Prof. Veronesi, perché gli ebrei ad Auschwitz pregavano? La questione del male è veramente seria e, dunque, un po’ più seria di come lei la presenta… Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 20 /11 /2014 - 12:36 pm | Permalink | Homepage
- Tag usati:
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Il Centro culturale Gli scritti (20/11/2104)

Quando si è così dogmatici come Veronesi non è utile rispondere, poiché non mi sembra - posso però sbagliarmi - così interessato ad ascoltare. Se, invece, vogliamo parlarne insieme qualcosa si può dire: è da quando esiste l’uomo che si discute su Dio e sul male ed è a tutti evidente che non si può giungere ad una affermazione “scientificamente” e universalmente condivisa.

Ricordo una mamma di un figlio morto di tumore che diceva: ora credo ancora più in Dio, perché se Dio non c’è, è mio figlio che non c’è più e la mia vita non ha più senso. Gli ebrei ad Auschwitz pregavano Dio, anche prima di entrare nelle camere a gas e dicevano il Kaddish per i morti. Ha pregato anche ed ha offerto la vita Kolbe, credendo e morendo.

Forse, ad un livello filosofico, si potrebbe giungere a dire che se si elimina Dio, si deve eliminare anche il concetto di male, che invece ci è necessario per capire la vita. Perché se tutto è deciso solo ed esclusivamente dalla selezione naturale è l’ambiente che determina quali corpi sono più sani ed adatti all’ambiente ed elimina gli altri - e nessuno si lamenti - e la stessa regola vale per i popoli: solo quelli che hanno culture più “forti” sopravvivono, perché il pesce grande mangia il pesce piccolo.

Ma forse – dove il forse è retorico! – l’uomo è l’unico essere che cerca un senso alla vita ed ha il diritto di chiamare male la morte dell’innocente e del debole ed è nella sua natura esigere che esista un “giudizio” al di là della storia che solo darebbe significato alla storia stessa e che, in più, inviterebbe a lottare ancor più “nella” storia stessa.

Certo in questa questione è in gioco anche se abbia senso preoccuparsi della salute di un uomo che vive 60, 70 o 80 anni mentre l’universo esiste da 15 miliardi di anni: io credo che abbia senso, perché l’uomo è … (to be continued)