La vera storia di Don Giovanni. Per ritrovare il senso e il vigore degli affetti. Un’intervista di Ester Corona a Franco Nembrini

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 15 /03 /2015 - 14:26 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da La Croce dell’11 febbraio 2015 brani di un’intervista di Ester Corona a Franco Nembrini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (15/3/2015)

[…]

Franco Nembrini:

Mi sono reso conto che, oggi come allora, [il Miguel Mañara di Oscar V. Milosz] parla al cuore di tutti, forse perché i ragazzi di oggi non sono diversi, al fondo, da quelli di quarant'anni fa, e aspettano solo qualcuno che li riveli a se stessi, come dice don Miguel in una delle battute chiave dell'opera: «Ah, perché non ho scoperto prima di avere un cuore buono?». Dunque un testo che è parte integrante della mia storia.

Don Miguel è un uomo che dalla vita ha tutto, ma si accorge che nulla basta a colmare il suo desiderio di bene, di bellezza, di felicità, che il suo cuore è - come dice in una battuta straordinaria, una delle chiavi dell'opera - «un desiderio di abbracciare le infinite possibilità». Ed è a questo punto che si imbatte in una ragazza, una giovane donna di sedici anni dalla vita semplice ma infinitamente più lieta della sua; e comincia a intuire che il segreto di questa letizia - una serena, incrollabile certezza che la vita è abbracciata da un amore, da una misericordia infinita – è ciò che anche lui va cercando. La sposa, e inizia per lui vita nuova, proprio una Vita nova nel senso di Dante, in cui tutto comincia ad acquistare sapore e consistenza. Però improvvisamente, poco dopo, Girolama muore; e Miguel è costretto ad andare fino in fondo a quel che ha incontrato, come Dante quando muore Beatrice, come tutti noi, quando ci accorgiamo che quel segno in cui abbiamo vissuto un presentimento di felicità non basta, vien meno, tradisce o finisce. Così bussa alla porta di un convento, e lì fa l’esperienza sconvolgente del perdono della misericordia di Dio che lo abbraccia e spazza via qualunque malefatta: «Tu pensi a cose gli dice l'abate che lo accoglie, mentre lui è tutto preso dai suoi peccati (con una sintesi fulminante che anche a me ha ribaltato la vita) - che non sono mai state». Quindi, in una vita di fedeltà alla preghiera, alla regola - il dialogo con l'abate che gli spiega il valore della fedeltà e della pazienza è secondo me una della pagine più belle di tutta la letteratura -, impara ad amare tutti e tutto, ad amare la realtà in tutti i suoi aspetti. Il testo si chiude con la morte, meravigliosa, di Miguel (come mi piacerebbe poter morire così...), dopo che ha compiuto anche un miracolo, ha guarito uno storpio; ma il miracolo eclatante, il miracolo delle gambe raddrizzate, non è che un'immagine del miracolo vero che possiamo sperimentare tutti: è la nostra anima rattrappita che torna diritta, è la vita che, dentro l'esperienza del perdono, torna a essere quel che deve essere, come Dio l'ha fatta, piena di pace, di letizia, di speranza, anche fra le tribolazioni e le fatiche e i tradimenti di ogni giorno. Ecco, questo in sintesi il testo, che poi è una versione liberamente rielaborata della storia vera di quel don Miguel Mañara che realmente è vissuto a Siviglia nel Seicento e che oggi la Chiesa considera venerabile. Poi gli esempi a cui mi rifaccio sono mille, impossibile sceglierne qualcuno...

Ester Corona: E per queste serate hai realizzato anche una nuova traduzione. Non ti bastavano quelle che ci sono?

Devo confessare che ho anche fatto fatica a cambiare, perché certe frasi le ho proprio scolpite nella memoria. Però più andavo avanti con gli incontri più mi accorgevo che tante espressioni erano un po' difficili per il mio pubblico, che era fatto soprattutto di giovani; e allora, anche con l'aiuto di qualche amico, ho cercato di riscrivere il testo con un linguaggio più diretto, più facilmente affine alla loro sensibilità. Perché, come sempre, non ho parlato a un pubblico generico, ma proprio a quelle facce che avevo lì davanti, nella maggior parte, come ho detto, giovani, con le fatiche e le problematiche proprie dei ragazzi di oggi.

E quali sarebbero le difficoltà dei ragazzi di oggi?

Mi pare di poter dire fondamentalmente due. La prima è la perdita del senso della realtà. Come ha detto uno di loro a cui stavo cercando di spiegare che cos'è stato il Sessantotto: «a voi allora hanno portato via soltanto la fede; a noi hanno portato via la realtà». Cioè, quella che vedo diffusissima oggi è un'incertezza, una diffidenza nei confronti della realtà, il dubbio che la realtà sia un'illusione, non sia quel che sembra, sia sempre pronta a tradire; di qui un timore ad affrontarla, una tentazione terribile di rintanarsi in un mondo artificiale, in una cerchia di soddisfazioni emotive immediate, senza tenuta, senza capacità di costruire nel tempo, senza scopo. E di qui anche la seconda difficoltà, una terribile debolezza affettiva. Siccome la realtà tradisce, non bisogna affezionarsi a niente, non bisogna legarsi stabilmente a niente, l'unico criterio della vita è quello che don Miguel ha all'inizio del dramma, abbandonarsi a ogni attrattiva immediata e subito dopo staccarsene; e anche in quelli che magari provano a legarsi - penso a tante coppie di fidanzati, di giovani sposi - incontro spessissimo un'incapacità di accettare la fatica e il sacrificio che inevitabilmente occorrono per costruire il bene. Ma non è colpa loro, evidentemente: come ho già accennato, il loro cuore è esattamente come il mio, come quello dei miei genitori, come quello di Dante e degli uomini dell'epoca di Gesù; il problema è che non viene educato, non incontrano adulti che sappiamo guidarli a scoprire tutta la grandezza che c'è in loro. Ecco, se questo libro aiutasse qualche giovane a scoprire che ha il cuore grande e che la realtà è buona, che vale la pena seguire il cuore e la realtà, vale la pena fare la fatica che inevitabilmente comporta seguire la realtà senza rinunciare al desiderio del proprio cuore, forse non sarà un libro inutile.