I 50 anni della comunità di Sant’Egidio: lavorare contemporaneamente nel campo della cultura e nell’incontro con i poveri. La testimonianza di una duplice indicazione importante per tutti, di Giovanni Amico

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 11 /03 /2018 - 15:20 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Giovanni Amico. Per approfondimenti, cfr. la sezione Carità, giustizia e annunzio.

Il Centro culturale Gli scritti (11/3/2018)

Per tanti di noi de Gli scritti l’incontro con gli amici della Comunità di Sant’Egidio è iniziato nei licei di Roma, dove i nostri compagni di classe della Comunità si recavano a fare Scuola popolare nelle periferie romane, mentre contemporaneamente studiavano greco e latino o fisica e matematica.

Poi pian piano la scoperta del loro prezioso servizio agli anziani, ai migranti, nel dialogo ecumenico, nella politica internazionale, italiana e locale.

E, al contempo, per tanti nostri amici della Comunità, l’accesso alle cattedre universitarie di storia o di scienze politiche o di storia dell'arte, la partecipazione ai convegni di relazioni internazionali, lo studio delle lingue, lo scrivere libri, il pubblicare articoli, il divenire giornalisti.

Questo duplice sguardo è prezioso perché ci incoraggia tutti a non disgiungere mai il servizio ai poveri e la carità culturale che aiuta ad approfondire il sapere e insegna con lezioni accademiche e con scritti.

Sembrerebbe talvolta che solo la carità materiale abbia dignità e che dedicarsi alla promozione dei più indifesi significhi abbandonare ogni velleità intellettuale, ogni carriera accademica, ogni desiderio di ricercare e di scrivere.

La Comunità di Sant’Egidio, invece, testimonia con grande acutezza come le due grandi mani della carità materiale e della carità spirituale (le 7 + 7 opere di misericordia), la condivisione del pane come quella della cultura, camminino e lavorino sempre insieme. Non studiare sarebbe tradire ogni attesa di sviluppo dei più poveri, così come limitarsi all’insegnamento senza incontrare realmente i fratelli nel bisogno farebbe rinchiudere nell’astrattismo delle idee.

In questi 50 anni di vita la Comunità di Sant’Egidio è stata una compagnia preziosa nell’indicare all’Italia e alla Chiesa come sia essenziale unire la promozione della cultura alta e accademica alla costruzione di una cultura popolare e al servizio di tutti.

Ad altri il compito di ricostruire in maniera articolata la storia di questi 50 anni. Ma questo tassello dell’unità indissolubile fra comunione con i poveri e comunione con gli intellettuali non poteva non essere ricordato perché aggiunge una conferma importante al cammino che tutti dobbiamo percorrere.