4 gennaio 1710: nasce Giovanni Battista Pergolesi. Un invito, con links a You Tube, a riascoltare o conoscere lo Stabat mater

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 04 /01 /2010 - 23:44 pm | Permalink | Homepage
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Nasceva 300 anni fa, nel 1710 a Jesi Giovanni Battista Pergolesi. Morirà a soli 26 anni, nel 1736, dopo aver scritto, probabilmente conscio di essere al termine della sua vita, lo Stabat mater. Vi invitiamo all’ascolto della bellissima esecuzione diretta da Christophe Rousset con la soprano Sabina Puertolas e la mezzosoprano Vivica Genaux, accompagnate da Les Talens Lyriques. Fra i diversi movimenti consigliamo il I ed il XII, lenti e riflessivi e l’VIII ed il XII, molto mossi.
Come ha scritto Francesco Degrada, grande studioso del Pergolesi, al ritorno a Napoli, dopo il suo soggiorno romano iniziato nel 1734, nel quale diresse nella Chiesa di S. Lorenzo in Lucina (sede della Cappella Nazionale Boema) la sua Messa in fa maggiore «la salute di Pergolesi deve avere subito un improvviso peggioramento ed è probabile che già nei mesi estivi del 1735 sia stato inviato dal Duca di Maddaloni a Pozzuoli per trovare sollievo dalla tubercolosi che ne andava minando il fisico. Ciò nondimeno egli proseguiva la sua attività compositiva. Nell’autunno del 1735 fu rappresentata al Teatro dei Fiorentini una sua nuova commedia musicale, ancora su libretto di Gennarantonio Federico, il Flaminio. Il lavoro, a giudicare dalle numerose riprese, anche fuori Napoli, dovette riscuotere grande successo. In questi mesi Pergolesi si accinse alla composizione di una serenata commissionatagli dal giovane Principe Raimondo di S. Severo per le sue nozze con Carlotta Gaetani dell’Aquila d’Aragona, programmate per il 1 dicembre 1735 a Torremaggiore, presso Foggia. Dal libretto (la musica è perduta) si desume che Pergolesi riuscì a musicarne - a causa della malattia - solo la prima parte. Sugli ultimi mesi di vita di Pergolesi non si hanno notizie certe; con ogni probabilità fu ospitato a Pozzuoli nel Convento dei Cappuccini, un istituto religioso posto sotto la protezione della famiglia Maddaloni. Qui attese probabilmente alla composizione delle quattro cantate da camera date alle stampe immediatamente dopo la sua morte e - secondo quanto vuole la tradizione - della Salve Regina in do minore e dello Stabat Mater. Quest’ultima opera gli sarebbe stata commissionata dall’Arciconfraternita della Vergine dei Dolori, che aveva sede nella Chiesa di S. Luigi di Palazzo dei Padri Minimi, in sostituzione dell’analogo brano di Alessandro Scarlatti. Pergolesi avrebbe terminato la composizione dello Stabat nei suoi ultimi giorni di vita e avrebbe consegnato il manoscritto all’amico Francesco Feo. Pergolesi si spense il 17 marzo 1736 di «tabe ettica», cioè di tubercolosi, e fu sepolto nella fossa comune della Cattedrale di Pozzuoli» (una breve vita del Pergolesi, scritta dal Degrada, è disponibile al link http://www.centrostudipergolesi.unimi.it/vicenda.htm).

Gli studi di Barry S. Brook - The Pergolesi Hand: A Calligraphic Study (scritto insieme a Marvin Paymer), in "Notes" XXVIII/3 (March 1982), 550-578, traduzione in italiano La mano di Pergolesi: Studio calligrafico, in "Nuova rivista musicale italiana" XXIII/4 (1989), 487-514, che non ci è stato possibile controllare – confermano che il Pergolesi, alla fine dello Stabat mater, scrisse Finis laus Deo.

I Stabat mater dolorosa
Stabat mater dolorosa
iuxta crucem lacrimosa,
dum pendebat filius.
La Madre addolorata stava
in lacrime presso la Croce
su cui pendeva il Figlio.

II Cuius animam gementem
Cuius animam gementem
contristatam et dolentem
pertransivit gladius.
E il suo animo gemente,
contristato e dolente
una spada trafiggeva.

III O quam tristis et afflicta
O quam tristis et afflicta
fuit illa benedicta
Mater unigeniti!
Oh, quanto triste e afflitta
fu la benedetta
Madre dell'Unigenito!

IV Quae maerebat et dolebat
Quae maerebat et dolebat,
pia Mater, dum videbat
nati poenas incliti!
Come si rattristava e si doleva
la pia Madre
vedendo le pene dell'inclito Figlio!

V Quis est homo, qui non fleret
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si videret
in tanto supplicio?
Quis non posset contristari
Christi Matrem contemplari
dolentem cum filio?
Pro peccatis suae gentis
vidit Iesum in tormentis
et flagellis subditum;
Chi non piangerebbe
al vedere la Madre di Cristo
in tanto supplizio?
Chi non si rattristerebbe
al contemplare la pia Madre
dolente accanto al Figlio ?
A causa dei peccati del suo popolo
Ella vide Gesù nei tormenti,
sottoposto ai flagelli.

VI Vidit suum dulcem natum
Vidit suum dulcem natum
moriendo desolatum,
dum emisit spiritum.
Vide il suo dolce Figlio
che moriva, abbandonato da tutti,
mentre esalava lo spirito.

VII Eia Mater, fons amoris
Eia Mater, fons amoris,
me sentire vim doloris
fac, ut tecum lugeam!
Oh, Madre, fonte d'amore,
fammi provare lo stesso dolore
perché possa piangere con te.

VIII Fac, ut ardeat cor meum
Fac, ut ardeat cor meum
in amando Christum deum,
ut sibi complaceam!
Fa' che il mio cuore arda
nell'amare Cristo Dio
per fare cosa a lui gradita.

IX Sancta Mater, istud agas
Sancta Mater, istud agas,
crucifixi fige plagas
cordi meo valide!
Tui nati vulnerati
tam dignati pro me pati
poenas mecum divide!
Fac me vere tecum flere,
crucifixo condolere,
donec ego vixero!
Iuxta crucem tecum stare
te libenter sociare
in planctu desidero.
Virgo virginum praeclara,
mihi iam non sis amara:
fac me tecum plangere.
Santa Madre, fai questo:
imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso
fortemente nel mio cuore.
Del tuo figlio ferito
che si è degnato di patire per me,
dividi con me le pene.
Fammi piangere intensamente con te,
condividendo il dolore del Crocifisso,
finché io vivrò.
Accanto alla Croce desidero stare con te,
in tua compagnia,
nel compianto.
O Vergine gloriosa fra le vergini
non essere aspra con me,
fammi piangere con te.

X Fac, ut portem Christi mortem
Fac, ut portem Christi mortem,
passionis fac consortem
Et plagas recolere!
Fac me plagis vulnerari,
cruce fac inebriari
ob amorem filii!
Fa' che io porti la morte di Cristo,
avere parte alla sua passione
e ricordarmi delle sue piaghe.
Fa' che sia ferito delle sue ferite,
che mi inebri con la Croce
e del sangue del tuo Figlio.

XI Inflammatus et accensus
Inflammatus et accensus
per te, Virgo, sim defensus
in die iudicii!
Fac me cruce custodiri
morte Christi praemuniri,
confoveri gratia!
Che io non sia bruciato dalle fiamme,
che io sia, o Vergine, da te difeso
nel giorno del giudizio.
Fa' che io sia protetto dalla Croce,
che io sia fortificato dalla morte di Cristo,
consolato dalla grazia.

XII Quando corpus morietur
Quando corpus morietur,
fac, ut animae donetur
Paradisi gloria! Amen.
E quando il mio corpo morirà
fa' che all'anima sia data
la gloria del Paradiso. Amen.


Questo, di seguito, il testo latino e la traduzione italiana del testo dello Stabat mater, tradizionalmente attribuito a Jacopone da Todi:

Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius.

Cuius ánimam geméntem,
contristátam et doléntem
pertransívit gládius.

O quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigéniti !

Quae moerébat et dolébat,
pia mater, cum vidébat
nati poenas íncliti.

Quis est homo, qui non fleret,
Christi Matrem si vidéret
in tanto supplício?

Quis non posset contristári,
piam Matrem contemplári
doléntem cum Filio ?

Pro peccátis suae gentis
vidit Jesum in torméntis
et flagéllis subditum.

Vidit suum dulcem natum
moriéntem desolátum,
dum emísit spíritum.

Eia, mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.

Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.

Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide.

Tui Nati vulneráti,
tam dignáti pro me pati,
poenas mecum dívide.

Fac me vere tecum flere,
Crucifíxo condolére
donec ego víxero.

Iuxta crucem tecum stare,
te libenter sociáre
in planctu desídero.

Virgo vírginum praeclára,
mihi iam non sis amára,
fac me tecum plángere.

Fac, ut portem Christi mortem,
passiónis fac me sortem
et plagas recólere.

Fac me plagis vulnerári,
cruce hac inebriári
et cruóre Fílii.

Flammis urar ne succénsus,
per te, Virgo, sim defénsus
in die iudícii.

Fac me cruce custodíri
morte Christi praemuníri,
confovéri grátia.

Quando corpus moriétur,
fac, ut ánimae donétur
paradísi glória. Amen.


La Madre addolorata stava
in lacrime presso la Croce
su cui pendeva il Figlio.

E il suo animo gemente,
contristato e dolente
una spada trafiggeva.

Oh, quanto triste e afflitta
fu la benedetta
Madre dell'Unigenito!

Come si rattristava e si doleva
la pia Madre
vedendo le pene dell'inclito Figlio!

Chi non piangerebbe
al vedere la Madre di Cristo
in tanto supplizio?

Chi non si rattristerebbe
al contemplare la pia Madre
dolente accanto al Figlio ?

A causa dei peccati del suo popolo
Ella vide Gesù nei tormenti,
sottoposto ai flagelli.

Vide il suo dolce Figlio
che moriva, abbandonato da tutti,
mentre esalava lo spirito.

Oh, Madre, fonte d'amore,
fammi provare lo stesso dolore
perché possa piangere con te.

Fa' che il mio cuore arda
nell'amare Cristo Dio
per fare cosa a lui gradita.

Santa Madre, fai questo:
imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso
fortemente nel mio cuore.

Del tuo figlio ferito
che si è degnato di patire per me,
dividi con me le pene.

Fammi piangere intensamente con te,
condividendo il dolore del Crocifisso,
finché io vivrò.

Accanto alla Croce desidero stare con te,
in tua compagnia,
nel compianto.

O Vergine gloriosa fra le vergini
non essere aspra con me,
fammi piangere con te.

Fa' che io porti la morte di Cristo,
avere parte alla sua passione
e ricordarmi delle sue piaghe.

Fa' che sia ferito delle sue ferite,
che mi inebri con la Croce
e del sangue del tuo Figlio.

Che io non sia bruciato dalle fiamme,
che io sia, o Vergine, da te difeso
nel giorno del giudizio.

Fa' che io sia protetto dalla Croce,
che io sia fortificato dalla morte di Cristo,
consolato dalla grazia.

E quando il mio corpo morirà
fa' che all'anima sia data
la gloria del Paradiso. Amen.