Dal nazismo al lavoro minorile, la controversa biografia di Mr Ikea. È stato sicuramente un genio dell'imprenditoria, ma la storia di Ingvar Kamprad, scomparso all'età di 91 anni, è costellata anche da molti lati inquietanti, di Andrea Tarquini

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /08 /2020 - 22:48 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da La Repubblica del 28/1/2018 un articolo di Andrea Tarquini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Ecologia e Il Novecento: fascismo e nazismo. Sulle campagne pubblicitarie IKEA, cfr. anche Le molte facce della multinazionale IKEA dall’Europa all’Arabia Saudita. Breve nota di Giovanni Amico.

Il Centro culturale Gli scritti (10/8/2020)

Ingvar Kamprad, fondatore di IKEA

È stato uno degli uomini che ha reso la Svezia ricca, avanzata e famosa nel mondo come modello di qualità della vita e design, ma in gioventù era nazista convinto. I suoi prodotti, dal Nordamerica all´Italia, dalla Germania alla Cina, erano simbolo di arredamento di buon gusto e low cost, ma pur di risparmiare non esitò a delocalizzare sempre maggior parte della produzione in Cina, altri paesi asiatici, Romania, o diverse locations in cui i suoi dipendenti lavoravano in condizioni disumane, sottopagati e senza diritto ad appoggiarsi alla difesa di organizzazioni sindacali.

Ingvar Kamprad, fondatore e patron di Ikea, il gigante svedese del mobilio low cost, è morto stamane a 91 anni nella sua casa di Smaland. Nella patria che aveva di fatto legalmente tradito, per pagare meno tasse, trasferendo per decenni la sua residenza in Svizzera. Poi invecchiando si era pentito, e patteggiando aveva potuto tornare a casa. Era la cosa cui teneva di più, disse recentemente, nell'autunno della sua vita. Nella Storia del grande nord e dell'economia mondiale resterà uno degli imprenditori più geniali e controversi, e uno dei vip svedesi e scandinavi più discussi del mondo.

"Mi è sempre piaciuto produrre e vendere a basso costo", era il suo motto da quando iniziò coi fiammiferi in gioventù. Era nato nel piccolo villaggio di Aelmhult, e cominciò a lavorare in proprio quando a soli 17 anni ebbe un premio in denaro da suo padre per i suoi buoni risultati a scuola. Usò i soldi per costruire uno stabilimento di fiammiferi, e allora nacque il logo: IKEA è sigla derivata dalle sue iniziali più dall'abbreviazione di Elmtaryd, la fattoria dov'era cresciuto, e di Agunnaryd, villaggio nelle vicinanze.

Ma cominciò subito, hanno poi detto per decenni i liberi media svedesi attaccandolo più volte per decenni, a lavorare senza scrupoli. Per sua stessa ammissione, si accorse che avrebbe risparmiato in barba ai suoi dipendenti acquistando fiammiferi (i famosi svedesi) altrove nel paese al minimo costo di produzione possibile e poi rivendendoli.

Fin qui la spregiudicatezza. Ma le accuse più gravi lo collegano indirettamente al periodo più cupo della Storia europea: l´ascesa al potere di Hitler, le persecuzioni degli ebrei prima tedeschi poi di tutta Europa, la seconda guerra mondiale e il lancio dell´Olocausto da parte del Terzo Reich a seguito delle decisioni di genocidio industriale prese scientificamente a tavolino dai gerarchi nazisti alla conferenza del 1942 nella celebre villa sul Lago Wannsee presso Berlino, detta "Conferenza per la soluzione finale del problema ebraico".

Ingvar Kamprad già giovane imprenditore affermato non poteva non sapere, nonostante quanto poi disse prima cercando di difendersi. Tanto più che nella Svezia neutrale trovarono rifugio e salvezza molti ebrei scampati ai nazisti dall´Europa occupata, e narrarono chiaro. Non importa, lui - tra i non pochi membri dell’establishment civile e militare svedese che allora ammirarono il nazismo, considerando anche gli scandinavi una razza superiore pura - si iscrisse al più importante movimento nazionalsocialista del regno, il Nysvenska Rörelsen (nuovo movimento svedese). Fece parte attiva anche dell’organizzazione paramilitare SSS - sigla ispirata ovviamente a quella delle Waffen-SS hitleriane - del movimento, organizzazione che non di rado minacciava gli ebrei o lasciava scritte e messaggi ostili presso le loro abitazioni o negozi, e insieme svolgeva attiva propaganda antisemita. Fu amico del piccolo Führer del movimento, Per Engdahl, lo aiutò instancabilmente nel reclutamento di nuovi militanti, ne restò grande amico persino dopo la guerra e la disfatta dell´Asse, fino agli anni Cinquanta. E anche dopo la sua morte lo definì in pubblico "un grande uomo", pur "non condividendone tutte le idee".

Ingvar Kamprad non fu mai sanzionato per queste incancellabili pagine buie della sua biografia. Perché era diventato un simbolo troppo importante del successo del modello svedese, con i socialdemocratici di Tage Erlander e più tardi di Olof Palme al potere per decenni, iniziatori dell'invidiato modello di capitalismo competitivo ma sociale col miglior welfare del mondo e modello di società solidale coi paesi poveri e aperta a tutti i migranti. Toccando lui, molti pensarono, si sarebbe aperta una crepa nell''immagine del modello. E secondo gli storici, sarebbero venute a galla magari troppe pagine imbarazzanti sulla comoda neutralità svedese in guerra, quelle narrate all'epoca di Olof Palme dal celebre studio storico-atto d'accusa Heder och Samvete, "Onore e coscienza". [N.B. de Gli scritti Il volume di Maria-Pia Boëthius non è mai stato, purtroppo, tradotto in italiano e anche questo “vuoto” culturale è espressivo di quella tendenza “binaria” a non mettere in evidenza i lati oscuri delle socialdemocrazie nordiche, per farne il modello della modernità per il mondo intero].

Quella di Stoccolma fu neutralità a volte complice con la Germania hitleriana, che riceveva dalla Svezia forniture di materie prime pregiate vitali per l'industria bellica e aveva da Stoccolma libero transito per treni militari e convogli di truppe da e per la Norvegia occupata, truppe impegnate nella brutale repressione contro la Resistenza norvegese nelle rappresaglie contro i civili e nella selezione dei più perfetti bambini ariani di Norvegia. [N.B. de Gli scritti Il discorso è ben più grave, la Svezia neutrale permise il passaggio delle truppe naziste perché occupassero la Norvegia che era invece avversaria del Reich].

Dopo la guerra, Ingvar Kamprad cercò di farsi perdonare aprendo stabilmente nel neofondato Stato d'Israele. Ma passò presto da una scelta quantomeno discutibile se non ai margini dell'illegalità a un'altra. Lui cittadino di un paese dove la fedeltà alle leggi fiscali è valore costitutivo più che quasi ovunque altrove, spostò per decenni la sua residenza in Svizzera, per risparmiare. E in interviste e profili ufficiali si definiva morigerato e ossessionato dal risparmio, tanto da usare un'auto vecchia di 15 anni e da vestire solo indumenti usati o a basso costo.

Intanto continuava ad arricchirsi: secondo Forbes era tra i più facoltosi al mondo, con un patrimonio di almeno 33 miliardi di dollari. Patrimonio che rese accessibile all'erario svedese solo col pentimento da nostalgia della patria negli ultimi anni della sua vita. Ma intanto nei decenni dal Dopoguerra a oggi tv, radio e media cartacei e online svedesi gli mossero altre accuse gravissime. Sempre più, egli spostò la produzione dalla Svezia e da altri paesi europei in paesi asiatici o esteuropei dove il costo del lavoro era minimo, spesso perché erano deportati o prigionieri politici a montare i bei mobili low cost "made in Sweden", e i diritti sindacali nulli.

Tra il 1997 e il 2001 la parte della produzione Ikea realizzata in paesi con forza lavoro a basso costo e minimi o nulli diritti sindacali salì secondo The Observer dal 32 al 48 per cento del totale. Le emittenti pubbliche svedesi e tedesche accusarono il mitico Ingvar Kamprad di sfruttare nei suoi impianti bambini trattati in condizioni degradanti e disumane in almeno quattro paesi: Pakistan, India, Vietnam, Filippine. Accuse di sfruttamento anche negli impianti romeni.

Il colosso svedese creò una sua sezione responsabile dei diritti e della dignità dei suoi dipendenti in tutto il mondo, ma secondo molte Ong ciò non ha risolto davvero i problemi né eliminato i fondamenti delle accuse. Con questa storia, con tali e tanti ricordi di stratagemmi spregiudicati per guadagnare e successi straordinari da imprenditore geniale, l'ex nazista perdonato Ingvar Kamprad si è spento sereno e novantunenne nella sua casa, in patria, chi sa se portandosi o no rimorsi nella tomba.

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