Hamilton, la fede a 300 all'ora, un'intervista a Lewis Hamilton di Claudio Pollastri

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 01 /12 /2014 - 17:03 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Avvenire del 26/11/2014 un’intervista di Claudio Pollastri a Lewis Hamilton. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (1/12/2014)

Lewis Hamilton, fresco campione del mondo di Formula 1. Un grande pilota, ma anche un uomo di fede. Ce lo fa scoprire l’intervista che sarà pubblicata sul prossimo numero di “Fogli”, l’inserto del mensile “Studi Cattolici” che l’ha concessa in anteprima ad Avvenire. 

Scusi Hamilton, ma visto di persona lei non sembra il pilota “disinvolto” che conosciamo... 
«Lo dice per la croce nera che tengo al collo? È un regalo. La porto da un anno».

Significa che si è convertito da un anno?
«Sono sempre stato cattolico praticante». 

Per questo si fa il segno della croce prima di ogni gara? 
«È normale per un cattolico. Di solito lo fanno i calciatori, anzi lo fanno i cattolici, in qualsiasi sport». 

Per esempio? 
«Messi, il mio calciatore preferito». 

Il segno della croce come scaramanzia? 
«La fede non è scaramanzia. Ho anche una croce tatuata...». 

Così ha abbinato fede e look?
 
«Soprattutto la fede». 

Chiede aiuto per arrivare primo?
 
«Per fare una gara al meglio». 

Anche facendo qualche manovra, diciamo, azzardata? 
«Se accade, poi mi confesso». 

È importante la fede nella sua vita sportiva?
 
«È importante nella vita di tutti i giorni. Perché dà delle regole. Come i Comandamenti».

Per esempio, il decimo? 
«Per fortuna non desidero niente degli altri. E nemmeno dei miei colleghi».

Va a Messa?
 
«Quando posso». 

Altrimenti?
 
«Mi confesso. Non spesso, ma quando serve». 

Magari dopo un sorpasso al limite del regolamento a Massa? 
«Felipe è il più difficile da superare. E poi l’ho visto pregare». 

La sua preghiera preferita invece? 
«Il Padre Nostro. Abbraccia tutti». 

Prega anche per vincere? 
«Non certo per arrivare ultimo».

Il Vangelo dice: beati gli ultimi.... 
«Ma non in Formula 1». 

Però bisogna avere un senso di carità verso il più debole. 
«Faccio beneficenza, ma non in pista. In gara, il prossimo è un avversario, mai però un nemico». 

L’importante è saper chiedere scusa. 
«Se sbaglio, non ho problemi ad ammetterlo».

Lo dice anche Papa Francesco... 
«Papa Francesco è un mito». 

Le piacerebbe incontrarlo?
 
«Sono stato a un passo da lui. Ho visitato con la mia fidanzata la Cappella Sistina. Che emozione». 

Appassionato d’arte? 
«Sentivo la grandezza dell’artista e la forza di stare lì, dove vive il Papa». 

Che cosa le piace di papa Francesco?
 
«Il modo di parlare alla gente. Anche ai non credenti. Va soprattutto a loro il suo messaggio». 

Anche lei fa apostolato? 
«Vivo alla luce del sole la mia fede». 

I suoi colleghi che cosa dicono? 
«Mi rispettano. E sa una cosa?». 

Mi dica...
 
«Ci sono molti più credenti di quanto non sembri». 

E perché non
 lo ammettono? 
«Forse per paura». 

Lei non ne ha?
 
«Ho Gesù dalla mia parte». 

Anche quando “osa” troppo al volante?
 
«È il mio mestiere». 

Invece nella vita privata? 
«Sono diverso».