Giovanni Maria Vianney, curato d’Ars, non sapeva il latino, ma studiava e leggeva libri in francese, di Bernard Ardura

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 09 /01 /2010 - 21:56 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 9/1/2010 un articolo scritto daBernard Ardura, Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, apparso con il titolo originale “Nella biblioteca del curato d'Ars”. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (9/1/2010)



La devozione popolare verso i santi ha spesso intessuto una certa legenda aurea, tesa a esprimere l'amore dei fedeli e la loro gratitudine verso Dio che ha colmato dei suoi doni di grazia questi esemplari discepoli di Cristo e, spesso, a sminuire le doti naturali dei santi per meglio mettere in risalto gli effetti dell'intervento divino nella loro vita. Il santo Curato d'Ars non fa eccezione e non mancano opere divulgative che lo presentano abusivamente quasi come privo di intelligenza, pur nell'intento lodevole di esaltare la sua santità.

Il pellegrino che visita la canonica di Jean-Marie Vianney rimane spesso commosso di fronte alla semplicità, anzi alla povertà della casa, e in genere non nota la presenza di una biblioteca ricca di ben 252 libri, cosa che per un parroco francese dell'inizio dell'Ottocento e per molti suoi contemporanei risulta considerevole. L'insieme di questi libri è molto interessante, perché il loro proprietario non ha mai pubblicato e neppure scritto i suoi catechismi che conosciamo solo attraverso gli appunti dei suoi devoti discepoli. Pertanto questa biblioteca è praticamente l'unico mezzo per conoscere da vicino la personalità del Curato d'Ars, che si presentava volentieri come ignorante, mentre era, nella misura delle sue possibilità, un amante dello studio.

Ricordiamo brevemente che, nato a Dardilly, vicino a Lione, l'8 maggio 1786, Jean-Marie, da giovane, lavorava nei campi e pascolava le pecore; quindi non ebbe l'opportunità di frequentare regolarmente la scuola. Ricevette la prima comunione nel corso di una messa clandestina a Écully, nel 1799. Solo nel 1803, quando aveva ormai 17 anni, frequentò la scuola elementare a Dardilly. Quando, nel 1806, fu presentato al seminario Saint-Irénée di Lione, fece subito l'esperienza amara di cozzare contro un muro di ignoranza apparentemente insuperabile. L'insegnamento nel seminario era esclusivamente dispensato attraverso corsi in latino, del tutto inaccessibili al giovane contadino. Per i suoi professori, era "debolissimus" e l'eventualità di restituirlo alla sua famiglia sembrava loro la soluzione migliore.

La sua vocazione fu "salvata", nel 1807, da don Charles Balley, canonico regolare di Santa Genoveffa prima della Rivoluzione francese e antico maestro dei novizi, che aveva avuto la fortuna di ricevere la solida preparazione dei sacerdoti dell'ancien régime.
Il canonico Balley univa attività intellettuale rigorosa e austerità di vita. Dopo la Rivoluzione, nominato parroco di Écully, vicino a Lione, Balley fece venire alcuni giovani per prepararli al sacerdozio. Jean-Marie fu il suo discepolo più fedele perfino nelle pratiche austere. Però, il maestro si rese immediatamente conto dell'impossibilità d'insegnargli la teologia in latino. Quindi decise di spiegargli in francese i vari trattati teologici. Lo stesso canonico si fece garante della qualità della vocazione del giovane dinanzi alle autorità diocesane. Così, Jean-Marie Vianney fu ordinato sacerdote il 13 agosto 1815.

Nominato viceparroco del canonico a Écully, ricevette dal maestro la prima iniziazione al ministero sacerdotale, per due anni e mezzo, fino alla morte di don Balley, avvenuta il 16 dicembre 1817. Il maestro aveva ereditato dal suo convento parigino un forte rigorismo influenzato dal giansenismo. Quindi non c'è da meravigliarsi se, nei primi anni del suo ministero, il Curato d'Ars fustigava i suoi parrocchiani, "cattivi cattolici", con rigorismo esagerato. Il giovane sacerdote faticava per preparare i suoi sermoni, lavorando sodo per molte ore del giorno e della notte, copiando citazioni dai libri del maestro, prima di imparare a memoria queste "sudate carte".

Alla morte del canonico Balley, Vianney ereditò i libri del maestro, all'incirca 79 titoli, che portò con sé ad Ars dove fu nominato parroco l'11 febbraio 1818. Ma la biblioteca di Ars è ricca di ben 151 libri anteriori all'anno 1818. Quindi, gli altri 81 provengono da acquisti posteriori al suo arrivo ad Ars. A partire dal 1818, la biblioteca continua a crescere e 103 titoli del catalogo sono stati pubblicati da questa data fino alla morte del santo curato nel 1859, al ritmo di uno e fino a sei libri l'anno.

Siccome Vianney non ha più lasciato Ars dopo il suo pellegrinaggio mariano a Fourvière, nella città di Lione, nel 1823, ci si chiede come abbia fatto ad acquistare una tanto copiosa quantità di libri. Il mistero rimane tuttora insoluto. Comunque, questa biblioteca è composta esclusivamente di libri religiosi e il suo fondo è simile a quello delle biblioteche ecclesiastiche del tempo. Questa osservazione porta a pensare che tale collezione di libri e documenti come le lettere pastorali o i foglietti pii sono il risultato di una scelta personale di Vianney e non di una raccolta casuale.

Come i suoi contemporanei, il Curato d'Ars era molto attratto dalle vite dei santi in cui cercava degli esempi concreti da proporre ai suoi fedeli. Dalla lettura del catalogo della biblioteca risulta che tutte le problematiche legate alla Chiesa suscitavano il suo interesse. Fra l'altro, si è particolarmente documentato sulle missioni e parlava spesso dei missionari ai suoi fedeli. Grazie, in particolare, alla Théologie morale del cardinale Thomas-MarieJoseph Gousset (1845), scoprì la dottrina di sant'Alfonso de Liguori e si è così staccato dal rigorismo iniziale, accordandosi in questo modo con il pensiero della Chiesa del suo tempo. Contrariamente ai cataloghi elaborati dai librai, gli autori membri di ordini religiosi annoverati nella biblioteca sono in minoranza e la maggior parte di loro sono gesuiti.

Osservando i segni lasciati dal lettore sui libri - ex-libris, scritture, segni, pagine piegate o tagliate, piccoli avanzi di cibo fra le pagine perché leggeva durante i pasti - si può affermare che Jean-Marie Vianney ha letto sicuramente 192 libri della sua biblioteca.

Si notano alcune assenze notevoli fra i libri conservati ad Ars: l'Imitatio Christi e le opere di san Francesco di Sales abitualmente presenti in tutte le biblioteche ecclesiastiche francesi del tempo. Leggendo i manoscritti dei suoi sermoni ci si rende conto che il predicatore, dalla memoria poco sicura, trascriveva soltanto delle citazioni spesso lette e poi interiorizzate nella contemplazione, che restituiva in una forma approssimativa ma convincente.

Insomma, Vianney usava la sua biblioteca come fonte per il suo ministero sacerdotale, consapevole che la preghiera deve unirsi allo studio, per istruire il popolo cristiano e condurlo sulla via della santità. Rinchiuso per ore nel suo confessionale, a contatto diretto con la debolezza umana e con l'opera del Male, che chiamava "il Rampino", grazie al suo amore per Cristo che venerava nel Sacro Cuore, seppe assimilare il contenuto dei libri letti ed esprimere nel linguaggio dell'amore e della misericordia divina il grande messaggio del Vangelo della salvezza.

Vianney recepì il consiglio del suo vescovo Alexandre Devie che affermava nel 1848: "Il secondo dovere [dei sacerdoti per mantenersi nella santità] consiste nello studio delle materie ecclesiastiche" e "mai forse il clero ebbe così tanto bisogno di istruirsi come nell'infelice secolo che stiamo vivendo". Del Curato d'Ars, anche se non ha lasciato scritti, a eccezione dei manoscritti dei suoi sermoni, ha lasciato la testimonianza inconfutabile del suo amore per i libri e per lo studio.

Jean-Baptiste-Henri Lacordaire, restauratore dell'ordine dei predicatori in Francia, pellegrino ad Ars dove predicò il 4 maggio 1845, diceva che "le Lettere sono con il Cristianesimo il principio di ogni civiltà" e "che non si rimpiange mai di aver acquistato una scienza [perché] il risultato di un lavoro coscienzioso è sempre un beneficio". Il grande predicatore di Notre-Dame di Parigi esprimeva i suoi sentimenti intimi dopo aver sentito predicare Vianney: "Vorrei predicare come lui."

Il Curato d'Ars non è certo diventato uno studioso in grado di scrivere libri o di tenere un corso universitario, ma la sua biblioteca prova che egli non ha mai rinunciato alla personale formazione intellettuale e spirituale tramite lo studio, come aveva appreso dal canonico Balley. La scelta delle sue letture, consone con gli orientamenti spirituali e le preoccupazioni della Chiesa, e perfettamente adattate alle necessità dei suoi contemporanei, dimostra la giustezza del suo discernimento intellettuale, illuminato dalla sua vita di fede e dalla sua carità apostolica. La sua evoluzione spirituale, dal rigorismo alla fiducia nell'amore misericordioso del Salvatore, è senz'altro frutto dell'azione dello Spirito nel suo cuore, ma anche delle sue letture.

Passare in rassegna con sguardo attento la sua biblioteca ci mostra che se Vianney ha voluto possederne una, obbedendo alle istruzioni del suo vescovo, era per adempiere meglio ai suoi doveri pastorali, rivelandosi sacerdote intelligente, coscienzioso e pieno di zelo per la salvezza dei suoi fedeli.

(©L'Osservatore Romano - 9 gennaio 2010)