«Andate e fate discepoli, battezzando e insegnando». Riscopriamo la bellezza del Battesimo, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 25 /09 /2012 - 17:03 pm | Permalink | Homepage
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Ripresentiamo sul nostro sito il testo di una relazione tenuta ad un gruppo di catechisti in Vicariato il 24/9/2012 da Andrea Lonardo.

Il Centro culturale Gli scritti (25/9/2012)

«Se è vero che non possiamo più presupporre la fede, come avveniva un tempo quando i genitori e i nonni introducevano i piccoli alla fede e alla preghiera, dobbiamo rimetterci a fianco delle famiglie per camminare con loro in questa opera educativa».

Cardinale Agostino Vallini

Indice

1/ Il Battesimo è l'annunzio che la vita umana è un bene

Se nessun uomo può vivere senza cercare la vita e la verità, ciò vale ancora di più per i papà e le mamme. Chi diviene genitore scopre di essere ancora più appassionato della ricerca di Dio e del bene. Infatti, chi ha un figlio è disposto a perdere la propria vita perché il suo bambino scopra la via della felicità. Chi è diventato genitore ha bisogno di una speranza affidabile che sostenga non solo la propria vita, quanto soprattutto quella dei figli che ama.

Proprio questo è in gioco nel Battesimo. Se il Battesimo è vero - ha insegnato il Papa Benedetto XVI - allora ha senso far nascere dei bambini. Se invece non ci fosse un Dio Padre di quei figli, allora sarebbe insensato chiamarli a vivere, perché essi nascerebbero solo per una vita destinata prima o poi a tornare nel nulla: la storia intera sarebbe senza significato, perché le generazioni si susseguirebbero senza speranza.

Il Battesimo è al centro dell'annunzio cristiano e per questo «trafigge il cuore». Esso annunzia che Dio si è fatto vicino in Cristo proprio alla vita unica e irripetibile di chi viene battezzato: quella vita ha, grazie al Battesimo, una dignità ormai incancellabile, la dignità più grande che possa esistere in terra, quella di un figlio prediletto da Dio. Santa Faustina Kowalska ha scritto nel suo Diario[1]: «Vado attraverso la vita fra arcobaleni e tempeste ma con la fronte fieramente alta, perché sono figlia del Re, perché sento che il sangue dì Gesù circola nelle mie vene, ed ho posto la mia fiducia nella grande Misericordia del Signore».

Il Battesimo assicura che nasciamo per una vita piena ed eterna. Per questo la Chiesa si rallegra che gli uomini abbiano ancora il coraggio di far nascere bambini. E gioisce ancor più che chiedano per loro il Battesimo. Esulta grandemente anche quando le motivazioni di questa richiesta non sono ancora pienamente mature. Perché riconosce che chi ama i propri figli riscopre nel “mistero” della loro vita, l'esigenza insopprimibile di Dio. Spesso è proprio l'esperienza del divenire genitori che riapre in tante persone un cammino di fede. Dio, chiamando i genitori alla meraviglia per il loro bambino, li attira misteriosamente a sé.

2/ La questione educativa oggi

La Chiesaè consapevole che questo anelito a Dio risvegliato dalla nuova nascita ha bisogno di una compagnia che lo aiuti a maturare. Il nostro tempo appare per tanti versi simile a quello dell'esistenza terrena del Signore Gesù, quando Egli scorgeva le persone «come pecore senza pastore». Queste parole esprimono un disorientamento, una confusione, più che un rifiuto. È come se il nostro tempo, esattamente come quello del Signore Gesù, fosse diventato incerto su tutte le questioni essenziali: è bene vivere? È possibile trovare la verità? È possibile riconoscere il bene e il male? Come si deve vivere perché la vita abbia un significato? Si può amare e volere bene senza sapere cosa è il bene? C'è Dio e qual è il suo volto?

Questo disorientamento porta necessariamente con sé una latitanza educativa. È come se ci si rifiutasse di insegnare a vivere, non perché sia scomparso l'amore per la vita, ma perché mancano i punti di riferimento essenziali, quelli che sostengono ogni azione educativa, quelli che appassionano veramente alle cose belle e che spingono anche a sostenere i “no” che si debbono pronunciare senza recedere.

Tutto sembra ridursi a metodo. Rinunciando a pronunciarsi su ciò che è vero, bello e buono, ci si ritira nell'affermazione che l'unica azione educativa legittima è quella di aiutare ad apprendere i metodi che poi ognuno utilizzerà a suo piacimento. Ma i metodi non scaldano il cuore, non orientano la vita, non le conferiscono significato. Viceversa è solo chi si appassiona a ciò che è bello che poi accetterà la fatica di apprendere un metodo per giungervi.

Questa confusione educativa generalizzata sembra mortificare anche l'esigenza di Dio e di un'educazione alla fede. Sembra quasi che sia necessario anche in campo religioso, come in ogni altro ambito, assumere un atteggiamento neutrale, senza proporre alcunché della fede cristiana. Invece sono i bambini stessi a chiedere di Dio, della creazione, della vita eterna, della speranza, del significato. E prima di loro, sono i genitori a comprendere che volere bene ai propri figli vuol dire esattamente conoscere il bene a cui indirizzarli perché quel “bene” ci ha toccato il cuore.

La questione di Dio è il vertice della ricerca dell'uomo: tutto il suo desiderio vi anela. Tacere su Dio vorrebbe dire come sottrarre ai bambini il pane di cui hanno bisogno per vivere. Perché «non di solo pane vive l'uomo».

3/ Una nuova presenza della comunità cristiana a fianco delle famiglie che battezzano i bambini

Con il rinnovamento della pastorale battesimale e l'itinerario proposto ai genitori dei bambini da 0 a7 anni la Chiesadi Roma vuole illuminare con la Paroladi Dio questo tempo, perché lo ama, sapendo che è il Signore stesso che ci ha posto in esso nel suo misterioso disegno di salvezza.
Solo apparentemente tante famiglie sono lontane dalla Chiesa, mentre in realtà esse dicono sommessamente: «Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!». È l'esperienza ad insegnare che i genitori hanno come un sesto senso che permette loro di riconoscere immediatamente quanto la comunità cristiana ha un ruolo importantissimo nell'educazione delle nuove generazioni. Gli stessi adulti sembrano come cercare a tentoni chi li sostenga nella loro azione educativa.

L’unico motivo per cuila Chiesacammina a fianco delle giovani famiglie è la carità che la anima.La Chiesaama la vita dei bambini e dei genitori e per questo vuole camminare a fianco di chi battezza i propri figli. La fede che vuole loro donare è espressione di carità:la Chiesaannunzia il suo Signore alle famiglie perché crede che solo nel Battesimo la vita possa fiorire pienamente.

Dice il Talmud ebraico: «Insegnare la Torah (la Legge di Dio) ad un bambino che non è il proprio è come dargli la vita» (Talmud Babilonese Sanhedrin 19).

È una scelta di amore quella di educare ed è un’esigenza di carità quella di consegnare Cristo, l'amore stesso venuto in mezzo a noi. La Chiesa riscopre così le antiche opere di misericordia spirituale - consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori - consapevole che non c'è felicità senza un cuore buono, senza un cuore che crede e che spera. Perché l'educazione non è una questione metodologica, bensì di atteggiamenti e di contenuti. Si tratta, come dice il Documento di base, di «educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. In una parola, nutrire e guidare la mentalità di fede» (DB 38).

4/ Famiglia e Chiesa

La comunità cristiana riconosce la responsabilità primaria dei genitori nell'educazione dei figli. Essi non hanno bisogno, infatti, innanzitutto di specialisti, bensì dell'amore e della guida di coloro che li hanno generati. Nel sostenere i genitori nel loro compito,la Chiesa riconosce la bellezza e la dignità della vocazione dei laici adulti. I genitori sono adulti non solo in forza della loro età, ma ancor più perché hanno avuto il coraggio di generare alla vita e si sono posti al servizio di essa. Essi sono adulti proprio perché sono genitori: adulto è chi ritiene la vita di altre persone più importante della propria!

Il ruolo dei genitori è pertanto insostituibile. Essi si rendono ben conto che se abdicano al loro ruolo, nessuno potrà prendere il loro posto. La comunità cristiana intende sostenerli nel loro servizio, accompagnandoli a maturare nella fede, perché non si può donare ciò che non si è ricevuto e non si possiede.

Ma, contemporaneamente, la Chiesasa bene per la sua esperienza secolare che la trasmissione della fede non è mai il compito riservato esclusivamente a qualcuno, bensì è la missione che Cristo ha affidato a tutti. Per questo, mentre aiuta i genitori a riscoprire con gioia le proprie responsabilità, d'altro canto sa bene di dover lei stessa divenire sempre più manifestamente la madre Chiesa che genera i suoi figli. Dice in proposito Sant'Agostino, riferendosi ai bambini che vengono battezzati: «I bambini sono presentati per ricevere la grazia spirituale, non tanto da coloro che li portano sulle braccia (benché anche da essi, se sono buoni fedeli), quanto dalla società universale dei santi e dei fedeli. È tutta la madre chiesa dei santi che agisce, poiché essa tutta intera genera tutti e ciascuno».

5/ L’Iniziazione cristiana comincia con la preparazione al Battesimo

Ma quando comincia l’educazione religiosa dei bambini? Per rispondere è utile ricordare un piccolo aneddoto. Una donna si rivolge a un saggio, la cui fama era diffusa nel luogo in cui abitava. Vuol sapere da lui quando è opportuno iniziare a educare religiosamente sua figlia. Il saggio domanda l’età della bambina e, quando viene a sapere che ha 5 anni, dice alla madre: «Presto, corri a casa, sei in ritardo di cinque anni». È proprio così. L’educazione religiosa comincia fin dalla culla - anzi la psicologia moderna ci insegna che i primi anni sono decisivi nella formazione della persona.

Anche la riflessione moderna sull'Iniziazione cristiana[2] spinge nella stessa direzione. Se l'Iniziazione cristiana è un processo, questo cammino inizia con il Battesimo e non con la preparazione ai Sacramenti della Confermazione o dell'Eucarestia.

Benedetto XVI ha ricordato, infatti: «Quanto grande è [il dono del Battesimo] che la liturgia chiama “porta della nostra salvezza, inizio della vita in Cristo, fonte dell’umanità nuova” (Prefazio del Battesimo)!». Proprio con la preparazione ad esso ha inizio il cammino di Iniziazione cristiana. Gli incontri preparatori, la celebrazione del Battesimo stesso e l’educazione cristiana da parte dei genitori nei primi anni di vita del bambino sono decisivi nell’orientamento futuro della sua vita.

Per questo per rinnovare l’Iniziazione cristiana è urgente riscoprire l’unità del suo processo: infatti, una è la persona che la vive ed i tre sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucarestia solo se proposti non come tappe isolate, bensì come momenti sacramentali di un unico cammino, manifestano pienamente la loro bellezza.

È un grave errore preoccuparsi della crescita nella fede dei bambini solo a partire dai 7 o dagli 8 anni e le riflessioni della Chiesa di Roma vogliono aiutare a recuperare il valore educativo dei primi anni di vita dei bambini.

Se, infatti, si è fatti cristiani per grazia e non lo si diventa semplicemente per libera scelta - nel Battesimo, così come nella nascita fisica, non è il figlio che sceglie il Padre, bensì è il Padre che genera il figlio - questo non esclude, anzi per grazia di Dio necessita, che l'uomo cresca in questo processo, nel rispetto dei suoi tempi e della sua libertà.

6/ Una prassi antica

La prassi di battezzare i bambini non è recente, bensì risale ai tempi apostolici ed alla sapienza della Chiesa, come sottolineava il Cardinale Vicario Agostino Vallini nella sua relazione al Convegno diocesano. Il Nuovo Testamento ricorda che ci si battezzava “con la propria casa”, cioè insieme ai propri figli (1 Cor 1,16, la “casa” di Stefana; At 16,15, Lidia e la sua “casa”; At 16,33, il guardiano della prigione di Filippi con la sua “casa”; At 18,8, Crispo, capo della sinagoga, con la sua “casa”).

Inoltre i Padri della Chiesa, ben prima di Costantino, attestano che battezzare i piccoli era una tradizione ricevuta dagli apostoli. Espliciti riferimenti si trovano in Ireneo di Lione, in Origene e in Agostino. Origene scrive, ad esempio: «Il Battesimo della Chiesa è amministrato, secondo il costume della Chiesa, anche ai bambini» (Omelia 8 sul Levitico, su Lv 12,2-8). Ed Ireneo afferma: «Gesù è venuto a salvare tutti gli uomini: tutti quelli che per mezzo di lui sono rinati in Dio, neonati, bambini, giovani e persone anziane» (Adversus haereses II,22,4)[3]. Alle fonti letterarie si possono aggiungere anche quelle epigrafiche, in particolare le iscrizione funerarie dalle quali appare evidente il battesimo dei bambini: ad esempio, una di esse recita: «Zosimo, fedele nato da fedeli, ha vissuto 2 anni 1 mese 25 giorni».

L'impegno ad educare nella fede i propri figli è ancora più evidente della prassi del Battesimo degli infanti. Ovviamente la Chiesaantica la riceveva dall'ebraismo che circoncide i bambini all'ottavo giorno e li educa progressivamente allo studio della Torah. Nel Nuovo Testamento abbiamo testimonianza di questa passione educativa della prima comunità, ad esempio, nella figura di Timoteo, discepolo prediletto di San Paolo. L'apostolo gli ricorda come abbia ricevuto la fede dalla madre e dalla nonna che gliela hanno trasmessa - «Mi ricordo della tua fede schietta, fede che fu prima nella tua nonna Lòide, poi in tua madre Eunìce e ora, ne sono certo, anche in te» (2 Tim 1,5) - e come egli sia stato istruito nelle Scritture fin da piccolo - «Fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù» (2 Tim 3,15).

Ma molti testi neotestamentari fanno riferimento all'importanza dell'educazione dei piccoli, ad esempio Ef 6,4: «Voi, padri, fateli crescere [i vostri figli] nella disciplina e negli insegnamenti del Signore». Se Gesù si rivolge agli adulti per la sua predicazione, non appena i suoi discepoli hanno figli subito comprendono che il messaggio del Cristo riguarda anche i loro bambini.

È evidente che l’esperienza della paternità e maternità nella prima comunità primitiva le ha fatto rileggere in maniera più profonda le parole di Gesù sui bambini: «Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro» (Mc 10,13-16).

Non risulta pertanto corretta l'affermazione di alcuni autori che vorrebbero che la prassi del Battesimo dei bambini sia iniziata in età costantiniana. Anzi, se si guarda al IV secolo, ci si accorge che con Costantino divenne prassi esattamente l'opposto: si inizia cioè ad iscrivere i figli al catecumenato differendo il Battesimo, per paura che essi non siano in grado di sostenerne le responsabilità. Avvenne così che personalità come Basilio il Grande, Ambrogio e suo fratello Satiro, Giovanni Crisostomo, Girolamo, Rufino, Paolino di Nola, Agostino con l'amico Alipio ed il figlio Adeodato, Gregorio di Nazianzo abbiamo ricevuto il Battesimo solo in età adulta, pur essendo catecumeni fin da bambini[4].

Ma quando questi si battezzarono, iniziarono a scrivere in favore del Battesimo dei bambini perché non si ripetesse l'errore compiuto dai loro genitori. Abbiamo così nella seconda metà del IV secolo Basilio il Grande che scrive il Discorso 13 che è un'Esortazione al Santo Battesimo, Gregorio di Nissa che scrive un Sermone contro coloro che differiscono il Battesimo, Gregorio di Nazianzo che scrive il Discorso 40 sul Santo Battesimo ed Agostino che ritorna più volte ad invitare al Battesimo dei neonati: in tutti questi testi si torna ad invitare a conferire il Battesimo ai bambini secondo la prassi primitiva sovvertita dopo Costantino.

7/ La preparazione al Battesimo e la prosecuzione del cammino dopo di esso

A partire dalla Tradizione della Chiesa e dalla sua lunga esperienza, la pastorale del Battesimo si ispira a due grandi principi (cfr. Istruzione Pastoralis actio della Congregazione per la dottrina della fede):

1. Il Battesimo è il segno e lo strumento dell'amore preveniente di Dio che comunica la partecipazione alla vita divina e che libera dal peccato. È necessario alla salvezza e per questo non è bene che tale dono sia differito ai bambini.

2. Al contempo bisogna far sì che tale dono possa svilupparsi mediante una vera educazione nella fede e nella vita cristiana, affinché il sacramento possa realizzare pienamente tutto ciò che dona e significa.

La Chiesa ha sempre, perciò, fatto esplicito obbligo ai genitori cristiani di battezzare i loro bambini - e continua a farlo oggi. Il Battesimo dei bambini sottolinea così l’assoluta gratuità della grazia di Dio. L’uomo è salvato non per le proprie opere, ma perché gli è donato lo Spirito di Cristo.

D’altro canto la Chiesa è profondamente consapevole che quel dono richiede una fede in coloro che accompagnano il bambino al Battesimo e che questa deve essere fatta maturare perché sia garantita la futura educazione cristiana del bambino.

Ma la fede dei genitori e quella dei padrini e delle madrine non è sola, perché è la Chiesa stessa che sostiene con la sua fede quella delle famiglie. In questo senso il bambino è sempre battezzato nella fede della Chiesa e non solo in quella dei suoi cari.

La fede dei genitori matura innanzitutto attraverso la preparazione al Battesimo e, soprattutto, attraverso la sua celebrazione. Infatti, la liturgia è capace di per sé di parlare al loro cuore tramite i suoi segni e la grazia agisce in essi. Spesso i genitori entrano maggiormente nella fede battesimale proprio celebrando il Rito stesso che permette loro, come ogni azione liturgica, di “fare esperienza” di Dio.

Ma alla celebrazione deve poi seguire un cammino che impegna i genitori come educatori, come sottolinea il Catechismo della Chiesa Cattolica che scrive: «Dove il Battesimo dei bambini è diventato largamente la forma abituale della celebrazione del sacramento, questa è divenuta un atto unico che, in modo molto abbreviato, integra le tappe preparatorie dell'iniziazione cristiana. Per la sua stessa natura il Battesimo dei bambini richiede un catecumenato post-battesimale. Non si tratta soltanto della necessità di una istruzione posteriore al Battesimo, ma del necessario sviluppo della grazia battesimale nella crescita della persona. È l'ambito proprio del catechismo» (CCC 1231).

Proprio questo principio ispira la pastorale della Chiesa di Roma. Non si deve pretendere di far maturare la pienezza della fede prima del Battesimo, anche perché i neo-genitori vivono un periodo di grande stanchezza a motivo del neonato appena giunto. Si deve piuttosto mostrare la bellezza della fede perché i genitori si dispongano liberamente a proseguire il cammino negli anni che seguiranno.

8/ Le tappe che proporrà il Sussidio di pastorale battesimale della diocesi di Roma

È per questo il Sussidio i pastorale battesimale della diocesi che è in fase avanzata di preparazione presenterà diverse tappe.

8.1/ Il cammino delle famiglie prima del Battesimo

Una prima tappa riguarda la preparazione al Battesimo. Ha lo scopo di «trafiggere il cuore», di mostrare cioè la bellezza della fede cristiana e del Battesimo, almeno in forma germinale.

8.2/ Il cammino delle famiglie dopo il Battesimo fino ai 3 anni dei bambini

Una seconda tappa riguarda l'itinerario da proporre ai genitori che hanno battezzato i loro bambini, fino ai 3 anni di vita dei figli. In questa età, infatti, i genitori sono per lo più gli unici educatori alla fede dei piccoli.

Si articola in due percorsi. Il primo intende sostenere la creazione di gruppi di giovani famiglie che hanno appena battezzato i bambini, proponendo loro un itinerario di riscoperta della fede.

Un secondo percorso riguarda tutti i genitori, anche quelli che non saranno disponibili ad un cammino di gruppo, perché tutte le famiglie siano comunque aiutate nell'educazione cristiana dei loro figli fin dalla più tenere età. Questo itinerario si compone di lettere da donare periodicamente alle famiglie perché siano sostenute nell’educazione cristiana dei figli.

8.3/ Da 3 a 6 anni di età

Una terza tappa mira a sostenere i genitori man mano che i figli crescono e cominciano a porre ai grandi i loro grandi “perché”. Poiché i figli iniziano processi stabili di socializzazione attraverso la scuola materna diventa sempre più importante anche il coinvolgimento della comunità parrocchiale, soprattutto attraverso la liturgia domenicale e le feste dell'anno liturgico.

Oltre alle lettere alle famiglie ed agli strumenti per la comunità parrocchiale, per questa fascia di età l’Ufficio catechistico ha predisposto una serie di video intitolata Le domande grandi dei bambini che è on-line sul Canale CatechistiRoma di Youtube e sul sito dell’Ufficio www.ucroma.it

8.4/ Da 6 a 7 anni di età

Una quarta tappa riguarda le famiglie con bambini da 6 a 7 anni. È l'età nella quale i bambini affrontano la scuola dell'obbligo, imparando lentamente a leggere e a scrivere. L’itinerario, redatto dal Centro Oratori Romani, mira sempre a sostenere i genitori nella crescita dei loro figli, ma questa volta il coinvolgimento si amplia all'oratorio che i bambini possono frequentare sempre più stabilmente prima e dopo la liturgia domenicale.

9/ La necessità di nuovi catechisti per la pastorale battesimale e gli anni che seguono il Battesimo

«[Il cammino proposto] è, in gran parte, legato ad una condizione, vale a dire che ogni parrocchia possa disporre di catechisti – meglio di giovani coppie di catechisti - sufficienti e preparati da destinare alla pastorale battesimale e post-battesimale. So bene che i parroci faticano già non poco per trovare i catechisti necessari per le tappe della Comunione e della Cresima. Nondimeno se vogliamo far fronte a questa avvincente sfida pastorale, dobbiamo adoperarci per appassionare alla buona causa quanti ci è possibile coinvolgere, giovandoci anche di persone consacrate».

Cardinale Agostino Vallini

Oltre ad una rinnovata passione educativa, il grande nodo da affrontare è quello dei catechisti disponibili per questo compito preziosissimo. La pastorale delle giovani famiglie che chiedono di battezzare i loro bambini e che hanno bisogno poi di essere accompagnate nell’educazione cristiana dei figli fin dalla più tenera età ha bisogno di coppie di catechisti laici.

Il parroco è certamente il responsabile della pastorale battesimale. Egli però non può seguire personalmente in maniera diretta tutte le giovani famiglie, soprattutto in una comunità dove nascono molti bambini.

L’esperienza insegna che la presenza di numerose coppie di catechisti che abbiano figli è molto preziosa. I nuovi genitori li sentono immediatamente vicini, perché avvertono di condividere con loro le stesse gioie e le stesse fatiche. Se i figli dei catechisti hanno la stessa età dei nuovi nati, può capitare che frequentino gli stessi asili e le stesse strutture mediche ed educative. Se i catechisti hanno figli di qualche anno più grandi, la loro esperienza è comunque un elemento che rende fecondo il dialogo con i nuovi genitori, a partire dall’esperienza vissuta.

Per questo è decisivo che il presbiterio della parrocchia, insieme alla comunità, individui coppie di catechisti per le famiglie che hanno bambini da0 a7 anni, per accompagnarli a partire dalla richiesta del Battesimo fino al momento in cui entreranno in una catechesi più strutturata in vista della Comunione.

I catechisti possono divenire punto di riferimento per gruppi di famiglie che hanno battezzato i neonati nello stesso anno. La coppia di catechisti che ha preparato al Battesimo diverse famiglie nel corso dell’anno potrà invitarle a riunirsi insieme per crescere nella fede, secondo le modalità proposte del piccolo gruppo o secondo altre modalità individuate dalla parrocchia stessa.

I catechisti potranno mantenere i contatti anche con le famiglie che non fossero pronte ad un cammino, sia proponendosi con semplicità come presenza discreta e affidabile, sia inviando le lettere proposte in questo Sussidio per l'educazione cristiana in casa, sia invitandole a partecipare a quei momenti che la comunità avrà progettato per gli incontri comuni dei bambini piccoli con le loro famiglie.

Antologia di testi

Dalla Sacra Scrittura

1 Gv 4,10.19
Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi. Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo.

At 16,31-34
Paolo e Sila dissero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E proclamarono la parola del Signore al carceriere della prigione e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese con sé, a quell’ora della notte, e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. 

Da altri autori

Da San Gregorio Nazianzieno
Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei creatura finita. Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho più di loro? Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita.

Dalla Tradizione apostolica, attribuita ad Ippolito di Roma, ricostruita da B. Botte
Battezzate in primo luogo i bambini: tutti coloro che possono parlare da soli, parlino; per coloro invece che non possono parlare da soli, parlino i genitori o qualcuno della loro famiglia. 

Da San Tommaso d'Aquino
Nessuno deve avere il minimo dubbio che ogni fedele diviene partecipe del corpo e del sangue del Signore nel momento in cui con il battesimo diviene membro del Corpo di Cristo. 

Cfr. Istruzione Pastoralis actio della Congregazione per la Dottrina della fede
La dottrina della necessità del battesimo è “di capitale importanza”.

Dall’Istruzione Pastoralis actio della Congregazione per la Dottrina della fede
Va attribuita grande importanza alla presenza e alla partecipazione attiva dei genitori nella celebrazione; essi hanno ormai la priorità rispetto al padrini e alle madrine, la cui presenza è tuttavia ancora richiesta, poiché il loro concorso nell'educazione rimane prezioso e talvolta necessario. In secondo luogo, si deve attribuire grande importanza alla preparazione del battesimo. I genitori devono preoccuparsene, avvertire i loro pastori d'anime della nascita attesa, prepararsi spiritualmente. Da parte loro i pastori visiteranno le famiglie, anzi cercheranno di riunirne insieme diverse e impartiranno loro la catechesi ed altri opportuni suggerimenti, e inoltre le inviteranno a pregare per i bambini, che si accingono a ricevere.

Dall’omelia di Benedetto XVI nei primi vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio
I genitori sono i primi educatori alla fede dei loro figli fin dalla più tenera età; pertanto è necessario sostenere le famiglie nella loro missione educativa attraverso opportune iniziative. In pari tempo, è auspicabile che il cammino battesimale, prima tappa dell’itinerario formativo dell’iniziazione cristiana, oltre a favorire la consapevole e degna preparazione alla celebrazione del Sacramento, ponga adeguata attenzione agli anni immediatamente successivi al Battesimo, con appositi itinerari che tengano conto delle condizioni di vita che le famiglie devono affrontare. Incoraggio quindi le comunità parrocchiali e le altre realtà ecclesiali a proseguire con impegno nella riflessione per promuovere una migliore comprensione e recezione dei Sacramenti attraverso i quali l’uomo è reso partecipe della vita stessa di Dio. Non manchino alla Chiesa di Roma fedeli laici pronti ad offrire il proprio contributo per edificare comunità vive, che permettano alla Parola di Dio di irrompere nel cuore di quanti ancora non hanno conosciuto il Signore o si sono allontanati da Lui.

Dal Catechismo dei Bambini, Lasciate che i bambini vengano a me, nn. 72-73
I genitori, per il posto che occupano accanto ai figli, che hanno chiamati alla vita per il tempo e per l’eternità, sono i più diretti responsabili della scelta di battezzare o non battezzare. Tuttavia essi non sono i soli responsabili e non vanno lasciati soli.La Chiesacondivide con loro la responsabilità della scelta di battezzare i bambini e di educarli cristianamente. Per questo invita i genitori a battezzare al più presto i figli, perché possano partecipare senza ritardo al dono della vita divina e accoglie la domanda del Battesimo sempre con gioia. Tuttavia, essa avverte l’esigenza e il dovere di dialogare con i genitori per aiutarli a maturare la volontà di battezzare come vera scelta di fede.
Si tratta a volte di superare incertezze e motivazioni più superficiali quali “voglio che mio figlio sia come tutti gli altri”, “si è sempre fatto così”, “è una festa”. Altre volte si tratta di rimuovere ostacoli connessi alla situazione familiare. Decisiva e illuminante per tutti è la prescritta catechesi di preparazione al Battesimo, da svolgersi con opportuni itinerari di fede, commisurata alle esigenze delle singole famiglie. Questa catechesi aiuta a comprendere che il Battesimo è dono di vita e sacramento di salvezza. I genitori hanno l’occasione di chiarire e di manifestare a se stessi e reciprocamente, con coraggio, le proprie intime convinzioni, quelle che si manifestano nelle opere della vita quotidiana prima che nelle parole. La comunità che ascolta i genitori ha il dovere di annunciare loro il messaggio della Chiesa e di aiutarli perché l’ambiente familiare diventi sempre più aperto alla fede e all’amore.

Dal Libro del Sinodo della Diocesi di Roma
La celebrazione del battesimo dei bambini sia preceduta da una congrua preparazione dei genitori e dei padrini, da parte del parroco coadiuvato dai catechisti, con alcuni incontri previi, possibilmente a casa dei genitori. Scopo di questi incontri è risvegliare il senso e la responsabilità del battesimo ricevuto e degli impegni che si assumono genitori e padrini, e preparare ad una fruttuosa celebrazione del sacramento.
Nel caso di genitori che chiedono il battesimo per i loro figli, ma si trovano in situazione irregolare davanti alla Chiesa o manifestano difficoltà di fede, si agisca con prudenza e pedagogia pastorale, evitando comunque il rifiuto del sacramento; il parroco, cui spetta di stabilire in tali circostanze il momento opportuno per il battesimo, deve ammettere il bambino ad essere battezzato quando l’impegno dei genitori o dei padrini assicura la fondata speranza che sarà educato nella fede cattolica.
Sia favorita la celebrazione comunitaria del battesimo, in modo speciale nella veglia pasquale o inserita nell’Eucaristia domenicale o di altre feste significative, così da promuovere nella comunità cristiana la consapevolezza del suo dono e compito materno nei confronti dei nuovi battezzati e la presa di coscienza da parte dei genitori di assumere un impegno responsabile di educazione nella fede, davanti al Signore e alla presenza della comunità cristiana.

Da Louis-Marie Chauvet, liturgista
Molti genitori, all'uscita dalla celebrazione, dicono al prete: "Grazie, padre, è stato bello". C’è fondato motivo di ritenere che in molti casi questa reazione esprima più che una semplice soddisfazione per la bellezza formale della celebrazione: è avvenuto qualcosa nel cuore dei partecipanti.

Note al testo

[1] Diario di suor Faustina Kowalska, 26 febbraio 1937.

[2] Iniziazione cristiana è un termine moderno chela Chiesa antica non conosceva. Viene utilizzato la prima volta da uno studioso francese vissuto a Roma, padre L. Duchesne, alla fine dell'ottocento. Diviene poi di uso corrente con la riflessione del Concilio Vaticano II.

[3] L'unico dei padri che avanza riserve sul Battesimo dei bambini è Tertulliano. Egli, che è un rigorista, non vorrebbe conferire il Battesimo se non a chi si è già sposato, perché altrimenti potrebbe incorrere dopo essere divenuto cristiano in peccati gravi di ordine affettivo. La sua opposizione al Battesimo dei bambini attesta comunque che esso era prassi al suo tempo.

[4] Famosa a Roma è l'iscrizione funeraria di Giunio Basso, praefectus urbi, che ricorda il defunto come neofitus, cioè appena battezzato, in quanto doveva aver ricevuto il Battesimo in punto di morte, dopo averlo differito per tutta la vita.