Brani di difficile interpretazione della Bibbia, IV Gen 24, 14
Chiedere a Dio un segno per trovare moglie (tpfs*)

La ragazza alla quale dirò: Abbassa l'anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo Isacco;
da questo riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio padrone.

di d.Andrea Lonardo


Nella confusione del tempo presente, l'uomo sembra invocare segni. La parola “segno” ricorre spesso nel linguaggio quotidiano, ma frequentemente, in relazione ad esperienze strane, con un alone quasi magico. “Ho ricevuto un segno”, “Mi sembra che aver trovato quell'oggetto sia un segno”, “Penso che quella coincidenza sia un segno”.
Grazia data al cristianesimo è anche quella di fare chiarezza su tutto ciò, poiché ci è stato dato “il” segno, “un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio… l'Emmanuele” (Is 9, 4).
Non è irrilevante, innanzitutto, affermare che dichiarare “è un segno”, non fa, di per sé, avanzare assolutamente nel rischiarare il mistero della vita, se non viene affrontata la questione: “segno di che cosa?”
Infatti, per la dottrina cristiana della creazione e della salvezza, tutto è segno. Non esiste alcunché che non sia segno.
L'intera creazione è un segno di Dio e della sua onnipotenza e bontà, sufficiente di per sé per credere alla sua provvidenza. Ogni gesto o parola umana è un segno, perché Dio ha voluto che l'uomo potesse significare, comunicare – quante volte ci imbattiamo in persone che si soffermano su segni insignificanti, ma non prestano attenzione all'evidente malessere di una persona della loro famiglia, alla somatizzazione di una tristezza, all'evidente sconclusionatezza del loro esistere e così via! Il Figlio di Dio è il segno, il sacramento della presenza del Padre, segno indissolubile dall'opera della Chiesa e dei suoi sacramenti e l'incuria di tali segni – del Capo, il Cristo, e del suo Corpo, la Chiesa - ha come rischio la morte spirituale dell'uomo!
Anche gli spiriti maligni si esprimono attraverso prodigi, tentazioni, pensieri, segni, ed è loro gioco farli sorgere al fine di traviare l'uomo e indurlo in errore. Anche a livello letterario, in molti romanzi, incontriamo streghe capaci di sfruttare impegni di cavalieri pronti a sposare, fidando nel destino, la prima incontrata al ritorno da lunghi viaggi. Esse presentano loro persone non adatte che li possano portare alla rovina – tale espediente letterario è un buon antidoto contro l'uso univoco delle coincidenze come segno del bene! Anche chi opera il male o semplicemente chi vuole attraverso l'immagine e la pubblicità conquistare il cuore dell'uomo, produce segni. Discernere i segni del male che tenta, anche questa è opera del sapiente.
Nel testo di Gen 24, incontriamo uno splendido racconto che ci istruisce sui segni necessari alla ricerca ed alla scelta di una moglie (e lo stesso testo vale paradigmaticamente anche per l'opposta parte, per la donna ed il suo uomo).
Ad una lettura superficiale il servo, giunto nel paese dei Due fiumi – la Mesopotamia – nella città di Nacor, sembra cadere nell'equivocità della richiesta di una coincidenza. Sembra dire a Dio: “Ho pensato questo e questo; se si realizza, vuol dire che tu lo vuoi!”. Afferma infatti:

Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest'oggi e usa benevolenza verso il mio padrone Abramo! Ecco, io sto presso la fonte dell'acqua, mentre le fanciulle della città escono per attingere acqua. Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa l'anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio padrone (Gen 24, 12-14).

Ad una lettura significativa, invece, appare immediatamente, la sapienza del servo. Una situazione di calura, di stanchezza per il lungo viaggio suo e degli animali adoperati per il lungo spostamento è la realtà ideale per verificare quale donna è veramente generosa, disposta a “sporcarsi le mani”, veramente buona e capace di comprendere la situazione e di mettersi al servizio. Ecco un vero segno!
L'uomo, per sposarsi, deve riconoscere la bontà. Donne che come “principesse” non vogliano altro che essere servite non sono “adatte” al matrimonio. Ogni persona che sia non retta, non chiara, non capace di sopportazione, generosità, perdono non va cercata per affidarle la costruzione di una famiglia (ed il reciproco maschile è, ovviamente, non differente). Va piuttosto amata con l'amore dell'educatore che sostiene il cammino e propone la conversione.
L'invito della Scrittura è quello di leggere la crescita dell'uomo e della donna – senza lasciarsi abbagliare dall'emozione – per misurarne il superamento dell'egocentrismo e la reale capacità di accogliere la vita e di servirla.
Il lungo viaggio, perché la donna non sia del paese dei Cananei, ma appartenga alla terra dei padri, si svela inoltre come simbolo della necessità che la sposa appartenga al numero dei credenti in Dio. Non è bene – afferma implicitamente il testo – trascurare questo altro segno ordinario e insieme straordinario della vita. Che sia una donna che crede al Signore, che a Lui si rivolga per comprendere la via del bene e delle scelte, formata ai suoi comandamenti ed insegnamenti!

Intanto quell'uomo la contemplava in silenzio, in attesa di sapere se il Signore avesse o no concesso buon esito al suo viaggio (Gen 24, 21).

E' l'elemento, il segno che ancora manca al servo di Abramo: è o no della famiglia dei padri?
Molte volte la Scrittura fa l'elogio della donna buona, della donna perfetta, della donna credente e non idolatra. Discernere i segni della sua sapienza e rettitudine, ecco l'opera che resta da fare per chi, altrettanto sapiente e retto, desidera sposarsi.
Ecco, per esteso, il testo che narra della scelta della sposa di Isacco:

1Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in ogni cosa. 2Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: «Metti la mano sotto la mia coscia 3e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, 4ma che andrai al mio paese, nella mia patria, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco». 5Gli disse il servo: «Se la donna non mi vuol seguire in questo paese, dovrò forse ricondurre tuo figlio al paese da cui tu sei uscito?». 6Gli rispose Abramo: «Guardati dal ricondurre là mio figlio! 7Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha tolto dalla casa di mio padre e dal mio paese natio, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò questo paese, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per il mio figlio. 8 Se la donna non vorrà seguirti, allora sarai libero dal giuramento a me fatto; ma non devi ricondurre là il mio figlio».
9Allora il servo mise la mano sotto la coscia di Abramo, suo padrone, e gli prestò giuramento riguardo a questa cosa. 10Il servo prese dieci cammelli del suo padrone e, portando ogni sorta di cose preziose del suo padrone, si mise in viaggio e andò nel Paese dei due fiumi, alla città di Nacor. 11Fece inginocchiare i cammelli fuori della città, presso il pozzo d'acqua, nell'ora della sera, quando le donne escono ad attingere. 12E disse: «Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest'oggi e usa benevolenza verso il mio padrone Abramo! 13Ecco, io sto presso la fonte dell'acqua, mentre le fanciulle della città escono per attingere acqua. 14Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa l'anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio padrone». 15Non aveva ancora finito di parlare, quand'ecco Rebecca, che era nata a Betuèl figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla. 16La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo le si era unito. Essa scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì. 17Il servo allora le corse incontro e disse: «Fammi bere un pò d'acqua dalla tua anfora». 18Rispose: «Bevi, mio signore». In fretta calò l'anfora sul braccio e lo fece bere. 19Come ebbe finito di dargli da bere, disse: «Anche per i tuoi cammelli ne attingerò, finché finiranno di bere». 20In fretta vuotò l'anfora nell'abbeveratoio, corse di nuovo ad attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui. 21Intanto quell'uomo la contemplava in silenzio, in attesa di sapere se il Signore avesse o no concesso buon esito al suo viaggio. 22Quando i cammelli ebbero finito di bere, quell'uomo prese un pendente d'oro del peso di mezzo siclo e glielo pose alle narici e le pose sulle braccia due braccialetti del peso di dieci sicli d'oro. 23E disse: «Di chi sei figlia? Dimmelo. C'è posto per noi in casa di tuo padre, per passarvi la notte?». 24Gli rispose: «Io sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca partorì a Nacor». 25 E soggiunse: «C'è paglia e foraggio in quantità da noi e anche posto per passare la notte».
26Quell'uomo si inginocchiò e si prostrò al Signore 27e disse: «Sia benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non ha cessato di usare benevolenza e fedeltà verso il mio padrone. Quanto a me, il Signore mi ha guidato sulla via fino alla casa dei fratelli del mio padrone». 28La giovinetta corse ad annunziare alla casa di sua madre tutte queste cose. 29Ora Rebecca aveva un fratello chiamato Làbano e Làbano corse fuori da quell'uomo al pozzo. 30Egli infatti, visti il pendente e i braccialetti alle braccia della sorella e udite queste parole di Rebecca, sua sorella: «Così mi ha parlato quell'uomo», venne da costui che ancora stava presso i cammelli vicino al pozzo. 31Gli disse: «Vieni, benedetto dal Signore! Perché te ne stai fuori, mentre io ho preparato la casa e un posto per i cammelli?». 32Allora l'uomo entrò in casa e quegli tolse il basto ai cammelli, fornì paglia e foraggio ai cammelli e acqua per lavare i piedi a lui e ai suoi uomini. 33Quindi gli fu posto davanti da mangiare, ma egli disse; «Non mangerò, finché non avrò detto quello che devo dire». Gli risposero: «Dì pure». 34E disse: «Io sono un servo di Abramo. 35Il Signore ha benedetto molto il mio padrone, che è diventato potente: gli ha concesso greggi e armenti, argento e oro, schiavi e schiave, cammelli e asini. 36Sara, la moglie del mio padrone, gli ha partorito un figlio, quando ormai era vecchio, al quale egli ha dato tutti i suoi beni. 37E il mio padrone mi ha fatto giurare: Non devi prendere per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, 38ma andrai alla casa di mio padre, alla mia famiglia, a prendere una moglie per mio figlio. 39Io dissi al mio padrone: Forse la donna non mi seguirà. 40Mi rispose: Il Signore, alla cui presenza io cammino, manderà con te il suo angelo e darà felice esito al tuo viaggio, così che tu possa prendere una moglie per il mio figlio dalla mia famiglia e dalla casa di mio padre. 41Solo quando sarai andato alla mia famiglia, sarai esente dalla mia maledizione; se non volessero cedertela, sarai esente dalla mia maledizione. 42Così oggi sono arrivato alla fonte e ho detto: Signore, Dio del mio padrone Abramo, se stai per dar buon esito al viaggio che sto compiendo, 43ecco, io sto presso la fonte d'acqua; ebbene, la giovane che uscirà ad attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un pò d'acqua dalla tua anfora, 44e mi risponderà: Bevi tu; anche per i tuoi cammelli attingerò, quella sarà la moglie che il Signore ha destinata al figlio del mio padrone. 45Io non avevo ancora finito di pensare, quand'ecco Rebecca uscire con l'anfora sulla spalla; scese alla fonte, attinse; io allora le dissi: Fammi bere. 46Subito essa calò l'anfora e disse: Bevi; anche ai tuoi cammelli darò da bere. Così io bevvi ed essa diede da bere anche ai cammelli. 47E io la interrogai: Di chi sei figlia? Rispose: Sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca ha partorito a Nacor. Allora le posi il pendente alle narici e i braccialetti alle braccia. 48Poi mi inginocchiai e mi prostrai al Signore e benedissi il Signore, Dio del mio padrone Abramo, il quale mi aveva guidato per la via giusta a prendere per suo figlio la figlia del fratello del mio padrone. 49 Ora, se intendete usare benevolenza e lealtà verso il mio padrone, fatemelo sapere; se no, fatemelo sapere ugualmente, perché io mi rivolga altrove».
50Allora Làbano e Betuèl risposero: «Dal Signore la cosa procede, non possiamo dirti nulla. 51 Ecco Rebecca davanti a te: prendila e và e sia la moglie del figlio del tuo padrone, come ha parlato il Signore».
52Quando il servo di Abramo udì le loro parole, si prostrò a terra davanti al Signore. 53Poi il servo tirò fuori oggetti d'argento e oggetti d'oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al fratello e alla madre di lei. 54Poi mangiarono e bevvero lui e i suoi uomini e passarono la notte. Quando si alzarono alla mattina, egli disse: «Lasciatemi andare dal mio padrone». 55Ma il fratello e la madre di lei dissero: «Rimanga la giovinetta con noi qualche tempo, una decina di giorni; dopo, te ne andrai». 56Rispose loro: «Non trattenetemi, mentre il Signore ha concesso buon esito al mio viaggio. Lasciatemi partire per andare dal mio padrone!». 57Dissero allora: «Chiamiamo la giovinetta e domandiamo a lei stessa». 58Chiamarono dunque Rebecca e le dissero: «Vuoi partire con quest'uomo?». Essa rispose: «Andrò». 59Allora essi lasciarono partire Rebecca con la nutrice, insieme con il servo di Abramo e i suoi uomini. 60Benedissero Rebecca e le dissero:

«Tu, sorella nostra,
diventa migliaia di miriadi
e la tua stirpe conquisti
la porta dei suoi nemici!».


61Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, montarono sui cammelli e seguirono quell'uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì. 62Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roi; abitava infatti nel territorio del Negheb. 63Isacco uscì sul fare della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli. 64Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello. 65E disse al servo: «Chi è quell'uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi?». Il servo rispose: «E' il mio padrone». Allora essa prese il velo e si coprì. 66Il servo raccontò ad Isacco tutte le cose che aveva fatte. 67Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l'amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della madre (Gen 24, 1-67).


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