Due riflessioni di stampo opposto, ma complementari, sulla questione della famiglia di Chieti e dei suoi tre figli nel bosco (da Annalisa Teggi e Roberto Contu) 1/ [La casa è l’unico luogo libero. Anzi, è l’unico luogo anarchico], di Annalisa Teggi 2/ [I figli non li può educare – solo – la famiglia], di Roberto Contu

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 24 /11 /2025 - 22:48 pm | Permalink | Homepage
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1/ [La casa è l’unico luogo libero. Anzi, è l’unico luogo anarchico], di Annalisa Teggi

Riprendiamo dal profilo Facebook di Annalisa Teggi un suo post pubblicato il 22/11/2025. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Educazione.

Il Centro culturale Gli scritti (23/11/2025)

La testimone ha detto di aver trovato la mamma, Catherine, “agitata ma composta, è successo tutto in pochi minuti: ha detto ai bambini di prendere il pigiama, lo spazzolino da denti e di metterli nello zainetto, aggiungendo una frutta da mangiare”.

I tre figli della “famiglia del bosco” sono stati allontanati dai genitori per andare in una struttura, solo grazie all’avvocato della famiglia si è riusciti a far andare la mamma con loro.

Sapevamo già che l’ecologismo del nostro tempo è ideologico, va bene applaudire Greta, sporcarsi un po’ di fango in gita alla fattoria didattica per un giorno, celebrare la giornata senza auto, abbracciare un albero per ritrovare la pace interiore.

Ma il re è davvero nudo - è ha un aspetto orribile - di fronte al vero tema di questa vicenda. La libertà educativa della famiglia.

Inginocchiati all’idolo Madre Natura solo per inquadrarci in pose “sostenibili”, è insostenibile constatare l’attacco alla libertà costruita da un padre e una madre.

Un Chesterton d’annata era già a fuoco sul punto decisivo: “La verità è che per l’uomo moderatamente povero la casa è l’unico luogo libero. Anzi, è l’unico luogo anarchico.
È l’unico ritaglio di terra dove un uomo può cambiare gli accordi all’improvviso, fare esperimenti e concedersi dei capricci. In qualunque altro luogo egli vada deve accettare le regole del negozio, dell’albergo, del club, del museo in cui gli capita di entrare.
A casa sua può mangiare sul pavimento, se vuole. Io lo faccio spesso, mi dà la sensazione simpatica, infantile e poetica del picnic. È l’unico posto selvaggio in un mondo di regole e compiti prestabiliti. La casa è l’unico luogo in cui egli può mettere il tappeto sul tetto e una lavagna come pavimento, se vuole” ( da Selvaticità domestica, in Cosa c’è di sbagliato nel mondo)

2/ [I figli non li può educare – solo – la famiglia], di Roberto Contu

Riprendiamo dal profilo Facebook di Roberto Contu un suo post pubblicato il 22/11/2025. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Educazione.

Il Centro culturale Gli scritti (23/11/2025)

Io ho quattro figli, il più grande ne ha 23 la più piccola 5, poi 20 e 15 anni.

Se c’è una certezza che mi pare di avere raggiunto in questi 23 anni alle prese con la genitorialità, che percepisco come certezza adamantina, al netto dei trilioni di cose su cui invece non c’ho capito proprio niente, è questa: i figli non li può educare – solo – la famiglia, e questo banalmente perché non è in grado.

Sì, esatto, da sola non è in grado. Senza i nonni, gli amici, i genitori degli amici, la vicina di casa non ne saremmo venuti a capo in questi ventitré anni. Senza gli scout, l’oratorio, il grest, la società sportiva, gli allenatori, gli educatori, non ne saremmo venuti a capo in questi ventitré anni.

Ma soprattutto, senza la scuola, a partire dall'asilo nido che da sempre io e mia moglie pensiamo dovrebbe essere scuola dell’obbligo, alle classi, pure quelle incasinate, dai migliori compagni a quelli che ce li hanno pure suonati i figli, dal professore imbecille e a quello che ti rimane nel cuore, non ne saremmo venuti a capo in questi ventitré anni.

Io potrei fare un elenco sterminato di questioni e di passaggi cruciali per i miei figli nei quali il mondo di fuori ha plasmato, dato risposte, messo sotto pressione il mondo di dentro della casa. Potrei fare un elenco chilometrico di come cambino le fasi (ma veramente ci crediamo che durante l’adolescenza certi temi possano essere risolti con i genitori?), di come tutti i migliori mezzi intellettuali che pensiamo di potere avere in dote, al cospetto dei figli vadano a farsi benedire (insegno da venticinque anni, sto benissimo e funziono benissimo con gli adolescenti, ebbene, se c’è una fase della vita in cui sono entrato in crisi con i figli, è stato proprio quando sono diventati adolescenti).

Sì, questa osservazione riguarda la questione comunque dolorosissima della famiglia di Chieti (condanno l'esito finale), ma anche tutti i discorsi del tempo presente in cui a sproposito ci si riempie la bocca delle parole famiglia e educazione. Il fatto è che tale evidenza, a me e mia moglie non c’è mai sembrata un attacco alla nostra funzione, ma semplicemente la sua stessa sostanza.