Il piacere e la bellezza in età barocca. Appunti su Il trionfo del tempo e del disinganno di G.F. Haendel e B. Pamphilj, cardinale in età barocca, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 28 /03 /2014 - 14:59 pm | Permalink | Homepage
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Il Centro culturale Gli scritti (28/3/2014)

Il libretto de Il trionfo del tempo e del disinganno (nella sua prima versione, altre differenti seguirono poi) è opera del cardinale Benedetto Pamphilj e venne rappresentato la prima volta nella casa degli Ottoboni in Roma nel 1707. G.F. Handel fu invece il compositore della musica dell’oratorio: il musicista era giunto in Italia nel 1706 ed era diventato amico dei cardinali Pamphilj, appunto, Pietro Ottoboni e Carlo Colonna. La prima del Trionfo fu diretta da Arcangelo Corelli, ma la tradizione vuole che lo stesso Haendel dovette decidere di suonare in essa il violino, poiché non era soddisfatto della conduzione del Corelli.

L’oratorio allegorico permette di intuire qualcosa della visione di vita che l’epoca barocca voleva proporre: quattro figure si confrontano nell’opera,la Bellezza, il Piacere, il Tempo e il Disinganno.

Nella parte prima il Piacere cerca di sedurre la Bellezza, convincendola che non potrà godere senza di esso.

Pian piano, però, il Tempo e il Disinganno svelano la menzogna del Piacere del momento presente, finché il Piacere esclama:

Io preparo presenti contenti,
e non offro un'immagin di bene
ch'agli eroi per idea s'inventò.

La Bellezza oscilla, perché non vuole rinunciare al Piacere, e afferma:

Con riflesso di duol, voglio e non voglio.

Nella seconda parte dell’oratorio il Tempo ed il Disinganno aiutano la Bellezza a vedere l’intero corso della vita e l’eternità che l’attende, aiutandola a comprendere che esiste un Piacere superiore a quello terreno: non si tratta tanto, allora di abbandonare il piacere, bensì di approfondirlo. Così canta il Disinganno:

Quanto l'alma è più bella
della spoglia mortale
tanto a Piacer terreno
vero Piacer prevale.

Solo una Bellezza ed un Piacere veri possono soddisfare l’uomo in pienezza. Il Piacere effimero, allora, si dichiara sconfitto:

Se l'inganno è il mio solo alimento
come viver io posso nel vero? 

È la Bellezza poi a concludere l’oratorio, invocando la nascita di un nuovo cuore:

Tu del Ciel ministro eletto
non vedrai più mio petto
voglia infida, o vano ardor.
E si vissi ingrata a Dio
tu custode del cor mio
a lui porta il nuovo cor.

Particolarmente rilevante è la visione di una critica al piacere che non è condotta semplicemente in chiave anti-edonistica, bensì in vista della scoperta di un piacere spirituale, cui la bellezza anela.

Per l’ascolto suggeriamo innanzitutto l’Aria finale, Tu del ciel ministro eletto, nella versione cantata da Roberta Invernizzi:

Poi la famosissima Aria del Piacere Lascia la spina, nella versione cantata da Julia Lezhneva (l’esecuzione inizia a 0.42):

Per chi volesse ascoltare l’intero oratorio on-line su You Tube è disponibile una versione diretta da Paul McCreesh nella quale la Bellezza è in rosso (Rebecca Bottone), il Piacere in azzurro (Renata Pokupic), il Tempo è interpretato da un uomo in nero (Andrew Kennedy) ed il Disinganno da una donna in nero (Romina Basso):

 

Benedetto Pamphili - Georg Friedrich Händel, Il trionfo del tempo e del disinganno

PARTE PRIMA

Sonata (Allegro/Adagio/Allegro)

Bellezza

- Aria

Fido specchio in te vagheggio
lo splendor degl'anni miei:
pur un dì mi cangerò.
Tu sarai sempre qual sei,
io qual sono, e in te mi veggio;
sempre bella non sarò.
Fido specchio, ecc. 

Piacere

- Recitativo

Io che sono il Piacere giuro, che sempre sarai bella.

Bellezza

Ed io, io che sono la Bellezza giuro di non lasciarti:
e si manco di fede importuno dolor sia mia mercede. 

Piacere

- Aria

Fosco genio, e nero duolo
Mai non vien per esser solo,
Perché un sol, mille ne fa.
Chi l'impero non toglie dal pensiero
giorno lieto non avrà.
Fosco genio, ecc. 

Tempo

- Recitativo

Ed io che' Tempo sono...

Disinganno

unito al Disinganno..

Tempo

discoprirò, che la Bellezza è un fiore...

Disinganno

che in un sol giorno è vago e bello, e muore. 

Disinganno

- Aria

Se la bellezza perde vaghezza,
se cade o more non torna più.
E un sol momento ride contento
il vago fiore di gioventù.
Se la bellezza, ecc. 

Piacere

- Recitativo

Dunque si prendan l'armi...

e si vedrà quali più forza avranno:

il Piacer, ...

Bellezza

la Bellezza,...

Tempo

Il Tempo...

Disinganno

Il Disinganno.

 

Bellezza

- Aria

Una schiera di piaceri

posi in guardia ai miei pensieri,

l'altra meco pugnerà.

Si vedrà se del Tempo i morsi alteri

san rapir la mia beltà.

Una schiera, ecc.

 

Tempo

- Recitativo

I colossi del sole

per me caddero a terra:

e una frale beltà meco fa guerra?

 

Tempo

- Aria

Urne voi, che racchiudete tante belle:

apritevi, mostratemi

se di quelle qualche luce in voi restò.

Ma chiudetevi:

sono larve di dolore,

sono scheletri d'orrore

ch'il mio dente abbandonò.

Urne voi, ecc.

 

Piacere

- Recitativo

Sono troppo crudeli i tuoi consigli,

di Gioventù solo i piaceri son figli.

 

Bellezza e Piacere

- Duetto

Il voler nel fior degl'anni

fra gl'affanni

passar l'ore è vanità.

I pensieri più severi

son del verno dell'età.

Il voler, ecc.

 

Disinganno

- Recitativo

Della vita mortale, scorre un guardo, il confine.

Pur di tempo si breve

voi l'aurora vedete, e non il fine.

Bellezza

Il Tempo non si vede;

nacque per gioco sol di folle arciero

et è solo crudel per chi gli crede.

 

Bellezza

- Aria

Un pensiero nemico di pace

fece il Tempo volubile edace

e con l'ali la falce gli diè.

Nacque un altro leggiadro pensiero

per negare si rigido impero

ond'il Tempo, più Tempo non è.

Un pensiero, ecc.

 

Disinganno

- Recitativo

Folle, tu nieghi il Tempo, et in quest'ora

egli di tua beltà parte divora.

Dimmi, degl'avi tuoi ora che resta?

Restano l'ossa algenti,

che cela un'urna breve, un freddo sasso.

Degl'anni tuoi già spenti,

dimmi, che ti rimane? O folli inganni!

La beltà non ritorna, e tornan gl'anni.

Piacere

Il Tempo sempre all'uomo è ingrato oggetto.

Bellezza

Con ingegnosa frode,

quando a lui non si pensa,

allor si gode.

 

Tempo

- Aria

Nasce l'uomo ma nasce bambino,

nasce l'anno ma nasce canuto.

Uno è sempre al cader più vicino,

l'altro sorge dal tempo caduto.

Nasce l'uomo, ecc.

Disinganno

L'uomo sempre se stesso distrugge,

l'anno sempre se stesso rinuova.

Uno parte ma torna se fugge,

l'altro parte ma più non si trova.

L'uomo sempre, ecc.

 

Piacere

- Recitativo

Questa è la reggia mia:

vagheggiami diviso in varie forme.

Coronato di rose, mira scolpito in bianco marmo eletto

leggiadro stuol di giovanetti erranti.

Mira quello che dorme,

ai papaveri unite

l'edere fresche a lui fanno corona,

molto crine è disciolto e non si cangia

o per pensier s'imbianca.

Poi dalla parte manca

vedi il dolore in nera pietra espresso,

col riso al labbro un bel garzon l'uccide.

L'altro, ch'è presso a lui, col fiero ciglio,

guarda le soglie della reggia, e dice:

“ite pallide cure, ite in esiglio."

 

Sonata

 

Bellezza

- Recitativo

Taci: qual suono ascolto?

 

Piacere

- Aria

Un leggiadro giovinetto

bel diletto desta

in suono lusinghier.

E vuoi far con nuovo invito

che l'udito

abbia ancor il suo piacer.

Un leggiadro giovinetto, ecc.

 

Bellezza

- Recitativo

Ha della destra l'ali,

anzi fa con la mano

opre più che mortali.

 

Bellezza

- Aria

Venga il Tempo, e con l'ali funeste

tolga queste

care gioie in sì placide rive.

Egli dorme, o non ha più gl'artigli;

no, non giovano tanti consigli

se per vivere mai non si vive.

Venga il Tempo, ecc.

 

Disinganno

- Aria

Crede l'uom ch'egli riposi

quando spiega i vanni occulti.

Ma se i colpi sono ascosi,

chiari poi sono gl'insulti.

Crede 1'uom, ecc.

 

Tempo

- Recitativo

Te credi che sia lungi, e il Tempo è teco.

Bellezza

Piacere, io non t'intendo;

meco sempre tu sei, misto d'affanno,

e meco è sempro il Tempo, e il Disinganno.

Tempo

Quanto chiude la terra è il regno mio.

Se me veder non vuoi,

pensa di farti in Cielo un'altra sede,

in Cielo, ov'io non giungo,

e dove bella Eternità risiede.

Fa di me miglior uso, che se il Piacer t'inganna;

con tardo pentimento

mi chiamerai: et io dirò “non sento”

 

Tempo

- Aria

Folle, dunque tu sola presumi

che non voli più il Tempo per te?

Vo per mari, per monti, per fiumi,

chiuse rocche fra bellici orrori

lieti alberghi di rozzi pastori

solo ardito trascorro col piè.

Folle, dunque, ecc.

 

Disinganno

- Recitativo

La reggia del Piacer vedesti, or vieni.

Tempo

Chiedi piacer sincero;

vieni alla reggia, ove risiede il vero.

 

Bellezza

- Aria

Se non sei più ministro di pene,

per vedere ove è il vero piacere

la tua scorta fedel seguirò.

Piacere

Non lasciare la strada fiorita:

tu non sai qual sentiero t'addita.

Disinganno e Tempo

Se ti vanti piacere sincero,

perché fuggi lo specchio del vero?

Piacere

Io preparo presenti contenti,

e non offro un'immagin di bene

ch'agli eroi per idea s'inventò.

Bellezza

Se non sei, ecc.

 

PARTE SECONDA

Tempo

- Recitativo

Se del falso piacere

vedesti già la favolosa scena,

del teatro del vero

ecco, il velo io descopro.

Osserva, e mira,

mira colei che Verità s'appella;

vedrai che non s'adorna, e sempre è bella.

Con bianca veste cinta,

mira come si volge al Sole eterno,

e quello specchio mira

che a frale sguardo, et all'uman pensiero,

il falso rende al falso, il vero al vero.

 

Piacere

- Aria

Chiudi, chiudi i vaghi rai

volgi lungi il tuo pensier.

O per sempre perderai,

infelice, il tuo piacer.

Chiudi, chiudi, ecc.

 

Tempo

- Recitativo

In tre parti divise

l'ore del viver tuo misura, e vedi;

vedi il Tempo caduto,

vedi ingrata il rifiuto

dei lumi eterni, e vedi il proprio errore.

Vedi il presente, che nascendo muore.

Di là dal denso velo

ove giace il futuro,

se il tuo sguardo non scopre,

il varco è aperto alla speranza, all'opre.

 

Bellezza

- Aria

Io sperai trovar nel vero

il piacer, ne il veggio ancora.

Anzi il mio fato severo

si consistra alla sua vista

e si perde o si scolora.

Io sperai, ecc.

 

Piacere

- Recitativo

Tu vivi invan dolente,

se mi cerchi e mi chiami, io son presente.

 

Piacere

- Aria

Tu giurasti di mai non lasciarmi,

o il dolore che sia tua mercede.

Se risolvi di più non amarmi,

sai la pena a chi manca di fede.

Tu giurasti, ecc.

 

Tempo

- Recitativo

Sguardo, che infermo ai rai del sol si volge,

non sostiene il gran lume,

incolpa il sole, et è l'error dei sensi.

Che risolvi? Che pensi?

 

Bellezza

- Aria

Io vorrei due cori in seno:

un per darlo al pentimento,

al piacer l'altro darei.

Disinganno

Ma dimmi, a qual piacere?

Bellezza

Al piacer che più sereno

pone in vista il mio contento,

di cui poi mi pentirei

Io vorrei, ecc.

 

Disinganno

- Recitativo

Io giurerei, che tu chiudesti i lumi

nello specchio del vero.

Bellezza

I lumi io chiusi

perché timor mi prese

di perder la bellezza, e il mio Piacere.

Disinganno

Quanto l'alma è più bella

della spoglia mortale

tanto a Piacer terreno

vero Piacer prevale.

 

Disinganno

- Aria

Più non cura

valle oscura

chi dal monte saggio vede

ch'ella siede in basso orror.

E d'averla un giorno amata

è cosi l'alma sdegnata

che detesta il proprio error.

Più non cura, ecc.

 

Tempo

- Recitativo

E un ostinato errore

lasciar sicuro duce

che il piede errante a buon cammino ha scorto.

Teco è Tempo, e Consiglio,

e presto il porto.

 

Tempo

- Aria

È ben folle quel nocchier

che non vuol cangiar sentier

e conosce il vento infido.

Navicella benché adorna,

torna, torna,

finché hai tempo, torna al lido.

È ben folle, ecc.

 

Bellezza

- Recitativo

Dicesti il vero, e benché tardi intesi.

Ma pur nel mio cordoglio,

con riflesso di duol, voglio e non voglio.

 

Bellezza, Tempo, Disinganno e Piacere

- Quartetto

Bellezza

Voglio Tempo per risolvere...

Tempo

Teco è il Tempo...

Disinganno

ed il Consiglio...

Piacere

ma il Consiglio è il tuo dolor.

Tempo

Pria ch'io ti converta in polvere, segui il ben...

Disinganno

fuggi il periglio...

Piacere

tempo avrà per cangiar cor.

Bellezza

Voglio Tempo, ecc.

 

Bellezza

- Recitativo

Presso la reggia ove il Piacer risiede

giace vago giardino.

Ivi torbido rio si muove appena

per aura densa e grave;

dimmi, quel rio, d'onde deriva?

Disinganno

Ascolta. Deriva da quei pianti

che sparge il mondo insano,

e formano quell'aura

gravi e densi sospir di folli amanti.

Bellezza

Giunge quel rio nel mar?

Disinganno

Manca per via,

perché il suo fine,

e il buon sentiero oblia.

Bellezza

Ed il pianto de' giusti?

Disinganno

Ha stille, che in vederle sembrano vili, e pure in ciel son perle.

 

Piacere

- Aria

Lascia la spina,

cogli la rosa;

tu vai cercando

il tuo dolor.

Canuta brina per mano ascosa,

giungerà quando

noi crede il cor.

Lascia la spina, ecc.

 

Bellezza

- Recitativo

Con troppo chiare note

La Verità mi chiama;

Disinganno cortese,

dello specchio del vero

deh! fa ch'io veggia un'altra volta il lume.

Disinganno

Eccolo, è pronto.

Bellezza

Addio, Piacere, addio.

 

Bellezza

- Aria

Voglio cangiar desio

e voglio dir “mi pento”

non dir “mi pentirò”.

Quando mancar mi sento,

non voglio dar a Dio quello

che più non ho.

Voglio cangiar, ecc.

 

Bellezza

- Recitativo

Or che tiene la destra

vero specchio immortale,

tu cadrai, vetro frale,

ecco, ti getto, infido specchio, a terra.

Piacere

Ferma!

Disinganno

Che tenti, ardito?

 

Disinganno

- Aria

Chi già fu del biondo crine

consigliero, al suol cadrà.

Soffra pur le sue ruine,

se sovente egli compose

con i gigli e con le rose

tanti inganni alla beltà.

Chi già fu, ecc. 

Bellezza

- Recitativo

Ma che veggio, che miro?
Io credea d'esser bella, e son deforme.
Nelle mie chiome bionde
con catene di rigidi serpenti,
la vergogna, il dolore,
morda nei mei contenti pensieri.
Sì, sì cadete a terra
ricche pompe del crine!
sia questo giorno ai miei deliri il fine. 

Bellezza

- Aria

Ricco pino
nel cammino
getta al mare e gemme et ori
se a lui sono inciampo al piè.
I tesori
trova allor ch'egli disperde
ad un legno che si perde
trovar porto è gran mercè.
Ricco pino, ecc. 

Bellezza

- Accompagnato

Si, bella Penitenza,
mentre io spargo pentita amaro pianto,
porgimi irsuto ammanto
e mentre io gette i fior, dammi le spine.
In romitto confine
vivrò, ma sempre sola,
che deve solo in solitari chiostri,
mostro di vanità, viver fra mostri. 

Disinganno e Tempo

- Duetto

Il bel pianto dell'aurora
che s'indora, è una perla in ogni fior.
Pur men grato è quell'umore
di quel pianto, che in un core
già pentito, apre il dolor.
Il bel pianto, ecc. 

Bellezza

- Recitativo

Piacer, che meco già vivesti,
il vero tu mira ancora
in questo specchio, o vola sì lontano
da me, che del tuo vil natale
io mai più non rammenti il quando e il come,
e di te perda e la memoria, e il nome.

Piacere

- Aria

Come nembo che fugge col vento
da te fuggo sdegnato e severo.
Se l'inganno è il mio solo alimento
come viver io posso nel vero?
Come nembo, ecc. 

Bellezza

- Accompagnato

Pure del Cielo intelligenze eterne,
che vera scuola a ben amare aprite,
udite, angeli, udite il pianto mio,
e se la Verità dal Sole eterno
tragge luce immortale, e a me lo scopre,
fate che al gran desio rispondan l'opre.

Bellezza

- Aria

Tu del Ciel ministro eletto
non vedrai più mio petto
voglia infida, o vano ardor.
E si vissi ingrata a Dio
tu custode del cor mio
a lui porta il nuovo cor.
Tu del Ciel, ecc.

Fine dell'oratorio