Il sistema della Kirchensteuer, la “tassa alla Chiesa”, in Germania necessita di modifiche (da monsignor Georg Gänswein)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 11 /09 /2016 - 13:52 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito alcuni passaggi di un’intervista a monsignor Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia, apparsa sul quotidiano tedesco Schwäbische Zeitung il 17/7/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (11/9/2016)

N.B. de Gli scritti

In Germania, come in altri paesi del nord Europa, vige un sistema fiscale, diverso da quello previsto in Italia con l’8 x 1000 che vale per cattolici, valdesi, metodisti, battisti, buddisti, ebrei, ecc. Infatti, in Germania ogni persona dichiara la propria chiesa di appartenenza al fisco – luterana, cattolica, ecc. – e con tale dichiarazione automaticamente paga un supplemento di tasse che servono a mantenere la propria comunità. Lo Stato riconosce così, anche se in maniera molto diversa dal sistema italiano, il ruolo positivo delle diverse chiese, ma il sistema finisce per essere paradossale e ingiusto per cui chi si rifiuta di pagare il supplemento, ad esempio, alla chiesa luterana, con ciò stesso non viene più ricononsciuto come luterano. Nell’intervista monsignor Georg Gänswein esprime le perplessità che erano già state manifestate anni addietro da papa Benedetto XVI.

[…]

Un tema ricorrente è il sistema fiscale della Chiesa tedesca. Benedetto si è più volte espresso a riguardo in modo critico. Questo sistema è anche difficilmente coniugabile con la Chiesa povera che Francesco si augura. È giusto che chi non paga la Kirchensteuer (la tassa alla Chiesa, n.d.t.], per dirla alla buona, sia buttato fuori?

Il tema della Kirchensteuer è un tema senza fine. Ovviamente la domanda se il sistema che adottiamo in Germania per il sostentamento della Chiesa sia la modalità giusta, è giustificata […]. Ci sono due opinioni contrastanti: alcuni dicono basta con la Kirchensteuer, altri la elevano addirittura ad un “depositum fidei”. Entrambi gli estremi non vanno bene […] Ovviamente è qualcosa di molto forte che si venga cacciati fuori se non si vuole più pagare la Kirchensteuer.

Il problema è che chi non paga la Kirchensteuer è in fondo scomunicato?

Sì, questo è un serio problema. Come reagisce la Chiesa cattolica in Germania ad un’uscita dalla Chiesa? Con l’automatica esclusione dalla comunità ecclesiale, il che significa: scomunica. Ciò è eccessivo, incomprensibile. Si possono mettere in dubbio dogmi e nessuno viene cacciato fuori. Forse che il non pagamento della Kirchensteuer è un’infrazione più grave contro la fede che non le trasgressioni contro le verità di fede? L’impressione è che, finché c’è in gioco la fede, non sia così tragico, quando però entra in gioco il denaro, allora non si scherza più. La spada affilata della scomunica per un’uscita dalla Chiesa [per chi non paga la Kirchensteuer, n.d.t.] è inadatta e necessita di correzione.

Vale comunque la frase di papa Benedetto che la Chiesa debba rinunciare ai suoi beni per conservare il suo bene. 

Se i beni sono contrari al bene, cioè alla fede, allora c’è solo una possibilità: bisogna liberarsene. Le casse piene e le chiese vuote: questa è una forbice terribile. Non può continuare a lungo. Se le casse suonano e le panche della chiesa si svuotano sempre di più, allora si giunge prima o poi ad un’implosione. […] A che serve se una diocesi è molto ricca, ma la sua fede si insabbia a poco a poco? Siamo così tanto secolarizzati che la fede non ha più un ruolo o addirittura viene vista come una zavorra? La zavorra viene buttata quando non serve più. Non siamo più in grado di annunciare la fede in modo tale che gli uomini possano sentire che si tratta di qualcosa di grandioso, di bello e che arricchisce e approfondisce la vita?

[…]