrati e bruciati».

Il lettore disattento non si avvede dell’incongruenza narrativa: chi è che non ha diffuso la verità su Gesù? È Costantino o è Saunière (non va dimenticato che il Codice da Vinci elenca, fra gli altri che prima di Saunière detengono il segreto senza rivelarlo, Jean Cocteau, Claude Debussy, Victor Hugo, Sandro Botticelli!!![1]; viene da domandarsi perché non anche Stanlio e Ollio, oppure Pippo, Pluto e Paperino).

In altro luogo abbiamo voluto presentare lo straordinario affresco di Leonardo da Vinci ed il suo significato iconografico (Dal Codice da Vinci di Dan Brown ad una più rispettosa lettura iconografica del Cenacolo di Leonardo; Dan Brown, nella sua ignoranza, non è nemmeno a conoscenza dei disegni preparatori di Leonardo che informano gli studiosi sulle sue intenzioni); questo piccolo divertissement[2] vuole, invece, semplicemente sorridere sul fatto che l’esordio stesso del Codice da Vinci afferma, nella sua incoerente trama, che la presunta verità su Gesù ci è stata da secoli sottratta da Jacques Saunière e da persone della sua risma che, pur essendo “curatori del Louvre” non sono mai stati in grado di scrivere un articolo, nemmeno anonimo, su di una rivista scientifica francese o sul Web, per informare il mondo della verità sui vangeli!

Il priorato di Sion ed i suoi membri esoterici non si sono insomma, secondo l’esplicita ammissione del romanziere americano, mai preoccupati di informare il mondo del “segreto”. Essi hanno vissuto piuttosto per trasmetterlo, in «un’ininterrotta catena di conoscenze», ad altri “detentori di segreti” (Saunière chiama i tre uccisi prima di lui i “fratelli assassinati”).

Ora, in tutto il mondo - afferma il Codice - è rimasto solo lui, l’unico: Saunière appunto «era il solo legame rimasto, l’unico guardiano di uno dei più terribili segreti mai esistiti». Nemmeno Mike Buongiorno conosceva quel segreto e se lo avessero interrogato a Lascia o raddoppia avrebbe perso tutto il suo capitale.

Il Codice afferma che, moribondo ormai Saunière, «esisteva solo una persona al mondo a cui passare la fiaccola». Anche in punto di morte, il segreto deve restare tale: la plebe, i poveri mortali, non debbono conoscere il segreto. Saunière ed il Priorato di Sion lo vogliono impedire!

Qui sta la vera somiglianza fra gli “apocrifi” antichi ed il nuovo “apocrifo” di Dan Brown. Non nel contenuto, non nell’interpretazione della figura di Gesù (come è noto a tutti, tranne che a Dan Brown, per gli apocrifi gnostici antichi Gesù è veramente Dio, mentre non è realmente uomo; la letteratura apocrifa è l’antitesi esatta di ciò che afferma il Codice[3]).

La somiglianza dell’operetta di Dan Brown con gli antichi scritti non canonici è esclusivamente quella del presunto “nascondimento”. Gli scrittori gnostici coniarono il termine “apocrifo” –che significa “nascosto”- per dare a credere che Gesù in segreto avrebbe fatto delle rivelazioni segrete ad alcuni apostoli chiedendo loro di mantenerle riservate e questi a loro volta le avrebbero trasmesse ad altri in segreto con la consegna di non divulgarle. Non un “segreto”, insomma, imposto dalla chiesa (che, fra l’altro, a quei tempi era perseguitata e non deteneva alcun potere; il secolo d’oro dello gnosticismo è il II secolo d.C.), ma piuttosto un segreto esoterico deciso in maniera autoreferenziale da coloro che amavano definirsi gnostici.

L’esigenza degli apocrifi gnostici di richiamarsi ad un segreto derivava dalla necessità di trovare un motivo che accreditasse l’antichità di tali testi e che superasse l’obiezione che gli apocrifi non potevano essere antichi dal momento che tutti conoscevano i testi canonici che venivano letti nelle pubbliche liturgie già nel I secolo, mentre nessuno aveva mai sentito parlare degli altri vangeli (semplicemente perché essi non erano ancora stati scritti!). Come dare allora credibilità ai nuovi vangeli, scritti almeno cinquanta anni dopo quelli conservati nel Nuovo Testamento? Gli autori dei vangeli gnostici scelsero una finzione letteraria e dichiararono che i loro vangeli non erano ancora conosciuti non perché appena scritti, ma perché tenuti nascosti per volontà dello stesso Gesù e dei discepoli “detentori del segreto” (su questo cfr. l’articolo Chi ha nascosto gli apocrifi? di d.Andrea Lonardo e gli altri testi sulla letteratura apocrifa presenti nella sezione Sacra Scrittura del sito www.gliscritti.it).

Nell’antichità, come nel Codice da Vinci, è l’affermazione di essere i custodi di un “segreto” ad essere la confessione letteraria della invenzione di ciò che si afferma.

Ecco, di seguito, la dichiarazione di ammissione del carattere “apocrifo”[4] del Codice:

Rimasto solo, Jacques Saunière tornò a osservare la saracinesca d’acciaio. Era in trappola; per riaprire la porta occorrevano almeno venti minuti. Prima che qualcuno facesse in tempo ad arrivare a lui, sarebbe morto. Eppure, la paura che adesso l’attanagliava era assai superiore a quella della morte. “Devo trasmettere il segreto”.
Alzandosi in piedi a fatica, richiamò alla mente tre fratelli assassinati. Pensò alle generazioni venute prima di loro, alla missione affidata a tutt’e quattro.
Un’ininterrotta catena di conoscenze”.
E all’improvviso, adesso, nonostante tutte le precauzioni e le misure di sicurezza, Jacques Saunière era il solo legame rimasto, l’unico guardiano di uno dei più terribili segreti mai esistiti.
Rabbrividendo, si rizzò in piedi.
Devo trovare un modo…”
Era intrappolato all’interno della Grande Galleria ed esisteva solo una persona al mondo a cui passare la fiaccola. Saunière guardò le pareti della sua ricchissima prigione. La collezione dei più famosi dipinti del mondo pareva sorridergli come un gruppo di vecchi amici.
Stringendo i denti per il dolore, fece appello a tutte le sue forze e capacità. Sapeva che il compito disperato che lo attendeva avrebbe richiesto fino all’ultimo istante di quel poco di vita che ancora gli rimaneva.


Note

[1] D.Brown, Il codice da Vinci, Milano, Mondadori, 2004, p. 383.

[2] La nostra breve nota gioca volutamente sul registro letterario e sulle sue finzioni, mentre Dan Brown ha esitato prima di cancellare le attestazione di storicità che erano esibite nelle prime edizioni del suo romanzetto; su questo cfr. Il Codice da Vinci di Dan Brown.

[3] Il Codice afferma: «Costantino... finanziò una nuova Bibbia, che escludeva i vangeli che ne esaltavano gli aspetti divini», p.275. «Abbiamo... i Rotoli copti scoperti nel 1945 a Nag Hammadi. Oltre a raccontare la vera storia del Graal (N.d.C.!!!), questi documenti parlano del mistero di Cristo in termini profondamente umani», p.275.

[4] D.Brown, Il codice da Vinci, Milano, Mondadori, 2004, pp.13-14.


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