Il linguaggio inclusivo LGBT+ esclude gran parte dell’umanità?, di Giovanni Amico

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /01 /2021 - 15:30 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Famiglia e gender.

Il Centro culturale Gli scritti (10/1/2021)

I difensori della neolingua LGBTQ o LGBT+ dicono ad una donna: “Tu non ti puoi definire donna, perché sarebbe una cosa transomofobica. Dovresti dire che sei una donna cisgender[1], cioè nata accidentalmente  dotata di vagina e che accetta tale situazione. Oppure dovresti definirti non “donna”, ma portatrice di utero”.

Però una transgender si definisce tranquillamente “donna” e diviene quasi un obbligo dire che è una donna, anche in campo sportivo, solo per fare un esempio: deve poter gareggiare con le donne in una competizione tennistica o di atletica leggera.

Così un omosessuale che ha un bambino vuole che la legge attesti che lui è il padre, non che è il genitore 1 o 2.

Paradossalmente le parole “uomo” o “donna”, “padre” o “madre” che vengono anatematizzate, sono poi invocate come necessarie esattamente da chi le anatematizza.

Dire che sei “padre”, che sei una “donna”, che è nato un “figlio maschio” o “una figlia femmina” sono espressioni che si vorrebbero abolire, ma sono poi le espressioni che vengono rivendicate da chi le vorrebbe cancellare.

Non sarebbe molto meglio, allora, nel caso di un'unione civile - solo per fare un esempio - chiamare "padre" colui che ha dato lo sperma e "genitore 2" il suo compagno, permettendo così, fra l'altro, nel caso i due dovessero separarsi, di consentire a chi non è il padre biologico di sentirsi più libero (come di fatto già è avvenuto nel caso di unioni di attori e cantanti famosi che, una volta separatisi e ricongiuntisi con altri, hanno portato ciascuno con sé i rispettivi figli, lasciando all'ex-partner i suoi figli biologici)?

Note al testo

[1] Dove cisgender deriva da “cis”, “al di qua”, opposto a “trans”, “al di là”, e significa più o meno “persona a proprio agio con il proprio genere biologico”.