«Mi piace parlare appunto di ante politica, ante economia, ante corruzione e non anti». Festival dell’Economia, Bergonzoni e i paradossi di «capitale» e «capitato». Uno stralcio di un monologo di Alessandro Bergonzoni

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 12 /06 /2015 - 09:04 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal Corriere della sera del 29/5/2015 la trascrizione di un brano tratto da un monologo di Alessandro Bergonzoni tenutosi lo stesso giorno nel Teatro Sociale in occasione della decima edizione del Festival dell’Economia di Trento. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (12/6/2015)

[...] Se si parte da una nuova visione di statistica della mobilità si può scoprire per esempio che ogni tre minuti nel mondo viene investito un cane, sempre lo stesso. Non fa in tempo a riprendersi che lo reinvestono. Non facciamo in tempo a riprenderci che ci reinvestono (e parlo anche all’uomo della strada: sia quella da fare che quella da attraversare per andare a fare, sia quella da allungare, da mettere in sicurezza o da tagliare...). Ecco come dal capitale (umano, animale e/o economico) si può facilmente passare al capitato umano, al successo, più come avvenimento, che come felicità di risultati. Ma il capitato umano che rapporto ha col capitale interiore di una persona (non solo di successo), col bene in se è non solo beni fuori di sé, quanto può l’accidentalità incidere su di noi, separati se non sepolti dal concetto di avere e non di essere, possedere, non esistere, nell’idea di consistenza stessa? In cosa consiste l’essere uomo (o perseguitando nell’esempio anche un cane d’uomo) al di là degli eventi esterni casuali o causati? Cosa gli conviene fare per un altro tipo di «convenienza» di convivenza? C’entra il valore economico al di fuori di esso stesso o riguarda piuttosto la sua economia e amministrazione interiore? Il deteriore di ciò che lo investe ha influenza sulla sua capacità ulteriore, sulle sue energie altre di cui è fatto a prescindere dal ruolo che riveste nella società?

A questo punto mi chiedo: oltre all’imprenditore tout court può esistere la figura del prenditore, «prenditore di briga»? E, in parole poco abbienti, può nascere una nuova figura nel mondo del «lavorio» che comprende chi, amante dell’arduo, investe in una idea di impresa orientata ad un’altra e alta forma di responsabilità con se stesso e gli altri, che cioè si impegni (in pegno di poco) a fare e “brigare” per non demandare sempre ad altri e ad altro (cfr: i dieci demandamenti: fallo tu, pensaci tu, risolvetelo voi...).

Un essere che non faccia economia appunto di energia interiore che se vuole può anche decidere di risparmiare ma mai di risparmiarsi, di non spendere quella potenza in se, quella luce, quella corrente (non solo moneta corrente, ma corrente e basta), quella frequenza, quella vibrazione che prescinde dalla oscillazione, del mercato o della terra o del tempo. Ovvio che questa necessità, questa «potenza», questo diverso imprenditorismo, questa formazione del «personale», precede e anzi prepara, dopo sì, un nuovo uomo politico, un nuovo economista, un nuovo legislatore, un nuovo uomo europeo globale.

Un «chi» che capisca la relazione anche se nella differenza, tra barca e banca, tra fondare e affondare, tra interesse e intero essere, tra mercato e morte, tra i dividendi e i divisi, tra fondi di investimento che non si toccano ,e fondi da toccare, tra comunicazione e conoscenza, tra informazione e propaganda, tra trasmettere e televisione, tra popolarità e stima, tra tare-lordi e netti-onesti, tra decidere di dimettersi, e curarsi e guarire se proprio si vuole sperare nelle dimissioni, tra fame nel mondo e infame nel mondo, tra stima dei danni e disistima dei danneggiati, tra tempo debito e in credito di futuro, tra università e universo, tra popoli e patria, tra rendere e rendere felici. È una questione metafisica, trascendentale, spirituale, artistica, poetica ancor prima che etica, non meramente mercantile, finanziaria o monetaria: tutto ciò viene dopo. Mi piace parlare appunto di ante politica, ante economia, ante corruzione e non anti. E mi piacerebbe pensare che tra i più grandi Nobel, economisti, scienziati, analisti, imprenditori, manager miliardari, mai vissuti, ce ne fosse uno invece che così è vissuto o provasse a vivere [...]