Asia Bibi: «È la prima volta in nove anni che mi consentono di tenere in cella un oggetto religioso, il rosario regalatomi da papa Francesco». Il marito racconta invece: «La possiamo andare a trovare una volta al mese per 15 minuti» (da Romasette)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 18 /03 /2018 - 23:43 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Romasette del 15/3/2018 e del 27/2/2018 due articoli redazionali. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione La libertà religiosa e la persecuzione delle minoranze.

Il Centro culturale Gli scritti (18/2/2018)

Il marito di Asia Bibi, Ashiq Masih, 
e la figlia Eisham Ashiq

1/ Asia Bibi: «Posso pregare con il rosario del Papa». La donna cristiana da 9 anni in carcere in Pakistan con l’accusa di blasfemia commenta ad Acs la decisione di lasciarle tenere in cella l’oggetto ricevuto in dono da Francesco: «Sarà per me di grande consolazione» (da Romasette del 15/3/2018)

«Un miracolo». Per Asia Bibi, la donna cristiana in cella da 9 anni in Pakistan con l’accusa di blasfemia e con una condanna alla pena capitale, definisce così la decisione del direttore del carcere di Multan, dove è attualmente reclusa, di lasciarle tenere in cella il rosario ricevuto in dono da Papa Francesco. Nei giorni scorsi infatti Asia ha ricevuto la visita del marito Ashiq e della figlia Eisham, di ritorno dal loro viaggio in Italia con la fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), durante il quale sono stati ricevuti in udienza privata dal pontefice. In quell’occasione Francesco ha donato a Eisham un rosario in più da portare a sua madre, assicurandole le proprie preghiere. La ragazza, da parte sua, gli ha portato l’abbraccio della madre, che ora riferisce ad Acs: «È la prima volta in nove anni che mi consentono di tenere in cella un oggetto religioso». E ancora: «Ricevo questo dono con devozione e gratitudine. Questo rosario sarà per me di grande consolazione, così come mi conforta sapere che il Santo Padre prega per me e pensa a me in queste difficili condizioni».

Figlia e marito hanno raccontato ad Asia anche della serata del 24 febbraio, quando, davanti a un Colosseo illuminato di rosso in memoria del sangue dei martiri cristiani, l’hanno ricordata pubblicamente, mentre analoghe manifestazioni si svolgevano ad Aleppo e a Mosul. «L’attenzione internazionale sul mio caso è fondamentale per me. È infatti per merito di questa se sono ancora viva – le parole della donna -. Grazie Acs per tutto quello che fate, non soltanto per me, ma per tutte le altre vittime della legge antiblasfemia, il cui abuso colpisce soprattutto le minoranze religiose».

2/ Da “La famiglia di Asia Bibi e una vittima di Boko Haram dal Papa” (Romasette 27/2/2018)

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Da Papa Francesco ci saranno anche Ashiq Masih e Eisham Ashiq, il marito e la figlia minore di Asia Bibi, la donna pakistana da nove anni in carcere, condannata a morte per blasfemia, ancora in attesa che i giudici esaminino il suo ricorso. «Voglio pregare insieme al Santo Padre per la liberazione di mia madre e, se possibile, voglio dargli un bacio da parte sua e delle mie sorelle», dichiara la ragazza, 18 anni, metà della vita vissuta lontano dalla mamma. Senza di lei, racconta, «mi sento incompleta. Ci sono molte cose da donna e da giovane ragazza di cui mi posso confidare solo con lei. Anche se mio padre cerca di essere allo stesso tempo sia padre sia madre. Ma quello che è una mamma per una giovane ragazza può esserlo solo una mamma».

Il marito di Asia racconta invece dell’ultimo incontro in carcere, il 17 febbraio, prima di partire per l’Italia. «La possiamo andare a trovare una volta al mese per 15 minuti», riferisce. Nell’ultima visita hanno parlato dell’evento organizzato da Acs. «Mia moglie mi ha chiesto di ringraziare la comunità internazionale per la sensibilità e chiede a tutti quanti di pregare per lei». Riguardo agli sviluppi dell’iter processuale, l’uomo riferisce che «l’appello è stato presentato presso la Corte suprema del Pakistan. Speriamo che presto possa esserci un’udienza, anche se c’è un continuo rimando. Se non c’è la volontà di risolvere il caso, i tempi giuridici diventeranno molto lunghi». Da ultimo, un nuovo appello per Asia Bibi: «Grazie alla comunità e ai media internazionali lei è ancora viva oggi. Se tengono accesi i riflettori su di lei sarà possibile che anche l’attesa giudiziaria diventi minore».

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