Sul silenzio e sul distacco dal web, come condizioni necessarie per una vita spirituale, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Vita e Maestri nello Spirito.
Il Centro culturale Gli scritti (1/9/2025)
C’è un ostacolo diverso, oggi, che deve mettere in conto chi vuole vivere nello Spirito: quello del web a disposizione tramite il cellulare.
Non è totalmente diverso dalla “distrazione” che è una questione perenne nella spiritualità – si pensi solo al divertissement di Pascal che indicava come il divertimento, etiologicamente, significasse, proprio un allontanarsi dal centro, dalle questioni vitali.
Ma c’è un elemento nuovo nel web. Esso non solo ti cerca proponendoti sempre ciò che ti piace, poiché tramite l’algoritmo registra i tuoi gusti e ti propone esattamente ciò che ti piace, ti propone lui un “divertimento” ad hoc.
Ma, in più, è potenzialmente infinto, poiché tramite un cellulare si può vedere qualsiasi cosa. È pertanto inesauribile, poiché ha sempre una cosa nuova da offrire, antica o inventata dall’IA, nuovissima o romanticamente datata, sportiva o affettiva, intellettuale o sofisticata o banale.
Questa “facilità” del divertimento – ecco questa è una novità -, questo suo essere a così facile portata, fa sì che ognuno, anche i migliori, non appena hanno un istante di pausa, al posto di sostare, di fermarsi, di sedere senza fare niente, subito prendano il cellulare per il gesto rituale dello scroll.
È una dissipazione costante delle migliori intenzioni, sebbene il web vada poi utilizzato, perché insegna una marea di cose.
Ma se non si sa arrestare il flusso delle immagini, dei video, dei suoni, delle notizie, ecco che non emerge più la voce della coscienza, la voce della verità, la voce della memoria, la voce stessa di Dio!
Se, invece, ci si siede sul divano e non si accende il cellulare, e si sosta anche solo per dieci minuti, inerti, ecco che i pensieri si posizionano. Ecco che ci si ricorda cosa si deve fare, ecco che viene in mente l’amico a cui si deve telefonare, ecco affacciarsi l’idea che deve essere messa per iscritto, ecco che emerge anche il peccato da confessare.
È vitale questo sostare senza il cellulare acceso.
Ne va del diventare cretini e insensibili ad ogni vera azione di Dio nella propria vita.
Bisogna utilizzare il cellulare – “bisogna” non nel senso assoluto, perché c’è chi non lo usa proprio, ma nel senso che è utile e non demoniaco – ma bisogna anche saper sostare senza guardarlo, senza affidargli i momenti di vuoto.
La vita e la vita spirituale – ma esiste una vita senza vita spirituale? – hanno bisogno di vuoto, di noia, anche. Hanno bisogno di silenzio, hanno bisogno dello stare con sé soli.
Per tornare poi, forse, nuovamente a vedere quel cellulare, per capire a quali profili dedicare attenzione perché mostrano cose interessanti e a quali pagine essere affezionati, per pregare anche per le persone che ci appaiono sullo schermo e per trovare qualcosa di intelligente, di vero e di sensato da proporre a nostra volta sul web.