1/ Tommaso Moro portava il nome di Thomas Becket, il santo che si oppose al potere indebito dei laici e dei re sulla chiesa: la sua testimonianza aiuta a capire tanti snodi della storia. Breve nota di Andrea Lonardo 2/ San Tommaso Becket, vescovo e martire 3/ Dalle «Lettere» di san Tommaso Becket, vescovo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 16 /01 /2024 - 23:24 pm | Permalink | Homepage
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1/ Tommaso Moro portava il nome di Thomas Becket, il santo che si oppose al potere indebito dei laici e dei re sulla chiesa: la sua testimonianza aiuta a capire tanti snodi della storia. Breve nota di Andrea Lonardo

Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Storia ed Ecclesiologia.

Il Centro culturale Gli scritti (14/1/2024)

Certamente nella Chiesa esiste il clericalismo. Esistono preti e vescovi che sono clericali, che pretendono di decidere loro e solo loro, senza ascoltare nessuno, facendosi arbitri di ogni decisione e pretendendo di controllare ogni cosa, senza avere fiducia nell’azione e nel pensiero libero di altri preti o dei laici.

Ma esiste anche il rischio reale che interessi esterni di laici, di intellettuali o di potenti asservano a sé la chiesa e pretendano di ridurne lo spazio di libertà, per farne un loro possesso ed utilizzarla per i loro fini.

Ciò si è verificato infinite volte nella storia. In uno di essi fu l’arcivescovo di Canterbury, Thomas Becket a venire ucciso, perché il re d’Inghilterra Enrico II pretendeva di decidere della scelta dei vescovi e del diritto e delle proprietà della Chiesa.

Becket, figura di vescovo amatissimo, sentì di dover difendere la Chiesa – e la sua obbedienza al pontefice – proprio perché il laicato voleva asservirla e farne una sua pedina, finendo martirizzato per questo.

Egli sapeva che la Chiesa doveva essere libera il più possibile dai giochi di potere del mondo laico.

Quando si studiano i periodi “peggiori” della storia della chiesa è necessario domandarsi, per una corretta analisi storiografica, se tale cedimento delle massime autorità della Chiesa fu dovuto all’immoralità del clero o se, prima ancora, furono i poteri laici a volersi infiltrare all’intero dell’episcopato, per cercare di determinare le sorti storiche del loro tempo.

Si pensi, in primo luogo, al cosiddetto secolo di ferro, il X secolo, quando le famiglie nobili romane si impossessarono del papato, al punto che una nobildonna, Marozia, fece sì che ben tre dei suoi parenti, in successione fossero eletti pontefici. A chi attribuire la maggiore responsabilità di tale situazione? Al clero certamente corrotto o all’abilità di introdurre nelle file del clero via via propri rampolli per decidere dell’elezioni dei nuovi pontefici?

È evidente che, pur dinanzi alle colpe del clero, una gran parte di responsabilità va attribuita proprio al desiderio dei laici di determinare la politica di Roma, controllando il vescovo di Roma.

Lo stesso si può dire del periodo del papato rinascimentale – si pensi ad Alessandro VI, papa Borgia. Anche qui certamente si deve riconoscere la corruzione di cardinali e vescovi, ma non fu determinante anche la pressione della monarchia spagnola che pretendeva, controllando i propri cardinali, che il conclave si orientasse in una determinata maniera?

Quanto scritto, per equilibrare le visioni ecclesiologiche che, a volte, ritengono che la questione sia semplicemente concedere maggior potere al laicato, per avere una Chiesa più fedele al Vangelo.

Il problema è che il peccato presente sia nel clero che nei laici fa sì che la libertà della Chiesa non sia garantita dalla presenza del laicato, bensì dalla vittoria, almeno parziale e progressiva, sul peccato.

Tommaso Moro portò il nome di Battesimo dell’arcivescovo di Canterbury, San Thomas Becket appunto. Lui, laico e non ecclesiastico, si trovò a difendere la libertà della Chiesa ancora una volta dall’intrusione dei poteri laici, nel suo caso della corona inglese rappresentata da Enrico VIII che pretendeva sia in materia matrimoniale, sia nella guida della Chiesa locale, che fosse il monarca e i suoi politici a decidere, contro il parere del vescovo di Roma e della tradizione cristiana più in generale.

Anche Moro pagò con la vita la sua testimonianza che della vita della Chiesa non si dovesse fare ciò che si vuole e che non potessero essere figure solo perché laiche a decidere di essa.

2/ San Tommaso Becket, vescovo e martire

Riprendiamo sul nostro sito un breve profilo della vita di san Thomas Becket pubblicata sul sito della Diocesi di Milano (https://www.chiesadimilano.it/almanacco/santo-del-giorno/sdg-anno-a-2022-2023/san-tommaso-becket-vescovo-e-martire-2-2-1096475.html). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Maestri nello Spirito e Storia medioevale.

Il Centro culturale Gli scritti (14/1/2024)

Nasce a Londra nel 1118 da una famiglia normanna di mercanti. Dopo aver concluso brillantemente gli studi di diritto a Londra e a Parigi, entrò nelle grazie del re d’Inghilterra Enrico II, di cui divenne consigliere e confidente, fino ad essere nominato nel 1155 Cancelliere dello Scacchiere. Per sette anni Becket ricambiò fedelmente l’amicizia del re condividendo con lui fatiche e preoccupazioni di governo, oltre che sfarzo e spensieratezza di vita.

Alla morte dell’arcivescovo Teobaldo, nel 1162, Enrico II, nonostante l’opposizione dell’amico, volle nominarlo arcivescovo, nella fiducia che con le sue brillanti doti di amministratore Tommaso potesse aiutarlo a risolvere i problemi esistenti tra casa reale e alti prelati inglesi.

Ma per Tommaso questa nomina segnò un profondo cambiamento di vita: egli cominciò a seguire il costume e l’austerità dei monaci del tempo e a considerare come legge suprema l’evangelo di Gesù. I poveri furono ospiti privilegiati alla sua mensa. Si trovò inoltre presto in contrasto con il re, difendendo egli l’autonomia della Chiesa contro le indebite rivendicazioni reali codificate nelle Costituzioni di Claredon (1164). Abbandonato dai confratelli nell’episcopato, che preferivano tenere una linea più morbida con il re, tiepidamente difeso dal papa, osteggiato dalla nobiltà, fu costretto a un lungo esilio in Francia.

A seguito di una momentanea riconciliazione con il re, Tommaso nel novembre del 1170 rientrò a Canterbury, senza però mutare le sue posizioni in difesa della libertà della Chiesa d’Inghilterra. Nonostante il pericolo cui consapevolmente andava incontro, Tommaso continuò sulla sua strada, convinto di difendere la causa di Dio contro Cesare.

E solo qualche giorno dopo, il 29 dicembre 1170, al termine dei vespri, fu ucciso di spada davanti all’altare della sua cattedrale. Aveva rifiutato di difendersi e, respingendo il tentativo dei monaci di barricare le porte della chiesa, prima di cadere colpito aveva pronunciato le parole: “Sono pronto a morire per il nome di Gesù e per la difesa della Chiesa”.

Canonizzato nel 1173, la sua memoria è celebrata a Roma fin dal XII secolo.

3/ Dalle «Lettere» di san Tommaso Becket, vescovo (Lett. 74; PL 190, 533-536)

Riprendiamo sul nostro sito il brano dalle lettere di Becket presente nell’Ufficio delle Letture della sua festa, il 29 dicembre. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Maestri nello Spirito e Storia medioevale.

Il Centro culturale Gli scritti (1/1/2024)

Se ci preoccupiamo di essere quello che si dice di noi e vogliamo conoscere, noi che siamo chiamati vescovi e pontefici, il significato del nostro appellativo, è necessario che con ininterrotta sollecitudine consideriamo e imitiamo l’esempio di colui che, costituito da Dio pontefice in eterno, offrì se stesso per noi al Padre sull’altare della croce e che, dall’altissimo osservatorio dei cieli, continuamente scruta gli atti e le intenzioni di tutti gli uomini, per dare a ciascuno, alla fine, secondo le sue opere.

Infatti noi, succedendo agli apostoli e agli uomini apostolici nel più alto grado delle chiese, abbiamo assunto sulla terra le sue veci, ne abbiamo ricevuto la gloria del nome, l’onore della dignità e ne possediamo nel tempo i frutti delle fatiche spirituali, affinché per mezzo del nostro ministero venga distrutto l’impero del peccato e della morte, e l'edificio di Cristo, ben compaginato nella fede e nel progresso delle virtù, cresca nel signore come tempio santo.

E in verità grande è il numero dei vescovi. Noi, nella consacrazione, abbiamo promesso una sollecitudine e una attenzione più diligente nell’insegnare e nel governare, e ogni giorno ne facciamo la professione con le parole, ma volesse il cielo che la fedeltà alla promessa fosse avvalorata dalla testimonianza delle opere! La messe è certamente abbondante e per raccoglierla e adunarla nel granaio del Signore non basterebbe uno, né pochi.

Chi tuttavia dubita che la chiesa di Roma sia a capo di tutte le chiese e fonte della dottrina cattolica? Chi ignora che le chiavi del regno dei cieli sono state date a Pietro? La struttura di tutta la Chiesa non si innalza forse nella fede e sull’insegnamento di Pietro, finché tutti andiamo incontro a Cristo come uomo perfetto, nell’unità della fede e nella conoscenza del Figlio di Dio?

È necessario che siano molti quelli che piantano, molti quelli che irrigano: l’espansione della parola e l’incremento dei popoli lo esigono; già l’antico popolo, cui bastava un solo altare, aveva per necessità molti maestri; tanto più ora per la venuta e l’affluenza di popoli, per i quali non basterebbe il Libano per il fuoco dei sacrifici e non sarebbero sufficienti per l’olocausto gli animali non solo del Libano, ma neppure di tutta la Giudea.
Ma chiunque sia che irriga e pianta, Dio non dà incremento se non a colui che ha piantato nella fede di Pietro e aderisce alla sua dottrina.

E veramente a lui ci si riferisce per le massime cause del popolo che devono essere esaminate dal Sommo Pontefice, e i giudici della Chiesa sono posti sotto di lui, perché sono chiamati a parte della sollecitudine per esercitare la potestà loro affidata.

Ricordatevi infine come sono stati salvati i nostri padri, in che modo e in mezzo a quante difficoltà la Chiesa è cresciuta e si è dilatata; quali tempeste abbia superato la nave di Pietro, che ha Cristo come capitano; come alla corona siano giunti coloro la cui fede brilla più chiaramente nelle tribolazioni.

Così è andata innanzi la schiera di tutti i santi, perché sia vero per sempre che non sarà coronato se non colui che avrà combattuto secondo le regole (cfr. 2 Tm 2, 5).