I luoghi di Chesterton a Roma, Londra e Beaconsfield

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 21 /04 /2013 - 15:19 pm | Permalink | Homepage
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Su Chesterton, vedi su questo stesso sito la pagina Testi inerenti a G.K. Chesterton.

1/ L’Hotel Hassler, dimora di Gilbert e Frances Chesterton a Roma

Riprendiamo sul nostro sito una breve nota scritta dalla redazione del sito G. K. Chesterton - Il blog dell’Uomo Vivo, 17 marzo 2013. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (21/4/2013)

Nel 1929 GKC e sua moglie Frances si trattennero a Roma per tre mesi circa (dal novembre fino a gennaio 1930).

I coniugi soggiornarono all’Hotel Hassler, sopra piazza di Spagna (lo vedete in foto, dietro la palma).

Qui GKC scrisse La resurrezione di Roma, da qui partì per andare da Mussolini e alla sorprendente ed indimenticabile udienza con Papa Pio XI, suo lettore e ammiratore.

Qui, nella hall, incontrava i bimbi e una volta qualcuno l’ha visto mentre si faceva pettinare da loro...

Una specie di "luogo sacro", per noi.

2/ Il mosaico di San Clemente: solo un pazzo potrebbe mettersi di fronte a questo disegno e sostenere che la fede cristiana è antivitale e il nostro un credo di morte (da G.K. Chesterton)

da G.K. Chesterton, La resurrezione di Roma, IPL, Milano, 1995, pp. 233-234

Ma la chiesa superiore [di San Clemente] nella quale ascoltai la Messa è per diverse ragioni la corona della rinascita e del trionfo delle cose cristiane, e l’antica decorazione dell’abside esprime questo concetto con un’armonia addirittura impressionante. L’abside è formata dalla solita mezza luna dorata e al sommo di essa vi è una nube dalla quale la mano di Dio si tende verso il crocefisso ma non con un semplice gesto di benedizione; è come se afferrasse la croce impugnandola come l’elsa d’una spada e come una spada la scagliasse giù sulla terra. Eppure si tratta di cosa che è l’opposto stesso della spada poiché il suo tocco non dà la morte ma la vita che scoppia e germoglia e s’innalza nell’aria affinché il mondo abbia la vita e sia una vita sovrabbondante.

È impossibile rendere con sufficiente violenza l’effetto di questa rappresentazione di vita. Non si tratta di un normale sviluppo di rami e di radici, è più come uno zampillare di sangue generoso da una prima ferita aperta nelle arterie della terra. I germogli vivi si scagliano nello spazio con moto turbinoso così da ricoprire tutto lo sfondo con anelli e mulinelli, quasi sino a raggiungere e imprigionare le stelle.

Questo disegno antichissimo esprime veramente ciò che tanti esperimenti futuristi e tante violente e pazzesche decorazioni tentarono inutilmente di esprimere: la creazione di un diagramma dinamico esprimente per mezzo del disegno l’immediatezza dell’azione. La sproporzione stessa fra le larghe curve e i vasti cerchi che si spiegano dappertutto e la croce sottile al cui tocco essi balzarono alla vita, non fa che aggiungere forza alla potenza di quel magico legno. Al centro di ognuno di quei cerchi, come in un rifugio che è insieme un nido e un mondo nuovo e distinto, sta un uccello diverso per la specie e il colore.

Nessuno se non un pazzo potrebbe mettersi di fronte a questo disegno e ancora sostenere che la nostra fede è antivitale e il nostro un credo di morte. Occorre poi notare un ultimo tocco già osservato da molti: la faccia del crocefisso che nella maggioranza delle immagini è necessariamente tragica, qui è radiosa come nella luce di un pieno meriggio, come esprimesse le parole che non è stato necessario incidere come motto o iscrizione: “Io sono la resurrezione e la vita”.

3/ Luoghi di G.K. Chesterton a Londra. Breve nota di Andrea Lonardo

L’Ye Olde Cheshire Cheese, in 145 Fleet Street, è il Pub dove Chesterton amava bere, chiacchierare e scrivere. È sulla Fleet Street la via frequentata dai giornalisti.

Non lontano è St Paul's Cathedral, il luogo che compare all’inizio del romanzo La sfera e la croce.

La casa natale è a Campden Hill, Sheffield Terrace 32 (a ovest di Kensington Park), vicino alla quale è la chiesa anglicana di St George dove Chesterton è stato battezzato.

Successivamente Chesterton ha abitato in Londra anche in Warwick Gardens 11 (non lontano da Sheffield Terrace), dove una targa ricorda il fatto.

Ha studiato fino al 1895 presso la Slade School of Art ed ha poi frequentato l'University College of London, in Gower Street (a nord del British Museum), ma nessuna targa ricorda l’evento.

Padre McNabb era solito predicare e discutere in Hyde Park, presso lo "speak corner", dove chiunque può salire e concionare (L'uomo che fu Giovedì inizia con uno di questi sermoni, anche se il fatto è narrativamente ambientato a Suffron Park).

4/ Uno dei nostri è andato a Beaconsfield - Cronaca dell'avventura, di Ciro Dell’Ova

Riprendiamo sul nostro sito una breve nota scritta da Ciro Dell’Ova per il sito G. K. Chesterton - Il blog dell’Uomo Vivo, 7 settembre 2012. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (21/4/2013)

Cari amici della Società Chestertoniana,

a pochi giorni dal mio rientro vi racconto le vicende che hanno caratterizzato l'ultimo giorno del viaggio che ho fatto la settimana scorsa in Inghilterra insieme ad alcuni miei amici. Nella tabella Excel che riporta tutte le tappe del viaggio, l’ultimo giorno, dopo la visita al castello di Windsor, poche ore prima del volo di rientro, è prevista una tappa a Beaconsfield, alla ricerca dei luoghi in cui grande Gilbert ha lasciato le tracce della sua vita terrena.

Grazie alla stupefacente tecnologia del nostro Tomtom raggiungiamo senza difficoltà Beaconsfield, precisamente la Chiesa Cattolica di Santa Teresa, situata in via Warwick 4. Un discreto via vai di persone occupa il marciapiede ed il parcheggio che si trova vicino la chiesa, tra me e me penso che quelle persone si trovino in quel luogo per fare anche loro una visita a GKC. Richiedo informazioni sul cimitero cattolico della chiesa di S. Teresa, le persone a cui io mi rivolgo mi rispondono: "Sorry. I don't know"; ad un signore chiedo cortesemente di indicarmi dove si trova il cimitero in cui è sepolto Chesterton, "Chesterton? Who is Chesterton?", passa qualche secondo prima di riprendermi dall'interdizione causata da quelle tre paroline e chiedo conferma dell'esatta traduzione di quelle tre paroline ad una amica che è più capace di me con la lingua inglese. Dunque il signore non conosce Chesterton, peggio per lui! "Excuse me, where is Chesterton's grave?", "Grave? Chesterton's grave? I can't help you". 

Decidiamo di recarci nella chiesa che si trova in fondo a Warwick road, probabilmente c'è un cimitero, ma la chiesa è anglicana. Niente da fare. Una signorina bionda prende il sole nel giardino che si trova tra la chiesa cattolica e quella anglicana, mi avvicino: "Excuse me, do you know Chesterton? The catholic writer who lived in Beacosfiel during his last years?" "No, I'm sorry". A Beaconsfield Chesterton non è conosciuto

Stupefatto mi dirigo di nuovo verso la chiesa cattolica, c'è una canonica, benissimo, mi attacco al campanello ma nessuno risponde... Non mi rassegno... L’amica più brava di me con la lingua inglese mi segue con il fiatone, il resto della compagnia siede rassegnato e stanco sul marciapiede della chiesa di S. Teresa e guarda noi due che come palline di un flipper schizziamo da una parte all'altra alla ricerca di uno straccio di informazione su dove si trovano la tomba e la casa di Chesterton. Bussiamo alle porte delle case che si trovano dirimpetto la chiesa. Un'anziana e gentile signora inglese ci risponde, le chiediamo di Chesterton, della sua casa e della sua tomba... La concitazione delle nostre parole disorienta la vecchietta che ci fa accomodare gentilmente nel salotto di casa sua, le spieghiamo che siamo da cinque giorni in viaggio per l'Inghilterra, che tra qualche ora abbiamo il volo di rientro in Italia e che prima di ripartire vorremmo fare una visita al nostro amico Chesterton.

Il nome non le risulta totalmente ignoto ma purtroppo non sa darci le informazioni precise che cerchiamo. La signora ci invita a seguirla, infila un paio di scarpe deformate a causa dell'alluce valgo dei suoi piedi, prende le chiavi di casa e sbatte il portone.

Con passo militaresco accompagnato dal movimento alternato delle braccia noi seguiamo la signora le cui intenzioni ci vengono svelate solo alla fine, quando vediamo l'insegna della biblioteca di Beaconsfield. La signora ha fatto una buona pensata, Chesterton è uno scrittore e una biblioteca sembra poter essere il luogo giusto per chiedere informazioni. Ma non è così. La bibliotecaria, alle richieste dell’anziana signora, ci consiglia di consultare un libro di fotografie storiche posto sul banco d'accoglienza della biblioteca.

Mentre tra le foto in bianco e nero cerchiamo di intravedere l'immensa massa dell'illustre cittadino di Beaconsifeld, le due giovani dipendenti della biblioteca ci osservano e ridono per motivi che a noi risultano ancora oscuri. I dipendenti della biblioteca di Beaconsfield non sono in grado di fornirci informazioni riguardanti la casa di Chesterton e il cimitero dove è sepolto. Inizio a pensare che una congiura anglicana è stata ordita a nostro danno per impedirci di far visita all'Uomovivo. 

Senza uno straccio di informazione ritorniamo indietro, l’anziana signora mi chiede se in futuro tornerò in Inghilterra, le rispondo affermativamente, ci scambiamo gli indirizzi postali e mi promette che quando tornerò a Beaconsfield lei sarà in grado di darmi tutte le informazioni che cerco. Ci salutiamo. 

Il tempo incalza e la speranza si affievolisce. Dal marciapiede della casa della vecchietta noto qualche movimento tra le tende di una finestra della casa canonica della parrocchia di S.Teresa. Attraverso il cortile privato della canonica e busso energicamente alla porta di vetro, finalmente un sacerdote cattolico, che penso sia il parroco, apre la porta e mi accoglie. Gli racconto le nostre avventure con una english fluency per me davvero sbalorditiva.

Il sacerdote ci invita ad entrare nell'ufficio parrocchiale e da uno schedario tira fuori una cartina disegnata a mano che indica i luoghi precisi della casa di Chesterton e del cimitero dove è sepolto. Il sacerdote ci fa entrare nella chiesa, serenità, calma e meraviglia tornano a prendere posto nel mio corpo, anche il resto della compagnia si rasserena. Il sacerdote che è insieme a noi scambia due parole con il parroco, io siedo tra i banchi in cui Chesterton ha pregato. Una targa ricorda la generosità di Chesterton grazie alla quale la chiesa ha potuto dotarsi delle vetrate e di una statua della Vergine Maria. Diciamo una preghiera, gratitudine e commozione avanzano come un grosso fiume in piena. 

Dopo essere usciti dalla chiesa senza proferire parola ci dirigiamo verso la macchina e seguendo il percorso verde segnato nella cartina ci dirigiamo in direzione della casa di GKC. L’indicazione della cartina però non è corretta, la casa infatti non si trova all’imbocco di Grove Road. Provenendo dalla Station Road bisogna girare a destra in Grove Road, procedere lungo la via e svoltare alla prima a sinistra, percorrere ancora un po’di strada e raggiungere così Top Meadow dove si trova la casa di Gilbert Keith Chesterton. Una targa circolare posta sopra la porta d’ingresso ricorda da chi è stata abitata la casa dal 1922 al 1936; vicino il portone, sulla parete, il lampioncino a forma di lanterna...

Mi avvicino alla finestra, sbircio dentro, vedo avvicinarsi verso di me un signore a petto nudo che apre la porta d’ingresso. È poco loquace, sembra infastidito, chiedo conferma se proprio la casa che lui abita attualmente è stata la casa di Chesterton, mi risponde di si, “You’re very lucky” dico io su suggerimento dell’amica che parla bene l’inglese. Chiedo il permesso di scattare qualche foto, gentilmente il signore ce lo concede e rientra dentro. Dopo qualche veloce scatto fotografico ci rimettiamo in macchina, direzione Stansted Airport, non rimane tempo sufficiente per visitare anche il cimitero. Ho quindi un buon motivo per tornare a trovarti con più calma, caro Chesterton. In macchina, stanchi, sudati e soddisfatti, ti vedo divertito e compiaciuto per averci fatto giocare a questa strana caccia al tesoro!

Grazie, Uomovivo

Ciro Dell’Ova