Le possibilità di successo dell’integrazione dei migranti: l’apprendimento della lingua è il fattore decisivo, perché indica la decisione di vivere stabilmente nel nuovo paese. Le riflessione di un gruppo di ricercatori in psicologia. Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 29 /12 /2019 - 15:19 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Immigrazione e intercultura.

Il Centro culturale Gli scritti (29/12/2019)

Un gruppo di psicologi che sta conducendo una ricerca sull’integrazione di giovani africani in Italia[1] ha compreso che la differenza su chi si integrerà e chi fallirà nell’inserimento è data dall’apprendimento della lingua italiana: l’apprendimento della lingua non tanto come fatto tecnico, ma, ben più profondamente, come espressione del desiderio di far parte della nuova cultura nella quale si è ormai deciso di vivere.

Un africano giunto in Italia manifesta a se stesso, prima che ad altri, il suo desiderio convinto di integrarsi nella nuova cultura con la scelta decisa di apprendere e parlare la lingua della nuova nazione. Chi, invece, non si dedica ad apprendere la nuova lingua manifesta – così attestano le ricerche – di non aver ancora deciso in maniera ferma di inserirsi in Italia.

Dallo studio, tuttora in corso, appare evidente che gli africani che riescono a creare con successo cooperative o occasioni lavorative o progetti lavorativi, sono quelli che hanno deciso di imparare bene l’italiano. Quello della lingua è l’elemento principe del successo nel processo integrativo, poiché porta con sé un atteggiamento globale della persona.

Dove, invece, i migranti scelgono di non apprendere bene la lingua, è come se bypassassero il problema dell’integrazione, affidandolo al caso.

Per comprendere come il pieno inserimento nella lingua e nella cultura di un paese sia decisivo per l’integrazione (e non c’è inserimento nella cultura di un paese senza una padronanza almeno relativa della lingua) si pensi a quanto, nella formazione dei missionari, si insista sulla necessità di una loro vera inculturazione nella terra in cui andranno a vivere, nella condivisione della lingua, delle usanze, dei cibi, delle modalità liturgiche.

L’inculturazione è una modalità senza la quale non si riesce ad inserirsi e si è trattenuti dall’amare la terra nella quale ci si è stabiliti per sentirsi parte del nuovo popolo nel quale si è deciso di vivere.

Note al testo

[1] Poiché la ricerca è ancora in corso e i primi risultati mi sono stato forniti in via riservata, ho ritenuto opportuno non divulgare ancora il nome dei ricercatori.