La Paolina Borghese del Canova alla Galleria Borghese: la sorella di Napoleone, una donna specchio di un’epoca, di Antonio Paolucci

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 13 /02 /2010 - 01:18 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 12/2/2010 un articolo scritto dal direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, con il titolo originale “Non era particolarmente bella e non aveva alcuna cultura. La Paolina Borghese dello scultore che Pio VII paragonava a Raffaello” . Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (12/2/2010)



È stato presentato, presso la Galleria Borghese, il libro di Flora Fraser Paolina Bonaparte. La Venere dell'impero (Milano, Mondadori, 2009, pagine 302, euro 20). Sul volume pubblichiamo un articolo scritto per il nostro giornale dal direttore dei Musei Vaticani.

"Il mondo esiste per approdare ad un libro". La sentenza è di Mallarmé e nel suo cinismo squisitamente parnassiano ci obbliga a riflettere. Napoleone ha dichiarato guerra allo Zar Alessandro, un milione di uomini hanno perso la vita nelle gelate steppe della Russia e tutto questo solo perché il conte Tolstoj potesse scrivere Guerra e pace e regalarci le figure immortali di Pierre, di Natascia, del generale Kotusov, del contadino Platón Karatejev.

Allo stesso modo molti secoli fa in un castello della provincia italiana accade un fatto di cronaca nera. Gianciotto Malatesta scopre in flagrante adulterio la moglie Francesca e uccide lei e il suo amante Paolo. Tutto questo è accaduto perché Dante Alighieri potesse scrivere, nella cantica dei lussuriosi del suo Inferno, quel verso di sei parole ("la bocca mi baciò tutto tremante") dal quale ha avuto inizio - diceva il De Sanctis - la storia della poesia moderna. Perché prima viene quel verso di sei parole che sembra tratto da una canzonetta di Sanremo, poi Petrarca, poi i sonetti di Shakespeare, poi Baudelaire, poi tutto il resto.

Allora, parafrasando Mallarmé, forse è possibile dire che la breve vita di Paolina Borghese - la sorella di Napoleone, nata nel 1780, morì di un cancro al fegato a soli 45 anni - è esistita per approdare a una statua. La statua è la celebre Paolina in figura di "Venere vincitrice" che Antonio Canova modellò nell'estate del 1804 e consegnò finita nel 1808.

Paolina Borghese, Canova, Galleria Borghese


In cosa consiste il fascino di una scultura che è stata definita una "icona pop", che sta nell'immaginario degli uomini e delle donne del mondo come l'archetipo della bellezza femminile pura, dolce, immortale, e tuttavia "vera" perché il marmo sembra avere il tepore della carne, perché l'ideale classico calato nel nudo corpo melodioso di una ventiquattrenne, ci intenerisce di sogni, di emozioni, di sentimenti?

Il segreto di Canova lo aveva capito una volta per tutte Stendhal quando scrisse (1816): "Canova non copia i Greci ma inventa, come avevano fatto i Greci, un'altra bellezza". È la bellezza - lo stesso scultore lo dichiara nella sua corrispondenza con Quatremère de Quincy - che nasce dal miracoloso incontro fra il Fidia dei marmi Elgin e la "bella natura".

La scultura che è oggi attrazione fatale e oggetto del desiderio nella Galleria Borghese, è il capolavoro di Canova, dell'artista che Papa Pio VII Chiaramonti considerava comparabile solo a Raffaello, ed è il capolavoro di Paolina.

Ma chi era la donna che Napoleone amò, riamato, fra tutte le sue sorelle? Chi era ce lo spiega Flora Fraser in un libro che, tradotto in italiano, si legge d'un fiato e ci porta dentro il mondo eroico e fatuo, drammatico e iridescente, che sta fra la Rivoluzione e la Restaurazione.

Flora Fraser ha le qualità che sono tipiche della saggistica anglosassone: impeccabile documentazione bibliografica e archivistica, dominio perfetto degli strumenti della ricerca, ma anche semplicità e piacevolezza di scrittura. E anche talento didattico perché il mondo dei Napoleonidi, la grande famiglia che per più di un decennio dominò l'Europa, emerge con scintillante efficacia, come raramente mi è capitato di incontrare in molte ponderose opere storiche.

Paolina, così come viene fuori dal ritratto della Fraser, è una donna capricciosa, estrosa, imprevedibile, bisognosa di affetto in modo quasi bulimico, innamorata del fratello, dotata di una innata capacità di sedurre, di affascinare.

Non era particolarmente bella (la statua del Canova non le assomiglia, è il ritratto di un temperamento e di un sentimento più che di una persona), era piccola di statura, aveva le orecchie sporgenti (erano il suo cruccio), occhi grandi, vivaci, luminosi, pelle bianchissima che curava e manteneva con bagni nel latte. Non aveva nessuna cultura (nella Corsica semibarbara dell'ultimo Settecento le bambine non andavano a scuola) eppure era la regina dei salotti e gli uomini pendevano dalle sue labbra.

Per la letteratura dell'epoca e nel cliché che le è stato costruito sopra era la "Messalina dell'Impero", mangiatrice di uomini, esperta di ogni dissolutezza. Certo, ha avuto due mariti e molti amanti ma come si fa - la domanda è legittima - a trovare uomini adeguati quando si ha per fratello Napoleone?

Il suo primo fidanzato (lei aveva 15 anni, lui 41) era Stanislas Fréron, uno che aveva cominciato come fucilatore di clericali e di girondini durante il Terrore, e poi era diventato governatore di Marsiglia, intrallazzatore e faccendiere accusato di peculato e di malversazioni.

Il suo primo marito si chiamava Victor-Emmanuel Leclerc, ufficiale al servizio di Napoleone. Era un galantuomo, l'amava e le diede un figlio. Marito perfetto sarebbe stato se non fosse per la sua devozione canina all'Imperatore. Il quale lo mandò a morire di febbre gialla ad Haiti dove era in corso l'insorgenza dei neri di Toussaints contro i francesi. Paolina lo accompagnò nella missione, felice di fare la reginetta esotica nei Caraibi, e lo consegnò, vedova inconsolabile, al funerale degli eroi, in Francia.

Il secondo marito è stato Camillo Borghese. "Il punto debole dei parvenus - diceva Stendhal - è di sopravvalutare la classe alla quale sono saliti". Napoleone, il più geniale parvenu della storia, aveva un debole per la grande nobiltà d'Europa e fu felice di questo matrimonio che però si rivelò sfortunato. Camillo era un brav'uomo e le voleva bene ma non brillava di speciali doti intellettuali. "Sua stupidità serenissima", lo chiamava Paolina.

Poi fra l'uno e l'altro marito ci sono gli amanti: molti, di breve durata, spesso occasionali. Da Auguste de Forbin, al musicista italiano Blangini, al tenentino tedesco Conrad Friedrich, al barone imperiale Jules de Canouville, morto nella campagna di Russia, al generale Poniatowski. L'elenco potrebbe continuare. Flora Fraser ce lo fornisce con minuziosa documentazione ma anche con affettuosa simpatia.

Alla fine del libro Paolina Bonaparte ci appare come una brava ragazza irrequieta e appassionata che ha avuto la sfortuna di incontrare uomini di seconda scelta. Almeno se messi a confronto con il grande amatissimo fratello.

(©L'Osservatore Romano - 12 febbraio 2010)

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