I romanzi distopici ci danno le parole per parlare in profondità del presente. I parte. Perché le dittature soft della fantascienza obbligano al liberismo sessuale e all’uso di droghe. Una chiave ermeneutica imprescindibile per stare oggi al mondo, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /01 /2021 - 15:39 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo sui romanzi distopici, al quale ne seguiranno altri. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione.

Il Centro culturale Gli scritti (10/1/2021)

Huxley ha “profetizzato” un tratto dei futuri regimi a cultura unica che è impressionante: il libertarismo nel campo delle droghe e nella sessualità. Altri romanzi distopici[1], come ad esempio in Orwell, immaginavano al contrario i futuri regimi come moralistici, argomentando a partire da ciò che vedevano nell’URSS comunista, dove i Soviet pretendevano da tutti fedeltà alla propria famiglia, totale dedizione ai figli e assenza di costumi immorali.

Huxley, invece, comprende in anticipo sui tempi che la via che sarà percorsa da chi vorrà imporre un pensiero unico, sarà quella di farsi paladino di piaceri “leggeri” per poter tiranneggiare su ciò che conta.

Impressionante è la lucidità della Prefazione a Il mondo nuovo del 1946: «Man mano che la libertà politica ed economica diminuisce, la libertà sessuale ha tendenza ad accrescersi a titolo di compensazione. E il dittatore […] sarà ben accorto a incoraggiare questa libertà. Aggiungendosi al diritto di sognare sotto l’influenza della droga, del cinema, della radio, essa contribuirà a riconciliare costoro con la schiavitù che è il loro destino»[2].

Il “mondo nuovo”, infatti, è un mondo rigidamente classista, nel quale non è assolutamente possibile salire di categoria, perché tutti gli uomini sono divisi alla nascita fra governanti (politici, intellettuali e giornalisti: gli alfa), gli amministratori (i beta) e i lavoratori divisi a loro volta in tre classi (gamma, delta, epsilon).

Perché a nessuno salti in mente che tale divisione è ingiusta e che, ad esempio, il ruolo dei lavoratori meriterebbe le stesse condizioni economiche e culturali delle classi superiori e che queste dovrebbero cedere i loro privilegi, tutto è condito con piaceri effimeri, questi sì offerti in maniera indiscriminata, in maniera che, al minimo sentore di disagio, ognuno sia “tranquillizzato”, dalla sua dose di “piacere”.

Esso viene somministrato in due modi.

1/ La libera somministrazione di droga come compenso dell’ineluttabilità delle disuguaglianze

Innanzitutto tramite una droga[3] apparentemente non nociva chiamata soma.

Di essa ciò che conta è l’effetto mentale: essa deve far dimenticare ai cittadini del “mondo nuovo” ogni sofferenza. Ognuno ne porta con sé delle dosi che prende non appena si presenta un particolare momento di stress. L’infelicità deve essere negata, perché altrimenti qualcuno potrebbe mettersi in cerca della verità o del senso del vivere o desiderare una diversa ripartizione di ruoli nella società.

In alcuni momenti di tensione il soma viene somministrato in grandi dosi in forma collettiva come gas euforizzante che discende dall’alto, accompagnato da musica e luci psichedeliche, e, rendendo tutti “felici”, impedisce ogni discussione e ogni ribellione all’evidente ingiustizia sociale per la rigida divisione in classi.

Nel “mondo nuovo” si vedono tutti assumere soma, a partire dalla protagonista femminile che è Lenina. Solo il protagonista maschile, Bernardo Marx, si sottrae al soma, perché si rende conto che esso lo rende meno libero: ma, per questo, Bernardo corre il rischio di essere emarginato, perché contesta il principio della somministrazione della droga leggera a tutti.

La lotta contro il soma appare così come la vera lotta per la libertà, per restare lucidi, per vedere come stanno veramente le cose: essere a favore del soma è, invece, parte dell’asservimento ad una società ingiusta.

Chi disapprova l’uso della droga leggera e se ne astiene è sotto accusa, è contestato, perché è il vero ribelle, che non solo compie atti di vera libertà, ma potrebbe incitare altri alla libertà, allontanandosi da ciò che è ritenuto dal governo inderogabile.

Deciso è l’uso del soma in vista della morte. Nessuno deve vivere più di 60 anni, ma la morte eutanasiaca viene somministrata con dosi molto grandi di soma, per cui diviene un’estasi e la persona non solo non è più consapevole di morire, ma anzi gode come non mai, muore.

La presenza del soma concede una facile felicità, di modo che nessuno reclama più una libertà economica, nessuno desidera aprire una cooperativa o iniziare un’attività lavorativa con chi vuole e al fine che desidera. No, nessuna libertà economica è di fatto possibile, poiché tutto il lavoro è organizzato solo dai grandi centri di potere e nessuna vera iniziativa è lasciato all’individuo.

Lo stesso dicasi delle libertà politiche e intellettuali. Di fatto nessuno è in grado di incidere minimamente su qualsivoglia ipotetico cambiamento del sistema: qualsiasi iniziativa personale è divenuta ormai inincidente sul complesso.

Ma la libertà di assumere soma al minimo dispiacere è massima.

In sintesi, Huxley intuisce come la liberalizzazione della droga non sia liberista, bensì liberticida: ogni somministrazione di piaceri alternativi porterà ad una maggiore alienazione dall’impegno storico e sarà funzionale ai potenti della terra.

2/ La liberalizzazione sessuale per dimenticare il senso delle cose ed essere asserviti

Ancor più caratteristica è la seconda forma profetica di asservimento che Huxley immagina: esisterà un’assoluta liberalizzazione sessuale, che sarà anch’essa funzionale a “distrarre” le persone dalla ricerca della verità e della libertà con piaceri questa volta genitali.

Nel “mondo nuovo” di Huxley il sesso è innanzitutto totalmente sganciato dalla generazione di bambini. Essi nascono solo in vitro e la gravidanza e il parto vengono presentati dall’ideologia dominante come cose primitive, orrende, fardelli da cui la società si è finalmente liberata.

Nessun bambino, nemmeno uno, nasce più con il parto. Tutto avviene invece nel Centro di Incubazione e di condizionamento che è centralizzato[4].

Lenina è descritta come una donna che non solo fa uso costante di forti dosi di anti-concezionali[5], ma che fa questo perché così le è stato insegnato, come a ogni donna del “mondo nuovo”, fin da bambina. Anzi le è stato insegnato che mai e poi mai una donna deve partorire, poiché altrimenti ritornerebbe allo stadio primitivo dell’essere femminile e tale colpa comporterebbe l’emarginazione dalla società. Nel “mondo nuovo” è stata cancellata ogni traccia di bellezza anche al solo pensiero che si potrebbe diventare madri o padri.

Solo lo Stato si preoccupa della nascita di figli ed essa avviene rigorosamente in vitro, in maniera che fin dalla nascita i bambini siano educati secondo la visione del “mondo nuovo” e non si corra il rischio che qualcuno possa educare figli “propri”, in famiglia.

Ma il sesso non è sganciato solo in maniera assoluta dalla fecondità e dalla generazione. Esso è, allo stesso tempo, assolutamente sganciato dalla fedeltà e, quindi, dall’amore. Lenina è presentata come «una ragazza popolare e, una volta o l’altra, aveva trascorso una notte quasi con tutti»[6].

Huxley fa ben capire che nel “mondo nuovo” questa mentalità non è questione che abbia a che fare con scelte morali peculiari (la morale è stata abolita e nemmeno il termine è più in uso, come si vedrà nei prossimi articoli): è il regime che ha plasmato tutti, fin da bambini, all’assoluta promiscuità[7], perché il sesso sia, come il soma, una compensazione della perdita di tutte le altre libertà.

Il sesso, come il soma, serve a dare l’illusione di essere liberi. I bambini vengono abituati fin da piccoli a giochi erotici, perché si debbono assuefare ad un erotismo diffuso per illuderli di essere felici.

Nel “mondo nuovo” chi provasse a desiderare un rapporto stabile, sarebbe per ciò stesso visto come un potenziale ribelle e, quindi, verrebbe allontanato in esilio, perché pericoloso per la società.

«Ognuno appartiene a tutti gli altri»[8], ripete Lenina, come le è stato insegnato, fin da piccola. Non esiste amore personale duraturo, perché “ogni persona è di tutti”.

Lenina è vista dal regime di cattivo occhio perché, pur essendo abituata ad una forte promiscuità, preferisce, però, avere dei partner determinati per un certo lasso di tempo. Essa desidera Bernardo per avere una relazione di qualche tempo con lui, anche se non duratura, e questo la rende sospetta al regime. Anche solo l’ipotesi che esista una persona che si avvicini a desiderare un legame che si prolunghi nel tempo deve essere demonizzata. Il pensiero egemonico vuole che tutti dicano che ogni persona è per tutti, chi si opponesse è squalificano come primitivo, inadatto alla modernità.

Per Huxley il liberismo sessuale non è espressione di idee rivoluzionarie, bensì è funzionale ad una “distrazione” generalizzata della società: ognuno deve potersi divertire, per non avere tempo per pensare alle ingiustizie di ruolo esistenti nella società.

L’ideologia dominante contro cui si scontrano Bernardo e Lenina teme relazioni forti dove l’uomo e la donna si sostengano a vicenda e divengano educatori dei loro figli.

L’obbligo sociale è “essere felici” a tutti i costi e, per far questo, bisogna andare a letto ora con l’una ora con l’altra, ora con l’uno ora con l’altro. Come è primitivo e antiquato sottrarsi alla droga leggera, così è altrettanto reazionario e passatista amare una persona e sposarla. Il matrimonio non esiste più: è stato bandito dal “mondo nuovo”.

Lo stesso termine “matrimonio” è stato cancellato – in preparazione l’articolo sulla neolingua delle distopie – così come sono stati banditi la parola “padre” e ancor più il termine “madre” che fa orrore ai cittadini del “mondo nuovo”: il romanzo le etichetta come espressioni “oscene”[9] di cui ormai la maggior parte delle persone non conosce nemmeno il significato, non avendole mai sentite pronunciare[10].

In taluni frangenti il governo centralizzato organizza dei party comunitari nei quali vengono somministrate dosi maggiori di droga, in concomitanza con musiche e luci psichedeliche che emergono: in essi, mentre si cantano inni “piacevoli” al regime, sopraggiunge anche una forma di sessualità orgiastica grazie ai gas euforizzanti.

Improvvisamente tutti si accoppiano con qualcuna delle persone presenti, al suono ripetuto di Orgy porgy[11].

Peculiare è la sorte di John, il Selvaggio, che viene scoperto dai protagonisti del romanzo durante una vacanza nella riserva dove sono conservati, per ragioni di studio, alcuni umani che ancora hanno famiglia e partoriscono in maniera “vivipara”[12], come afferma il romanzo.

Il Selvaggio viene condotto nel “mondo nuovo”, senza essere stato educato da bambino ad esso,  e lo rifiuta. Lo rifiuta quando si rende conto che tutti lo vorrebbero costretto a quei due piaceri effimeri, il soma e il sesso, per impedirgli di continuare ad essere attento alle domande sulla sofferenza, sulla morte, sull’amore, sulla famiglia, sulla fecondità, sull’ingiustizia economica e politica del “mondo nuovo”, su Dio. Egli conosce queste grandi questioni perché nella riserva ha letto un libro con le opere di Shakespeare che non era andato distrutto quando vennero purgati tutti i classici[13].

In particolare, John il Selvaggio è attratto da Lenina, ma non vuole concedersi a lei, perché sa bene che, per lei, lui non sarebbe che uno dei tanti. La vorrebbe solo se lei gli dicesse “per sempre”. Lenina gli piace, ma John sa che per lei lui è solo un oggetto d’amore passeggero

Decide infine di scappare e di rifugiarsi in un luogo solitario, dove è un faro, perché non vuole che gli sia somministrata droga e non vuole avere rapporti sessuali con donne che non ama.

Ma, al termine del romanzo – chi non vuole spoilerizzazioni non legga le frasi che seguono – viene raggiunto e inglobato dal “mondo nuovo”: il potere superiore decide la somministrazione via aerea di soma anche in quel luogo e l’accoppiamento al suono di Orgy porgy, per cui anche John il Selvaggio perde la sua libertà e, non appena terminata l’orgia, si toglie la vita.

Interessantissimo è che Huxley presenti il desiderio di castità come forma di resistenza al sistema: John comprende che, per essere libero, deve riuscire a vivere senza droga e in più celibe o “sposato” per amore. Il suo rifugiarsi in solitudine presso il faro è la sola via per non soccombere al sistema che tutto euforizza con sostanze stupefacenti e sesso.

Huxley, che non era credente, non presenta tale scelta alla maniera cristiana, ma giunge a comprendere lo stesso che l’uomo è libero solo quando si mantiene sobrio per aprirsi alle grandi questioni dell’esistenza e, al contempo, quando capisce che non ha senso una sessualità sganciata da una promessa che “sia per sempre”.

La forza della profezia distopica di Huxley va ben oltre i temi odierni del gender o dell’infedeltà matrimoniale che tanti vorrebbero riconoscere già presenti - e lo sono, in realtà - nel suo orizzonte

La sua proposta di lettura è molto più profonda. Egli si accorge che la decostruzione di un discorso sugli affetti e l’esaltazione dell’alienazione apportata dalle sostanze stupefacenti saranno funzionali ad una diminuzione della libertà.

La lettura di Huxley è così opposta a quella di Reich e di Marcuse che - paradossalmente da un punto di vista marxista - ritenevano che la liberazione sessuale fosse più decisiva ancora della libertà economica e politica (cfr. su questo Il ’68 ha barattato la giustizia dei lavoratori e la dignità del lavoro con il “fai da te” sessuale, l’unico “diritto” rimasto a rappresentare oggi la bandiera del progresso, di Giovanni Amico).

Huxley non solo contesta tale punto di vista, ma ipotizza che il discorso sulla liberalizzazione dei piaceri effimeri sarà pervasivo e liberticida. L’esaltazione di tali piaceri servirà a camuffare l’assenza di libertà in cui tutti saranno relegati.

Huxley ipotizza insomma che i progressisti dei decenni futuri si schiereranno a favore di tali piaceri e dichiareranno retrogradi tutti coloro che si opporranno alla liberalizzazione delle droghe e del sesso: ma attraverso l’esaltazione della droga e del sesso le élites nasconderanno che hanno definitivamente abbandonato la lotta per una reale giustizia ed uguaglianza sul lavoro e nel governo del mondo che andrebbe raggiunta diminuendo i loro stessi privilegi. Per non toccare i benefici acquisiti, giungeranno a cancellare l’amore familiare e l’amore genitoriale, per rendere ogni legame insignificante e l’incontro con l’altro fonte solo di piaceri passeggeri.

Se si dovesse scegliere un’immagine che mostri oggi quanto sia vera la profezia distopica di Huxley ritengo che la più limpida è certamente quella della condizione di una qualsiasi giovane che creda oggi nell’amore: una qualsiasi ragazza che volesse oggi vestirsi in maniera femminile e semplice e che si recasse a ballare in una discoteca e si rifiutasse di ubriacarsi o di fumare canne, per restare sobria e non divenire mira di ragazzi che non la amano, verrebbe presa in giro e trattata come un’extra-terrestre, come un relitto di altri tempi, come una cavernicola. Coloro che irriderebbero a lei si riterrebbero moderni e liberi e non avrebbero il minimo sentore di rappresentare invece un mondo che ha perso la libertà di amare e di essere responsabili dell’altro.

Un tempo libero all’insegna dello sballo  e una sessualità disimpegnata vengono continuamente esaltati e addirittura proposti come un modello rivoluzionario e liberale: le nuove generazioni ricevono continuamente il messaggio che è assolutamente normale far uso di sostanze stupefacenti e vivere rapporti sessuali non impegnativi, per il consenso del mondo dell’intellighenzia, e la loro libertà presente e futura viene ingannata e compromessa.

Huxley si accorge che tale idea di vita “nuova” sarà proposta in chiave educativa proprio dalle élites che lotteranno, sentendosi progressisti, per la droga e il sesso libero, riuscendo così a nascondere la loro condizione economicamente e intellettualmente diversa da quella del resto della popolazione a cui somministreranno quei piaceri effimeri.

Potranno così continuare a sentirsi moderne e progressiste, ma a basso costo, senza toccare la rigida gerarchia sociale della quale sono a capo. E cercheranno parimenti di spegnere le grandi domande sul senso della vita come antiquate e primitive. Ma di questo tratteremo nel prossimo articolo sulle profezie distopiche.

Note al testo

[1] Il termine “distopia” si oppone a “utopia”, immaginando un futuro oscuro e terrbile. Per una prima definizione, cfr. le affermazioni di Ressegotti: «Nell’ambito del romanzo di science fiction, si indica con il termine di distopia un determinato sotto-genere in cui l’autore immagina un tempo futuro o alternativo, solitamente frutto delle contraddizioni e dei pericoli contemporanei, in cui le peggiore paure prendono corpo e danno forma ad una società umana iniqua e anti-libertaria. Il genere distopico, in circa un secolo di sviluppo dei temi fantascientifici, ha dato alla luce assoluti capolavori, specialmente nel mondo anglosassone: Farenheit 451 di Ray Bradbury, per esempio, o ancora il celeberrimo 1984 di Orwell (per citare solo i più noti), sono entrati a pieno titolo tra le opere che hanno segnato il ’900. L’ideazione e descrizione di una distopia, peraltro, non ha lasciato indifferenti anche alcuni autori cattolici inglesi (è il caso, per esempio, de Il padrone del mondo di Benson o del divertente romanzo L’osteria volante di G.K. Chesterton)» (dall’articolo Il mondo nuovo, di Aldous Huxley, di David Ressegotti).

[2] A. Huxley, Prefazione all’edizione 1946 del Mondo nuovo, in A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo e la Prefazione all’edizione 1946 del Mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2020, pp. 222-223.

[3] Non si deve dimenticare che Huxley divenne un grande esperto di droghe e di esperienze psichedeliche, in qualche modo finendo ad esserne pienamente coinvolto a sua volta, e che scrisse anche delle possibilità conoscitive che essa, a suo dire, poteva offrire.

[4] A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2014, p. 5.

[5] A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2014, p. 65.

[6] A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2014, p. 49.

[7] A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2014, pp. 27-28.

[8] A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2014, p. 37. Al contrario, l’ipotesi che qualcuno appartenga solo ad uno, p. 98.

[9] A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2014, pp. 21-22. Altrove è la parola “famiglia” ad essere definita “oscena”, cfr. A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2014, p. 32.

[10] Il romanzo è ambientato intorno all’anno 2540 circa.

[11] A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2014, pp. 70-71. Al termine del romanzo il regime utilizzerà la stessa tecnica per ridurre al silenzio John il Selvaggio, confezionando un tale festino al faro dove egli si è rifugiato, cfr. pp. 210-211 e leggi più avanti.

[12] A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2014, p. 22.

[13] A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2014, p. 106.