Nomi arabi e nomi ebraici: l’UNESCO cancella la storia chiamando solo Al-Aqṣa Mosque/Al-Ḥaram Al-Sharif e non anche Bet HaMikdash, Har HaBayit o Temple Mount la spianata del Tempio o delle Moschee. Breve nota storica sui fondamenti di una discussione importante. Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 11 /12 /2016 - 15:11 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, cfr. la sezione I luoghi della Bibbia.

Il centro culturale Gli scritti (11/12/2016)

Al-Aqṣa Mosque/Al-Ḥaram Al-Sharif and its surroundings (le due espressioni arabe significano "la Moschea quella lontana" e "il Santuario nobile"): così la risoluzione dell’UNESCO[1] si riferisce alla spianata del Tempio di Gerusalemme, utilizzando solo i nome arabi e dimenticando i termini ebraici.

Una importante e giusta protesta si è levata da diverse nazioni contro tale riduzione alla sola visione araba di quel luogo, mentre altre, quelle unilateralmente filo-palestinesi e anti-israeliane, hanno difeso l’utilizzo di una terminologia solo araba.

A noi sembra importante spiegare da dove derivi la doppia terminologia ebraica e araba, perché avvertiamo che solo una maggiore conoscenza fondata storicamente e culturalmente può permettere un’evoluzione dei fatti ed un maggior rispetto reciproco. Le parti che negano la cultura (ed è grave che fra queste si sia posta l’UNESCO, un’organizzazione cioè deputata precisamente alla conservazione del patrimonio storico del passato, quel patrimonio che non solo dal punto di vista archeologico, ma anche da quello filosofico e religioso rischia ogni giorno di più di sparire in Medio Oriente più che altrove, poiché alcune parti non sono minimamente interessate alla memoria storica[2]) non rispettano il passato, la storia e, quindi, gli altri.

La nostra breve riflessione storica ha quindi un intento unicamente culturale, tesa a presentare criticamente, anche se in maniera rapidissima, i fatti verificatisi nei secoli sulla spianata del Tempio di Gerusalemme.

L’attenzione musulmana per Gerusalemme nasce da un episodio narrato in maniera misteriosa dal Corano e precisato da altre fonti della Sunna. Maometto, secondo la tradizione islamica, trascorse alcune ore sulla Spianata del Tempio, trasportatovi di notte in volo dalla Mecca (le fonti parlano di un itinerario isrāʾ, notturno avvenuto grazie a a Buraq, una cavalcatura volante a metà fra asino e mulo) e da lì ascese fino al settimo cielo (l’ascesa è nota nelle fonti islamiche come Miʿrāj) per poi ridiscendere a Gerusalemme dopo poco ed essere riportato sempre in volo nella stessa notte alla sua città nella penisola arabica.

Vi accennano le Sure XVII,1; LIII,1-12; LXXXI,19-25 (in appendice è possibile leggere ciò che generalmente i musulmani ritengono vero di tale evento).

Gerusalemme venne poi conquistata dalle armate musulmane dopo un assedio di sei mesi nell’anno 637 (cioè 5 anni dopo la morte di Maometto). In pochi anni, dal 637 al 640 (l’anno in cui cadde infine Cesarea Marittima, il grande porto, attaccata secondo le fonti da 17.000 soldati arabi), le scimitarre musulmane conquistarono l’intera Palestina e assalirono contemporaneamente l’Egitto.

Il califfo Omar in persona giunse a Gerusalemme per ricevere la sottomissione del patriarca cristiano Sofronio che, da quel momento, fu obbligato insieme a tutti i cristiani e agli ebrei di Gerusalemme a pagare la tassa detta jizya dovuta dai non musulmani ai musulmani per poter mantenere la propria fede.

Cinquanta anni dopo, nel 691, il Califfo umayyade Abd al-Malik decise di costruire sulla spianata del tempio la prima moschea, detta poi moschea di Omar a ricordo del conquistatore. Via via seguirono gli altri edifici islamici.

L’iscrizione interna alla moschea riporta un versetto del Corano scelto appositamente contro i cristiani, accusati di credere nella Trinità: «O Gente del Libro, non oltrepassate i confini della vostra religione e non dite di Dio altro che la verità. Il Messia Gesù, figlio di Maria, non è altro che un messaggero di Allah, una Sua parola che Egli pose in Maria, uno spirito da Lui [proveniente]. Credete dunque in Dio e nei Suoi Messaggeri. Non dite “Tre”, smettete! Sarà meglio per voi. Invero Dio è un dio unico. Avrebbe un figlio? Gloria a Lui!» (Sura IV, 171)[3].  

I cristiani non avevano mai avuto particolare interesse per quel luogo che era stato distrutto dai romani pagani una prima volta in occasione della rivolta giudaica (la distruzione del Tempio è dell’anno 70), poi definitivamente per radere al suolo i superstiti resti del Tempio al termine della II rivolta giudaica che avvenne sotto l’imperatore Adriano (quest’ultimo combatté contro gli ebrei dal 132 al 135, sconfiggendoli e umiliandoli al termine della guerra).

Solo nel periodo crociato i cristiani manifestarono un relativo interesse alla zona, costruendo sulla spianata prima la reggia del re latino – era situata dove è la Moschea detta al-Aqsa, la “lontana” appunto dalla Mecca -, e poi erigendo in quel luogo il quartier generale dei monaci Templari che presero appunto da lì il nome. La presenza cristiana sulla spianata del Tempio durò il breve periodo della presenza crociata.

Ben altra rilevanza ha, invece, quel luogo per gli ebrei, perché fu solo grazie a loro che la spianata del Tempio nacque e divenne punto di riferimento. L’Antico Testamento lo ricorda addirittura con il semplice nome de “il Luogo” (Hamaqom). La lingua ebraica chiama il Tempio Bet HaMikdash, cioè “Tempio Santo”.

Fu lì che il re Davide iniziò a progettare la costruzione del Tempio che venne però portato a termine da suo figlio Salomone. Da allora il Tempio divenne il punto di riferimento per la fede di Israele. Venne distrutto dai babilonesi nell’anno 587, ma fu poi ricostruito a partire dall’anno 536 e terminato nel 515 a.C)

Storicamente si indica così come ‘periodo del primo Tempio’ quello che va dalla fondazione al 587 e ‘periodo del secondo tempio’ quello che inizia dal 536.

Dopo che il Tempio fu profanato dal sovrano ellenistico Antioco IV Epifane nel 169 a.C., venne riconsacrato. Infine fu Erode il Grande ad abbellirlo e ingrandirlo, finché, in seguito alla I guerra giudaica, come si è detto, i romani pagani lo distrussero nel 70 d.C.

Nei lunghissimi secoli fino alla rinascita dello stato ebraico agli ebrei fu consentito solo di pregare in un piccolo spazio aperto sul fianco occidentale della spianata del Tempio, quella zona che viene popolarmente detta “Muro del pianto” (ma che gli israeliani chiamano oggi “muro occidentale” (HaKotel HaMa'aravi, o semplicemente Kotel), appunto perché li ci si recava a piangere la distruzione del Tempio (per ulteriori note storiche sul significato del luogo per gli ebrei, cfr. anche qui l’appendice in fondo a questo articolo).

Oggi gli ebrei credenti non amano salire sulla spianata perché hanno paura di calpestare il luogo dove si trovava il Santo dei Santi. I musulmani hanno in quel luogo le loro moschee ed una polizia religiosa islamica sorveglia il buon ordine.

Tale polizia vieta negli ultimi anni ai cristiani di portare nei loro zaini la Bibbia. Se qualche pellegrino viene trovato in possesso della Bibbia, gli viene sequestrata e la può riavere solo all’uscita da quel luogo.

Ovviamente i cristiani non hanno alcuna rivendicazione relativa alla spianata, ma gradirebbero potervi leggere la Bibbia per rievocare in quel luogo i tanti episodi in cui Dio si è rivelato nel Tempio agli ebrei e leggere i Vangeli che narrano come Gesù amasse proprio quella che era per lui la Casa del Padre suo per annunciare il suo vangelo.

Dai fatti descritti sia pur così brevemente si comprende facilmente come la dimenticanza della rilevanza del luogo per gli ebrei è un fatto grave da parte dell’UNESCO.

Le due appendici  ricordano da un lato il significato del luogo per i musulmani (e l’esigenza di una riflessione storico-scientifica su tali eventi) e dall’altro il significato per gli ebrei per aiutare a comprendere ancor meglio l’importanza della spianata del Tempio.

 

I Appendice. Il viaggio notturno del profeta Maometto a Gerusalemme

Da M. Lings, Il Profeta Muhammad. La sua vita secondo le fonti più antiche, Torino, Il leone verde, 2004, pp. 104-107

"Mentre stavo dormendo nel Hijr", raccontò, "venne a me Gabriele e mi scosse col piede, al che mi alzai a sedere, tuttavia non vedendo nessuno mi distesi di nuovo. Egli venne una seconda volta e poi una terza volta, quindi mi prese per il braccio facendomi alzare in piedi accanto a lui; mi guidò fuori della porta della Moschea e lì c’era un animale bianco, qualcosa tra il mulo e l’asino, con ali ai fianchi, che gli servivano per muovere le zampe, e ogni passo era pari alla distanza che l’occhio può abbracciare".

Il Profeta narrò poi come montasse Burāq – così si chiamava l’animale – e come, con l’Arcangelo al fianco, che indicava il cammino e regolava il suo passo su quello del destriero celeste, andassero verso nord, oltre Yathrib e Khaybar, finché raggiunsero Gerusalemme. Lì incontrarono un gruppo di profeti – Abramo, Mosè, Gesù ed altri – e quando egli si mise a pregare sul luogo del Tempio, essi si radunarono in preghiera dietro a lui. Poi gli furono posti davanti due recipienti, uno conteneva vino e l’altro latte. Egli prese il recipiente del latte e bevve, tralasciando il recipiente del vino; Gabriele gli disse: "Sei stato guidato sulla via primordiale, e tu vi hai guidato la tua gente, o Muhammad; ed il vino è per voi proibito".

Quindi, come era accaduto ad altri prima di lui – Enoch, Elia, Gesù e Maria – Muhammad fu rapito fuori da questo mondo verso il Cielo. Sulla roccia al centro del luogo del Tempio egli montò Burāq, che mosse le ali con un moto ascensionale e divenne per il cavaliere come il carro di fuoco di Elia. Guidati dall'Arcangelo, che ora rivelava la sua qualità di essere celeste, essi passarono aldilà del dominio dello spazio e del tempo terreni e delle forme corporee, e mentre attraversavano i sette Cieli egli incontrò nuovamente i profeti con i quali aveva pregato a Gerusalemme. Mentre laggiù essi gli erano apparsi quali erano stati durante la loro vita terrena, ora li vedeva nella loro realtà celeste - ed egli pure appariva loro in questa realtà - e si stupiva della loro trasfigurazione. Di Giuseppe egli disse che il suo volto aveva lo splendore della luna piena, e che aveva ricevuto in dono almeno la metà di tutta la bellezza esistente. Tuttavia ciò non diminuì l'ammirazione di Muhammad per gli altri profeti, ed egli menzionò in particolar modo la grande bellezza di Aronne. Dei Giardini che visitò nei diversi Cieli egli disse in seguito: "Una porzione di Paradiso della grandezza di un arco, è migliore di tutto quello che sta sotto il sole, da dove si alza a dove tramonta e se una donna delle Genti del Paradiso apparisse alla gente della terra, riempirebbe di luce e di fragranza lo spazio fra il Cielo e la superficie terrestre". Tutto quello che vedeva ora, lo vedeva con l'occhio dello Spirito e, riferendosi alla sua stessa natura spirituale e alla sua anteriorità in rapporto all'inizio della vita terrena, ebbe a dire: "Ero Profeta quando Adamo si trovava ancora tra l'acqua e l'argilla".

Il culmine dell'ascensione fu il Loto del Limite. Così viene chiamato nel Corano e, in uno dei più antichi commentari basato sui detti del Profeta, viene detto: "Il Loto ha le radici nel Trono, e segna la fine della conoscenza di ogni conoscitore, che sia un Arcangelo o un Profeta-Messaggero. Tutto ciò che sta oltre è un mistero nascosto, sconosciuto a tutti, salvo che a Dio". Su questa sommità dell'universo Gabriele gli apparve in tutto il suo splendore di Arcangelo, come era stato creato all'origine. Poi, secondo le parole della Rivelazione: Quando il Loto fu ricoperto completamente da ciò che lo ricopre, l'occhio non vacillò ne si sviò. In verità egli osservò, di tutti i segni del suo Signore, il Più grande. Secondo il commentario, la Luce divina discese sul Loto e lo ricoprì con tutto quello che vi stava attorno, e l'occhio del Profeta la osservò senza vacillare o ritrarsi. Tale fu la risposta - o una delle risposte - alla supplica implicita contenuta nelle sue parole: "Mi rifugio nella Luce del Tuo Volto".

Presso il Loto il Profeta ricevette per la sua gente il comando di pregare cinquanta volte al giorno; e fu allora che gli fu rivelato il versetto che racchiude il credo dell'Islam: Il Messaggero crede, e così i fedeli, in ciò che gli è stato rivelato dal suo Signore. Entrambi credono in Dio, nei Suoi angeli, nei Suoi Libri e nei Suoi messaggeri: non abbiamo fatto alcuna distinzione fra i Suoi messaggeri. Ed essi dicono: noi crediamo e obbediamo; donaci Tu, o nostro Signore, il Tuo perdono; in Te è il ritorno finale.

Essi ridiscesero i sette Cieli come erano saliti. Il Profeta disse: "Al mio ritorno, quando arrivai a Mosè - e che buon amico egli fu per voi! - mi chiese: 'Quante preghiere ti sono state imposte?' Risposi che erano cinquanta al giorno, al che replicò 'La preghiera in comune è pesante, e la tua gente è debole... Ritorna dal tuo Signore e chiediGli di alleggerire il peso per te e per la tua gente'. Così tornai e chiesi al Signore di rendere il peso più leggero, ed Egli ne cancellò dieci. Quindi tornai da Mosè che mi ripeté quello che aveva detto prima, così io tornai e altre dieci vennero tolte. Ma ogni volta che tornavo da Mosè egli mi rimandava indietro finché tutte le preghiere vennero tolte, eccetto cinque al giorno. Allora tornai da Mosè che ancora mi chiese la stessa cosa; gli risposi: 'Sono tornato dal mio Signore talmente tante volte e Gli ho tanto chiesto che me ne vergogno. Non tornerò più indietro'. E per questa ragione che colui che compie le cinque preghiere, con fede e fidando nella munificenza di Dio, avrà una ricompensa equivalente a cinquanta".

Il Profeta e l'Arcangelo discesero poi sulla Roccia a Gerusalemme e fecero ritorno alla Mecca nello stesso modo in cui erano venuti, sorpassando molte carovane dirette a sud. Era ancora notte quando raggiunsero la Ka'bah. Di là il Profeta ritornò alla casa della cugina. Costei raccontò: "Poco prima dell'alba il Profeta ci svegliò e terminata la preghiera egli disse: 'O Umm Hāni', ho pregato con voi l'ultima preghiera della notte in questa valle, come avete visto. Poi sono andato a Gerusalemme e ho pregato là; ed ora ho pregato con voi la preghiera del mattino come vedete'. Si alzò per andarsene, ma io afferrai la sua veste con tanta forza che questa si aprì, lasciando scoperto il ventre, come se fosse stata del semplice cotone drappeggiato su di lui. 'O Profeta di Dio', dissi, 'non raccontarlo alla gente, perché ti daranno del mentitore e ti insulteranno'. 'Per Dio, lo racconterò', egli rispose".

Andò alla Moschea e raccontò a quelli che vi trovò del suo viaggio a Gerusalemme. I suoi nemici ne esultarono, perché avvertirono di avere ora un motivo irrefutabile per schernirlo. Ogni bambino qurayshita sapeva che una carovana impiega un mese per andare dalla Mecca in Siria e un altro mese per ritornare. Adesso Muhammad pretendeva di esserci andato e tornato in una sola notte. Un gruppo di uomini andò da Abū Bakr e disse: "Cosa pensi ora del tuo amico? Ci ha detto che la scorsa notte è andato a Gerusalemme, vi ha pregato ed è tornato alla Mecca". Abū Bakr li accusò di mentire, ma gli assicurarono che Muhammad era alla Moschea in quel momento e che parlava del suo viaggio. "Se così dice", rispose Abū Bakr, "allora è vero. Che c'è del resto di strano? Mi ha detto che le notizie gli vengono dal Cielo alla terra in un'ora del giorno o della notte, e io so che dice il vero. E questo è ben aldilà dei vostri cavilli". Quindi andò alla Moschea a ripetere la sua affermazione: "Se così dice, non può essere che vero" e fu in questa occasione che il Profeta gli diede il nome di as-Siddīq, che significa "colui che testimonia con forza la verità" oppure anche "il grande confermatore della verità". D'altra parte alcuni di coloro che avevano trovato incredibile la storia cominciarono a nutrire dei dubbi, perché il Profeta descriveva le carovane che aveva sorpassato sulla via del ritorno e diceva dove si trovavano e quando si poteva prevedere il loro ritorno alla Mecca; ed ognuna arrivava come predetto, e i dettagli erano come egli li aveva descritti. Alla Moschea parlò, comunque, solo del viaggio a Gerusalemme, ma quando fu solo con Abū Bakr ed altri Compagni narrò loro della sua ascesa attraverso i sette Cieli, riferendo solo una parte di quanto aveva visto, per poter dire di tutto il resto negli anni futuri, spesso come risposta a precise domande.

II Appendice. Il Tempio di Gerusalemme nella storia ebraica

Da J. Murphy-O’Connor, La Terra Santa. Guida storico archeologica, Bologna, EDB, 1996, pp. 88-89

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Una piccola altura a nord della Città di Davide assicurava il vento per la spulatura. Davide acquistò l'aia da Arauna per erigervi un altare (2 Sam 24,18-25). Verso il 960 a.C., per fornire un santuario più conveniente all'Arca dell'alleanza, Salomone eresse sul luogo il primo Tempio; il suo palazzo a sud lo collegava alla città di suo padre (1 Re 5,5-8). Non si è mai trovata traccia di questo Tempio che fu ricostruito da Zorobabele verso il 520 a.C., dopo la sua distruzione da parte dei babilonesi nel 587 a.C. Tuttavia sia Giovanni (10,23) che Luca (At 3,11; 5,12) identificano il chiostro orientale del Tempio di Erode come il Portico di Salomone. Quest’uso del I sec. è spiegato da Giuseppe Flavio (Antichità 20,220-221; Guerra 5,185), il quale può avere ragione poiché la base del muro orientale è certamente pre-erodiana.

Nel 169 a.C., Antioco IV di Siria saccheggiò il Tempio (1 Mac 1,20-24; 4,38). Dopo le prime vittorie maccabee, esso venne non solo purificato ma anche ampliato (1 Mac 4,57-60; 12,37), dandogli probabilmente la forma di quel complesso di 250 m2 descritto nel trattato «Middoth» della Mishnah. Se si prendono le grandi pietre quadrate ai piedi dei gradini nell'angolo nord-ovest dell'attuale piattaforma come pietre che segnano l'angolo di nord-ovest del Tempio maccabeo, vi sono esattamente 250 m al Portico di Salomone e 250 m a sud di quel punto vi è l'inspiegabile «ansa» alla base del muro orientale notata da Warren in una delle sue gallerie sotterranee. Per spiegare la «sutura» chiaramente visibile a 41,20 m a sud dell’«ansa» si è ipotizzato che, dopo che Simone Maccabeo ebbe raso al suolo la cittadella siriana, abbia ampliato l'area quadrata del Tempio verso sud, in modo da vietare a ogni futuro nemico un tale luogo di primaria importanza (1 Mac 13,52). In seguito, Erode il Grande (37-4 a.C.) avrebbe ampliato il Tempio su tutti i lati, eccetto quello orientale.  

Giuseppe Flavio fa un'ampia relazione della costruzione del secondo Tempio (Antichità 15,380-425; Guerra 5,184-247). Il grandioso progetto di Erode spaventò a tal punto i giudei che dovette promettere di avere pronti tutti i materiali necessari prima di toccare una sola pietra del vecchio edificio. Per ottenere una superficie pianeggiante egli circondò la sommità della collina con enormi muri di ritenzione a ovest, a sud e a est; materiali di riempimento e arcate di sostegno innalzarono la superficie al livello voluto. La robustezza di questa piattaforma le ha permesso di resistere a tutte le vicissitudini della storia, per cui le dimensioni dell'attuale spianata sono erodiane. Tutti gli edifici erodiani sono scomparsi; quelli che potrebbero essere sopravvissuti alla distruzione di Tito (70 d.C.) furono spazzati via da Adriano (135 d.C.). Le informazioni offerte da Giuseppe Flavio ci permettono di ricostruirli.

Note al testo

[1] Risoluzione dell’UNESCO Sulla “Palestina occupata” approvata con 24 voti favorevoli, 6 contrari e 26 astenuti il 13/10/2016. Nella presentazione al documento si afferma: «Voting in favor were: Algeria, Bangladesh, Brazil, Chad, China, Dominican Republic, Egypt, Iran, Lebanon, Malaysia, Morocco, Mauritius, Mexico, Mozambique, Nicaragua, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Russia, Senegal, South Africa, Sudan and Vietnam.
Voting against were: Estonia, Germany, Lithuania, The Netherlands, United Kingdom and United States.
Abstaining were: Albania, Argentina, Cameroon, El Salvador, France, Ghana, Greece, Guinea, Haiti, India, Italy, Ivory Coast, Japan, Kenya, Nepal, Paraguay, Saint Vincent and Nevis, Slovenia, South Korea, Spain, Sri Lanka, Sweden, Togo, Trinidad and Tobago, Uganda and Ukraine.
Absent were: Serbia and Turkmenistan».

[2] Si veda, ad esempio, l’atteggiamento di Hamas dinanzi alla scoperta archeologica delle rovine di una chiesa bizantina a Gaza, subito distrutte per far posto ad un centro commerciale o le vicende relative all’Apollo di Gaza, cfr. su questo: Hamas lascia demolire l’antica chiesa bizantina a Gaza e L'Apollo ritrovato che divide Gaza. La statua in bronzo di 2.500 anni fa è stato trovato in mare da un pescatore. Hamas censura il nudo e vuole venderlo. L'Anp: resti nella Striscia. Un museo americano in corsa per comprarlo, di Fabio Scuto.

[3] Sulle riletture della vita di Gesù in ambiente musulmano, cfr. Il Vangelo di Barnaba, un apocrifo musulmano medioevale: “dare corpo” alla gesuologia islamica omettendo la croce e reinserendo circoncisione e sacrifici animali, di Andrea Lonardo.