Isis, ecco il «tariffario degli schiavi» (L.Ger.)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 14 /12 /2014 - 14:02 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Avvenire dell’8/11/2014 un articolo a firma L.Ger. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (14/12/2014)

«Considerato che il tasso di cambio per un euro è di 1443 Dinari Iracheni, un bambino o una bambina da 1 a 9 anni costano circa 140 euro, un po’ meno di 200 dollari. È la merce di maggiore valore. Sia yazidi che cristiani», ha denunciato ieri alla Camera Mario Marazziti, deputato di Democrazia solidale e membro della commissione Esteri, confermando (ed esibendo il documento a fianco) la notizia dei giorni scorsi sull’esistenza di una vera e propria «lista dei prezzi dei prigionieri schiavi dell’Is». Un “tariffario” agghiacciante: «Sotto i 50 euro la “merce” di minore valore, le donne oltre i 40 anni. Prezzi intermedi, sotto ai cento euro, per le donne cristiane o yazide tra i 20 e i 30 anni e tra i 30 e 40 anni».

«È una mostruosità che fa parte del genocidio e che accade mentre parliamo», ha aggiunto Mario Marazziti appena rientrato con il presidente Fabrizio Cicchitto, e i deputati Maria Grazia Carrozza (Pd) e Maria Edera Spadoni (M5s) da una missione della Commissione  Esteri ad Erbil, nel Kurdistan iracheno. 

 «C’è poi una emergenza umanitaria – ha aggiunto Mario Marazziti – che va affrontata dalla comunità mondiale e dalla coalizione anti-Is in contemporanea con la risposta militare e con una nuova strategia politica».

Il ritardo nella risposta umanitaria «favorirebbe il progetto dello Stato islamico di pulizia etnica» e la scomparsa definitiva dalla regione dei cristiani, yazidi, turcomanni e delle altre minoranze. Adesso che «è arrivato l’inverno, una risposta straordinaria dell’Italia e dell’Europa è indispensabile. Fa parte della soluzione». Se no, ha concluso Marazziti, «nessuno vorrà restare più in Iraq e scompariranno comunità millenarie».