L’interpretazione della “sapienza” nel contesto della lotta anti-ariana (da Atanasio d’Alessandria)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 17 /02 /2015 - 15:49 pm | Permalink | Homepage
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N.B. de Gli scritti. Interessantissima è la questione dell’interpretazione della Sapienza nella contesa cristologica sollevata dall’arianesimo. Poiché è evidente per i padri che l’Antico testamento non può che essere riferito a Gesù, doveva essere sciolto il nodo del versetto di Pr 8,22: Il Signore mi ha creato – è la Sapienza che parla. Atanasio spiega allora che la Sapienza è creatrice e non creata, ma il Padre ha impresso nelle sue opere l’impronta della Sapienza, creandola quindi in terra. Essa, quindi, sussisteva già prima generata eternamente in cielo e si è manifestata pienamente nell’Incarnazione. Esiste così una Sapienza in cielo personale e increata – il Figlio – ed una Sapienza creata poiché tutte le cose portano l’impronta della stessa Sapienza divina. La Sapienza si è poi fatta carne per portare a compimento ciò che mancava alle cose create con sapienza, ma corrotte dal peccato.

dai "Discorsi contro gli Ariani" di sant'Atanasio, vescovo (Disc. 2, 78. 81-82; PG 26, 311. 319)

La Sapienza unigenita di Dio è creatrice e autrice di tutte le cose. Perciò è detto: Hai fatto tutte le cose nella tua sapienza e anche: La terra è stata riempita dalla tua creazione (cfr. Salmo 103, 24). Ora perché le cose create non solo esistessero, ma esistessero ordinatamente, piacque a Dio di commisurare se stesso alle cose create con la sua Sapienza, per imprimere in tutte e in ciascuna di esse una certa impronta e sembianza della sua immagine e fosse così ben manifesto che le cose create erano state adornate dalla Sapienza, e che le opere costruite erano degne di Dio. Come infatti la nostra parola è immagine del Verbo, che è Figlio di Dio, così in noi la sapienza è fatta ad immagine del medesimo Verbo, che è la Sapienza stessa. Il dono della sapienza ci dà la facoltà di apprendere e di conoscere, ci rende capaci di accogliere la Sapienza creatrice, e di poter conoscere, per mezzo di essa, lo stesso Padre. Infatti chi possiede il Figlio, possiede anche il Padre (cfr. 1 Gv 2, 23) e ancora: "Chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato" (Mt 10, 40). Poiché dunque l'immagine di questa stessa Sapienza è stata creata in noi e in tutte le cose, giustamente la vera Sapienza, quella creatrice, attribuendo a se stessa le proprietà che appartengono alla sua immagine, afferma: Il Signore mi ha creato nelle sue opere" (cfr Pr 8,22). Ma "poiché nel disegno sapiente di Dio", come abbiamo spiegato, "il mondo con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione" (1 Cor 1, 21). Dio non ha più voluto essere conosciuto come nei tempi passati, attraverso l'immagine e l'ombra della sapienza. Volle che la stessa vera Sapienza assumesse la carne, si facesse uomo, e sopportasse la morte di croce, perché attraverso la fede, che in lei si fonda, tutti i credenti potessero di nuovo essere salvi. La Sapienza di Dio manifestava se stessa e il Padre attraverso la propria immagine, impressa nelle cose create. Per questo fatto si dice che viene creata. In seguito, quella stessa Sapienza, che è il Verbo, si è fatta carne, come afferma san Giovanni. Distrutta la morte e liberato il genere umano, manifestò se stessa più chiaramente e, per mezzo suo, il Padre; donde queste sue parole: Concedi loro "che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17, 3). Dunque la terra intera è ripiena della sua conoscenza. Poiché una sola è la conoscenza del Padre per mezzo del Figlio e del Figlio da parte del Padre. Della stessa gioia di cui si compiacque il Padre, gioisce pure il Figlio nel Padre, come risulta da questa espressione: Ero io colui del quale si compiaceva. Ogni giorno mi dilettavo al suo cospetto (cfr. Pro 8, 3).