Liberi, ma siamo come cani col collare, di Fabrice Hadjadj

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 01 /05 /2016 - 18:29 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Avvenire del 17/4/2016 un articolo di Fabrice Hadjadj. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per altri articoli di Fabrice Hadjadj, cliccare sul tag fabrice_hadjadj.

Il Centro culturale Gli scritti (1/5/2016)

L'uomo ha trovato un mezzo per trattenere il suo "migliore amico" vicino a sé e addestrarlo senza dover erigere steccati né maneggiare un bastone: il collare anti fuga della ditta Petsafe, che l'amante degli animali può procurarsi sul sito Technidog.com. Con quest'oggetto non c'è "nessun filo da interrare": basta mettere al collo del proprio cane un collare-ricevitore e poi accendere un trasmettitore centrale che copre un perimetro modulabile fino a 32 metri.

Ecco cosa dicono le istruzioni circa il suo funzionamento: «Quando il vostro animale raggiunge la distanza limite il collare emette un segnale acustico. Se il cane cerca di superare il limite fissato, il collare emette una scarica elettrostatica che corregge il suo comportamento sbagliato». Aggiungete poi il collare anti abbaiamento (del catalogo Canicalm First), che manda impulsi elettrici silenziosissimi che vanno da «debole di corta durata» a «forte di lunga durata» e anche il collare-spray da addestramento, che grazie a un telecomando diffonde «un'essenza che disturba l'animale» (ma attenzione : per quelli «troppo testardi o che fin dal principio non danno ascolto» il venditore raccomanda di nuovo l'elettrochoc con 18 intensità regolabili) e il vostro fedele amico sarà telecomandabile come un automodello.

Ci sarebbe molto da dire sul desiderio di passare dalla padronanza a un controllo che permetta al maestro di non alzare più la voce o brandire la bacchetta, ma che, ancora una volta, si riduca a premere pulsanti o lasciar fare a un dispositivo. Mi accontenterò di parlare soltanto del collare anti fuga e della sua «chiusura elettronica start & play».

Mi ha ricordato certe ballate degli anni settanta in cui si trattava sempre di abbattere i muri e abolire le frontiere. Mi sembra che fornisca un'immagine perfetta di ciò che si potrebbe chiamare la tirannia libertaria.

Ci troviamo in effetti in una situazione analoga a quella del cane equipaggiato da Petsafe: niente più recinzioni, niente più ostacoli, nessuna linea gialla; il campo delle possibilità sembra infinito; ma ecco che all'improvviso, anche se non c'è alcuna resistenza fisica e tutto sembra permesso senza limiti, siamo arrestati da una violenza che opera in silenzio senza alcun attacco apparente.

La povera bestia precipita in uno stato di ansietà ben comprensibile: sente una minaccia che però non vede arrivare da nessuna parte, e dunque immagina che essa sia dappertutto (cosa che alcuni compenseranno comprandogli il «collare antistress al ferormone Dap Adaptil per cani nervosi e ansiosi»).

Così, davanti a noi sono sbandierate senza sosta l'«apertura» e la «libertà», e, allo stesso tempo, la censura, il bavaglio, il linciaggio, non appena si devia da questa normatività inconfessabile, che non è neppure un filo interrato ma un'onda invisibile, trasmessa dall'antenna centrale.

Ci sono molti modi di capirlo. Il primo si riferisce all'impossibilità di uscire dal tabù: appena si permette una cosa è per interdirne un'altra, che talvolta era migliore di quella a cui ci viene liberalmente offerto l'accesso. Nel milieu del porno, per esempio, ma anche in quello del planning familiare, è molto difficile non scioccare la gente parlando loro di verginità. Ne arrossiscono con una bigotteria furiosa e vanno su tutte le furie come vecchi puritani.

Una seconda interpretazione attiene al legame tra libertà illimitata e terrore, perché, nel momento in cui tale libertà è esercitata da un altro, questa si trasforma in minaccia. Ecco perché i libertari vivono sempre nell'ansia di un ritorno del "fascismo" o del "totalitarismo" che non smettono di denunciare ovunque, in ragione della loro concezione della libertà, sempre pronta a rivolgersi contro loro stessi (Hitler ebbe i pieni poteri nel modo più democratico possibile).

Una terza interpretazione rimanda alla nostra Glass Cage, per riprendere l'espressione di Nicholas Carr a proposito di Internet. Noi siamo allo stesso tempo quelli che manovrano il telecomando e che portano il collare elettrico. Il mondo intero sembra dispiegarsi davanti ai nostri occhi attraverso i nostri windows, ma è impossibile raggiungere anche soltanto il nostro vicino: noi clicchiamo, e la piccola immagine accattivante appena scaricata ci trattiene dall'aprire la porta. C'è da rimpiangere i muri di cinta e le vecchie barricate di una volta.