«All’inizio mi chiedevo: “Perché proprio a me?” Poi, dopo mesi, ho trasformato questa domanda in “Perché non a me?”». Nadia Toffa, una donna che ha saputo fiorire d’inverno, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 13 /08 /2019 - 22:48 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per altri testi, vedi al tag scritti_andrea_lonardo.

Il Centro culturale Gli scritti (13/8/2019)

    Nadia Toffa con il suo papà nel post su FB di Pasqua 2019

«“All’inizio mi chiedevo ‘perché proprio a me?” Poi, dopo mesi, ho trasformato questa domanda in “perché non a me?”. È il mio dolore e me lo devo portare. È una sfida che posso magari non vincere, ma devo combatterla mettendocela tutta. Vorrei dire alle persone che ci guardano da casa di non mollare mai perché non sono sole»[1]. Cosi Nadia Toffa in un’intervista dell’ottobre 2018 (aveva scoperto di essere ammalata il 2 dicembre 2017).

E ancora: «Ho re-imparato a pregare. Quando mi sono sentita male per la prima volta, mi sono tornate in mente le preghiere che recitavo da piccola. Se mi hanno fatto bene? Sono state come un abbraccio. E ne avevo tanto bisogno»

Così Nadia Toffa rispose alcuni mesi fa ad un’intervista sul Corriere della Sera[2].

Ciò che colpisce e commuove di lei non sono tanto le affermazioni estremamente chiare sulla sua riscoperta della fede durante la malattia. Si pensi solo a quanto ha scritto per Pasqua su FB il 21 aprile 2018:

«21 aprile

Buongiorno amici cari. Vi presento il mio superPapà. Passiamo la Pasqua insieme in famiglia ❤ Da lui ho preso la tenacia e la forza di non mollare mai. Sei mitico e speciale. Buona resurrezione a tutti. Gesù ci protegge e ci guida. Un abbraccio immenso a tutti voi e alle vostre famiglie ❤ la vostra N. Vi voglio bene assai».

Colpisce molto di più che lei, in quella fede, abbia trasfigurato se stessa e la sua malattia.

Colpisce che la certezza che tutto avesse un senso l’ha condotta ad essere felice.

A cosa servirebbe credere se non conducesse ad essere felici?

I suoi post su FB, sempre diretti, hanno continuato a parlate, fino alla fine, di chemioterapie, delle Iene, della madre, del padre, delle sorelle, del compagno che lei ha lasciato poco prima di morire perché lui non le stava vicino nella malattia, della pittura, del cantare, degli altri malati che lottavano con lei, della sua cagnolina Totò, del vestirsi, del camminare a piedi nudi su di un prato, del mangiare cose sane, degli amici, delle lotte di don Patriciello che celebrerà i suoi funerali, della possibilità di essere felici.

Nadia Toffa ha continuato a parlare di tutto questo con il gusto di chi sa che è bene vivere. Con il gusto di chi sa che bisogna approfittare nella vita di tutte le occasioni che Dio ci dà.

Nel suo libro autobiografico Fiorire d’inverno ha scritto – e lo ha poi dimostrato: «Ho sempre creduto che la vita fosse disporre sul tavolo, nel miglior modo possibile, le carte che ti sei trovato in mano. Invece all’improvviso ne arriva una che spariglia tutte le altre, e la vita è proprio come ti giochi quell’ultima carta».

Ragazzi, impariamo a viere. È possibile fiorire d’inverno.

Così ha scritto, sempre su FB, il 10 giugno 2018, per il penultimo compleanno:

«10 GIUGNO
Il giorno del compleanno è un giorno importante dell’anno in cui si tira una riga e si fanno bilanci. Ci riguarda da vicino cavoli! Sono i nostri giorni trascorsi. È la nostra vita che ha preso varie direzioni. A volte queste direzioni sconvolgono i piani che avevamo prestabilito, a volte subiamo sterzate improvvise che non ci aspettavamo. Come fare le montagne russe ad occhi chiusi. E quindi ci si ritrova a dare un senso anche a quello che non ci piace e che non cercavamo. Ci ritroviamo a tratti fragili, a tratti più forti. Riconosciamo le nostre debolezze, che in condizioni di stabilità non ammettiamo. È bello osservare i propri limiti, è bello vivere. So che sembra una frase fatta, ma scriverlo fa effetto. E il mio bilancio di oggi si riassume in un pensiero d’amore e luce...“A TUTTA VITA”.
Un grazie immenso per tutti i vostri meravigliosi auguri. Sono al telefono da stamattina presto 😂
Grazie di esservi ricordati di me Sarà sicuramente un gran compleanno ragazzi 🙏
Vi abbraccio forte e buona vita. N».

Questo il video con alcuni passaggi dell'intervista citata che le fece la Toffanin: 

Questa la trascrizione di quei passaggi: «Il Signore non è cattivo. Ci mette di fronte, secondo me, a sfide che possiamo affrontare. Questa è la mia sfida. Io all'inizio mi chiedevo: "Perché proprio a me?". Perché scusa, chi è che vuole il cancro? È una brutta notizia. Scusa, parliamone. Però poi mi sono detta: "Perché non a me?". Perchè non a me?". È pieno di bambini che muoiono il primo giorno di vita! Pensa a quei genitori. Questo è il mio dolore, io me lo devo portare, è il mio fardello. Il Signore mi ha dato una sfida che io posso magari non vincere, ma l'importante è mettercela tutta, combattere, sempre [...] Non bisogna mollare. Il Signore non è crudele, non ci vuole veder soffrire. Io ci credo in Dio e penso che non sia cattivo. Perché è la mia sfida. Pensa a una ragazzina di quattordici anni che si lascia con il fidanzatino. Soffre più lei o io? È commisurato. O pensa a un papà che perde il lavoro, a quarant'anni. È una sfida, si può trovare anche del bene. Il Signore non è cattivo, lo ripeto, non ci vuole veder soffrire. Non è così. Ci stimola. Per farci imparare, per farci migliorare, per essere persone migliori».

Note al testo

[1] Intervistata da Silvia Toffanin per Verissimo del 13 ottobre 2018.

[2] Nadia Toffa: rivendico il diritto di parlare della malattia. E esser fragile. Intervista di Roberta Scorranese su Il Corriere della Sera del 15 febbraio 2019.