L' Eutanasia e l'antica preghiera: Liberaci, o Signore, da una morte improvvisa (da Joseph Ratzinger)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 19 /04 /2007 - 22:35 pm | Permalink | Homepage
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L'eutanasia e l'antica preghiera: Liberaci, o Signore, da una morte improvvisa,
da Escatologia, morte e vita eterna, pp.87-88, dell’allora prof. Joseph Ratzinger


La Litania di Ognissanti esprime l'atteggiamento del cristiano credente di fronte alla morte come segue: A subitanea morte, libera nos, Domine - liberaci, o Signore, da una morte improvvisa. Essere portato via all'improvviso senza essersi potuto preparare, senza sentirsi pronto, è considerato dal cristiano come il massimo dei pericoli da cui vorrebbe essere preservato. Egli vorrebbe percorrere l'ultimo tratto della via in modo cosciente, vorrebbe morire con una propria intenzione. Se oggi si dovesse formulare una litania degli increduli, non vi è dubbio che la supplica suonerebbe invece così: «Donaci, o Signore, una morte improvvisa e inavvertita». La morte dovrebbe avvenire repentinamente e non lasciar tempo alla riflessione e alla sofferenza. Da ciò emerge anzitutto che l'eliminazione della paura metafisica non è riuscita interamente; si vorrebbe venirne a capo provocando possibilmente da se stesso la morte, facendola così sparire del tutto quale problema che tocca l'essenza dell'uomo e che non può essere risolto dalla tecnica. La sempre maggiore importanza che l'eutanasia sta assumendo a vista d'occhio si fonda sul fatto che la morte dev'essere evitata quale fenomeno che interessa la mia persona e sostituita con la morte tecnica, che non mi impegna personalmente. Si vuole chiudere la porta in faccia alla metafisica prima che questa possa presentarsi.
Il prezzo per questa repressione della paura è alto: dalla disumanizzazione della morte consegue necessariamente la disumanizzazione della vita. Degradando la malattia e la morte e collocandole sul piano del tecnicamente fattibile, si degrada contemporaneamente l'uomo. Nel tendere a ridurre l'humanum, s'incontrano oggi stranamente due opposti atteggiamenti: a una visione positivistica e tecnocratica del mondo l'uomo è d'intralcio, quanto lo è al naturalismo integrale, che, vedendo nello spirito il vero ostacolo, tenta sempre più di denigrare l'uomo quale «animale mal riuscito». Con la scelta dell'atteggiamento verso la morte viene scelto insieme l'atteggiamento verso la vita; per cui la morte ci può far da chiave per decifrare che cosa sia in fondo l'uomo. La brutalizzazione della vita umana cui oggi assistiamo è intimamente connessa al rifiuto del problema della morte. Tanto la repressione quanto la banalizzazione risolvono il problema negando l'uomo stesso.