Dio è un Padre di figli vivi e non ha difficoltà a metterne al mondo di continuo perché sa che non finiranno mai nel morire.
Omelia di d.Achille Tronconi sulla morte, pubblicata su Incontro, per riflettere dopo lo tsunami

Eventi come quello del maremoto del 26 dicembre pongono ogni uomo dinanzi al quesito più grande: cosa sia la vita ed a quale speranza sia destinato l’uomo. La ribellione dinanzi all’idea della naturalità del morire - quasi che l’uomo debba accettare come suo destino gli eventi che fanno scontrare le “zolle” della terra, come le stelle nel cielo - è profondamente radicata nella fede cristiana. Lo scandalo del male è tale proprio per chi crede e per chi cerca Dio e non si rassegna alla “natura”. Se Dio non fosse, non ci sarebbe nessuna contraddizione, nessuno scandalo, nessuna rivolta. Invece la morte di un uomo si palesa ai nostri occhi, come la morte di un figlio: un figlio non deve e non può morire. Non muore qualcosa, muore “colui che io amo”, “colui che è unico”, “colui che non ha altro uguale a sé”. La fede cristiana, da Giobbe in poi, fino al compimento di Cristo, non cerca di spiegare il singolo evento che conduce al morire, ma annuncia il discendere del Figlio nell’ingiustizia del morire, perché ad ogni uomo sia recata la speranza certa dell’eternità. La morte e la resurrezione di Gesù sono la parola del Padre sul dolore umano. Per offrire ulteriore occasione di riflessione vi proponiamo un’omelia di d.Achille Tronconi, parroco della parrocchia di S.Ambrogio in Legino, a Savona, che commenta il vangelo dei sadducei che, negando la resurrezione, raccontano al Signore del caso della donna che ha perso 7 mariti (Lc 20,27-40).

d.Andrea Lonardo


Volete conoscere una filosofia? Una religione? Un modo di pensare? Non chiedete tanto che cos’è la vita per quella religione o filosofia, lì più o meno siamo tutti d’accordo. Ma soprattutto chiedete cosa è la morte, chiedete a quella filosofia, a quella religione, che spiegazione dà della morte e capirete quali sono l’entità, la consistenza e la verità del suo pensiero. Questo è un argomento tabù, non si parla della morte, la si subisce e basta. Non si parla della morte, non ci si pensa. Anche se il timore e il terrore dentro sono costanti, continui. Oggi vogliamo parlare della morte e vogliamo farlo da cristiani. Cos’è la morte? Perché la morte? Qual è il suo senso? Il suo significato?

Per la Scrittura la morte è ciò che più contrario a Dio. Dio non la sa neanche pensare la morte, Lui è la vita. Non soltanto non l’ha creata lui la morte, ma non riesce neanche a pensarla. La vita non può pensare la morte. Ed è inutile, è ingenuo, che ci spieghino che “la morte fa parte della vita”, questo “processo naturale” di riciclaggio un po’ di tutto che rientra nelle cose, che dobbiamo sopportare, che fa parte del gioco. La morte non fa parte del gioco! E non ci consola per niente pensare che siamo materiale riciclabile. La morte non era nel disegno di Dio, non è stata voluta da Dio. La Scrittura, che è chiara su questo, dice che: “La morte è entrata nel creato per invidia del demonio”. E’ il demonio che avendo modo di trovare l’elemento più efficace per disturbare il progetto di Dio, ha collocato la morte in questo grande gioco che è la vita. Nel tentativo di rovinare il gioco a Dio. Quindi la morte, insieme al peccato che ne è la radice (il demonio è alla radice di entrambi, sia della morte che del peccato)! Il demonio ha introdotto quello che è l’anti-Dio per eccellenza. E’ facile capirlo sapete? Perché la morte si presenta con le pretese di Dio. Vuol essere un assoluto, vuole essere l’ultima parola sulla vita di tutti. Quanta gente, la stragrande maggioranza, vive nel culto della morte, proprio perché la teme, proprio perché ne ha paura. Questa morte allunga così la sua ombra su tutta la vita delle persone, sulla loro coscienza, sul loro pensiero, sul loro stato d’animo, sul loro modo di rapportarsi con le cose. Quanta gente vive sotto la religione della morte, anche se non ne è cosciente. Ma tutto il suo stato d’animo, il suo comportamento, il suo dire, il suo pensare, sono una proclamazione di questo culto della morte. E’ questo che detta la sua vita. Tristezza, depressione, scoraggiamento, pensare male di tutto e di tutti. Queste sono tutte espressioni di morte, sono i segni del culto, della liturgia della morte, non della vita.

Ed è proprio qui che si capisce allora la grande luce che il vangelo di Gesù ha portato nella vita degli uomini. Ha fatto vedere cosa è la morte. Ecco perché noi la sentiamo così estranea, un corpo estraneo dentro al nostro vivere, al nostro amare, al nostro gioire. Non ci possiamo rassegnare alla morte, non dobbiamo rassegnarci alla morte. Dobbiamo voler vivere, dobbiamo cercare la pienezza di vita, ma quella eterna. Guardate un po’ tutto quel disperato rincorrere una giovinezza che non passi, uno stato fisico di salute ed estetico di bellezza che non deve mai far vedere gli anni che passano. Guardate oggi la disperazione causata da questo e il mercato che ci sta sotto. E’ tutto un culto alla morte, è una religione sbagliata, è una religione anticristiana. Questa morte, ci dice il vangelo, si presenta con le caratteristiche dell’assoluto, ma nella vita tua di credente, uno solo deve essere l’assoluto, il Signore Gesù. Ecco allora: è una conversione della vita la prima grande resurrezione che dobbiamo compiere. Il nostro assoluto è il Signore, non la morte, non il peccato. Il nostro Signore è Dio, non Satana con i suoi prodotti. Guardate che questo è un discorso importantissimo, fondamentale per la nostra fede. Ecco perché con alto prezzo il Padre ha mandato il suo Figlio Gesù, addirittura, perché finisse il potere di questa morte. “Dov’è morte il tuo pungiglione? Dov’è morte il tuo potere?” dice S.Paolo. Ma dov’è, di fronte a Cristo? Hai finito di spaventare, di avere potere, hai finito di contare qualcosa. Basta, deve cessare la tua religione di morte. Questo è quello che celebriamo a Pasqua e che celebriamo ogni domenica, Pasqua settimanale. Celebriamo la vittoria della vita, la vittoria dell’amore sul peccato, sull’egoismo. Ecco allora cosa è la morte per un cristiano. Ci deve diventare così estranea la morte, che andando avanti con gli anni, non possiamo che immaginarci la vita eterna. Se uno matura e va avanti con gli anni, è più facile pensare alla vita eterna che alla morte. La morte deve diventare sempre più qualcosa di assurdo, di inaccettabile, da rifiutare, in tutte le sue forme, in tutti i suoi aspetti, in tutti i suoi prodotti e in tutti i suoi mascheramenti. Come l’ingiustizia, la violenza, il disprezzo, quelle morti più sottili, che non si vedono, ma che sono sempre morti.

Ecco allora cosa la fede cristiana risponde a chi gli chiede cosa è la morte. Ed è l’unica fede che vede nella morte qualcosa che non gli appartiene, ma da superare e da vincere. Noi l’abbiamo nella carne, l’abbiamo nello Spirito, ma soprattutto in quella presenza che è Dio in noi che ci parla di vita eterna, di risurrezione, di pienezza di vita, di vita che non finirà mai più. Quando Gesù dice: “Dio è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, è il Dio dei viventi, non dei morti”, è come se dicesse: “Io voglio essere un Dio, un Padre di figli vivi, non un padre in lutto perenne perché vede morire i suoi figli”. E’ un padre di figli vivi, e lui non ha difficoltà a metterne al mondo di continuo perché sa che non finiranno mai nel morire. E qualsiasi cosa faccia il demonio, il Male, il peccato o l’ingiustizia degli uomini, lui avrà sempre questi figli vivi per l’eternità. Lui sarà sempre il padre di questi figli e questi figli avranno sempre lui come padre. Questa è la vittoria del Padre che è nei cieli, che Cristo ci ha manifestato ed annunciato nella Pasqua. Un Padre di figli viventi, che continuano a vivere e che hanno vinto con lui la morte. Grazie a Lui noi celebriamo ogni domenica la vittoria dell’amore su tutto, la vittoria della vita su tutto. Allora quale dovrebbe essere il nostro sentimento ogni domenica, se non l’Eucarestia, il ringraziamento, se non la lode, la speranza, il convincimento che per noi è la vita e la vita eterna?

d.Achille Tronconi


Testi dello stesso autore presenti sul nostro stesso sito www.gliscritti.it

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