Il diritto di contare. Un film contro il razzismo verso i neri, le donne, le sposate e madri, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 21 /07 /2020 - 22:44 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una recensione di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Cinema.

Il Centro culturale Gli scritti (21/7/2020)

Il titolo italiano del film gioca sul doppio significato di “contare”: il diritto di “avere importanza”, ma anche il “diritto di esser matematiche”, di poter utilizzare le proprie capacità scientifiche.

Il titolo replica così la voluta ambiguità dell’originale inglese Hidden Figures, dove le “figure nascoste” sono le persone decisive in un’impresa a cui è vietato apparire, ma anche le “cifre” nascoste (“cifra” è l’ulteriore significato del termine “figure”).

Il film racconta - anche se come sempre avviene nelle riduzioni cinematografiche con sintesi, ampliamenti e “invenzioni”: falsa è, ad esempio, la storia della toilette, così come tre direttori della NASA Sono condensato in una sola figura - la storia reale di tre matematiche afro-americane il cui contributo fu decisivo nella missione che portò il primo americano in orbita nel 1962, John Glenn, che rimase nello spazio 4 ore e 55 minuti, uguagliando le tre orbite di Gagarin intorno alla terra.

Il contesto storico è presentato sullo sfondo con le tensioni fra gli USA e l’Unione sovietica comunista che andavano precipitando, ma anche con il passaggio da una tecnologia pre-computeristica all’utilizzo del primo linguaggio Fortran che avrebbe modificato per sempre il rapporto fra ingegneri e matematici non solo rispetto alle missioni spaziali, ma dinanzi a qualsiasi impresa scientifica.

Tre cose sono da notare in particolare, al di là di ciò che tutte le recensioni hanno già posto in luce.

1/ Innanzitutto il ritardo degli USA rispetto a nazioni come l’Italia.

Si pensi che Martin Luther King venne ucciso perché predicava da pastore battista l’uguaglianza die bianchi e dei neri nel 1968! Rosa Parks si rifiutò di alzarsi per far sedere un bianco in un autobus pubblico nel 1955! L’arretratezza degli USA, che vengono invece sempre visti come il motore del nuovo, è impressionante. Ancora nel 1968, cioè ben 6 anni dopo l’impresa di Glenn con cui termina Il diritto di contare, un nero non aveva gli stessi diritti di un bianco, negli USA: impressionante. Quanto era avanti l’Italia di quegli anni, rispetto a quel paese.

2/ In secondo luogo il modo pacifico di procedere che fu scelto da Martin Luther King e da tanti degli Usa di allora, così come dalle protagoniste del film, ben diverso dalla violenza di taluni “anti-razzisti” di oggi.

Martin Luther King, predicatore battista, era fermamente convinto di dover condurre una lotta per l’uguaglianza con la non violenza del Vangelo, senza dare alcun appiglio alla violenza, anzi sconfessandola.

Egli tuonava con i suoi, perché anche dinanzi agli assalti della polizia, evitassero qualsiasi tipo di reazione scomposta. Benediceva l’acqua degli idranti che gli veniva rivolta contro, per mostrare come la lotta doveva essere sempre e soltanto pacifica.

Chiedeva ai suoi di non delinquere, di non commettere alcun sopruso, anzi di lavorare a regola d’arte, per non dare alcun appiglio agli avversari dell’uguaglianza – che differenza da chi attenta a statue o  persone oggi. Vale la pena ricordare un passaggio meraviglioso delle sue prediche /discorsi, rivolto  a chiedere una vera “rivoluzione “dei cuori non solo agli avversari, ma anche ai dimostranti della propria parte:

«Se vi toccasse di fare gli spazzini, dovreste andare e spazzare le strade nello stesso modo in cui Michelangelo dipingeva le sue figure; dovreste spazzare le strade come Haendel e Beethoven componevano la loro musica. Dovreste spazzarle nello stesso modo in cui Shakespeare scriveva le sue poesie. Dovreste insomma spazzarle talmente bene da far fermare tutti gli abitanti del cielo e della terra per dire: "Qui ha vissuto un grande spazzino che ha svolto bene il suo compito"»[1].

Straordinario è in questo senso la competenza con cui le tre protagoniste si conquistano la stima del gruppo scientifico della NASA, grazie al loro sacrificio e alla loro professionalità.

Da notare che l’episodio narrato dal film dell’astronauta Glenn che chiede prima di partire alla Johnson di ricontrollare le orbite è storico: volle esplicitamente che la matematica ricontrollasse la giusta traiettoria, prima di partire.

3/ La questione meno posta in risalto dalle recensioni e, invece, decisiva nel film e nella realtà delle discriminazioni è quella della maternità e del matrimonio

Ma c’è una questione su cui vogliamo soffermarci perché la riteniamo decisiva e caratterizzante la discriminazione.

Quando la NASA decide di incentivare il lavoro per rispondere all’Unione Sovietica che le è passata avanti nella corsa alla luna, il direttore intima a tutti: “Telefonate alle vostre mogli e dite che non tornerete a casa questa notte”.

Si parla di mariti che debbono telefonare alle mogli, ma nessuno si ricorda della Johnson che è una donna e ha tre figli a casa che l’aspettano.

La vera discriminazione femminile non riguarda la donna in sé, ma la donna che è madre e sposa. Per questo le quote rosa sono una risposta falsa al problema. La questione non è di per sé il sesso maschile o femminile, ma quella della donna “in situazione” che, nella maggioranza dei casi, vuole sposarsi ed avere figli e proseguire nel suo lavoro. Questa è la grande questione che viene da tutti ignorata.

Nel film – e nella vita – le tre scienziate afro-americane sono tutte madri e riescono ad educare splendidamente i figli e a mantenere in equilibrio le loro responsabilità lavorative e quelle familiari.

Nella vita ordinaria oggi, invece, questo è impossibile. Una donna che vuole essere al top nel mondo del lavoro o della ricerca deve, nella maggioranza dei casi, rinunciare al suo desiderio di sposarsi e di avere bambini.

Il solo fatto di enunciare tale questione è uno dei grandi meriti del film, che presenta in maniera pulita e vera - senza alcuna compromissione con questione differenti come quelle del gender che avrebbero potuto essere evocate per acquistare consensi facili. Il film si mantiene invece su di un piano storicamente corretto e colpisce per il modo in cui mette a nudo le questioni, pur con una leggerezza di linguaggio voluta dal regista.

Katherine Johnson 
con le sue tre figlie

Note al testo

[1] Discorso di Martin Luther King nella New Covenant Baptist Church, 9/4/1967. Cfr. anche La forza della non violenza, di Martin Luther King.