Anders Behring Breivik. Turarsi gli occhi e le orecchie. Le frequentazioni pseudo-culturali dell’autore della strage norvegese (tre articoli di Fabrizio Falconi e Massimo Introvigne)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 28 /07 /2011 - 14:12 pm | Permalink | Homepage
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo sul nostro sito tre testi, tratti – il primo - dal sito di Fabrizio Falconi (pubblicato il 26/7/2011) e – il secondo e il terzo dal sito La bussola quotidiana (pubblicato il 25/7/2011 e il 26/7/2011). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per un'ulteriore riflessione vedi su questo stesso sito Massone? Fondamentalista? Estremista di destra? Piuttosto l’idiozia del Male. Un commento di Claudio Magris alla strage compiuta in Norvegia.

Il Centro culturale Gli scritti (27/7/2011)

 

Anders Behring Breivik
con la sua divisa da massone

1/ La tragedia di Oslo - qualche considerazione, di Fabrizio Falconi (dal sito di Fabrizio Falconi, pubblicato il 26/7/2011)

Non riesco a immaginare quale sarà il mio stato d’animo durante l’operazione. Probabilmente scatterà durante un ciclo di steroidi e, per di più, sotto l’effetto di efedrina. In questo modo cresceranno di almeno il 50-60% (forse il 100%) aggressività, prestazioni fisiche e concentrazione mentale. L’iPod al massimo volume mi aiuterà a sopprimere la paura, se necessario... Ho un corpo più o meno perfetto. Sono felice, il mio morale è al massimo per come le cose procedono. Ho iniziato un nuovo ciclo di steroidi per accrescere la massa muscolare: spero di superare gli attuali 90 kg e arrivare a 100, o almeno a 95. La mia psiche è estremamente forte, più forte di chiunque io abbia mai conosciuto.

Sono le parole che Anders Behring Breivik, lo stragista di Oslo e dell'isola di Utoya aveva scritto nei suoi deliranti diari.

Emerge chiaramente che la necessità per Breivik, per potersi abbandonare all'orrore e in definitiva al male, era quello di turarsi gli occhi - steroidi ed efedrina che bloccano le percezioni reali rendendoti simile ad una bestia - e turarsi le orecchie - bombardandosi con una musica (non importa quale) sparata al massimo volume.

Gli occhi deformati dalle droghe chimiche consentono - hanno consentito - di non vedere l'essere umano che aveva di fronte.

Le orecchie murate dal suono consentono di non ascoltare le invocazioni umane di pietà, i lamenti dei feriti, le agonie dei moribondi.

E' questo, dunque che oggi come sempre, permette al male di esistere: la cancellazione della percezione umana, che pure ad ogni uomo è data dalla nascita.

La dis-umanizzazione che permette il male parte da questo, sempre.

Lo aveva capito e descritto in modo esemplare S.Kubrick in quel profetico film 'A Clockwork Orange' dove l'ultraviolenza gratuita - e puramente 'estetica' -  passavano per le stesse strade (droghe per gli occhi, musica per le orecchie).

Non a caso in quel film, anche il violento, terribile processo di rieducazione di Alex - la famosa 'cura Ludovico' - passava ancora per le stesse strade.  All'a-morale iperviolento Alex venivano - con violenza - per forza tenuti aperti gli occhi (per guardare in faccia l'orrore), venivano per forza aperte le orecchie.

Col risultato però, di trasformarlo, all'opposto in un docile disadattato.

Oggi, siamo a quel punto.  L'unico vero antidoto alla violenza e al male resta solo e soltanto uno: quello di mantenere sempre - sempre - gli occhi e le orecchie aperte.  Di non chiudere mai gli occhi, di non tapparsi mai le orecchie. Mai.

2/ Oslo, i cristiani non c'entrano, di Massimo Introvigne (dal sito La bussola quotidiana, pubblicato il 25/7/2011) 

L’orribile tragedia di Oslo chiede anzitutto rispetto e preghiera per le vittime, quindi una riflessione sulle misure di vigilanza che anche società, come quelle scandinave, che tengono al loro carattere "aperto", oggi non possono mancare di adottare a fronte delle numerose e molteplici forme di terrorismo. Tra queste misure, però, non ci può e non ci dev’essere una stigmatizzazione dei "fondamentalisti cristiani", dipinti come criminali e potenziali terroristi. È veramente sfortunato che la polizia norvegese, subito ripresa dai media di tutto il mondo, abbia inizialmente presentato l’attentatore, Anders Behring Breivik, come un cristiano fondamentalista, e che in Italia alcuni media lo abbiano definito perfino - falsamente - un cattolico.

L’incidente mostra semplicemente come oggi "fondamentalista" sia una parola usata in modo generico e impreciso per indicare chiunque abbia idee estremiste o genericamente "di destra", e un riferimento, anche se vago, al cristianesimo. Ne nasce facilmente il fenomeno sociale della «colpevolezza per associazione», per cui qualunque cristiano che sia, per esempio, contro l’aborto o il riconoscimento delle unioni omosessuali diventa un fondamentalista e, dal momento che l’attentato di Oslo è stato attribuito a un adepto del fondamentalismo, anche un potenziale terrorista.

Proprio pochi giorni prima dell’attentato di Oslo l’Osservatorio sull’Intolleranza e la Discriminazione contro i Cristiani di Vienna aveva inviato ai responsabili del progetto RELIGARE, un’indagine sull’Europa multireligiosa finanziata dalla Commissione Europea, un corposo memorandum sui pericoli di un uso del termine "fondamentalismo" che diventa strumento di discriminazione anticristiana.

L’espressione "cristiano fondamentalista", beninteso, ha un significato preciso. Risale alla pubblicazione negli Stati Uniti tra il 1910 e il 1915degli opuscoli The Fundamentals, una critica militante delle teologie protestanti liberali, del metodo storico-critico nell’interpretazione della Bibbia e dell’evoluzionismo biologico. Un fondamentalista è un protestante - di solito, tra l’altro, molto anticattolico - che insiste sull’interpretazione letterale e tradizionale della Bibbia, rifiutando qualunque approccio ermeneutico che tenga conto delle scienze umane moderne, e da questa interpretazione deduce principi teologici e morali ultraconservatori.

Anders Behring Breivik non è un fondamentalista. Possiamo sapere parecchie cose delle sue idee dal suo profilo su Facebook - cancellato, ma non prima che qualcuno lo avesse salvato e messo online -, da oltre sessanta pagine d’interventi sul sito anti-islamico norvegese document.no, disponibili anche in lingua inglese e soprattutto dal suo libro di 1.500 pagine 2083. Una dichiarazione d’indipendenza europea, firmato "Andrew Berwick" mandato a una serie di amici e di giornali il 22 luglio, a poche ore dalla strage, e postato su Internet il 23 luglio da Kevin Slaughter, un ministro ordinato nella Chiesa di Satana fondata in California da Anton Szandor LaVey (1930-1997), che ha oggi nel mondo il numero maggiore di adepti in Scandinavia.

Già dalla sua pagina di Facebook, emerge come un interesse principale di Breivik sia costituito dalla massoneria. Chi visitava il profilo di Breivik su Facebook era colpito da una fotografia che lo rappresenta con tanto di grembiulino massonico come un membro di una loggia di San Giovanni, cioè di una delle logge che amministrano i primi tre gradi nell’Ordine Norvegese dei Massoni, la massoneria regolare della Norvegia. Breivik fa parte della Søilene, una delle logge di San Giovanni di Oslo di questo Ordine, che naturalmente non ha di per sé niente a che fare con l’attentato.

Queste logge praticano il cosiddetto rito svedese, che richiede ai membri la fede cristiana. Ma nessun fondamentalista protestante diffonderebbe sue fotografie in tenuta massonica: il fondamentalismo, al contrario, è fortemente ostile alla massoneria. Né si tratta di un interesse del passato: la fotografia è stata postata nel 2011 e ancora nel 2009 su document.no Breivik proponeva una raccolta di fondi «nella mia loggia».

Aggiungiamo che anche la passione di Breivik per il gioco di ruolo online World of Warcraft e per una serie televisiva di vampiri piuttosto scollacciata, Blood Ties, nonché la dichiarata amicizia per il gestore del principale sito pornografico norvegese, «nonostante la sua morale sfilacciata» - per non parlare del fatto che uno dei destinatari del suo memoriale è un satanista -, sono tutti tratti che sarebbero assurdi per un cristiano fondamentalista. I toni ricordano semmai Pim Fortuyn (1948-2002), l’uomo politico omosessuale olandese fondatore di un movimento populista anti-islamico.

Se una parte del libro apprezza la famiglia tradizionale, altrove Breivik dichiara di considerare ammissibile l’aborto - sia pure in un numero limitato di casi - e rivela anche di «avere messo da parte duemila euro che intendo spendere per una escort di alta qualità, una vera modella, una settimana prima dell’esecuzione della mia missione [terroristica]».

I testi - che rivelano ampie anche se disordinate letture - non appaiono quelli di un semplice folle, anche se ci sono tratti di megalomania e contraddizioni evidenti. L’interesse principale di Breivik non è la religione, ma la lotta all’islam che rischia, a suo dire, di sommergere l’Europa - e tanto più un Paese piccolo come la Norvegia - con l’immigrazione. Queste idee non sono, naturalmente, particolarmente originali – e alcuni degli autori che Breivik cita, e di cui propone nel libro 2083 una sorta di lunga antologia, sono del tutto rispettabili -, ma la tesi è declinata con toni che talora diventano razzisti e paranoici.

Lo scopo primo di Breivik è fermare l’islam - di qui la sua avversione per il governo norvegese, percepito come favorevole a un’indiscriminata immigrazione islamica -, e per questo cerca alleati dovunque. Racconta di avere scelto volontariamente di essere battezzato e cresimato nella Chiesa Luterana norvegese a quindici anni - la famiglia, ricca e agnostica, gli aveva lasciato libera scelta - ma di essersi convinto che le comunità protestanti sono ormai morte e hanno ceduto alle ideologie multiculturaliste e filo-islamiche. In un primo momento, scrive, i protestanti dovrebbero confluire nella Chiesa Cattolica.

Ma anche la Chiesa Cattolica si è ormai venduta all’islam quando l’attuale Pontefice ha deciso di continuare il dialogo interreligioso con i musulmani. Breivik minaccia Benedetto XVI, scrivendo che «ha abbandonato il cristianesimo e i cristiani europei e dev’essere considerato un Papa codardo, incompetente, corrotto e illegittimo». Una volta eliminati i protestanti e il Papa, potrà essere organizzato un «Grande Congresso Cristiano Europeo» da cui nascerà una «Chiesa Europea» completamente nuova, identitaria e anti-islamica.

Se Breivik ha un nemico, l’islam, ha anche un amico - immaginario, perché non sembra ci siano stati grandi contatti diretti -: il mondo ebraico, che considera il più sicuro baluardo anti-musulmano. Il terrorista mostra un vero culto per lo Stato d’Israele e per le sue forze militari, cui corrisponde una viva avversione per il nazismo.

«Se c’è una figura che odio - scrive - è Adolf Hitler [1889-1945»: e fantastica di viaggi nel tempo per andare nel passato e ucciderlo. È vero che s’iscrive a un forum Internet di neo-nazisti, ma lo fa per cercare di convincerli che, se alcune idee del Führer sul primato etnico degli occidentali erano giuste, l’errore clamoroso è stato non capire che gli occidentali più puri e nobili sono gli ebrei, e che se avesse voluto sterminare qualcuno il nazismo avrebbe dovuto piuttosto andare a prendere i musulmani nel Medio Oriente. 

Un riferimento frequente è del resto all’inglese English Defence League - con cui sembra ci siano stati anche contatti diretti -, un movimento anti-islamico "di strada" che è regolarmente accusato di essere razzista e che altrettanto regolarmente contesta questa accusa e critica il neonazismo. Breivik scrive che il multiculturalismo è una forma di razzismo e che «non si può combattere il razzismo con il razzismo».

Il nazismo, il comunismo e l’islam sono per Breivik tre volti della stessa dottrina anti-occidentale, e tutti e tre andrebbero messi fuorilegge. Ma l’enfasi è sempre sulla lotta all’islam. Chiunque sia nemico, attuale o potenziale, dei musulmani diventa un possibile alleato: così gli atei militanti, piuttosto diffusi in Norvegia, che Breivik invita a combattere l’islam e non solo il cristianesimo; così gli omosessuali, cui fa presente che in un mondo dominato dai musulmani saranno perseguitati.

Non è sorprendente neppure il contatto con la Chiesa di Satana, che predica una forma di satanismo "razionalista" che inneggia al predominio dei forti sui deboli e alle virtù del capitalismo selvaggio secondo le teorie della scrittrice americana Ayn Rand (1905-1982), citata spesso anche dal terrorista, e che in Scandinavia se la prende volentieri con gli immigrati.

Perfino i rom, secondo Breivik, sarebbero stati resi schiavi in India e ridotti alla loro attuale misera condizione non da popolazioni indù - come insegna la storiografia maggioritaria - ma da musulmani. Pertanto - un altro tratto che lo distingue da molta estrema destra europea - Breivik si mostra piuttosto favorevole ai rom, li incita a combattere l’islam e promette loro nella sua nuova Europa perfino uno Stato libero e indipendente.

Un tono "religioso" si può ritrovare semmai nelle sue ferventi difese degli ebrei e dello Stato d’Israele. Questo è un tema che emerge anche in qualche gruppo protestante fondamentalista - sulla base dell’idea che Israele sia uno Stato voluto da Dio in vista della fine del mondo - ma gli accenti di Breivik sono diversi. Anche se mancano riferimenti diretti, ricordano irresistibilmente l’ideologia anglo-israelita, nata nel secolo XIX in Gran Bretagna e molto diffusa in Scandinavia, specie negli ambienti massonici, secondo cui gli abitanti del Nord Europa sono anche loro "ebrei", discendenti delle tribù perdute d’Israle: il nome "danesi", per esempio, indicherebbe la tribù di Dan.

Il movimento anglo-israelita si è scisso nel secolo XX in due tronconi. Quello maggioritario, talora violento e responsabile di attentati negli Stati Uniti, sostiene che gli europei del Nord sono oggi i soli "ebrei" autentici. Quelli che si fanno chiamare ebrei, in Israele e altrove, non sono tali etnicamente, giacché sarebbero in maggioranza khazari, membri di una tribù centro-asiatica convertita all’ebraismo nei secoli VIII e IX. Di qui un’avversione del "movimento dell’identità" di origini anglo-israelite contro Israele e i suoi legami con gruppi antisemiti e neonazisti.

Ma - se questo filone dell’anglo-israelismo domina negli Stati Uniti - nel Nord Europa è ancora presente un filone più antico, per cui gli ebrei così come oggi li conosciamo sono veri eredi della tribù di Giuda, in attesa di ricongiungersi con i fratelli anglosassoni e scandinavi delle tribù perdute. Chi mantiene questa visione considera dunque i nord-europei fratelli degli ebrei e, ben lungi dall’essere antisemita, difende in modo molto acceso l’ebraismo e lo Stato d’Israele.

Secondo il suo libro, il terrorista nel 2002 avrebbe fondato con altri a Londra un ordine neotemplare che si affianca ai tanti che già esistono, i Poveri Commilitoni di Cristo del Tempio di Salomone (PCCTS), ispirato non solo ai templari cattolici del Medioevo ma soprattutto ai gradi templari della massoneria - un’organizzazione di cui Breivik cui loda il «ruolo essenziale nella società», pur considerandola incapace di passare alla necessaria azione militare - e aperto a «cristiani, cristiani agnostici e atei cristiani», cioè a tutti coloro che riconoscono l’importanza delle radici culturali cristiane, «ma anche di quelle ebraiche e illuministe» nonché «nordiche e pagane», per opporsi ai veri nemici che sono l’islam e l’immigrazione.

Tra questi riferimenti eclettici, il cristianesimo non è dominante. Cita moltissimi autori, ma il suo padre spirituale è l’anonimo blogger norvegese anti-islamico "Fjordman", che nel 2005 aveva un milione di lettori ma che chiuse il suo blog senza essere mai identificato. Breivik ripubblica un suo scritto secondo cui dopo il Medioevo il cristianesimo - i cui unici aspetti positivi erano di origine pagana - è diventato per l’Europa «una minaccia peggiore del marxismo».

I «giustizieri templari» di Breivik dovrebbero operare in tre fasi di «guerra civile europea». Nella prima (1999-2030) dovrebbero risvegliare la coscienza addormentata degli europei mediante «attacchi shock di cellule clandestine», scatenando «gruppi di individui che usano il terrore»: gruppi piccoli, anche di una o due persone. Nella seconda (2030-2070) si dovrebbe passare alla guerriglia armata e ai colpi di Stato. Nella terza (2070-2083), alla vera guerra contro gli immigrati musulmani. Breivik è consapevole che gli attacchi della prima fase trasformeranno coloro che li compiranno in terroristi odiati da tutti: ma questa è la forma di «martirio templare» cui si dice disposto.

Obiettivi degli «attacchi shock» sono i partiti politici: i Laburisti norvegesi anzitutto, ma sono segnalati anche quattro partiti italiani (PDL, PD, IDV, UDC) che boicotterebbero in modo diverso la guerra all’islam e all’immigrazione. In Italia ci sarebbero 60mila «traditori» da colpire, anche attraverso attacchi alle raffinerie per sconvolgere l’assetto energetico italiano. Sedici raffinerie italiane, da Trecate (Novara) a Milazzo, sono indicate come obiettivi strategici. Anche su Papa Benedetto XVI ci sono frasi minacciose. Sempre secondo il libro 2083, il numero di potenziali simpatizzanti italiani sarebbe pure di 60mila: ma questi non si troverebbero né nella Lega né ne La Destra, che Breivik ha esaminato ritenendo le loro critiche anti-immigrazione troppo timide e dunque alla fine «controproducenti». Poiché ne sono uno dei Rappresentanti, mi inquieta anche la riproduzione di un articolo che indica l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) come un organismo internazionale particolarmente filo-islamico e pericoloso.

La domanda forse più importante è se quando Breivik riferisce che il suo ordine di giustizieri templari conta membri in vari Paesi europei ed è in contatto con quelli che il mondo chiama "criminali di guerra" serbi seguaci di Radovan Karadzic, che per lui invece sono eroi che hanno cercato di liberare i Balcani dall’islam, sta scrivendo un romanzo nello stile dello svedese Stieg Larsson (1954-2004) o descrivendo una realtà.

Altri particolari autobiografici del libro che sembravano improbabili - la presenza nella sua famiglia di diplomatici, la frequentazione da ragazzo di scuole di élite - sono stati confermati dalla polizia norvegese. La stessa polizia dovrà verificare se la nascita dell’ordine neotemplare, i contatti con i criminali di guerra serbi e un viaggio in Liberia per farsi addestrare da  uno di loro, «uno dei più grandi eroi europei», prima di fondare l’ordine con otto compagni a Londra nel 2002 sono frammenti dell’immaginazione di Breivik o episodi realmente accaduti. Quello che è certo è che un buon terzo del suo libro - un vero e proprio manuale del terrorista, corredato da un diario sulla preparazione dell’attentato - rivela dettagliate conoscenze in materia di armi, esplosivi, la nuova tecnica terroristica chiamata open source warfare, che può essere messa in opera anche da gruppi piccolissimi, e l’abbigliamento antiproiettile - calzini compresi, dettaglio spesso trascurato e cui Breivik dedica parecchie pagine - difficili da ottenere, anche se Internet fa miracoli, da parte di qualcuno che non ha fatto neppure il servizio militare.

Breivik scrive sempre in tono paranoico. Ma - se vogliamo, come si dice, trovare un metodo nella sua follia - dobbiamo cercarne il filo conduttore principale in un populismo anti-islamico che finora aveva conosciuto raramente forme violente, e uno secondario in una solidarietà pressoché mistica fra l’identità nordica e quella ebraica e israeliana, che ha le sue radici in antiche teorie esoteriche e massoniche di cui Breivik è un cultore. L’unica cosa certa è che il cristianesimo - "fondamentalista" o no - c’entra ben poco, se non come uno fra i tanti improbabili alleati che il terrorista immaginava di reclutare per la sua battaglia violenta contro l’immigrazione islamica.

3/ Sul fondamentalismo non si scherza. Una risposta di Renzo Sabatini a Massimo Introvigne e l’ulteriore replica di Introvigne (dal sito La bussola quotidiana, pubblicato il 26/7/2011)

Caro Direttore,

io temo che Massimo Introvigne si sia un po’ arrampicato sugli specchi nell'articolo pubblicato ieri su La Bussola Quotidina andando a rispolverare una definizione di "fondamentalista cristiano" risalente al 1915 e appiccicata come etichetta al mondo protestante. È chiaro che nel 2011, quando si usa l’aggettivo "fondamentalista" riferito a un folle terrorista e assassino, lo si intende nella stessa accezione di quando il medesimo aggettivo viene utilizzato per attentatori islamici o assassini indù, altrettanto folli e sanguinari.
Indubbiamente dobbiamo stare attenti, quando parliamo di fondamentalisti islamici, a non eseguire automaticamente l’equazione "islamico = fondamentalista", mettendo sullo stesso piano dei folli assassini e miliardi di fedeli islamici pacifici e onesti. Certamente dobbiamo pretendere che la stessa attenzione venga posta quando il fondamentalista si ispira o dice di ispirarsi alla fede cristiana (sia essa cattolica, protestante, anglicana od ortodossa, sempre cristiana essa resta).
Ma a cosa giova nasconderci dietro ai termini per non vedere la verità? Alla notizia dell’attentato e della strage in Norvegia tutti in Occidente abbiamo pensato automaticamente al terrorismo di matrice islamica e invece ci ritroviamo con un assassino biondo, battezzato e cresimato, che nella sua follia ha messo assieme una serie di ideologie reazionarie ispirandosi anche al suo cristianesimo per giustificare la strage di innocenti.
Pensare che solo altri credi e altre ideologie generino mostri, individuare subito i distinguo per dire "non è davvero un cristiano" non serve.
Anche gli studiosi islamici ci dicono che il Corano condanna la violenza dei terroristi eppure il terrorismo islamico ha generato lutti e devastazioni. Bene ha fatto invece Papa Benedetto XVI a ricordare ai cristiani di abbandonare la via della violenza. Male fa, a mio modesto avviso, Introvigne ad alzare barricate. Bisogna invece analizzare attentamente e capire come è possibile partire dal Vangelo della nonviolenza per arrivare a commettere un crimine così orrendo.

Renzo Sabatini
Ministero Affari Esteri
Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo
Unità Tecnica Centrale - Area Tematica Emergenza
Roma

Risponde Massimo Introvigne

Questa lettera è interessante perché mostra come certe parole - come ricorda il Direttore de La Bussola Quotidiana Riccardo Cascioli nell’editoriale di ieri - si siano ormai convertite in etichette. Per il nostro lettore, certamente bene intenzionato, "fondamentalista cristiano" è qualunque individuo, battezzato e cresimato, che sia "reazionario" e compia atti violenti citando la religione fra le fonti cui s’ispira.

Tra il 1987 e il 1995 l’Università di Chicago sponsorizzò "The Fundamentalism Project", una serie di convegni e di pubblicazioni che produssero cinque volumi per complessive 4mila pagine. Emerse che non esiste una definizione condivisa di "fondamentalismo", ma che nel mondo accademico ne circolano tre. Quella tradizionale, nata per il protestantesimo e che appunto prende nome dagli opuscoli The Fundamentals, si fonda su un’interpretazione letteralista della Bibbia, una dura condanna del cattolicesimo e dell’ecumenismo e un’avversione per la scienza - in particolare per l’evoluzionismo - e l’Illuminismo, di cui vede la forza motrice nella massoneria. La seconda, che è stata estesa anche all’islam a partire dagli anni 1970, definisce "fondamentalismo" un sistema che si rifiuta di distinguere la politica dalla religione e deduce meccanicamente la religione dalla politica. La terza - che già rischia di degradare nella metafora - considera "fondamentalisti" i sostenitori di una morale molto rigida e puritana, che vedono minacciata dal mondo moderno.

Proviamo ora ad applicare ad Anders Behring Breivik ciascuna di queste tre definizioni. Quanto alla prima, anzitutto Breivik è un massone - o meglio lo era, ma è stato espulso dalla massoneria regolare norvegese solo domenica 24 luglio - attivo ed entusiasta, mentre i fondamentalisti odiano la massoneria. Breivik non condanna l’Illuminismo (avversa solo la sua versione "giacobina"), ma lo definisce parte integrante dell’identità europea. Il criterio normativo del suo ordine templare, scrive, intende «fondere insieme le tradizioni cristiane e l’eredità dell’Illuminismo europeo», aggiungendo anche la componente «odinista e pagana». E inoltre: «non si può riportare l’orologio della storia indietro a prima dell’Illuminismo». Breivik non è ostile all’evoluzionismo biologico - un marchio di fabbrica del fondamentalismo nel primo senso del termine -, ma cita e approva autori che applicano l’evoluzionismo darwiniano allo sviluppo delle varie etnie e popolazioni umane. Un fondamentalista normalmente considera la Chiesa Cattolica la "prostituta di Babilonia". Breivik propone ai protestanti di sciogliere le loro comunità e confluire nella Chiesa Cattolica, che per lui è superiore al protestantesimo per quanto sia oggi retta da un Papa "traditore" e debba essere superata da una nuova Chiesa Europea che dovrà essere fondata al più presto. Pertanto, su tutti i punti qualificanti del fondamentalismo - nel senso originario del termine - Breivik non è d’accordo e sostiene anzi posizioni diametralmente opposte.

Seconda definizione: un fondamentalista è qualcuno che vuole tenere insieme politica e religione. Breivik sostiene precisamente il contrario. Nel suo progetto per una nuova Europa la Chiesa Europea che propone avrà il monopolio della religione, il che significa che la Chiesa Cattolica e le comunità protestanti che rifiutassero di fondersi nella nuova Chiesa sarebbero messe fuorilegge. In cambio, la nuova Chiesa dovrà tenersi rigorosamente fuori dalla politica. Scrive Breivik: «Alla Chiesa [Europea] e ai leader della Chiesa non sarà permesso d’influenzare in alcun modo le questioni politiche. Questo comprende anche la scienza, la ricerca e lo sviluppo […]. E questo include anche tutte le materie relative alle politiche della nascita, della procreazione e della fertilità». Un fondamentalista, nel secondo senso del termine, chiede l’unione di politica e religione tra l’altro proprio perché diffida di una scienza fuori controllo e gli stanno a cuore le materie bioetiche. Secondo Breivik, di queste materie e di politica in genere alla religione dovrebbe essere vietato di occuparsi. Breivik, peraltro, è favorevole ad abortire «i bambini con deficienze fisiche e mentali» e a consentire l’aborto anche in una serie di altri casi. Non conosco fondamentalisti favorevoli all’aborto.

Terza definizione: un fondamentalista è qualcuno che difende una morale molto tradizionale. È vero che Breivik attacca il femminismo ed è favorevole a un ordine patriarcale dominato dai maschi. Ma pensava qualcosa di simile anche Friedrich Nietzsche (1844-1900), che nessuno considererebbe un cristiano fondamentalista. Per contro, Breivik scrive che in preparazione dell’attentato «ho messo da parte duemila euro da spendere con una escort di alta qualità, una vera modella, una settimana prima della missione », e spiega che «scopare qua e là fuori del matrimonio dopo tutto è solo un peccato minore». Quale fondamentalista sottoscriverebbe affermazioni di questo genere? Breivik infine si dichiara un appassionato di giochi di ruolo come Fallout, Bioshock e World of Warcraft e di serie televisive horror - e scollacciate - come Blood Ties, tutti elementi della cultura popolare contro cui i fondamentalisti, sia cristiani sia islamici, conducono vere e proprie crociate.

Qualunque definizione di fondamentalismo si adotti, Breivik non solo non è un fondamentalista, ma è agli antipodi del fondamentalismo. Questo non rende neppure necessario usare il classico "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei" per notare che fra i suoi amici e corrispondenti c’erano atei militanti, pornografi e satanisti, una compagnia davvero strana per un presunto fondamentalista.

Il cortese interlocutore potrebbe rispondermi che egli non utilizza "fondamentalista" in nessuno dei tre significati di "The Fundamentalism Project", ma solo per identificare un tipo violento, cristiano battezzato e "di destra" che tra le sue fonti d’ispirazione, accanto ad altre, cita l’eredità cristiana dell’Europa. In questo senso il "fondamentalismo" diventerebbe una categoria talmente ampia che ne farebbe parte anche Adolf Hitler (1889-1945), il quale dopo tutto era battezzato e cresimato e citava l’Europa medioevale cristiana fra le sue fonti ispiratrici, anche se preferiva - come "Fjordman", il principale maestro intellettuale di Breivik - il paganesimo. Se però utilizziamo "fondamentalista" come una parolaccia, la parola alla fine non significa più nulla, e rischiamo per esempio di dimenticarci che un buon numero di fondamentalisti protestanti nel senso originario del termine furono spediti da Hitler, insieme a tanti cattolici, nei campi di sterminio originariamente concepiti per gli ebrei e i Rom. Con un rischio che su queste colonne ha rilevato appunto Riccardo Cascioli: che la parola sia usata come un manganello per colpire qualunque cristiano conservatore, antiabortista e che so, critico della massoneria, associandolo nell’immaginario collettivo a un assassino come Breivik il quale, paradossalmente, è invece un massone ed è favorevole all’aborto.