1/ «La testimonianza non è una virtù, uno sforzo, bensì la conseguenza di un fatto credibile, di una esperienza: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito”. Tacere sarebbe stato negare gli eventi. Se vogliamo rinvigorire la nostra testimonianza di fede dobbiamo fare memoria delle circostanze concrete nelle quali siamo stati redenti dalla grazia. Senza annuncio la testimonianza rischia di rimanere un bel film distribuito in lingua straniera, senza sottotitoli. Riappropriamoci dello studio e del munus docendi». Omelia del cardinale De Donatis per i secondi vespri della festa dei Santi Pietro e Paolo 2/ «Se le parole di Gesù sono false bisogna liberarsene una volta per sempre, se sono vere bisogna liberarsi dalle altre e iniziare un cammino di ritorno a Dio e di recupero della propria anima». Da una lettera di don Andrea Santoro (febbraio 1998)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 08 /07 /2018 - 15:20 pm | Permalink | Homepage
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1/ «La testimonianza non è una virtù, uno sforzo, bensì la conseguenza di un fatto credibile, di una esperienza: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito”. Tacere sarebbe stato negare gli eventi. Se vogliamo rinvigorire la nostra testimonianza di fede dobbiamo fare memoria delle circostanze concrete nelle quali siamo stati redenti dalla grazia. Senza annuncio la testimonianza rischia di rimanere un bel film distribuito in lingua straniera, senza sottotitoli. Riappropriamoci dello studio e del munus docendi». Omelia del cardinale De Donatis per i secondi vespri della festa dei Santi Pietro e Paolo

Riprendiamo dal sito Romasette l’omelia del neo-cardinale vicario Angelo De Donatis per i secondi vespri della festa dei Santi Pietro e Paolo, celebrati il 29/6/2018 nella Cattedrale di San Giovanni in Laterno e un brano di una lettera di don Andrea Santoro letto per l’occasione. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Maestri nello Spirito.

Il Centro culturale Gli scritti (8/7/2018)

Carissimi battezzati di Roma, nell’avventura credente di Pietro e Paolo, nostri Patroni, troviamo due elementi fondamentali che fondano e rafforzano la testimonianza cristiana: la dimensione del dono e la necessità dell’annuncio.

Essere testimoni del Risorto – come lo sono stati Pietro e Paolo – non è una scelta, un’autoelezione arbitraria o il frutto di un discernimento fatto a tavolino, bensì un dono immeritato: accade qualcosa nella vita che ti rende testimone. Paradossalmente diventi tale malgrado te stesso! Saulo si stava recando a Damasco per dare la caccia ai seguaci della Via: ed ecco che Gesù Risorto gli si para dinnanzi e lo trasforma in qualcosa che non aveva certo previsto. All’origine della testimonianza c’è dunque sempre l’iniziativa di Dio, che sceglie ciò che nel mondo è debole per confondere i forti.

Spesso rischiamo di intendere la testimonianza solo come un dovere. Per gli apostoli essa non era una virtù, uno sforzo, bensì la conseguenza di un fatto credibile, di una esperienza: «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito» disse Pietro davanti al Sinedrio. Tacere sarebbe stato negare gli eventi. Ecco il primo aspetto: se vogliamo rinvigorire la nostra testimonianza di fede dobbiamo fare memoria delle circostanze concrete nelle quali siamo stati redenti dalla grazia, abbiamo visto e udito. Sono testimone perché so da che cosa mi ha salvato il Signore, non “in genere” ma nel concreto della mia vita fatta di vuoti, di peccati, di illusioni!

Il secondo aspetto è legato alla necessità dell’annuncio. Pietro e Paolo sono stati in grado di «rendere ragione della speranza che avevano sperimentato». La loro azione apostolica ha prodotto una sinfonia tra opere e annuncio, tra gesti e catechesi. D’altra parte – come ricorda la costituzione conciliare Dei Verbumè Dio stesso che educa il suo popolo con «gesti e parole intimamente connessi».

Riflettiamo bene su questo aspetto, soprattutto nel contesto del cammino diocesano di ridefinizione della pastorale che abbiamo intrapreso. Facciamo cose buone, ma sovente non sappiamo spiegarle, renderle comprensibili. L’annuncio del Vangelo crea i presupposti affinché la testimonianza sia leggibile, chiara. Senza annuncio la testimonianza rischia di rimanere un bel film distribuito in lingua straniera, senza sottotitoli.

Siamo onesti: diamo corso a tante iniziative belle, ma allora… perché non sboccia la fede? Forse perché non siamo in grado di fornire categorie giuste per decodificare la testimonianza. Ecco allora, insieme alla memoria della salvezza, al dono della testimonianza, siamo invitati a riportare in alto il gusto della lettura, dell’approfondimento, del perdere tempo sulla Scrittura per aiutare gli altri a comprendere la bellezza della fede. In particolare chi si prepara al ministero ordinato deve recuperare la passione per lo studio, con lo scopo preciso di riappropriarsi di quel munus docendi del prete oggi tanto necessario e forse un po’ trascurato.

Chiediamo ai nostri Santi Pietro e Paolo di intercedere a nostro favore: che lo Spirito ci doni la memoria della salvezza ricevuta e la passione per un annuncio profondo, motivato e comprensibile.

Così sia.

2/ «Se le parole di Gesù sono false bisogna liberarsene una volta per sempre, se sono vere bisogna liberarsi dalle altre e iniziare un cammino di ritorno a Dio e di recupero della propria anima». Da una lettera di don Andrea Santoro (febbraio 1998)

In un tempo in cui scienziati, ricercatori, politici, "esperti" d'ogni genere, uomini di arte, di spettacolo e di pensiero annunciano la loro verità e promettono felicità e benessere, è ancora più necessario sentire quale è l'annuncio di verità di Dio e le sue promesse di vita. Gesù fa affermazioni sicure e senza mezzi termini: "attenti ai falsi profeti e ai falsi messia: non li seguite", "passeranno il cielo e la terra ma le mie parole non passeranno","se rimanete fedeli alla mia parola conoscerete la verità e la verità vi farà liberi... se io vi farò liberi sarete liberi davvero", "se uno osserva le mie parole non vedrà mai la morte", "ciò che vi dico ve lo dico perché abbiate gioia e la vostra gioia sia piena". Sono parole grosse. Se sono false bisogna liberarsene una volta per sempre, se sono vere bisogna liberarsi dalle altre e iniziare un cammino di ritorno a Dio e di recupero della propria anima.

Troppe parole umane oscurano quella di Dio, troppi uomini si fanno dio di sé stessi e degli altri. Dov'è la verità? Dov'è la vita? Dov'è la via giusta? Dov'è la felicità che tutti cerchiamo? Dov'è la risposta alla morte, al peccato, alle mille ansie che ci attanagliano? "Benedetto l'uomo che confida nel Signore - dice il profeta Geremia - egli è come albero piantato lungo l'acqua: le sue foglie rimangono verdi. Maledetto l'uomo che confida nell'uomo e pone nella carne il suo sostegno: saràà come il tamerisco nel deserto."

Il vangelo propone la castità, la povertà e l'obbedienza a un modo che esalta il piacere, la ricchezza, l'affermazione di sé. Il vangelo propone l'amore, il servizio, il dono di sè fino al sacrificio a un mondo che esalta la forza, il dominio sugli altri, la ricerca del proprio tornaconto. Il vangelo propone il silenzio, la preghiera, l'intimità con Dio a un mondo che esalta la corsa, le parole continue, l'adulazione degli uomini. Dov'è la verità? Forse è giunto il momento di scrutare l'esperienza di quegli uomini sulla cui storia Dio ha lasciato la sua impronta e che hanno lasciato la loro testimonianza nella Bibbia. Forse è giunta l'ora di scrutare a fondo il nostro cuore e chiedergli cosa davvero lo uccide e cosa lo rende contento. Forse è giunto il momento di rifare i conti alla storia: quanti orrori lontano da Dio, quante tragedie lontani dalla croce di Gesù; quanta pace per chi ama Dio, quanta gioia all'ombra della croce di Cristo crocifisso.

"Chi viene a me non lo respingerò, dice Gesù, perché sono venuto a cercare ciò che era perduto". C'è una volontà di amore che ci sta cercando: lasciamoci trovare. Anche io con Paolo "vi supplico: lasciatevi riconciliare con Dio; ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza".