Ulteriori note sul rinnovamento dell’Iniziazione cristiana. Appunti sulla rilevanza dei sacramenti nell’Iniziazione cristiana, di A.L.

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 19 /10 /2014 - 14:08 pm | Permalink | Homepage
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Il Centro culturale Gli scritti (19/10/2014)

1/ Un tempo, subito dopo il Concilio, erano ritenuti innovatori quelli che volevano spostare la cresima in età più matura, oggi vengono ritenuti innovatori e sperimentatori quelli che la vogliono abbassare alla V elementare o alla I media, prima della comunione. Pochi si preoccupano di chiarire questa mutazione.

2/ Parlare e scrivere di rinnovamento dell’Iniziazione cristiana senza affrontare il nodo dei sacramenti e della liturgia è ricadere in un’impostazione vecchia. Se si è lavorato per anni a disgiungere i sacramenti dall’Iniziazione cristiana con la ripetuta affermazione che ciò che conta è la maturazione della scelta personale, oggi ciò che sembra, a ragione, decisivo è piuttosto riscoprire quale sia il ruolo dei sacramenti all’interno di questo itinerario. Papa Francesco utilizza proprio l’aggettivo “vecchia” in proposito: «Abbiamo ormai superato quella vecchia contrapposizione tra Parola e Sacramento. La Parola proclamata, viva ed efficace, prepara la recezione del Sacramento, e nel Sacramento tale Parola raggiunge la sua massima efficacia» (EG 174)[1].

L’ordinarietà della liturgia, l’eucarestia come “fonte” della Iniziazione cristiana, è un tema ordinariamente trascurato anche da chi propone un cosiddetto “modello catecumenale” della catechesi. La grande discussione verte ovviamente su cosa sia il “modello catecumenale” o meglio – secondo la terminologia della CEI, l’“ispirazione” catecumenale della catechesi. A noi sembra che sia decisivo, se si vuole arricchire di ispirazione catecumenale la catechesi di Iniziazione cristiana dei ragazzi già battezzati recuperare il valore del giorno del Signore come giorno catecumenale e restituire all’assemblea domenicale il suo ruolo di comunità madre di ogni itinerario catecumenale, relativizzando i piccoli gruppi di accompagnamento.

Nel catecumenato antico i pagani non ancora battezzati partecipavano alla Liturgia della Parola con gli altri fedeli, poi uscivano  dalla chiesa per continuare la catechesi in un’aula adiacente o nel quadriportico, mentre gli altri cristiani partecipavano alla Liturgia eucaristica.  Al termine della Messa tutti, battezzati  e catecumeni, si ritrovavano insieme. I catecumeni “respiravano “ così la vita cristiana , stando insieme ai credenti. La respiravano uniti all’assemblea domenicale. I riti di esorcismo e le consegne erano solo una minima parte del cammino liturgico ordinario che compivano domenica dopo domenica, pur non “mangiando” l’eucarestia. Infatti, come insegna Sacrosanctum Concilium, l’Eucarestia non si riduce alla Comunione sacramentale, ma comprende lo svolgimento dell’intera celebrazione.

Per rinnovare l’Iniziazione cristiana deve tornare ad essere chiaro che non si entra in comunione con il “mistero” di Dio in maniera intimistica o intellettualistica o esperienziale, ma tramite i “sacramenti” (che sono vera “esperienza” di Dio).

È evidente che in questo itinerario una delle tappe che oggi non è più chiara è quella della Confermazione e del suo significato sacramentale. Di essa si dice tutto e il contrario di tutto, ben al di là della questione dell’età.

Per chiarire qualcosa di essa si potrebbe dire che nel Battesimo si riceve lo Spirito come puro dono: lo si riceve come una “spugna”, in forma “passiva” nel suo senso più nobile: si è generati.

Nella Cresima invece si riceve lo Spirito – si riceve, anche qui è un dono – ma lo si riceve nella sua forma “attiva”: è lo Spirito per vivere “attivamente” la fede.

Il rapporto tra i due sacramenti è così chiaro e deve tornare ad essere esplicitato e vissuto: non puoi dire “ti amo”, se prima non ti senti dire “sei amato da me”.

Triacca amava ripetere che nel Battesimo è lo Spirito che immerge in Cristo, mentre nella cresima è Cristo che immerge nello Spirito.

L’aspetto “passivo” del Battesimo emerge fin dall’inizio del Rito: “Che nome date al vostro bambino?”. Dare il nome ad un figlio è segno di gratuità, perché la nascita di un figlio è gratuità: egli tutto riceve.

Nella Cresima è essenziale la memoria del Battesimo, come lo è anche nel Matrimonio.

Ed anche nel Matrimonio non c’è innanzitutto l’impegno. Per questo ha senso affermare che i ministri del matrimonio non sono solo gli sposi. Il sacerdote è lì a significare che il matrimonio si origina dalla benedizione di Dio e dal suo dono che va ben oltre la decisione ed  consenso degli sposi. Nel Matrimonio si parla di foedus, patto, alleanza. “Io accolgo te” recita il rituale attuale, perché sottolinea l’accoglienza di una grazia, mentre la datività è sottaciuta: entrambi gli sposi si accolgono senza che si metta in rilievo l’offrirsi (che pure è decisivo).

Nell’Iniziazione cristiana la liturgia non deve essere adattata alle età dei destinatari, poiché essa è già adatta. Bisogna piuttosto far  entrare nel suo “mistero” appassionante.  Il dramma è che nel cammino di Iniziazione cristiana si lavora spesso solo sulla preghiera dei fedeli e sull’offertorio. Si cercano infinite varianti perché, ad esempio, tutti i bambini facciano delle preghiere e portino doni nella processione offertoriale, aggiungendo oggetti francamente assurdi, senza preoccuparsi di lavorare sull’intera celebrazione.

La liturgia eucaristica è talmente volta al suo dono, che è la santificazione del popolo di Dio, che anche se nell’antichissima preghiera eucaristica - anafora - di Addai e Mari della Chiesa assira non c’è esplicitamente l’epiclesi sul pane e sul vino, essa è accolta come una vera preghiera eucaristica “cattolica” perché ha l’epiclesi sul popolo perché diventi uno in Cristo.

Per comprendere il fatto - decisivo per un rinnovamento dell’Iniziazione cristiana - che la Parola di Dio si esprime nel suo massimo grado nella celebrazione eucaristica e non nella lettura personale o di gruppo (ovviamente già prima del Battesimo per i catecumeni e già prima della Confermazioni per i bambini battezzati) ci si può riferire sempre a Triacca: egli amava dire che la Scrittura è come il sangue prelevato da Cristo per essere trasfuso nelle nostre vene. Ebbene il sangue di chi compie la donazione, prima di essere mandato in circolo in un altro organismo, deve essere de-cristallizzato: esattamente questo è il ruolo della Liturgia della Parola, con la scelte delle letture dell’AT e del NT in rapporto tipologico, con l’omelia e con l’annessa celebrazione eucaristica. La liturgia de-cristallizza la Parola di Dio permettendo di “assumerla”.

Per una comprensione dell’Iniziazione cristiana deve essere chiaro, al di là della sua collocazione temporale nell’itinerario, che la maturità è l’Eucarestia e non la Confermazione. E che, proprio per questo, la celebrazione domenicale è il “luogo” dell’Iniziazione cristiana. Lì appare anche evidente che i Sacramenti sono per tutti, anche se sempre sono esistiti dei limiti nella ricezione personale dell’eucarestia: l’Eucarestia, infatti, è sempre stata per tutti, anche per coloro che non potevano riceverla, come i pubblici penitenti.

Incredibilmente si è perso nel tempo l’aspetto architettonico che mostrava visibilmente il ruolo iniziatico della liturgia. Oggi abbiamo Chiese che hanno la facciata direttamente sulla strada, senza alcun nartece, senza atri, senza porticato, senza un atrio dei gentili.

La piazza un tempo veniva chiamata saggiamente “sagrato”, cioè cosa “sacra”, poiché prolungava lo spazio sacro al di fuori della chiesa stessa.

L’assenza della liturgia nell’Iniziazione cristiana ha un suo parallelismo nelle brutture dell’architettura moderna, come il neon o il cemento a vista. Tutto ciò che è liturgico non viene tragicamente più visto come centrale nell’edificare la Chiesa come madre.

Note al testo

[1] Il pensiero va immediatamente a Paolo VI che, in Evangelii nuntiandi 47 affermò: «non si insisterà mai abbastanza sul fatto che l'evangelizzazione non si esaurisce nella predicazione e nell'insegnamento di una dottrina. Essa deve raggiungere la vita: la vita naturale alla quale dà un senso nuovo, grazie alle prospettive evangeliche che le apre; e la vita soprannaturale, che non è la negazione, ma la purificazione e la elevazione della vita naturale. Questa vita soprannaturale trova la sua espressione vivente nei sette Sacramenti e nella loro mirabile irradiazione di grazia e di santità. L'evangelizzazione dispiega così tutta la sua ricchezza quando realizza il legame più intimo e, meglio ancora, una intercomunicazione ininterrotta, tra la Parola e i Sacramenti. In un certo senso, è un equivoco l'opporre, come si fa talvolta, l'evangelizzazione e la sacramentalizzazione. È vero che un certo modo di conferire i Sacramenti, senza un solido sostegno della catechesi circa questi medesimi Sacramenti e di una catechesi globale, finirebbe per privarli in gran parte della loro efficacia. Il compito dell'evangelizzazione è precisamente quello di educare nella fede in modo tale che essa conduca ciascun cristiano a vivere i Sacramenti come veri Sacramenti della fede, e non a riceverli passivamente, o a subirli».