La confermazione, sacramento della speranza: per una teologia ed una spiritualità del sacramento della cresima. Appunti da Divo Barsotti, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 28 /09 /2011 - 23:16 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito alcuni appunti di Andrea Lonardo su D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983. Sulla confermazione vedi su questo stesso sito la sezione Catechesi e pastorale.

Il Centro culturale Gli scritti (28/9/2011)

Se il battesimo, come fondamento e inizio della vita cristiana, ha rapporto con la fede, la confermazione, come sacramento del progresso, ha rapporto con la virtù della speranza.

Così Divo Barsotti presenta lo specifico della confermazione, in una riflessione dedicata ai tre sacramenti dell’iniziazione cristiana[1]. Egli vede il battesimo come sacramento della fede, sacramento che necessita però di una grazia che fa poi maturare[2]:

Se per la fede viviamo la conoscenza del Padre, non come adesione ad un concetto, ma come adesione alla realtà stessa del mistero, il battesimo è quello che ce ne dà il potere. In potenza il battesimo è già tutta la vita cristiana, ma solo in potenza, sia perché rimangono le conseguenze del peccato, sia perché l'uomo stesso non può usare delle proprie potenze che attraverso una certa maturazione umana, sia perché l'esercizio delle stesse potenze umane esige continuamente la grazia che le renda capaci di divenire sempre più lo strumento dello Spirito. Di qui ne deriva che non possiamo separare il sacramento del battesimo dal sacramento della confermazione.
La nascita è l'inizio della vita, ma alla nascita segue tutto il processo della vita. Questo processo rende le potenze capaci dell'atto proprio della loro natura.
Il cristiano che mediante il battesimo si è inserito nel Cristo ed è uno con Lui, deve vivere la sua medesima vita: lo può in dipendenza dal sacramento della confermazione che è ordinato al cammino del cristiano verso la perfezione della sua vita. Se il battesimo, come fondamento e inizio della vita cristiana, ha rapporto con la fede, la confermazione, come sacramento del progresso, ha rapporto con la virtù della speranza.

La cresima è così – afferma Barsotti - il sacramento dei perfetti, perché spinge verso la perfezione[3]:

Nel battesimo noi riceviamo lo Spirito Santo, lo riceviamo anche nella confermazione, ma nel battesimo noi dobbiamo soprattutto riconoscere il dono ipostatico dello Spirito Santo, mentre nella confermazione dobbiamo soprattutto rilevare come lo Spirito Santo operi nell'uomo attraverso i suoi doni. Il dono dello Spirito è essenziale al battesimo che ci fa partecipi della natura divina e ci inserisce nel Cristo, quasi continuando l'incarnazione del Verbo; ma quando il cristiano diviene capace di vivere nella perfezione della sua natura umana, allora si impone che lo Spirito Santo operi nelle potenze spirituali dell'uomo abilitandolo ad agire in un modo nuovo, più alto di quello puramente umano, e conforme alla sua dignità di Figlio di Dio.
I doni dello Spirito sono l'effetto di questa presenza efficace dello Spirito sulle potenze dell'uomo. L'azione dello Spirito potenzia l'intelligenza e la rende capace di penetrare i misteri di Dio, di contemplare la Verità in una sua quasi connaturalità con l'intelligenza divina, potenzia la volontà e la rende ferma nel bene, forte nell'intraprendere e fedele nel proseguire un cammino che diviene sempre più umanamente impervio. Lo Spirito Santo di fatto, mediante i suoi doni, interviene nelle nostre potenze per farci vivere una vita che tenda sempre più a trascendere le possibilità umane, a farci vivere concretamente la vita del Cristo. Per questo la confermazione si dice il sacramento dei perfetti. Non certo perché una volta che abbiamo ricevuto questo sacramento siamo perfetti, ma perché dà a noi la possibilità di tendere alla perfezione cristiana.

La speranza è decisiva nella vita del cristiano: la confermazione, confermando nella speranza, permette che il desiderio dell’uomo non si muti in disperazione[4]:

Il battesimo è il sacramento della fede, la confermazione il sacramento della speranza. La speranza è tra le virtù teologali quella che dice il dinamismo della vita cristiana.
La fede è il fondamento, la carità è il compimento; ma il cammino che ci porta dall'inizio alla fine è la speranza. Per questo la confermazione è il sacramento della speranza, perché è quel sacramento che, mediante i doni dello Spirito Santo, fa si che l'anima possa ascendere verso la perfezione
.
Col battesimo Dio trasforma la nostra natura umana per renderla atta alla vita divina. Con la confermazione Dio vive in noi per farci crescere e per farci operare conformemente alla nostra dignità di figli: è il sacramento che realizza il passaggio dalla pubertà all'età adulta, ci fa perfetti cristiani. Nella docilità allo Spirito Santo noi viviamo il cammino che ci conduce alla perfezione cristiana.
Certo, la speranza suppone il desiderio. L'uomo è desiderio di Dio; ma questo desiderio ci condannerebbe soltanto all'inferno, se non venisse trasformato in una viva speranza. Nel desiderio piuttosto l'uomo è capace di Dio e l'uomo accoglie Dio e Dio vive nell'uomo, quando il desiderio diviene in lui una speranza viva.

Il desiderio di Dio per l'uomo che vive quaggiù, può di fatto trasformarsi nel desiderio delle innumerevoli cose che la vita presente può offrirgli
; siccome l'uomo vive quaggiù nel tempo, basta una qualunque creatura a riempire volta per volta l'attimo che egli vive. Così l'uomo passa di cosa in cosa senza trovare riposo, e tuttavia senza mai poter esaurire la sua possibilità di sfuggire a Dio.
Ma quando ogni creatura gli mancherà, ed egli vivrà fuori del tempo la pura durata di un'eternità senza fine, allora il desiderio di Dio, che è eterno, lo consumerà eternamente.
Sì, proprio il desiderio di Dio fa l'inferno. Se i dannati potessero non desiderare Dio, se non sentissero il vuoto di non possederlo, l'inferno non sarebbe più inferno: la pena del dannato è la privazione di Dio. Ora l'uomo non sente la sua privazione, ma quando gli mancheranno tutte le cose che nella vita presente sostituiscono Dio, e vivrà soltanto il vuoto, e Dio gli sarà per sempre inaccessibile, allora sarà l'inferno. L'inferno è il vuoto di Dio, ma in un desiderio terribile ed eternamente vano e inefficace di bellezza, di verità, di gioia, in una inestinguibile sete di vita.

Lo Spirito Santo coi suoi doni trasforma il desiderio, per sé inefficace, in una speranza viva
, dà all'uomo la certezza di conseguire quello che lo Spirito Santo ha acceso in noi come desiderio infinito di Sé.
In questo vi è una qualche proporzione fra Dio e l'uomo, dal momento che l'uomo ha solo in Dio il suo riposo: che, come Dio è infinito nell'atto, così l'uomo è infinito nel desiderio. Così ha scritto santa Caterina da Siena.

Simeone il Nuovo Teologo insegna che lo Spirito Santo, Egli stesso, è in noi il nostro desiderio
. Di fatto solo Dio è infinito, per questo è Lui che vive in noi con esigenza infinita di perfezione, di vita, di bellezza, di gioia. Ed è precisamente lo Spirito che nel desiderio ci solleva sempre più, senza fine, a Colui che è l'Infinito.
Di qui la vicenda della vita cristiana, il suo dinamismo
. Se Dio è amore che si dona, Dio diviene nell'uomo amore di desiderio che aspira, anzi lo incalza con violenza, con furore, e lo brucia e lo consuma. Dio è davvero Fuoco divorante come è scritto nel Deuteronomio (4,24) e ripete la Lettera agli Ebrei (12,29).
Questo desiderio di Dio nella vita presente, spesso è soffocato, anche perché Dio appare all'uomo irraggiungibile. E l'uomo si contenta di molto poco, e gli sembra così di essere più modesto nelle sue aspirazioni. L'ostacolo più grande alla vita spirituale è la mancanza della speranza.

Barsotti riflette allora sul fatto che è la confermazione a far passare il dono della vita cristiana dalla “potenza” all’“atto”[5]:

Questa è l'opera dei doni, questa è la grazia del sacramento che Gesù Cristo ha dato alla Chiesa, perché quello che il battesimo era in potenza, dovesse passare all'atto in una vita cristiana sempre più perfetta.
«O Speranza, quanto sei grande! Tanto ottieni, quanto speri ». La, speranza cristiana già di fatto, non solo si appoggia sulla promessa di Dio, ma è l'espressione stessa della promessa e l'anima la vive nella certezza del suo compimento. Mentre così il desiderio solo è sofferenza e tormento, la spe­ranza al contrario è già la gioia anticipata del possesso, perché Dio non delude.
«O Speranza, quanto sei grande! Tanto ottieni, quanto speri». La speranza dilata l'anima, rende efficace il desiderio e fa capace l'anima di conseguire il suo fine che è Dio.

Quando non è il desiderio di Dio che vive nel cuore dell’uomo, o l'uomo si contenta di una vita tranquilla
, che non dia noia ad alcuno e non voglia noia da alcuno: o l'anima si chiude, si rattrappisce in se stessa, e la vita diviene sempre più povera; o, abbandonandosi sempre più alle passioni che alimentano l'egoismo, l'uomo vive sempre più una vita di insaziabile sete di godimenti e di potere e non ha pace. É sempre dunque per l’uomo un assaporare la morte.
La legge del cristiano si esprime nel Vangelo con parole terribili: «Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro che è nei cieli» (Mt. 5,48; Lc. 6,36). Queste parole potrebbero essere per tutti motivo di condanna, se lo Spirito Santo non vivesse nell'uomo. La legge è l'amore e l'amore è insaziabile. Dice il libro dei Proverbi: «Il fuoco non dice mai basta» (Pr. 30,16). Se un'anima ama, non può contentarsi di quello che fa, di quello che è. Lo Spirito Santo, pur trasformando il desiderio nella speranza, non può mai saziare il cuore dell'uomo, perché quanto più Egli si dona e vive nel cuore dell'uomo, tanto più diviene insaziabile il desiderio, ché mai l'uomo potrebbe adeguarsi a Dio.

L'uomo possiede pace e gioia nella speranza, ma, come Dio è infinito
, così la presenza segreta di Dio dilata sempre più il cuore dell'uomo in una voce senza fine, quasi volendolo proporzionare a Sé infinito.
Dio trascenderà sempre la creatura, tuttavia dall'azione dei doni dello Spirito Santo l'anima riceverà una forza sempre nuova per tendere sempre in avanti. Vi è così nel cristiano una inquietudine sacra, pur nella pace, una insoddisfazione di sé e tuttavia un sentimento di plenitudine che è segno della presenza in lui dello Spirito Santo. Dio che vive nell'uomo, chiede all'uomo Se stesso infinito.

La cresima – afferma Barsotti – non deve essere presentata primariamente come il sacramento dell’apostolato, perché questa non è la sua prima caratteristica[6]:

Oggi si insiste sulla confermazione soprattutto come il sacramento dell'apostolato. È anche questo, ma non è esclusivamente questo, né, prima di tutto, questo. La confermazione assicura l'aiuto divino per un cammino di santità e la santità cristiana non ci unisce a Dio senza unirci agli uomini, ma non ci unisce agli uomini senza unirci prima di tutto a Dio.
La confermazione, mettendo in azione i doni per la «transumanizzazione» della nostra vita, rende prima di tutto possibile all’uomo la perfetta carità. Questa carità è espressione dell’azione dello Spirito che fa di te lo strumento della sua medesima vita. [...]

Lo Spirito rende l’uomo correlativo, poiché lo Spirito è l’unità del Padre e del Figlio[7]:

Così scriveva di sé santa Teresa di Gesù:  «Vivo in tale dimenticanza di me stessa, da non  ricordarmi più nemmeno di esistere».
Non è forse vero che un fidanzato, quando è innamorato davvero, perde la testa, si dimentica di sé, non pensa che alla persona che ama?
Così noi. L'amore di Dio dovrebbe portarci totalmente fuori di noi stessi, la nostra vita dovrebbe essere necessariamente un'estasi per vivere in Dio. Non parlo dell'estasi come fenomeno psicologico che suppone la sospensione delle potenze; intendo un uscire di sé per essere, per vivere in Dio. La vita dell’amore è sempre estasi, perché chi ama, vive nell'amato più che in sé stesso.
Noi siamo figli solo se viviamo nel Padre. Canta l'inno delle Lodi In Patre totus Filius/et totus in Verbo Pater: il Figlio è totalmente nel Padre, il Padre è totalmente nel Figlio. In sé ogni Persona divina non è, è nell'altra Persona correlativa. Nella vita cristiana ogni uomo così è rapito dallo Spirito e, nel Figlio, esce di sé per vivere unicamente in Dio.
Solo lo Spirito Santo può farci vivere questa estasi che non solo ci strappa alle nostre radici, ma ci solleva in una ascensione che ha per termine, al di là di tutti i cieli, il seno stesso del Padre. Lo Spirito Santo è l'unità del Padre e del Figlio, l'Amore personale per il quale il Figlio vive totalmente nel Padre e il Padre totalmente nel Figlio; ed è questo Spirito che solleva anche noi e ci trasferisce in Dio.
Il Cristo ha dato alla Chiesa il sacramento della confermazione, perché lo Spirito Santo divenisse nel cristiano la causa quasi formale della sua santificazione, quasi anima della sua anima, come ha detto sant'Agostino. Con questo però dobbiamo anche dire: la vita cristiana non è in opposizione alla natura. Lo Spirito ci solleva, è vero, oltre noi stessi, ma l'azione dello Spirito non va contro la natura, non la mortifica, prolunga e continua piuttosto la sua azione. 

Perché sia possibile vivere da figli, lo Spirito mostra che scegliere Dio vuol dire ricevere tutto[8]:

Può esser rinunzia, per un'anima che lo conosce, scegliere Dio? L'azione dello Spirito prima di tutto illumina l'uomo perché egli possa conoscerlo; cosi, invece di compiere una rinunzia, l'anima che sceglie Dio, in realtà sceglie tutto. Gli stessi beni creati non sono un'alternativa a Dio, che è il loro Creatore. Solo l'uomo può opporre questi beni a Dio, quando la loro scelta è rifiuto a Dio, volontà di sottrarsi al Signore.
Sarebbe un grave disordine se noi volessimo fare di Dio un mezzo in ordine alla vita presente; al contrario, se l'uomo si ordina a Dio come a suo vero, ultimo Bene, ogni creatura in tanto ha un valore per lui, in quanto è un mezzo che gli rende più facile il cammino verso il Signore.            

Opera dello Spirito è dare la forza di vivere i comandamenti del Padre, cioè vivere della sua stessa vita[9]:

Nell'Antico Testamento Dio dona a Israele i comandamenti, ma i comandamenti sono negativi. Nel Nuovo Testamento questa negatività è superata infinitamente e tutti i comandamenti divini si sintetizzano nell'ultima parola del Sermone della montagna, che corrisponde al dono della Legge nell'Esodo. La parola è terribile perché esprime una esigenza che nessuno potrà mai soddisfare: «Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro che è nei cieli» (Mt. 5,48; Lc. 6,36).
Tuttavia Dio non poteva darci un'altra legge, perché, se sia­mo figli, il figlio deve vivere la vita stessa del Padre. La perfezione dell'uomo consisterà nel tendere a una perfezione che sarà sempre, per sé, irraggiungibile, ma proprio per questo ci chiede ed esige che l'uomo rimanga in cammino. La mèta è irraggiungibile e tuttavia dobbiamo tendervi sempre! La vita non sarà che un cammino, un'ascesa. Non la Salita del Monte Carmelo, ma l'ascensione stessa del Cristo al seno del Padre.

Infine – e solo infine – la confermazione è anche sacramento che dona la forza della testimonianza, rendendo il cresimato capace di sostenere la prova che non mancherà e a cui deve essere preparato anche attraverso la catechesi, venendo istruito sul male e sulla duplice possibilità che lo attende, quella di seguire il Signore o di militare per altri signori[10]:

Una spiritualità che dipenda dal sacramento della confermazione, è una spiritualità che nello stesso tempo deve considerare la possibilità, ma anche deve dare al cristiano la grazia per un ideale contemplativo di trasformazione in Dio, e nello stesso tempo deve spingere il cristiano al servizio degli uomini, deve alimentare in lui la passione dell'apostolato per la loro salvezza.
Come la confermazione ci fa perfetti cristiani?
La confermazione è, nella religione cristiana, quello che è l'iniziazione dei ragazzi nelle religioni pagane. Nelle popolazioni primitive il bambino non diviene uomo con le attribuzioni e le responsabilità di coloro che fanno parte della tribù, se non attraverso una iniziazione. L'iniziazione spesso è penosa, perché l'uomo deve manifestarsi forte per essere uomo. Non è più un figlio di famiglia, deve essere un guerriero sempre pronto a difendere e proteggere la tribù.
L'uomo non diviene maturo per assumere responsabilità nella società di cui fa parte, senza esser sottoposto a prove dolorose che possano rivelare la sua forza fisica e morale; così il sacramento della confermazione viene conferito al cristiano per farlo forte nelle prove della vita. La vita cristiana continua di fatto il combattimento contro le potenze che fu proprio del Cristo; ed il cristiano vince, come Gesù, affrontando il male del mondo, ma subendo soprattutto la sua offesa nell'amore. Cristiano adulto è colui che, confermato, diviene così soldato di Gesù Cristo.
La spiritualità della Compagnia di Gesù, che sembra avere nella meditazione del Regno e dei due Stendardi il testo che più di ogni altro l'esprime, è così in modo privilegiato la spiritualità di questo sacramento. Il confermato non solo non evade dal mondo, ma, in forza di questo sacramento, riceve una missione per il mondo. Risponde a questo sacramento, nella vita di Gesù, il suo battesimo che inaugurava la sua vita pubblica.

La “testimonianza” – prosegue Barsotti – è tipica di chi “ha visto”. Solo l’“aver visto” rende credibile la testimonianza del cresimato[11]:

La testimonianza cristiana è come la luce della luna: la luna sta in faccia al sole e manda a noi, riflessa, la luce del sole. Noi che viviamo nella divina Presenza, diveniamo come uno specchio che rifrange la luce di Dio. Gli uomini vedono questa luce; non vedono direttamente Dio, ma vedono Dio attraverso l'uomo. È quello che diceva un avvocato che andò ad Ars; era un ateo, e quando ritornò a Parigi, i suoi amici, per ridere alle spalle del Curato, gli chiesero: «E allora, che cosa hai veduto ad Ars?» . E l'avvocato che al vedere il Curato si era convertito, dette questa risposta: «Ho visto Dio in un uomo».
Questo dovrebbero dire tutte le persone che ci avvicinano. Ma spesso la nostra testimonianza non è accettata, perché parliamo di cose che non abbiamo visto e la nostra testimonianza non è verace. Per essere verace bisogna che traspiri la verità e questa traspira, se abbiamo avuta una esperienza reale di quello che diciamo, perché se no, le nostre sono parole e rimangono parole. 

Barsotti sottolinea poi l’importanza della vita laicale - prima che di uno specifico servizio: essa è resa possibile dalla confermazione e la caratterizza[12]:

Il cristiano non ha bisogno di compiere una attività specificamente diversa da quella cui è chiamato in forza del suo stato e della sua professione per esercitare questo suo sacerdozio, dal momento che il carattere del battesimo e della confermazione, trasformando la sua stessa natura, fanno della sua umanità lo strumento delle operazioni di Gesù Sacerdote, a una certa imitazione di come l'umanità di Gesù fu strumento della sua Divinità per la redenzione e la salvezza degli uomini. [...] In questo è la grandezza del laicato cristiano, in questo soprattutto si esprime la spiritualità della confermazione. Ogni cristiano vivendo nel mondo ha un suo lavoro da compiere.
L'universo deve tornare ad essere pura epifania di Dio, non più schiavo del male, ma regno del Cristo. Ed è il cristiano che deve redimere il mondo perché divenga «Regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace». Questa missione esige prima di tutto il senso del peccato che domina il mondo. Non potremo certo combattere il male se non lo conosciamo e non potremo vincerlo senza la forza di Dio.
Il mondo di oggi è organizzato completamente contro Dio. Noi ci troviamo di fronte a un fenomeno unico della storia della umanità: è la manifestazione più alta della vita associata che è la polis, la nazione che si afferma con la finalità di respingere Dio, di andare contro Dio, di negarlo.
Come il cristiano vivrà questa esperienza terribile? Come il cristiano vivrà il suo impegno di consacrare il mondo a Dio, quando questo mondo sembra scivolare sempre più nel male e precipitare nell'inferno? In molte nazioni si è legalizzato il delitto con l'aborto, ci si è valsi del potere per opprimere, calpestare ogni diritto. Ovunque la violenza, la sopraffazione, la tortura, la morte. Che cosa farà il cristiano?
Il sacramento della confermazione a questo, ci chiama: dobbiamo assumere tutto il peso del mondo sentirci impegnati per la salvezza di tutti, di ogni anima. Non abbiamo altra forza che l'amore e il sacrificio.
Per lo Spirito Santo il Cristo offri Se stesso a Dio e il suo sacrificio fu la salvezza del mondo. La vita della Chiesa non è che il sacrificio del Cristo che continua nel tempo e si dilata cosi da divenire l'atto di ogni anima che si offre a Dio per le stesse intenzioni per le quali si è offerto Gesù. Che altro potremmo fare? Ma vi può essere un atto che meglio esprima nel dono di tutta la vita la perfezione dell'amore?

Se Barsotti sottolinea che il battesimo è il sacramento della fede e la confermazione quello della speranza, ecco che per lui l’eucarestia è, per eccellenza, il sacramento della carità, della comunione con Dio[13]:

L'esercizio delle virtù teologali dipende dai tre sacramenti della iniziazione che tutti i cristiani ricevono: il battesimo, la confermazione e l'Eucaristia.
Se il battesimo è il sacramento della fede e la confermazione è della speranza, l'Eucaristia è il sacramento della carità. La fede è il fondamento. Nessuno che non abbia ricevuto il battesimo, può ricevere gli altri sacramenti. La confermazione è il sacramento della crescita e l'Eucaristia il sacramento della perfezione.
È importante vedere la differenza fra questi sacramenti. Tuttavia non è cosi netta la differenza. Meditando sui singoli sacramenti più volte ci è sembrato di ripeterci. Di ftto se il battesimo è la nascita del cristiano e con questo sacramento egli riceve la vita, non è sufficiente vivere per crescere e giungere all'età matura? Se d'altra parte la confermazione è il sacramento che ci dà il potere di raggiungere la perfezione dell’essere cristiano, perché abbiamo detto che è l'Eucaristia il. sacramento della perfezione?

Possiamo dire: il battesimo ci fa cristiani, ma non ci dà di vivere la vita perfetta. Quanto più una natura è nobile, tanto più ha bisogno di tempo per realizzare la ricchezza delle sue possibilità. Lungo e faticoso è il cammino che porta il bambino a realizzarsi come uomo perfetto. Con la confermazione il cristiano si trova nella condizione di poter usare e di poter vivere secondo l'organismo spirituale di cui l'aveva già dotato il battesimo. La confermazione è il sacramento dei cristiani perfetti, in quanto perciò dà all'anima la possibilità di tendere alla perfezione nella docilità all'azione dello Spirito.
Il sacramento eucaristico è il sacramento della perfezione perché prima di tutto è il cibo che corrobora e nutre, ma è soprattutto il sacramento della perfezione perché vivere pienamente il suo mistero vuol dire per l'anima realizzare la sua unione nuziale col Cristo. Inseriti nel Cristo già col battesimo, siamo uno con Lui, ma la grazia dell'Eucaristia porta a compimento, nella distinzione delle persone, questa unità del Corpo nella unità della volontà e dell'amore.
Di fatto un nostro inserimento nel Cristo non elimina la volontà propria, anzi, se il battesimo vien conferito a un bambino, quanto più egli cresce e diviene uomo, tanto più in lui si manifesta la dualità del volere: la volontà propria e naturale subisce le conseguenze del peccato nell'inclinazione al male, sì che nasce una tensione interiore fra questa volontà e la volontà del Cristo che ha assunto la sua natura.
La spiritualità cristiana ci ha sempre insegnato che sussiste nel battezzato l'uomo vecchio pur nella presenza dell'uomo nuovo. L'ascesi del cristiano deve essere la mortificazione dell'uomo vecchio, finché non viva in lui che l'uomo nuovo, che è Cristo. L'uomo dev’essere uno, ma lo può soltanto se si lascia sempre più possedere dal Cristo, finché in lui non viva più che il Cristo solo. Proprio per questo sembra che la vita cristiana debba terminare necessariamente nella morte, quando, deposto finalmente il nostro corpo corruttibile, noi sussisteremo nel Cristo risorto, che è la nuova Terra e il nuovo Cielo che ci sono stati promessi. Proprio per questo, se la confermazione ci abilita al combattimento contro le potenze, perché tutto l'uomo debba sempre più essere posseduto dallo Spirito del Cristo, il sacramento eucaristico realizza, nel rapporto nuziale di Cristo con l'anima sposa, l'unità perfetta del Corpo e l'unità dell'amore. Cosi l'unità potenziale del battesimo, attraverso la confermazione, per la grazia propria del sacramento eucaristico, si realizza nell'unità perfetta del Corpo, salvando eternamente la distinzione delle persone che rimangono ordinate vicendevolmente l'una all'altra nel rapporto di un amore nuziale che è l'alleanza.

Note al testo

[1] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, p. 85.

[2] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, p. 85.

[3] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, pp. 86-87.

[4] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, pp. 96-98.

[5] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, pp. 99-100.

[6] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, pp. 102-103.

[7] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, pp. 105-106.

[8] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, p. 106.

[9] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, p. 111.

[10] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, pp. 116-117.

[11] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, pp. 117-118.

[12] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, pp. 119; 120-121.

[13] D. Barsotti, La vita in Cristo. I sacramenti dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia, 1983, pp. 125-127.