Che importanza ha che Dante Alighieri fosse un guelfo bianco? Della letteratura, della filologia e del politicamente corretto. Andrea Lonardo commenta un breve video di Franco Nembrini su guelfi, ghibellini e Dante Alighieri

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 13 /02 /2024 - 23:05 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Letteratura, Dante Alighieri e Storia medioevale.

Il Centro culturale Gli scritti (13/2/2024)

Un ragazzo delle superiori mi chiede delucidazioni su Dante, guelfi e ghibellini, guelfi neri e guelfi bianchi.

Rigiro subito la domanda a Franco Nembrini: mi risponde che è fuorviante l’importanza data a tale questione nello studio di Dante. “Non ne ho mai parlato a scuola come di una questione decisiva, perché altre sono le questioni capitali” – mi spiega.

E precisa che vale la pena innanzitutto parlare della litigiosità che è sempre presente nell’uomo.

Dante non dà eccessiva importanza al suo essere un “guelfo bianco”, ma parla invece della litigiosità costante degli uomini e di come affrontarla!

Non solo degli uomini in generale, ma è proprio a Firenze che tale litigiosità è sempre presente ed è esasperata.

Già questo approccio mi sembra geniale, perché generalizza una questione sollevandola subito dal suo angusto ambito storico-scientifico.

Aggiunge poi che per Dante sono chiarissimi i ruoli positivi del pontefice e dell’imperatore che egli non oppone mai come opposti e escludentesi a vicenda.

Se Dante mette all’inferno Bonifacio VIII egli ha una stima infinita del ruolo petrino e sa, al contempo, quando siano necessari gli imperatori e allo stesso modo i liberi Comuni.

Dante non si perde in dettagli secondari, che fra l’altro mutano nel giro di un brevissimo volgere di anni.

La sintesi di Dante è sempre più in alto e spiazza quelli che amano le facili contrapposizioni.

È la scuola che a volte abbassa il livello e cerca di restringere la statura di personaggi come Dante, che “cantano” bel al di là delle contrapposizioni politiche, confinandoli in un angusto ambito politico.

Poi, dopo averlo ascoltato, rifletto che dare tanta attenzione ad un particolare politico e in fondo non decisivo è come se qualcuno oggi, nel valutare un grande poeta, ritenesse così fondamentale soffermarsi a considerare se egli abbia preferito uno o l’altro dei diversi leader del centrosinistra: ma veramente preferire Renzi o Gualtieri o la Schlein o Bonaccini fa una grande differenza? Lo stesso vale per la destra: ma se un grande poeta avesse dato il suo voto, in un determinato passaggio elettorale, alla Meloni oppure a Salvini o ancora a Berlusconi, questo farebbe una differenza sostanziale? Non si dimentichi dei voltafaccia da un governo ad un altro della Repubblica contemporanea – si pensi solo al primo e al secondo Governo Conte con alleanze diversissime.

Ma veramente essere guelfi bianchi o neri fa la differenza nella Commedia dantesca?

Quante volte nella storia le litigiosità e le presunte diversità si sono rivelate fumo. Non lo dimentichiamo quando parliamo di guelfi bianchi e di guelfi neri. “Paulo maiora canamus”!

Dante è immerso nella storia, ma la sua grandezza è proprio quella di porsi da un diverso punto di vista che abbraccia tutte le parzialità.

https://www.youtube.com/watch?v=3oYD1CbkW7c